domenica 29 gennaio 2012

Che aria tira a Taranto?


La solita, niente di nuovo, I soliti modi, le solite facce, Stefano che si riconferma forte del superamento del dissesto finanziario,non di quello ambientale , ma si sa ciò che conta è la Pila o Pil, e il sindaco in perfetta continuità con lo spirito “ecologista” della SEL e del suo immobilismo parolaio, che lo sosterrà alle prossime amministrative, porta avanti la strategia della minimizzazione e della delocalizzazione. Il quartiere Tamburi è avvelenato? Il primo cittadino sdrammatizza e sostiene che c’è solo un po’ di berillio nel sottosuolo, ma poichè bisogna fare prevenzione allora si spostano gli abitanti del quartiere altrove, come si è fatto per le cozze del Mar Piccolo. Perfetto no? In tal modo l’Ilva e company continuano a sfumacchiare veleni e diffondere per aria nel terreno, nell’acqua diossine PCB, Ipa e vari metalli pesanti, il “lavoro” è salvo e la città muore, ma questo non si deve dire, anche perchè tra un po’ si entrerà nel vivo del la competizione elettorale tra un PD che tace , ma acconsente, e l’IDV che per strategia finge di opporsi pur di rimanere a galla sorretto , tra l’altro, dalle dichiarazioni accusatorie a tutto raggio del medico ematologo prestato (come si suol dire ) alla politica.
Eppure in questo frastuono ancora nessun programma, ancora tutti annegano nella vecchia logica del tira e molla dell’autoreferenzialità, compresi gli ambientalisti sbandieranti parole di fuoco contro l’Ilva , l’ENI ecc ma nella sostanza frammentati, in questo assolutamente funzionali alle logiche del divide et impera dei grandi poteri che, per distrarre l’opinione pubblica, oltre ad aver idiotizzato i cittadini idiotizza la politica osservando con occhio benevolo le primarie delle porno star .
Che triste fine per Taranto per la sua tragedia, per la sua storia, banalizzare con il risolino accattivante di due allegre signore uno scontro politico nel luogo simbolo del confine tra la vita e la morte, di una città che non appartiene solo ai tarantini ma è patrimonio artistico-culturale universale defraudato. E’ un’ offesa rivoltante per coloro che hanno perso la salute, la vita, il lavoro, che non è solo quello degli operai , ci sono gli allevatori, gli agricoltori, piccoli imprenditori tutti divorati dalla logica dell’ipercapitalismo tutti consegnati in massa dalle organizzazioni mafio-massoniche, che sono i partiti
Che tristezza per Taranto e che profonda rabbia , ci vorrebbe una ribellione generale di tutti i cittadini non della Puglia, ma d’Italia, perché Taranto è un sistema diffuso è una sperimentazione con la quale un popolo viene schiavizzato e distrutto , come avvenne qualche secolo fa durante la seconda guerra punica, quando l’intera città fu fatta a pezzi e 30.000 cittadini deportati , evidentemente è il suo amaro destino, oggi il modus operandi è cambiato si gioca sulla malattia , sulla depressione, sulla delocalizzazione, ma l’ obiettivo non è cambiato, gli antichi eredi di Sparta sono ancora vittime della smania di potere dei dominanti che per esprimere totalmente il loro dominio devono cancellare la storia e il futuro.
All’ insulto si aggiunge l’inganno delle parole subdole, perché elargiscono valori fondamentali come democrazia diretta ,libertà di espressione violandoli nella pratica quotidiana , dov’ è la democrazia se i candidati non vengono scelti dal popolo a cui si consegna un programma preconfezionato senza alcuna forma di libera scelta assembleare , dov’è la libertà di espressione se neun pensiero diverso e plurale viene censurato , ridicolizzato e se acquisisce qualche consenso iniziano le minacce?
Che tristezza per Taranto, bellissima e antica signora dove sono confluite tutte le contraddizioni della nostra Italia spezzata.

Adele Dentice

lunedì 23 gennaio 2012

la pace sociale


La pace sociale ,cioè la presenza governativa dei partiti di sinistra o dei cosiddetti tecnici al potere, ci ha sempre regalato rivisitazioni peggiorative in campo lavorativo e sociale soprattutto per quel che riguarda il sistema pensionistico, le ragioni sono elementari il governo non riesce a sostenere 23.836.000 prestazioni assistenziali dichiarate dall’Inps per cui con la presenza dei sindacati concertativi si possono fare certi interventi che strangolano il popolo colpendo le categorie più deboli come, nella fattispecie, i pensionati.
A certi interventi così radicali non si giunge se il terreno non viene preparato adeguatamente nel corso tempo basta una breve ricapitolazione e ci accorgiamo che la controriforma delle pensioni inizia con Governo Amato ('92), per poi perfezionarsi con Dini ('95) che passa dal sistema retributivo, che garantiva il 2% della retribuzione pensionabile per ogni anno di contribuzione, pari all'80/85% dell'ultima retribuzione, al sistema contributivo che prevede la percezione del 40/50% della pensione attraverso un calcolo del montante contributivo moltiplicato per il coefficiente di applicazione che va rivisto ogni 3 anni.
Prima di andare a regime totale si interpone il sistema misto applicabile ai lavoratori che, alla data del 31 dicembre 1995, non avevano compiuto i 18 anni previsti per il regime retributivo pieno a cui tocca dal 1996 ,1 gennaio , passare al sistema contributivo,
Ma Dini è latore di una ulteriore innovazione aprendo definitivamente la strada alla privatizzazione della previdenza favorendo la nascita della pensione integrativa (fondi di pensione chiusi) disciplinata genericamente dalla legge , sarà poi il Governo Prodi nel 2007 con le false votazioni a favore della riforma nelle assemblee sindacali indette dai confederali accordo 23 luglio 2007, a mettere tutti d'accordo e tagliare ulteriormente il sistema pensionistico con le quote , cioè agli anni anagrafici si dovevano sommare i contributivi con la decurtazione futura del 6/8% dei coefficienti di trasformazione
Per cui il decreto di Natale D.L. 201/2011 , applaudito da destrasinistracentro, che fa scomparire la pensione di anzianità, ha avuto la strada ben spianata per poter mettere in atto la doppia azione della dissoluzione del sistema previdenziale dilungando l’età pensionabile , e bloccando di fatto l’accesso al lavoro dei giovani, i più fortunati percepiranno una pensione di 300 euro. Il meccanismo ipocrita e crudele si basa sullo stratagemma dell’incentivo economico e dell’ adeguamento della speranza di vita, ennesima ipocrisia dal momento che si parla di allungamento della vita,ma si fa di tutto per ridurla, basta pensare al peggioramento delle condizioni lavorative e i tagli alla sanità
In pratica dal 2013 in poi non esisterà più un’età fissa per la pensione di vecchiaia, perché tutti i requisiti saranno adeguati in modo costante alla speranza di vita e l’incremento sarà per tutti di tre mesi.
Cioè se nel 2012 si potrà andare in pensione a 66 anni nel 2013 a 66 anni più tre mesi, nel 2029 a 68 anni e tre mesi , nel 2050 a 69 anni e 9 mesi e cosi via. Inoltre questo fausto anno porta un altro regalino ai pensionandi poiché l’assegno decorrerà dal mese successivo a quello di presentazione della richiesta di pensione all’ente di previdenza .

Si è capito che l’obiettivo principale della coppia Fornero-Monti è quello di mandarci in pensione tutti a 70 anni basta leggersi la relazione tecnica del D.L. 201 che ci informa che saranno ben 70mila lavoratori all’anno a non poter andare in pensione, posticipando di due anni e mezzo l’interruzione di attività.
Ci vogliono poi far credere che il lavoratore sarà libero di decidere se posticipare o meno la fine della sua attività lavorativa, ma in realtà non è data alcuna possibilità di scelta dal momento che se la pensione media sarà il 50% dell’ ultimo stipendio e la copertura INPS si incrementerà per coloro che decidono di continuare, tutti decideranno loro malgrado di continuare a lavorare , a meno di godere di pensioni d’oro.

Ma la realtà ci pone di fronte una media di stipendio annuo di 20.000 euro , se consideriamo un lavoratore, che ha iniziato a lavorare a 25 anni con il sistema retributivo e cede mensilmente la propria contribuzione previdenziale che ammonta al 33% ,cioè6.500 euro ; dopo 40 anni arriva a un montante contributivo di 260.000, e la sua pensione sarà quindi di 15 000, per iniziare a godere dei frutti dovrà vivere sino a 83 , superando di due anni la vita media. Con il sistema misto alle stesse condizioni il pensionato per recuperare il suo capitale dovrà vivere sino a 94 anni, con il sistema contributivo si arriverà sino a 98 anni soldi persi che serviranno all’INPS per essere quotata in borsa. Infatti come ultima operazione di massacro sociale vanno aggiunti la cancellazione dell Inpdap ed Enpals , che oltre a produrre la perdita di 700 posti di lavoro , considerati in esubero, indirizzerà verso il definitivo smantellamento della previdenza unica a favore di quella privata ,tanto auspicata da Bonanni , ma soprattutto il trasferimento di IdeaFimit sgr (di cui l’Inpdap e Enpals sono titolari di quote azionarie) all’INPS che verrà quotata in borsa con i soldi dei contributi dei lavoratori

Puglia il Nuovo Texas


Ancora cortei variopinti spaccati di giuste rivendicazione di diritti negati, di lotte senza quartiere contro il nemico di turno , talmente grande e lontano da smaterializzarsi nei nostri pensieri diventando un'entità astratta ; in questi luoghi dove riecheggiano, tra i toni alti e parole sommesse, richieste di giustizia e denuncie dei torti subiti, stamane non più sono state dirette ai rappresentanti istituzionali che a volte, stancamente, presenziano, magari con qualche giornalista compiacente, ma al nemico nebbia che viene da lontano. Oggi a Monopoli contro le trivellazioni, già avviate, i proconsoli locali destrasinistracentro, dopo due anni di silenzio dall'ultima manifestazione del 23 gennaio 2010, camminano a braccetto con ambientalisti, scuole, istituzioni locali mostrando il vero volto della violenza. Quella che si ammanta di collaborazione di ambientalismo, di solidarietà e di pace pur di strappare qualche scampolo di consenso, ma in realtà non è altro che uno dei tanti volti del potere invasivo e criminale che distrugge l’ambiente e uccide l’uomo; Intanto la gente comune
rientra soddisfatta, la giornata è stata bella e i padroni (quelli veri inconoscibili lontani) hanno dato il contentino al popolo idiotizzato, che si illude di contare, e ai propri servi di esibirsi al fianco dei pacifici rivoltosi addomesticatiQuesta per me è la peggiore forma di violenza , quella che produce effetti sociali e antropologici devastanti e irreversibili perchè inquina le menti , chiude la memoria storica.
Personalmente provo disagio,profondo disagio, questi incontri dovrebbero suscitare ira, condivisione di volontà di cambiamento, presa di coscienza collettiva, ma non producono nulla, se ne parlerà un po' magari si sospenderanno i lavori la regione non delibererà più, tanto ha già deliberato e poi le decisioni si sa vengono prese e legittimate in altri luoghi.
Oggi, comunque si è consumata l'ennesima prova di ipocrita vanità, e non perc hè la manifestazione non meritasse, al contrario , ma perché si è dato adito ai responsabili del nostro disastro di dare spazio alla propaganda sistemica favoleggiando di una volontà della regione Puglia di non sporcare questa terra con la trivellazione selvaggia , ma giocando sulla memoria corta dei pugliesi che hanno dimenticato evidentemente che il 12 febbraio del 2008 venivano approvate 6 delibere per la ricerca di idrocarburi DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 12febbraio 2008, n. 131Istanza permesso di ricerca idrocarburi “FiumeBradano” Intesa ex art. 3 comma 1 lett. b) e art. 5Accordo Stato - Regioni del 24/04/2001.pag. 5666 DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 12febbraio 2008, n. 132Piano Regionale Attività Estrattiva – art. 23 NormeTecniche di Attuazione – Proroga termini prosecuzione attività estrattiva.pag
LIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 12febbraio 2008, n. 133Concessione di coltivazione idrocarburi “TorrenteCelone” Istanza variazione integrativa programmalavori. Intesa ex art. 3, comma 1 lett. c) e art. 5Accordo Stato - Regioni del 24/04/2001.pag. 5669DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 12febbraio 2008, n. 134Istanza permesso di ricerca idrocarburi “MonteCarbone” Intesa ex art. 3 comma 1 lett. b) e art. 5Accordo Stato - Regioni del 24/04/2001.pag. 5671DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 12febbraio 2008, n. 135Istanza permesso di ricerca idrocarburi “Manduria”Intesa ex art. 3 comma 1 lett. b) e art. 5 AccordoStato - Regioni del 24/04/2001.pag. 5672DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 12febbraio 2008, n. 136Istanza permesso di ricerca idrocarburi “Massafra”Intesa ex art. 3 comma 1 lett. b) e art. 5 AccordoStato - Regioni del 24/04/ Tutte firmate dall' allora assessora Michele Losappio
"«In realtà le aree dove si cercherà sono molto più vaste», rilevano Mineo e Costantino. «Riguardano la concessione di coltivazione idrocarburi "Torrente Celone", sei chilometri a sud della città di Foggia in zona Masseria Sipari (gas) con delibera n°133 del 12 febbraio scorso; il permesso di ricerca idrocarburi nella zona di "Monte Carbone", a cavallo tra le province di Bari, Taranto e Matera che interessa i comuni pugliesi di Altamura, Santeramo, Laterza e Ginosa e prevede entro tre anni lo scavo di un pozzo esplorativo della profondità di 4.000 metri, spesa prevista 6,35 milioni di euro; il permesso di ricerca denominato "Manduria" che con un'area di 95 ettari e un costo di 6,32 milioni di euro interesserà un'area mai stata oggetto di esplorazione petrolifera riguardante le province di Taranto, Brindisi e Lecce; infine il permesso di ricerca denominato Massafra" che con una area di 99 ettari, un investimento previsto di 6,35 milioni di euro e 14 comuni interessati tra le province di Bari, Taranto e Matera ricomprende tutta la area occidentale della provincia di Taranto includendo ancora una volta Ginosa, Laterza, Altamura e Santeramo oltre ad Acquaviva, Gioia Castellaneta, Mottola, Palagianello e Palagiano non annoverati nei precedenti permessi di ricerca.....La eventuale scoperta di giacimenti fossili può aprire nuovi scenari, sarà magari un piacere ricordare che questi assensi sono stati firmati dal Presidente Vendola con una Giunta di Centrosinistra».(Dichiarazione rilasciate da Mineo e Costantino)
Personalmente stento a credere al nobile scilinguagnolo profuso dai media, alle dichiarazioni ridondanti alle promesse, esiste un programma che inchioda il sistema partitico attuale alle logiche del profitto e del malaffare e sarà difficile uscirne se non attraverso un cambiamento culturale e di prospettiva radicale che sembra essere ancora in una fase pre-embrionale, anche se la situazione precipita dal punto di vista ambientale come da quello sociale e politico Di cortei ricchi di urla e striscioni colorati ne abbiamo visti a bizzeffe e non hanno portato a niente,è successo con i temi importanti della scuola, dello smantellamento dello stato sociale,dello Statuto dei lavoratori, della sanità , abbiamo letto articoli fiammeggianti sulle testate più importanti, assistito a innumerevoli teatrini televisivi dove i soliti furbacchioni,in prevalenza di sinistra, con toni veementi o singhiozzoni si sono fatti paladini della giustizia e della democrazia .
Pagliaccerie la realtà è che tutto è perfettamente sotto controllo , la stessa dissidenza quando viene legittimata dai media è diventata lo strumento privilegiato di vigilanza che con precisione chirurgica ingloba nel sistema tutti, anche coloro che in buona fede vorrebbero sfuggire al sistema, ma è impossibile sottrarsi a questa morsa perché essa fa parte di quella macchina organizzativa che contiene i partiti e i movimenti ad essi legati. Migliaia di volte abbiamo assistito dopo l’esplosione di spontanea rivolta , all’equivoco volutamente ingannevole della “necessità” del dialogo, portato avanti dai vari capopolo, perché da soli non si va da nessuna parte e allora è meglio il meno peggio , meglio un poco che il nulla , e il gioco è fatto, si firmano contratti di lavoro che strangolano i dipendenti, si riempiono le campagne di inceneritori perché è meglio la diossina della monnezza , si continuano a contestare le fabbriche della morte senza chiuderle perché se no si perdono i posti di lavoro , si creano i gruppi di precari che si devono fare latori delle loro rivendicazioni contro i lavoratori a tempo determinato, gruppi di ammalati di cancro contro i disabili in carrozzella …
E’ il nuovo antico modo di fare politica per tenere in mano il potere , convincere la gente che il nemico è altrove mentre i nuovi rappresentanti del popolo. guardiani del capitalismo, ligi ai loro padroni hanno annullato completamente la militanza politica e il radicamento nel territorio trasformando lo sdegno in una esaltazione momentanea , che viene smorzata subito quando il politico di turno, con cui si mantiene un contatto, fa l’ interesse del singolo o del piccolo gruppo, comprandolo.
E’ la mafia clientelare dei partiti di sinistra come della destra che ormai non rappresentano altro che le lobby di cui curano gli interessi , per questo è importante depotenziare movimenti di massa, e produrre piccoli gruppi ,sempre più piccoli che vengono poi anestetizzati con promesse di unità e di cambiamento da utilizzare al momento opportuno in fase elettorale , piccoli gruppi chiusi , da cui escludere le classi meno abbienti, quelle fuori della produzione , i precari, i cassaintegrati, licenziati o licenziabili , gli immigrati, i clandestini, quelli che vivono alla giornata , trasformati in monadi chiuse nella loro individualità, persone che non devono credere più a nulla e che devono perdere la voglia di lottare per i propri diritti , iniziando da quello del voto, perché potrebbe contenere variabili strane , non controllabili.
Eppure il malessere esiste e viene percepito da tutti , allora sopraggiunge la strategia del’inganno , dal far proprie idee buone e trasfigurarle, al presenziare le grandi manifestazioni ,fino ad appoggiare i disegni di legge per le grandi opere , quando si è ministri, che al momento opportuno potrebbero essere rinnegati o riproposti sotto altra forma sotto le spoglie della modernità, del progresso quello che da “lavoro” e speranze “, che fa girare i soldi e giustifica gli sprechi dell’autostrada Salerno-Reggio o la guerriglia in Val di Susa , che fa affermare a Vendola che bisogna rinunciare al welfare e beffarsi dei referendum, lasciando inalterate le tariffe per coprire un deficit immenso non provocato dai cittadini.
Alla fin fine sono d’accordo tutti secondo la filosofia della grande ammucchiata di un nuovo vecchio progetto politico americanizzato e postmoderno di sapore d’alemiano , che , nonostante le scaramucce mass mediatiche, non sembra discostarsi dal pensiero vendoliano, e molto si avvicina ai progetti di Casini , Fini, Di Pietro affascinati tutti dal gran de mito americano e stamane ne abbiamo visto un piccolo spaccato locale lì a Monopoli con Vendola, Palese , Alfano , Lega Ambiente WWf , IDV, associazioni , comitati ,.....

mercoledì 11 gennaio 2012

GIUSTIZIA PER SALVATORE e ANTONIA


GIUSTIZIA PER SALVATORE e ANTONIA
" SABATO 14 GENNAIO ORE 18 TEATRO KURSAAL SANTALUCIA”

MUNITI DI DOCUMENTO D'IDENTITA' VIENI ANCHE TU A FIRMARE L'ESPOSTO
DA DEPOSITARE ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI BARI..
IN QUESTE ORE, GIORNI, ALMENO NOI, TENIAMO ACCESI I RIFLETTORI
DI QUESTO DUPLICE SUICIDIO CHE DIGNITOSAMENTE GRIDA GIUSTIZIA E
CHE BARI, LA PUGLIA, NON POSSONO DIMENTICARE IN FRETTA..
VOGLIAMO GIUSTIZIA PER SALVATORE e ANTONIA!
UNA TRAGEDIA UMANA CAUSATA DA UOMINI MALVAGI..
ABBIAMO ASCOLTATO CON ATTENZIONE IL VIDEO CHE CON L'AIUTO DI UN TECNICO ESPERTO STIAMO "TESTUALIZZANDO" E STIAMO RACCOGLIENDO LE FIRME PER UN "ESPOSTO COLLETTIVO" DA PRESENTARE IL PIU' PRESTO POSSIBILE ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI BARI..
RITENIAMO CHE QUALCUNO (PIU' DI UNO) ABBIA COMMESSO DEI GRAVI REATI E PERTANTO VOGLIAMO CHE SIANO ACCERTATI I FATTI ED EVENTUALI RESPONSABILITA' DI "CHICCHESSIA!"
NELL'INCONTRO PARLEREMO DI POVERTA' E DI QUALI INIZIATIVE ASSUMERE AFFINCHE' IL GESTO ESTREMO DEI POVERI SALVATORE E ANTONIA NON SIA STATO INUTILE..

www.perilbenecomune.net
pbc-puglia.blogspot.com

venerdì 6 gennaio 2012

La scuola nuova del nuovo governo


“Sarà necessario mirare all’accrescimento dei livelli di istruzione della forza lavoro, che sono ancora oggi nettamente inferiori alla media europea, anche tra i più giovani. Vi contribuiranno interventi mirati sulle scuole e sulle aree in ritardo – identificando i fabbisogni anche mediante i test elaborati dall’INVALSI – e la revisione del sistema di selezione, allocazione e valorizzazione degli insegnanti”.

Il breve e significativo passaggio di Monti sulla scuola mostra non solo il poco interesse per il sistema formativo del Paese ma, soprattutto, una lapidaria idea di scuola-azienda molto vicina a quella della Confindustria; in sostanza una scuola di massa sempre più povera di risorse e di contenuti, la scuola del fare ancora più americaneggiante di come impostata dai vari governi degli ultimi venti anni, buona a sfornare tecnici e operai in cui prevalgono test e tasti,che restringono la complessità del sapere a veri e propri quiz, con meno cultura e con sempre più strumenti informatici , LIM, che vanno a sostituire libri, gessetti e lavagne che, col latino e il greco,vanno lasciate solo alle scuole d’elite, meglio se private, dove fanno ressa i figli della classe dirigente.
Il ministro Profumo supera i nostri peggiori timori per lui la riforma Gelmini non si tocca, va bene così, anche con le deroghe alla sicurezza , le classi stracolme si superano facilmente , basta utilizzare i supporti informatici e 30 ragazzi in un’aula diventano pochi.
E’ la fine della suola statale , come è avvenuto negli USA, una fine preannunciata già da tempo il cui segno tangibile è dato dall’incremento delle iscrizioni del 10% a favore delle scuole private, mentre chi può permetterselo, manda i figli a studiare all’estero.
Nessuna prospettiva, quindi, per la massa di individui trasformati in clientes, buoni ad essere forza lavoro e consumatori secondo il modello dell’efficienza della scuola ai fini del mercato, in cui non si prevede nessuna possibile ipotesi di investimento sul capitale umano, al contrario l’aumento dei costi e dell’IVA dal 10 al 12 % ancora di più ridurranno gli approvvigionamenti per i laboratori e in generale per gli istituti scolastici. Si continua a tagliare con conseguenze gravissime per la popolazione il cui peggioramento delle condizioni economiche e l’aumento della povertà (nel Sud ci sono aree con il 40% di poveri Rapporto Svimet 2011) farà diminuire la percentuale di studenti poiché sempre meno le famiglie saranno in grado di sostenere i costi dell’istruzione e dell’università.
E i giovani, sempre meno preparati, sempre meno potranno sperare di essere inseriti nell’ambito lavorativo.
Da qualche parte si è esultato per i mancati tagli , ipocrita sequela di idiozie , cos’ altro si poteva togliere alla scuola dopo gli oltre 130.000 licenziamenti (prima sperimentazione dei licenziamenti di massa) con un risparmio calcolato nell’ordine di circa 8miliardi di euro, a cui si vanno ad aggiungere
il blocco degli stipendi con il congelamento degli scatti e del contratto, senza parlare della riduzione drastica dei finanziamenti , tanto da costringere le scuole, per poter garantire il livello qualitativo dell’ offerta formativa, a chiedere alle famiglie contributi , mentre si continuano ad erogare fondi a istituti privati con la scusa che svolgono un servizio pubblico.
Col cambio di governo qualche illuso pensava che ci sarebbe stato un cambio di rotta, poiché qua e là si legge sulla necessità di investire di più sull’istruzione, sulla formazione e sulla ricerca, ma i primi segnali vanno tutti in direzione della continuità con l’unica variante di qualche investimento nell’edilizia scolastica .
Come nel passato , tutto cambia per non cambiare nulla, si continua a mutilare economicamente il settore scolastico spingendo nel contempo verso la digitalizzazione e nuove tecnologie informatiche a pagamento nelle scuole, con l’obbligo di mettere tutte le informazioni in rete, come da protocollo dell’ottobre 2009, firmato dai ministri Gelmini e Brunetta e la Microsoft Italia, non privilegiando il software libero che non avrebbe alcun costo di licenza; né tanto meno si tiene conto della Direttiva Stanca del 19 dicembre 2003 “Sviluppo ed utilizzazione dei programmi informatici da parte delle pubbliche amministrazioni“ e il D. Lgs. 82/05 art. 68 (Codice dell' amministrazione digitale) che prevedeva l’adozione dell’open source per la P.A e per la scuola oltre a imporre una valutazione comparata prima di acquistare il software da adoperare, essenziale in un paese che riconosce il valore del libero mercato e della concorrenza.”
Si è parlato con grande enfasi di rigore, crescita, equità, lotta agli evasori, non c’è nulla di questo ,anzi vengono colpiti ancora una volta i più deboli , con l’innalzamento della età pensionabile le decurtazioni e trattamenti palesemente differenti rispetto a quelli che già sono andati in pensione, si eliminano i diritti acquisiti come i riscatti per gli anni di laurea o per il servizio militare (pagati e strapagati dai lavoratori della scuola). Probabilmente i professori che albergano nelle aule parlamentari pensano che insegnare in una scuola d’infanzia, o in zone a rischio , o in scuole professionali , a stranieri, disabili a settant’anni o giù di lì sia la stessa cosa che svolgere la propria docenza in prestigiose aule universitarie!!!
Un'altra misura demagogica e sicuramente non equa è l’inglobamento dell’INPDAP nell’INPS rendendo indistinguibili le poste corrispettive ai contributi versati dai lavoratori rispetto agli interventi di natura sociale e assistenziale , che devono avere un capitolo di bilancio a parte. Si dimentica con questo provvedimento che i versamenti dello Stato sono virtuali a meno che non si voglia far cassa
con chi non solo non evade per sua natura, ma ha coefficienti più elevati per l’erogazione delle pensioni, ma anche per provvedere alla cassa integrazione , alle pensioni sociali e di invalidità, cioè il welfare. Intanto sulla base di un discutibile criterio di equità si è introdotta una parvenza di tracciabilità sopra i 1000 euro , che salvaguarda il lavoro in nero, né si parla della riduzione delle ingentissime spese militari o delle rendite in capo al Vaticano (immobili, attività commerciali ..)
Eppure chi usufruirà di queste penalizzazioni è sempre più fortunato dei precari il cui destino si delinea sempre più gravoso e incerto .I precari, i giovani la cui condizione viene strumentalizzata per lanciare un attacco a 360° al diritto di lavoro per mettere i figli contro i padri definiti categoria iperprotetta, oppure contro i colleghi poco più anziani come vuole la sconcertante proposta del ministro Profumo, che pensa di risolvere il problema di 200.000 precari, a cui si aggiungeranno i nuovi neolaureati, costruendo un sistema artificioso di doppia graduatoria, concorsi, canali di accesso alle cattedre paralleli. Si prospetta per il futuro una tristissima e lacerante guerra tra poveri mentre le cattedre diminuiranno, per via dell’aumento dell’età pensionabile, e le classi saranno sempre più sovrabbondanti ,ingestibili e meno sicure, ma tanto con i supporti informatici non ce ne accorgeremo.

martedì 3 gennaio 2012

don Verzè e San Vendola

DON VERZE' & SAN VENDOLA

di Gianni Lannes

Apriamo il 2012 con una buona notizia. A 91 anni suonati, l’ultimo giorno del 2011 ha tagliato la corda, ma non si è reso latitante come Bettino Craxi (uno dei suoi protettori insieme ad Andreotti). E’ morto nel comfort della sua sontuosa residenza di Milano don Luigi Verzé. Il fondatore dell’ospedale San Raffaele di Milano era finito in bancarotta con debiti da un miliardo e mezzo di euro. Ufficialmente è deceduto per una crisi cardiaca alle 7:30. Ultima novità: la cartella clinica di don Luigi Verzé è stata acquisita dalla Guardia di Finanza. Il sospetto sorge spontaneo: e se il fondatore del San Raffaele non fosse morto per cause naturali? Il prete è davvero solo vittima dello stress e delle vicissitudini che l’hanno colpito negli ultimi mesi? A don Verzé la settimana scorsa avevo chiesto un’intervista libera, a 360 gradi. Il cantante Albano Carrisi sigilla un’illuminazione: “Ho sempre visto don Verzé come benefattore. E ora, dopo che tutti sono andati contro di lui, mi chiedo se è morto o l’hanno aiutato a morire”.

Inchiesta mortale - La scomparsa di don Luigi Verzé cade come un macigno sull’inchiesta in corso alla Procura di Milano per il crac da 1,5 miliardi dell’ospedale San Raffaele e segue il suicidio del secondo grande protagonista della vicenda, il vicepresidente con le deleghe operative Mario Cal. Il procedimento giudiziario però, che conta una decina di indagati, non dovrebbe subire rallentamenti. Queste le tappe dell’inchiesta. - 30 giugno: la Procura della Repubblica milanese accende un faro sulla crisi del San Raffaele. Il Pm Luigi Orsi avvia un protocollo civile sulla ristrutturazione del debito dell’ospedale. - 18 luglio: si suicida Mario Cal, storico braccio destro di don Verzé nella gestione del San Raffaele, qualche giorno prima era stato sentito come teste dal Pm Orsi. - 19 luglio: al vaglio della procura l’ipotesi di avanzare un’istanza di fallimento. - 21 luglio: il nuovo Cda del San Raffaele, appena insediatosi, chiede alla Procura tre mesi per presentare un concordato preventivo. Il Pm da come ultimatum la scadenza del 15 settembre. - 22 luglio: il fascicolo d’inchiesta sul suicidio di Cal passa ai Pm Luigi Orsi e Laura Pedio. Gli stessi che hanno acceso una luce sulla crisi finanziaria dell’ospedale. - 20 settembre: la Procura di Milano prende atto delle richieste dei rappresentanti del Cda che hanno promesso di presentare la richiesta di concordato preventivo il 10 ottobre. - 16 novembre: parallelamente alla causa civile va avanti l’inchiesta penale e i Pm dispongono una ventina di perquisizioni; una decina gli indagati fra i quali don Verzé, Valsecchi, Gianluca Zammarchi e Andrea Bezzicheri, esponenti della società “Metodo srl”. Arrestato per concorso in bancarotta il faccendiere Piero Daccò. - 17 novembre: Daccò è accusato di aver distratto dalla Fondazione circa 3,3 milioni di euro. - 18 novembre: Stefania Galli, segretaria di Cal parla di buste con denaro che passavano dall’ufficio del vicepresidente dal 2005. - 19 novembre: Il Gip Vincenzo Tuchinelli convalida il fermo di Daccò. - 13 dicembre: viene arrestato l’ex direttore amministrativo Valsecchi. A lui e ad altre 9 persone viene contestata anche l’associazione a delinquere. Decisive sarebbero state le dichiarazioni di tre imprenditori, uno dei quali, Pierino Zammarchi, parla di sovraffatturazione di costi a carico dell’ospedale e retrocessione dei soldi al San Raffaele tramite buste di contanti e bonifici per 4 milioni. Fondi neri che sarebbero stati costituiti a partire dal 1983. - 16 dicembre: Daccò interrogato dal Gip respinge le accuse. - 31 dicembre: muore don Verzé.

Al miglior offerente – E’ arrivata una sola offerta allo studio del notaio Chiodi Daelli di Milano per l’asta migliorativa per il San Raffaele. Fino ad ora a contrastare la proposta vaticana avanzata da Ior e Malacalza, ci sarebbe solo quella arrivata entro le 12 dal notaio, da parte del Gruppo San Donato facente capo a Giuseppe Rotelli. Offerta che sarebbe di poco superiore a 300 milioni. L’asta preveda che le nuove offerte dovessero superare di 50 milioni quella di 250 presentata appunto da Ior-Malacalza. Alla vigilia si prevedeva una dimostrazione di interesse anche da parte dell’Humanitas (Techint) che non vi è stata. Per il rilancio comunque è previsto il termine del 5 gennaio e non è escluso che nuove proposte si facciano avanti. Entro il 10 gennaio infine lo Ior può presentare, grazie al diritto di prelazione, un’offerta pari alla più alta presentata e rilevare la società. L’Humanitas, che fa capo alla famiglia Rocca, non ha presentato invece un’offerta.

Carriera divina - Un prete discusso, spesso in contrasto anche con i vertici della Chiesa tanto da essere sospeso “a divinis”, amico di molti potenti ma per 53 anni saldo al timone del San Raffaele che lui stesso aveva voluto e fondato prima di autosospendersi dalla carica di presidente a seguito dell’inchiesta giudiziaria avviata sull’istituto dalla Procura di Milano per la bancarotta da 1,5 miliardi e che lo aveva portato a paragonarsi a “Cristo in croce”. Don Luigi Verzé nasce a Illasi, in provincia di Verona il 14 marzo del 1920. Laureatosi nel 1947 alla Cattolica di Milano in lettere e filosofia, l’anno successivo viene ordinato sacerdote. Successivamente diventa assistente di don Giovanni Calabria. Il 5 agosto del 1958 fonda la “Associazione Centro di assistenza ospedaliera S. Romanello”, poi diventata “Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor”, che gestisce l’omonimo ospedale e ne rimane presidente fino al 2011. Nel 1964 dalla Curia di Milano arriva per Don Verzé la “proibizione di esercitare il Sacro ministero” e nel 1973 viene sospeso dalla stessa Curia presieduta dal Cardinale Giovanni Colombo, “a divinis”. Il 15 aprile 1971 viene riconosciuta la personalità giuridica della fondazione “senza fini di lucro” ‘Monte Tabor’ che diventerà la holding proprietaria dell’ospedale San Raffaele che avvierà così la sua espansione e si allargherà anche con la proprietà di spa quali Laboraf (laboratori di diagnosi) e Molmed (ricerca in medicina molecolare controllata dalla famiglia Berlusconi). Nel 1996 all’ospedale si affianca anche l’Università Vita-Salute San Raffaele di cui don Verzé diviene rettore e che avrà fra i docenti personaggi quali il filosofo Massimo Cacciari. Negli anni don Verzé intrattiene rapporti anche con molte personalità di spicco ed esponenti politici, da Giulio Andreotti a Bettino Craxi, fino a Silvio Berlusconi. Ultima relazione calda quella con l’ex funzionario del Sismi Pio Pompa. Nel frattempo il sacerdote viene spesso a trovarsi alle prese con problemi giudiziari: nel 1976 viene condannato ad un anno e 4 mesi per tentata corruzione in relazione alla convenzione con la facoltà di medicina della Statale di Milano ed un contributo da parte della Regione. Nel 1988 altre due condanne per abusi edilizi legati a lavori nell’ospedale, la prima a 5 mesi con la condizionale la seconda a 10 mesi. La gestione operativa passa quindi a Mario Cal, imprenditore veneto che affianca don Verzé da anni e che diventerà vice presidente della Fondazione, suicida nel luglio scorso quando prende corpo l’ultima inchiesta sul San Raffaele ancora in corso.


Vendola, Pelillo, Dell'Atti, Santoro.
Luigi Maria ordina e Nichi obbedisce – «Caro Presidente, ho appreso con grande piacere che il nostro progetto per il San Raffaele del Mediterraneo sta proseguendo il cammino verso la sua realizzazione e che l’impegno comune profuso nella realizzazione di questo obiettivo sta dando buoni frutti. Facendo seguito agli incontri con i Rappresentanti istituzionali della regione Puglia e della Fondazione e alla richiesta dell’Assessore al Bilancio, Avv. Michele Pelillo, Le invio una revisione del Piano finanziario del Progetto Tecnico Sanitario, prodotta ipotizzando un finanziamento pubblico pari a 120 milioni di Euro e il finanziamento della quota residua di fondi, necessari per il completamente dell’opera, tramite lo strumento del leasing in costruendo. Con l’auspicio che gli ulteriori passi, utili a garantire l’avvio della realizzazione dell’opera, possano essere compiuti rapidamente, le assicuro tutta la disponibilità dei miei uffici per eventuali approfondimenti o chiarimenti si rendessero necessari. Le invio cordiali saluti. Sa. Prof. Luigi M. Verzé».


Vendo-la Puglia – Già due anni fa Italia Terra Nostra - prima che la Barilla ottenesse illegalmente l’oscuramento conquistando il webmaster - aveva posto sotto la lente d’ingrandimento l’affarone a spese degli ignari contribuenti, attirando svendolinati in libera uscita e la scomunica di Nichi in persona. Dopo sono piombati gli scopiazzatori alla Travaglio. Il 27 maggio del 2010 Nichi ha sottoscritto un accordo con don Verzé per la nascita in Puglia della Fondazione San Raffaele del Mediterraneo, nonostante il noto stato pre-fallimentare del Monte Tabor. Il padrone di Sel, in barba alla trasparenza per oltre 4 mesi ha occultato la delibera di giunta regionale numero 1154, pubblicata nell’agosto 2010 dal giornale Italia Terra Nostra. La domanda che ricorre in Puglia è come Vendola e i suoi consiglieri non si siano potuti accorgere della pericolosa situazione economica e societaria della Fondazione San Raffaele Monte Tabor, a parte i celebri trascorsi del prete-affarista e la frequentazione con Berlusconi. Il primo agosto 2011, nonostante l’evidente dissesto finanziario ed economico dell’ospedale San Raffaele il presidente del governatore, Nichi Vendola, in un’affollata conferenza stampa ha comunicato che «non intende sospendere l’accordo stipulato con don Verzé per la realizzazione di un grande ospedale a Taranto». Vendola ha detto con tracotanza: «Ho già stanziato 60 milioni e di essere pronto a investirne in totale 200: al San Raffaele spetterà invece la sperimentazione gestionale per un triennio». Il capogruppo PD in Regione, Antonio Decaro, parla di “partner privato scelto in via diretta senz’alcuna procedura di evidenza pubblica”. Ancora balle vendoliane il 2 agosto 2011: «Ovviamente noi, di fronte all’attuale crisi del San Raffaele di Milano, abbiamo sospeso la pubblicazione del bando per la progettazione in attesa che la situazione si chiarisca». Insomma, bugie su menzogne. Infatti, pochi mesi dopo ecco un altro annuncio: il San Raffaele del Mediterraneo a Taranto si farà. Il progetto è ormai esecutivo, con la pubblicazione dei bandi di gara in Gazzetta Ufficiale lunedì 14 novembre 2011. I lavori cominceranno nel 2013 e finiranno probabilmente nel 2016. L’opera costerà circa 214 milioni di euro, di cui 200 finanziati dalla Regione Puglia con fondi FAS 2007-2013, mentre la quota restante arriverà da un leasing. Critica la Uil che parla di tagli agli ospedali pubblici e per sovvenzionare un complesso privato che fa capo alla Fondazione San Raffaele Monte Tabor. Infine, il colpo di scena: un recente comunicato del governatore della Puglia Nichi Vendola chiede la sospensione del bando. Perché “il Servizio urbanistica regionale dell’assessorato alla Qualità del territorio [...] ha riscontrato una incongruità tra quanto rilevato dal corpo forestale dello Stato e quanto invece attestato nella perizia tecnica del Comune di Taranto in merito alle aree percorse dal fuoco”. S’imponeva una gara internazionale, visto l’importo dell’opera oppure no? Lo stato fallimentare del San Raffaele non è una scoperta dell’ultim’ora. Forse una gara pubblica avrebbe fatto emergere i buchi neri della fondazione di don Verzé & Berlusconi fin dall’inizio. Tanto più che gli affari pugliesi del San Raffaele sono racchiusi in una società “13 maggio”, che associa don Verzé a due imprenditori già finiti sotto inchiesta (la cooperativa ciellina La Cascina) e che era presieduta fino al 18 luglio scorso da Mario Cal, il braccio destro di quel diavolo di prete, ora prematuramente scomparso perché si è sparato quando la Procura di Milano ha messo il naso nei conti. Dulcis in fundo: la megalattica speculazione edilizia in una città in cui tanti non hanno casa, che si cela dietro il progetto del nuovo ospedale, con la Fintecna Immobiliare (Ministero del Tesoro, Tremonti-Berlusconi) che baratta la variante urbanistica necessaria per costruirlo sulle sue aree in cambio della destinazione a edilizia residenziale, uffici e centri commerciali di terreni riservati a verde, parcheggi, ospedali. Vendola dice di aver scelto due anni fa l’affidamento privato perché il San Raffaele è molto prestigioso e preferiva “un processo accelerato”: ma allora perché del nuovo ospedale, seppure più volte annunciata in pompa magna, non è stata ancora neppure posta la prima pietra? A quanto pare il pifferaio rosa considera solo adesso don Verzé un “diavolo di prete”. Forse Vendola l’ha scoperto di recente o magari lo pensava già due anni fa quando, in piena campagna elettorale per la sua rielezione a governatore, presentando assieme al padre spirituale di Berlusconi il mega-progetto San Raffaele del Mediterraneo, quel diavolo di prete ebbe a definirlo pubblicamente “un uomo di grandissimo valore, di grandissima cultura, in grado di trasmettere idee e calore”, “dotato di un fondo di santità come Berlusconi” e invitò tutti a “eleggerlo ancora presidente della Regione Puglia almeno per altri 5-10 anni”, impegnandosi in caso di mancata elezione a “nominarlo comunque presidente del San Raffaele del Mediterraneo”. Il presidente ex comunista spera di ridurre il turismo sanitario dei malati tarantini fuori città o fuori regione sostituendo due vecchi ospedali con uno nuovo; oltre ai due ospedali tarantini esistenti, il piano regionale prevede di chiuderne 22 nell’intera regione. Qualcuno lo dica al vip terlizzese: la sanità pugliese, una delle più indebitate d’Italia, dovrebbe risparmiare quattrini, rinunciando al faraonico San Raffaele per ammodernare le strutture esistenti e migliorare i servizi: in Puglia il tempo di attesa medio per una mammografia o un esame cardiologico oscilla fra i due e i tre anni. Ancora fantasie del solito venditore di frottole. Spara Vendola a fine anno: «Diossina azzerata: l’Ilva diventa modello. A Taranto veleni ridotti fino a 80 volte rispetto al 2007». Riscontri oggettivi alla mano: il 26 giugno l’Arpa Puglia vi ha riscontrato il doppio delle emissioni consentite dalla legge regionale. Il picco è stato registrato a maggio con la presenza di diossine e furani nei fumi delle emissioni del camino del siderurgico, con un valore medio di 0,70 nanogrammi al metro cubo (contro 0,40 consentiti). Dove sarebbe dunque il mirabolante miglioramento ambientale vantato dal governatore? E’ prosa amministrativa, narrazione, poesia o che altro? Invece di operare sulla prevenzione dell’inquinamento, recidendo l’avvelenamento alla radice, si teorizza a valle prospettando solo affari sulla pelle viva di chi si ammala e muore. A conti fatti: la giunta vendoliana ha elevato l’aliquota dell’addizionale Irpef fino al tetto massimo per coprire il buco sanitario: non era meglio sanarlo con i 200 milioni destinati a don Verzé, invece di tassare un’altra volta i pugliesi? L’ultimo pifferaio del centrosinistra al grido “Pugliamo l’Italia” dove va, dove si presenta? Presidente Vendola giro a lei per l’ultima volta la domanda alla quale non ha risposto ben due anni fa, sul conto di Giuseppe Grossi (ras dei rifiuti, già nel consiglio di amministrazione del San Raffaele Monte Tabor), titolare della società Smarin (con sede fino al luglio 2010 in quel di Taranto, ora nuovamente in Lombardia, che ha gestito una discarica anche a Taranto). Che lei sappia governatore Vendola, l’ospedale San Raffaele di Milano (annessi e connessi in Italia e nel mondo) produce rifiuti radioattivi trasferiti nella provincia di Taranto o in Puglia?