martedì 3 gennaio 2012

don Verzè e San Vendola

DON VERZE' & SAN VENDOLA

di Gianni Lannes

Apriamo il 2012 con una buona notizia. A 91 anni suonati, l’ultimo giorno del 2011 ha tagliato la corda, ma non si è reso latitante come Bettino Craxi (uno dei suoi protettori insieme ad Andreotti). E’ morto nel comfort della sua sontuosa residenza di Milano don Luigi Verzé. Il fondatore dell’ospedale San Raffaele di Milano era finito in bancarotta con debiti da un miliardo e mezzo di euro. Ufficialmente è deceduto per una crisi cardiaca alle 7:30. Ultima novità: la cartella clinica di don Luigi Verzé è stata acquisita dalla Guardia di Finanza. Il sospetto sorge spontaneo: e se il fondatore del San Raffaele non fosse morto per cause naturali? Il prete è davvero solo vittima dello stress e delle vicissitudini che l’hanno colpito negli ultimi mesi? A don Verzé la settimana scorsa avevo chiesto un’intervista libera, a 360 gradi. Il cantante Albano Carrisi sigilla un’illuminazione: “Ho sempre visto don Verzé come benefattore. E ora, dopo che tutti sono andati contro di lui, mi chiedo se è morto o l’hanno aiutato a morire”.

Inchiesta mortale - La scomparsa di don Luigi Verzé cade come un macigno sull’inchiesta in corso alla Procura di Milano per il crac da 1,5 miliardi dell’ospedale San Raffaele e segue il suicidio del secondo grande protagonista della vicenda, il vicepresidente con le deleghe operative Mario Cal. Il procedimento giudiziario però, che conta una decina di indagati, non dovrebbe subire rallentamenti. Queste le tappe dell’inchiesta. - 30 giugno: la Procura della Repubblica milanese accende un faro sulla crisi del San Raffaele. Il Pm Luigi Orsi avvia un protocollo civile sulla ristrutturazione del debito dell’ospedale. - 18 luglio: si suicida Mario Cal, storico braccio destro di don Verzé nella gestione del San Raffaele, qualche giorno prima era stato sentito come teste dal Pm Orsi. - 19 luglio: al vaglio della procura l’ipotesi di avanzare un’istanza di fallimento. - 21 luglio: il nuovo Cda del San Raffaele, appena insediatosi, chiede alla Procura tre mesi per presentare un concordato preventivo. Il Pm da come ultimatum la scadenza del 15 settembre. - 22 luglio: il fascicolo d’inchiesta sul suicidio di Cal passa ai Pm Luigi Orsi e Laura Pedio. Gli stessi che hanno acceso una luce sulla crisi finanziaria dell’ospedale. - 20 settembre: la Procura di Milano prende atto delle richieste dei rappresentanti del Cda che hanno promesso di presentare la richiesta di concordato preventivo il 10 ottobre. - 16 novembre: parallelamente alla causa civile va avanti l’inchiesta penale e i Pm dispongono una ventina di perquisizioni; una decina gli indagati fra i quali don Verzé, Valsecchi, Gianluca Zammarchi e Andrea Bezzicheri, esponenti della società “Metodo srl”. Arrestato per concorso in bancarotta il faccendiere Piero Daccò. - 17 novembre: Daccò è accusato di aver distratto dalla Fondazione circa 3,3 milioni di euro. - 18 novembre: Stefania Galli, segretaria di Cal parla di buste con denaro che passavano dall’ufficio del vicepresidente dal 2005. - 19 novembre: Il Gip Vincenzo Tuchinelli convalida il fermo di Daccò. - 13 dicembre: viene arrestato l’ex direttore amministrativo Valsecchi. A lui e ad altre 9 persone viene contestata anche l’associazione a delinquere. Decisive sarebbero state le dichiarazioni di tre imprenditori, uno dei quali, Pierino Zammarchi, parla di sovraffatturazione di costi a carico dell’ospedale e retrocessione dei soldi al San Raffaele tramite buste di contanti e bonifici per 4 milioni. Fondi neri che sarebbero stati costituiti a partire dal 1983. - 16 dicembre: Daccò interrogato dal Gip respinge le accuse. - 31 dicembre: muore don Verzé.

Al miglior offerente – E’ arrivata una sola offerta allo studio del notaio Chiodi Daelli di Milano per l’asta migliorativa per il San Raffaele. Fino ad ora a contrastare la proposta vaticana avanzata da Ior e Malacalza, ci sarebbe solo quella arrivata entro le 12 dal notaio, da parte del Gruppo San Donato facente capo a Giuseppe Rotelli. Offerta che sarebbe di poco superiore a 300 milioni. L’asta preveda che le nuove offerte dovessero superare di 50 milioni quella di 250 presentata appunto da Ior-Malacalza. Alla vigilia si prevedeva una dimostrazione di interesse anche da parte dell’Humanitas (Techint) che non vi è stata. Per il rilancio comunque è previsto il termine del 5 gennaio e non è escluso che nuove proposte si facciano avanti. Entro il 10 gennaio infine lo Ior può presentare, grazie al diritto di prelazione, un’offerta pari alla più alta presentata e rilevare la società. L’Humanitas, che fa capo alla famiglia Rocca, non ha presentato invece un’offerta.

Carriera divina - Un prete discusso, spesso in contrasto anche con i vertici della Chiesa tanto da essere sospeso “a divinis”, amico di molti potenti ma per 53 anni saldo al timone del San Raffaele che lui stesso aveva voluto e fondato prima di autosospendersi dalla carica di presidente a seguito dell’inchiesta giudiziaria avviata sull’istituto dalla Procura di Milano per la bancarotta da 1,5 miliardi e che lo aveva portato a paragonarsi a “Cristo in croce”. Don Luigi Verzé nasce a Illasi, in provincia di Verona il 14 marzo del 1920. Laureatosi nel 1947 alla Cattolica di Milano in lettere e filosofia, l’anno successivo viene ordinato sacerdote. Successivamente diventa assistente di don Giovanni Calabria. Il 5 agosto del 1958 fonda la “Associazione Centro di assistenza ospedaliera S. Romanello”, poi diventata “Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor”, che gestisce l’omonimo ospedale e ne rimane presidente fino al 2011. Nel 1964 dalla Curia di Milano arriva per Don Verzé la “proibizione di esercitare il Sacro ministero” e nel 1973 viene sospeso dalla stessa Curia presieduta dal Cardinale Giovanni Colombo, “a divinis”. Il 15 aprile 1971 viene riconosciuta la personalità giuridica della fondazione “senza fini di lucro” ‘Monte Tabor’ che diventerà la holding proprietaria dell’ospedale San Raffaele che avvierà così la sua espansione e si allargherà anche con la proprietà di spa quali Laboraf (laboratori di diagnosi) e Molmed (ricerca in medicina molecolare controllata dalla famiglia Berlusconi). Nel 1996 all’ospedale si affianca anche l’Università Vita-Salute San Raffaele di cui don Verzé diviene rettore e che avrà fra i docenti personaggi quali il filosofo Massimo Cacciari. Negli anni don Verzé intrattiene rapporti anche con molte personalità di spicco ed esponenti politici, da Giulio Andreotti a Bettino Craxi, fino a Silvio Berlusconi. Ultima relazione calda quella con l’ex funzionario del Sismi Pio Pompa. Nel frattempo il sacerdote viene spesso a trovarsi alle prese con problemi giudiziari: nel 1976 viene condannato ad un anno e 4 mesi per tentata corruzione in relazione alla convenzione con la facoltà di medicina della Statale di Milano ed un contributo da parte della Regione. Nel 1988 altre due condanne per abusi edilizi legati a lavori nell’ospedale, la prima a 5 mesi con la condizionale la seconda a 10 mesi. La gestione operativa passa quindi a Mario Cal, imprenditore veneto che affianca don Verzé da anni e che diventerà vice presidente della Fondazione, suicida nel luglio scorso quando prende corpo l’ultima inchiesta sul San Raffaele ancora in corso.


Vendola, Pelillo, Dell'Atti, Santoro.
Luigi Maria ordina e Nichi obbedisce – «Caro Presidente, ho appreso con grande piacere che il nostro progetto per il San Raffaele del Mediterraneo sta proseguendo il cammino verso la sua realizzazione e che l’impegno comune profuso nella realizzazione di questo obiettivo sta dando buoni frutti. Facendo seguito agli incontri con i Rappresentanti istituzionali della regione Puglia e della Fondazione e alla richiesta dell’Assessore al Bilancio, Avv. Michele Pelillo, Le invio una revisione del Piano finanziario del Progetto Tecnico Sanitario, prodotta ipotizzando un finanziamento pubblico pari a 120 milioni di Euro e il finanziamento della quota residua di fondi, necessari per il completamente dell’opera, tramite lo strumento del leasing in costruendo. Con l’auspicio che gli ulteriori passi, utili a garantire l’avvio della realizzazione dell’opera, possano essere compiuti rapidamente, le assicuro tutta la disponibilità dei miei uffici per eventuali approfondimenti o chiarimenti si rendessero necessari. Le invio cordiali saluti. Sa. Prof. Luigi M. Verzé».


Vendo-la Puglia – Già due anni fa Italia Terra Nostra - prima che la Barilla ottenesse illegalmente l’oscuramento conquistando il webmaster - aveva posto sotto la lente d’ingrandimento l’affarone a spese degli ignari contribuenti, attirando svendolinati in libera uscita e la scomunica di Nichi in persona. Dopo sono piombati gli scopiazzatori alla Travaglio. Il 27 maggio del 2010 Nichi ha sottoscritto un accordo con don Verzé per la nascita in Puglia della Fondazione San Raffaele del Mediterraneo, nonostante il noto stato pre-fallimentare del Monte Tabor. Il padrone di Sel, in barba alla trasparenza per oltre 4 mesi ha occultato la delibera di giunta regionale numero 1154, pubblicata nell’agosto 2010 dal giornale Italia Terra Nostra. La domanda che ricorre in Puglia è come Vendola e i suoi consiglieri non si siano potuti accorgere della pericolosa situazione economica e societaria della Fondazione San Raffaele Monte Tabor, a parte i celebri trascorsi del prete-affarista e la frequentazione con Berlusconi. Il primo agosto 2011, nonostante l’evidente dissesto finanziario ed economico dell’ospedale San Raffaele il presidente del governatore, Nichi Vendola, in un’affollata conferenza stampa ha comunicato che «non intende sospendere l’accordo stipulato con don Verzé per la realizzazione di un grande ospedale a Taranto». Vendola ha detto con tracotanza: «Ho già stanziato 60 milioni e di essere pronto a investirne in totale 200: al San Raffaele spetterà invece la sperimentazione gestionale per un triennio». Il capogruppo PD in Regione, Antonio Decaro, parla di “partner privato scelto in via diretta senz’alcuna procedura di evidenza pubblica”. Ancora balle vendoliane il 2 agosto 2011: «Ovviamente noi, di fronte all’attuale crisi del San Raffaele di Milano, abbiamo sospeso la pubblicazione del bando per la progettazione in attesa che la situazione si chiarisca». Insomma, bugie su menzogne. Infatti, pochi mesi dopo ecco un altro annuncio: il San Raffaele del Mediterraneo a Taranto si farà. Il progetto è ormai esecutivo, con la pubblicazione dei bandi di gara in Gazzetta Ufficiale lunedì 14 novembre 2011. I lavori cominceranno nel 2013 e finiranno probabilmente nel 2016. L’opera costerà circa 214 milioni di euro, di cui 200 finanziati dalla Regione Puglia con fondi FAS 2007-2013, mentre la quota restante arriverà da un leasing. Critica la Uil che parla di tagli agli ospedali pubblici e per sovvenzionare un complesso privato che fa capo alla Fondazione San Raffaele Monte Tabor. Infine, il colpo di scena: un recente comunicato del governatore della Puglia Nichi Vendola chiede la sospensione del bando. Perché “il Servizio urbanistica regionale dell’assessorato alla Qualità del territorio [...] ha riscontrato una incongruità tra quanto rilevato dal corpo forestale dello Stato e quanto invece attestato nella perizia tecnica del Comune di Taranto in merito alle aree percorse dal fuoco”. S’imponeva una gara internazionale, visto l’importo dell’opera oppure no? Lo stato fallimentare del San Raffaele non è una scoperta dell’ultim’ora. Forse una gara pubblica avrebbe fatto emergere i buchi neri della fondazione di don Verzé & Berlusconi fin dall’inizio. Tanto più che gli affari pugliesi del San Raffaele sono racchiusi in una società “13 maggio”, che associa don Verzé a due imprenditori già finiti sotto inchiesta (la cooperativa ciellina La Cascina) e che era presieduta fino al 18 luglio scorso da Mario Cal, il braccio destro di quel diavolo di prete, ora prematuramente scomparso perché si è sparato quando la Procura di Milano ha messo il naso nei conti. Dulcis in fundo: la megalattica speculazione edilizia in una città in cui tanti non hanno casa, che si cela dietro il progetto del nuovo ospedale, con la Fintecna Immobiliare (Ministero del Tesoro, Tremonti-Berlusconi) che baratta la variante urbanistica necessaria per costruirlo sulle sue aree in cambio della destinazione a edilizia residenziale, uffici e centri commerciali di terreni riservati a verde, parcheggi, ospedali. Vendola dice di aver scelto due anni fa l’affidamento privato perché il San Raffaele è molto prestigioso e preferiva “un processo accelerato”: ma allora perché del nuovo ospedale, seppure più volte annunciata in pompa magna, non è stata ancora neppure posta la prima pietra? A quanto pare il pifferaio rosa considera solo adesso don Verzé un “diavolo di prete”. Forse Vendola l’ha scoperto di recente o magari lo pensava già due anni fa quando, in piena campagna elettorale per la sua rielezione a governatore, presentando assieme al padre spirituale di Berlusconi il mega-progetto San Raffaele del Mediterraneo, quel diavolo di prete ebbe a definirlo pubblicamente “un uomo di grandissimo valore, di grandissima cultura, in grado di trasmettere idee e calore”, “dotato di un fondo di santità come Berlusconi” e invitò tutti a “eleggerlo ancora presidente della Regione Puglia almeno per altri 5-10 anni”, impegnandosi in caso di mancata elezione a “nominarlo comunque presidente del San Raffaele del Mediterraneo”. Il presidente ex comunista spera di ridurre il turismo sanitario dei malati tarantini fuori città o fuori regione sostituendo due vecchi ospedali con uno nuovo; oltre ai due ospedali tarantini esistenti, il piano regionale prevede di chiuderne 22 nell’intera regione. Qualcuno lo dica al vip terlizzese: la sanità pugliese, una delle più indebitate d’Italia, dovrebbe risparmiare quattrini, rinunciando al faraonico San Raffaele per ammodernare le strutture esistenti e migliorare i servizi: in Puglia il tempo di attesa medio per una mammografia o un esame cardiologico oscilla fra i due e i tre anni. Ancora fantasie del solito venditore di frottole. Spara Vendola a fine anno: «Diossina azzerata: l’Ilva diventa modello. A Taranto veleni ridotti fino a 80 volte rispetto al 2007». Riscontri oggettivi alla mano: il 26 giugno l’Arpa Puglia vi ha riscontrato il doppio delle emissioni consentite dalla legge regionale. Il picco è stato registrato a maggio con la presenza di diossine e furani nei fumi delle emissioni del camino del siderurgico, con un valore medio di 0,70 nanogrammi al metro cubo (contro 0,40 consentiti). Dove sarebbe dunque il mirabolante miglioramento ambientale vantato dal governatore? E’ prosa amministrativa, narrazione, poesia o che altro? Invece di operare sulla prevenzione dell’inquinamento, recidendo l’avvelenamento alla radice, si teorizza a valle prospettando solo affari sulla pelle viva di chi si ammala e muore. A conti fatti: la giunta vendoliana ha elevato l’aliquota dell’addizionale Irpef fino al tetto massimo per coprire il buco sanitario: non era meglio sanarlo con i 200 milioni destinati a don Verzé, invece di tassare un’altra volta i pugliesi? L’ultimo pifferaio del centrosinistra al grido “Pugliamo l’Italia” dove va, dove si presenta? Presidente Vendola giro a lei per l’ultima volta la domanda alla quale non ha risposto ben due anni fa, sul conto di Giuseppe Grossi (ras dei rifiuti, già nel consiglio di amministrazione del San Raffaele Monte Tabor), titolare della società Smarin (con sede fino al luglio 2010 in quel di Taranto, ora nuovamente in Lombardia, che ha gestito una discarica anche a Taranto). Che lei sappia governatore Vendola, l’ospedale San Raffaele di Milano (annessi e connessi in Italia e nel mondo) produce rifiuti radioattivi trasferiti nella provincia di Taranto o in Puglia?

Nessun commento:

Posta un commento