lunedì 21 novembre 2011

Dagli spazi profondi della mia ignoranza

Non sono né un’ economista né una Decorosa Tecnica, come la recente moda impone, molto semplicemente appartengo a quella vastissima categoria di persone che la crisi la sente , eccome, sulla sua pelle ; dalla profondità della mia ignoranza alcune cose però le capisco, come il concetto molto elementare che l’origine del disfacimento del sistema economico è stato prodotto dall’ allargamento del divario mondiale tra una crescente produttività del lavoro e l’ incapacità di consumo dei lavoratori
Ho persino capito che, per sanare i debiti privati , questi saranno scaricati sui bilanci pubblici e , ho persino intuito, che la debolezza della zona euro è stata causata dalla “imposizione” del Trattato di Maastricht di una politica liberista, fondata sull aumento dell’incertezza e sul peggioramento della retribuzione del reddito, in pratica è aumentata l’offerta in modo smisurato rispetto alla domanda.
Non ho bisogno di leggere trattati specialistici per capire che le politiche dell’austerità deprimeranno quel che resta dello Stato sociale, che la crisi smantellerà completamente il lavoro per decenni indbolito dalla frammentazione, che aumenterà la disuguaglianza redistributiva , che l’azione pubblica nel sociale sarà sostituita definitivamente dalle offerte di mercato a cui accederanno solo coloro che potranno permettersi certi lussi .
Mentre la crisi avanza l’opposizione, invece di fare il suo dovere proponendo interventi centrati sulla produzione pubblica di beni collettivi ,superando definitivamente l’assistenzialismo dei fondi europei , o un sistema progressivo di fiscalità, oppure un serio consolidamento dei contratti collettivi di lavoro, con reiterata irresponsabilità continua a prediligere ricette care alla filosofia neoliberale a partire dalla radicalizzazione dei contratti di lavoro precari sino alla privatizzazione totale dei servizi pubblici.
Nel frattempo noi ascoltiamo preoccupati e sempre più poveri di soldi e diritti, ma rassicurati dal nuovo look più sobrio della politica italiana, e intanto con sempre meno concorrenza sul mercato qualcuno, in Europa e non solo, pensa ai futuri propri vantaggi !

Adele Dentice

domenica 13 novembre 2011

il nuovo pensiero unico


È il nuovo pensiero unico, la fiducia nei «mercati» e nella Goldman , quello che i nipotini della cosi “fu detta” sinistra propaganda nello scenario monocorde del finto dibattito politico . D’altronde se i fatiscenti partiti politici non si adeguano ai dettami della nazifinazia non possono avere alcun spazio mediatico, per chiacchierare amenamente del nulla , ne verrebbero esclusi rapidamente se esprimessero stupore(!!!) per la furbata all’italiana che ha fatto dell’uomo della Goldman un politico, accolto con entusiasmo come il salvatore anche perché,anche se non ci salvasse, è fisicamente più adeguato ai salotti buoni dei sadici divoratori di popoli .Tanto meno si può chiarire al popolo televisivo che ormai ha perso ogni capacità di ragionare di fronte alle notizie, che l’aiutino dato alla Grecia significa che ha perso sovranità e il debito sarà gestito dalle leggi britanniche condannandola, come sta avvenendo per l’Italia, a rimanere invischiata nella zona euro. Come nelle migliori organizzazioni a vocazione autoritaria la nostra italietta è diventata già una colonia capace di moltiplicare la ricchezza dei soliti milionari mentre aumentano le sofferenze della Gente Vera i cui destini e le cui speranze vengono inabissate nelle misure di austerità e mi chiedo se questo estremismo economico non sia anche questo da annoverare tra i crimini contro l’umanità

venerdì 11 novembre 2011

La città delle lame


Piove anche a Bari , ma la pioggia non porta via la speculazione edilizia di tipo capillare, che sta distruggendo a vari livelli la città, come dimostrano da un lato la proliferazione degli innumerevoli ipermercati con le necessarie nuove tratte stradali, le circonvallazioni, i raddoppi stradali e quant'altro, causati di riflesso dalla frantumazione delle proprietà e dall'urbanizzazione diffusa, e dall´altro dalla politica di riqualificazione che mira alla distruzione dei beni storici -naturalistici come le lame che incidono il territorio pugliese e la città di Bari.

Il fitto reticolato di lame , che si sviluppano a ventaglio, determina con gli affluenti un sistema geologico straordinariamente complesso un'area di grande pregio naturalistico la cui suggestione è stata annientate da quartieri dormitorio e da grossi impianti industriali inquinanti. Il valore ambientale - naturalistico si arricchisce delle testimonianze della presenza umana già a partire dal Neolitico , evidenziata dal ritrovamento di selci lavorate a punta e altri utensili ritrovati nelle grotte e negli ambienti ricavati scavando nei tufi e nel calcare. Gli insediamenti di comunità rupestri sono stati favoriti da un microclima ottimale determinato dalla presenza di corsi d'acqua, da buona esposizione al sole, dalla protezione dai venti per via di alti costoni . Un piccolo paradiso distrutto dalla scarsa consapevolezza del valore paesaggistico delle lame utilizzate come discariche o lottizzate per essere riempite di materiale di risulta destinate a massiva opera di sfruttamento edilizio o a pratiche agricole dannose . Nascosto nella pioggia il pericolo di alluvioni a cui la città è soggetta dopo l'intenso processo di urbanizzazione che ha accresciuto la sua vulnerabilità idraulica come testimoniano eventi di piena eccezionale quali le alluvioni del 1905, del 1915 del 1926 e recentemente quella del 28 ottobre del 2005 che ha registrato morti e danni ingentissimi anche a causa dell'interferenza dell'onda di piena con le infrastrutture di trasporto (ferroviarie e viarie).

Uno scandalo silenzioso che si perpetua da anni nonostante le lame siano protette sia dalla legge Galasso 431/85 che dal vincolo idrogeologico RFL del 30/12/1923.
Ma l´aggressione al territorio sembra non avere ostacoli e la vera ragione, al di là delle carte e dei finanziamenti e delle promesse, si incentra sulla speculazione edilizia lucrosa, non solo per i privati, ma anche per gli stessi Comuni che possono usare gli oneri di urbanizzazione anche per la spesa corrente , per questo tutto il territorio, come gli scampoli di fine stagione, viene venduto al miglior offerente, ma questa si chiama Rendita Fondiaria il cui valore di un´area nel mercato si valuta in merito alle condizioni di maggiore appetibilità per gli acquirenti

Adele Dentice

martedì 1 novembre 2011

La conversione di Bonanni


La mia su Bonanni è una semplice battuta, sulla Camusso, e ciò che si porta dietro, l'ironia non è più adeguata, di Bonanni sappiamo tutti come sia schiavo e portatore di principi dettati dal capitale e la sua levata di scudi sui diritti negati per acquisire qualche consenso oscilla tra il ridicolo e il patetico, ma gli sciopericchi tardivi della CGIL sono insopportabili e offensivi. Intervengono quando i giochi sono fatti, per finta. Per esempio nessuno ha mobilitato a suo tempo i lavoratori sulla gravissima ’assenza del “diritto al lavoro” tra i diritti fondamentali dell’Unione Europea, una dimenticanza, fu detto , nemmeno tanto significativa. Nessuno dei nostri grandi sindacalisti ed esponenti democratici di questi partiti filo-USA di sinistra ha sprecato una sola parola sulla negazione del lavoro come diritto. Nessuno ha fatto mente locale che la ‘decostituzionalizzazione’del diritto al lavoro finisce per mettere in discussione anche altri diritti sociali: dalla sicurezza nei luoghi di lavoro, alle tutele sociali, alle libertà individuali e collettive dei lavoratori.
D'altronde abbiamo sotto gli occhi di tutti come i morti sul lavoro siano scivolati a livello di cronaca nera, un'altra "dimenticanza", tutto perfettamente in linea con la nuova declinazione sul diritto di stampo filo-americano ,non più pensato come obbligo costituzionale del legislatore di attuare programmi che mirino al pieno impiego o almeno alla "sicurezza" sul posto di lavoro, diritti ritenuti deboli, al contrario le nozioni forti imposte dall’UE sono Formazione, Informazione, Orientamento, facendo svanire implicitamente il concetto di sicurezza sul posto del lavoro e facendo prevalere la ricerca del lavoro e del reddito.
Il mondo nuovo, che si è già prefigurato, stabilizza la precarietà non più intesa come debolezza , ma come forza produttiva il lavoro è regolato dalla legge della domanda e dell’offerta , mentre l’equiparazione precarietà-schiavitù viene considerata come pura demagogia pericolosa. I giovani non possono pensare ad un lavoro a tempo indeterminato, definizione di stampo sessantottino, quindi anacronistica e residuo della concezione dello stato perfetto di Leniniana memoria, ma devono prepararsi, a proprie spese, per potersi formare e diventare competitivi nel mercato del lavoro.
Inoltre,affermano gli ideologi della modernità, quando fu scritta la Costituzione c’erano condizioni storiche e politiche diverse poiché lo Stato garantiva la tutela di un diritto per tutti, non è un caso che viene citato nel primo articolo, ma essendo mutate le condizioni, nel senso che non ci sono più soldi, il diritto decade. E il cerchio si chiude, e il nuovo programma politico raffigurato dal binomio giovanil-rottamatore Renzi-Marchionne , deve affrontare il tema dei licenziamenti senza tabù.
Chi vuole opporrsi a questa “ tendenza" viene accusato di demagogia, ma ci sono dati di fatto inconfutabili , data la situazione attuale, per avere un posto di lavoro bisogna sottomettersi senza condizioni agli interessi del datore di lavoro, che come in una piramide di stampo feudale, giura fedeltà ai suoi superiori fino ad arrivare al sovrano di turno, che elargisce appalti e lavori solo ai propri fedelissimi, andando oltre anche i vari concorsi pubblici, tanto fa testo solo la “professionalità acclarata”, i beneficiati manifesteranno il proprio riconoscimento in vari modi , principalmente durante le campagne elettorali E’ un sistema condiviso in tutti i settori il più forte che diventa benefattore il pater familias dalla faccia smielata , la stessa di coloro che organizzano guerre in difesa dei diritti umani , distruggendo la sovranità dei popoli, così come, nella società dell’incertezza, il diritto al lavoro è diventato un diritto minore smantellando la rivendicazione della parità e della libertà formale che si è trasformata in disuguaglianza e discriminazione, dove prevale solo il potere sociale del datore di lavoro disequilibrando le parti ,già in fase di contrattazione individuale.
Siamo ritornati ad una situazione antecedente la legge 1363 del 1960 con la scusante del nuovo mondo e dell’ innovazione tecnologica formule funzionali a coprire l’incredibile quantità di contratti atipici e di lavoratori fatturisti o coordinati , che si suole definire “lavoratori autonomi“, ma altro non sono che lavoratori subordinati, che sarebbero dovuti essere protetti e tutelati dalle denunce dei sindacati, prima di precipitare nella zona d’ombra della perdita dei diritti fondamentali.
I lavoratori sanno da sempre che il contratto a tempo determinato è un contratto di licenziamento che contiene in se la frode e l’obbligo ad autocensurarsi, un’ingiustizia sociale e morale che la legge n.230 (1962) arginò, ma che il riconoscimento giuridico della precarietà e dei contratti atipici, con la scusa della maggior tutela della competitività delle imprese, ha ripristinato, riportandoci indietro di decenni.