lunedì 23 gennaio 2012

la pace sociale


La pace sociale ,cioè la presenza governativa dei partiti di sinistra o dei cosiddetti tecnici al potere, ci ha sempre regalato rivisitazioni peggiorative in campo lavorativo e sociale soprattutto per quel che riguarda il sistema pensionistico, le ragioni sono elementari il governo non riesce a sostenere 23.836.000 prestazioni assistenziali dichiarate dall’Inps per cui con la presenza dei sindacati concertativi si possono fare certi interventi che strangolano il popolo colpendo le categorie più deboli come, nella fattispecie, i pensionati.
A certi interventi così radicali non si giunge se il terreno non viene preparato adeguatamente nel corso tempo basta una breve ricapitolazione e ci accorgiamo che la controriforma delle pensioni inizia con Governo Amato ('92), per poi perfezionarsi con Dini ('95) che passa dal sistema retributivo, che garantiva il 2% della retribuzione pensionabile per ogni anno di contribuzione, pari all'80/85% dell'ultima retribuzione, al sistema contributivo che prevede la percezione del 40/50% della pensione attraverso un calcolo del montante contributivo moltiplicato per il coefficiente di applicazione che va rivisto ogni 3 anni.
Prima di andare a regime totale si interpone il sistema misto applicabile ai lavoratori che, alla data del 31 dicembre 1995, non avevano compiuto i 18 anni previsti per il regime retributivo pieno a cui tocca dal 1996 ,1 gennaio , passare al sistema contributivo,
Ma Dini è latore di una ulteriore innovazione aprendo definitivamente la strada alla privatizzazione della previdenza favorendo la nascita della pensione integrativa (fondi di pensione chiusi) disciplinata genericamente dalla legge , sarà poi il Governo Prodi nel 2007 con le false votazioni a favore della riforma nelle assemblee sindacali indette dai confederali accordo 23 luglio 2007, a mettere tutti d'accordo e tagliare ulteriormente il sistema pensionistico con le quote , cioè agli anni anagrafici si dovevano sommare i contributivi con la decurtazione futura del 6/8% dei coefficienti di trasformazione
Per cui il decreto di Natale D.L. 201/2011 , applaudito da destrasinistracentro, che fa scomparire la pensione di anzianità, ha avuto la strada ben spianata per poter mettere in atto la doppia azione della dissoluzione del sistema previdenziale dilungando l’età pensionabile , e bloccando di fatto l’accesso al lavoro dei giovani, i più fortunati percepiranno una pensione di 300 euro. Il meccanismo ipocrita e crudele si basa sullo stratagemma dell’incentivo economico e dell’ adeguamento della speranza di vita, ennesima ipocrisia dal momento che si parla di allungamento della vita,ma si fa di tutto per ridurla, basta pensare al peggioramento delle condizioni lavorative e i tagli alla sanità
In pratica dal 2013 in poi non esisterà più un’età fissa per la pensione di vecchiaia, perché tutti i requisiti saranno adeguati in modo costante alla speranza di vita e l’incremento sarà per tutti di tre mesi.
Cioè se nel 2012 si potrà andare in pensione a 66 anni nel 2013 a 66 anni più tre mesi, nel 2029 a 68 anni e tre mesi , nel 2050 a 69 anni e 9 mesi e cosi via. Inoltre questo fausto anno porta un altro regalino ai pensionandi poiché l’assegno decorrerà dal mese successivo a quello di presentazione della richiesta di pensione all’ente di previdenza .

Si è capito che l’obiettivo principale della coppia Fornero-Monti è quello di mandarci in pensione tutti a 70 anni basta leggersi la relazione tecnica del D.L. 201 che ci informa che saranno ben 70mila lavoratori all’anno a non poter andare in pensione, posticipando di due anni e mezzo l’interruzione di attività.
Ci vogliono poi far credere che il lavoratore sarà libero di decidere se posticipare o meno la fine della sua attività lavorativa, ma in realtà non è data alcuna possibilità di scelta dal momento che se la pensione media sarà il 50% dell’ ultimo stipendio e la copertura INPS si incrementerà per coloro che decidono di continuare, tutti decideranno loro malgrado di continuare a lavorare , a meno di godere di pensioni d’oro.

Ma la realtà ci pone di fronte una media di stipendio annuo di 20.000 euro , se consideriamo un lavoratore, che ha iniziato a lavorare a 25 anni con il sistema retributivo e cede mensilmente la propria contribuzione previdenziale che ammonta al 33% ,cioè6.500 euro ; dopo 40 anni arriva a un montante contributivo di 260.000, e la sua pensione sarà quindi di 15 000, per iniziare a godere dei frutti dovrà vivere sino a 83 , superando di due anni la vita media. Con il sistema misto alle stesse condizioni il pensionato per recuperare il suo capitale dovrà vivere sino a 94 anni, con il sistema contributivo si arriverà sino a 98 anni soldi persi che serviranno all’INPS per essere quotata in borsa. Infatti come ultima operazione di massacro sociale vanno aggiunti la cancellazione dell Inpdap ed Enpals , che oltre a produrre la perdita di 700 posti di lavoro , considerati in esubero, indirizzerà verso il definitivo smantellamento della previdenza unica a favore di quella privata ,tanto auspicata da Bonanni , ma soprattutto il trasferimento di IdeaFimit sgr (di cui l’Inpdap e Enpals sono titolari di quote azionarie) all’INPS che verrà quotata in borsa con i soldi dei contributi dei lavoratori

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