giovedì 30 giugno 2011

Democrazia partecipata , ovvero la dittatura degli eletti

Si sa ancora poco dell’accordo del 29 giugno 2011 da quello che è dato capire si è ratificato l’indebolimento, se non l’eliminazione dei due strumenti fondamentali a disposizione dei lavoratori : il conflitto e la democrazia.

Ha fatto scuola il sistema Marchionne della “tregua” che a ridosso di una manovra finanziaria che penalizzerà ulteriormente i lavoratori, precari e le classi più deboli , blocca” qualunque forma di opposizione .

le ragioni sono tutte politiche e ancora una volta riconducibili alla logica del subalternità alle esigenze del sistema delle imprese a danno dei diritti sociali e delle politiche di solidarietà, d’altronde nell’ultimo documento della CGIL il ridimensionamento del welfare pubblico è stato ritenuto inevitabile a fronte della riduzione del Pil.

La CGIL, quindi, ha preferito negoziare diritti certi per salvaguardare il patto di stabilità europeo mentre i costi della manovra si concretizzeranno in ulteriori tagli ai servizi pubblici, nuovi attacchi alle pensioni, ulteriore congelamento sine die dei contratti pubblici, blocco totale del turn over - con buona pace dei precari del pubblico impiego - manovra sulle tasse e sull'IVA tale da far pagare di più ai ceti popolari e al lavoro dipendente, di aumento dei contributi previdenziali per i precari, di attacco ai migranti,e sostanzialmente i ricchi, che hanno un reddito medio 11 volte superiore ai poveri. (55.000 euro contro 5.000) , continueranno a non essere toccati ,al massimo la “stangatella “ colpirà i proprietari dei Suv.

Si sgretola definitivamente anche quel residuo di democrazia attraverso il meccanismo delle certificazioni, cioè non saranno più previste consultazioni di base mediante le quali i lavoratori sono chiamati ad esprimersi sugli accordi nazionali e sul contratto collettivo, ma è stato elaborato un sistema misto tra iscritti , quindi il via al mercato delle iscrizioni, ed RSU, che lì dove sono presenti saranno le uniche a votare . In pratica il contratto di lavoro nazionale, viene siglato dai firmatari, bloccando il diritto di voto dei lavoratori e qualunque agibilità sindacale delle organizzazioni in disaccordo. In questo sistema la derogabilità al contratto collettivo, sistema Fiat, secondo cui ogni impresa potrà definire a suo piacere i contratti ad personam, decreterà la fine del sistema universale di diritti e tutele, unica e forte premessa per ricomporre la frammentarietà del lavoro e nel lavoro.

martedì 28 giugno 2011

Napoli , non è poi così lontana


C’è un’ emergenza rifiuti a Foggia che si risolve con l’ innalzamento del 35% della TARSU, un megaumento che ha varie giustificazioni da invariati ritotocchi al ibuto sin dal 2002, alle cattive abitudini dei cittadini “sarebbe ora che anche i cittadini facessero la loro parte”, afferma ilSindaco Giovanni Mongelli “Non si possono – ha detto – buttare i rifiuti fuori dai cassonetti e non rendersi conto che, così facendo, la situazione, anche a livello igienico, diventa sempre più pesante, insostenibile”.

Per cui i foggiani vanno tirati per le orecchie e indotti a fare la loro parte , gettare i sacchetti nei contenitori appositi e soprattutto Pagare. Pagare anche per le responsabilità altrui , infatti scandagliando bene la ciclica emergenza rifiuti di Foggia , che ci avvicina a Napoli ,almeno nella rabbia della gente, si scopre che questa emergenza non è da attribuire al conferimento (come per Napoli), quanto alla raccolta, legata , guarda caso a dissesti finanziari.

Saverio Rollo, uno dei responsabili dell’ufficio tecnico dell’AMICA spa di Foggia ha spiegato che a Foggia l’emergenza è più che altro finanziaria , infatti non mancano gli impianti di discarica, come quello di Passo Breccioso, con annessa discarica di servizio soccorso (D.S/S), il quale non è entrato in funzione proprio a causa del dissesto finanziario.

L’ azienda municipale di igiene urbana di Foggia, ha un buco nel bilancio pari a circa 50 milioni di euro, generato a sua volta dal dissesto del Comune di Foggia (250 milioni di euro). Succede quindi che per via del tracollo finanziario in una città di 160.000 abitanti sono operativi solo 4 mezzi automatici su 12 e appena 6 macchine tradizionali su 16.

Sicuramente i cittadini foggiani devono essere più consapevoli ed imparare a non gettare i rifiuti per terra , ma forse avrebbero anche il diritto di pretendere in nome della trasparenza informazioni circa le trimestrali di cassa della spa Amica, o i costi delle emergenze cicliche di questi ultimi anni, e sapere nei particolari cosa abbiamo prodotto i 21 ispettori ambientali in merito alla raccolta irregolare dei rifiuti

La situazione comunque è ai limiti del collasso per cui si rende necessaria l’esigenza di piani straordinari di raccolta anche con un aumento delle tasse , se a questo corrispondesse un servizio adeguato e risolutivo(almeno in prospettiva) , di concreto cisono le ordinanze provinciali e il comune di Foggia continuerà a conferire i suoi rifiuti presso la discarica di Trinitapoli , ma se la crisi non si risolve in un tempo ridotto , le volumetrie potrebbero non consentire più l’accumulo e Napoli, non è poi così lontana

domenica 26 giugno 2011

"Alla Mafia non ci sto!"


Il suicidio di Vincenzo è un atto di accusa feroce contro l‘immagine edulcorata di una città qualunque, che va in bici la domenica , che il sabato sera si tuffa nella movida, che nasconde una rete di alleanze di potere mafiosa, dai clan malavitosi, ai rappresentanti di poteri forti economici, notabili altolocati e corrotti, una città permeata dalla rassegnazione e dalla condivisione di tante illegalità che favoriscono la cultura mafiosa

Dovrebbe scuotere le nostre coscienze il grido del povero operaio “depresso”, ma si scontra con l’indifferentismo sociale che fa accettare come inessenziale lo spaccio sotto casa o gli episodi di bande politico-affaristiche che continuano ad appropriarsi di denaro pubblico a nostre spese , più facile non vedere ,distrarsi e sperare che tanto non ci tocca più di tanto il disperato volo del dipendente delle multi servizi

L’estremo gesto questa volta nella sua assolutezza drammatica ha qualcosa in più, è accompagnato da un biglietto raccolto da un suo amico su cui era scritto “Alla Mafia non ci sto”, non un pensiero alla famiglia o alla sua disperazione, ma a quel sistema di corruzione trasversale che decide il destino delle persone . Un’accusa grave perché per quanto le motivazioni di un suicidio siano esistenziali esiste una percezione di alienazione prodotta dalla presenza subdola , che invade gli spazi vitali della nostra esistenza, di quella “mafia pulita” che non uccide più, ma compra e corrompe, si infiltra nelle attività economiche e nella vita della gente che ci fa adeguare all’idea della normalità del crimine

Forse nel suo gesto estremo Vincenzo ha voluto rompere anche questo legame con una società “mafiogena” che si fonda sull’egoismo e accentua disuguaglianze che, in un momento di crisi totale e sistemica, dilagano . E in questa crisi il mondo del lavoro è quello più attaccato perché la ricerca della sopravvivenza spinge ogni giorno centinaia di migliaia di lavoratori ad andare ben oltre i propri limiti fisici accumulando ore ed ore di straordinario, ad accettare mansioni che danneggiano la salute, o a lavorare in nero in un cantiere o in un’industria, senza che siano rispettate le norme di sicurezza, e può succedere che l’ansia e il peso del compromesso , dell’ingiustizia e della prevaricazione possano privare della lucidità necessaria e indurre un brav’uomo a gettarsi dal sesto piano dello stabile del Comune.

L’accusa feroce del dipendete della multi servizi di Bari va oltre la tragedia individuale , acquisisce un carattere simbolico contro il mondo del lavoro ormai teatro di guerra disumanizzato , senza regole dove chi perde sono sempre i lavoratori ingannati dalla falsa retorica dei politici e del mondo sindacale la cui credibilità è ormai ridotta a zero.

Il mondo del lavoro e del suo baratto, il luogo dove si fa strada l’infiltrazione mafiosa ,che non è il signore con la coppola e la lupara, ma è un pensiero , un modo di fare e di tollerare il malaffare, è l’esigenza dell’economia di continuare a restare “sul mercato inducendo migliaia di imprenditori o dirigenti o consulenti a perdere la propria umanità trasformandosi in individui senza scrupoli, pronti a mercanteggiare qualche scampolo di produttività con la vita delle persone.

Ovviamente rispetto a quest’ultimo episodio non mancano e non mancheranno dichiarazioni da parte di ogni colore o fazione politica, ma sarà difficile dover replicare, senza cadere nella solita magniloquenza singhiozzona, alle lapidarie parole 'alla mafia non ci stò, perché per anni e anni si è fatta passare l’idea di una società sana, di istituzioni che controllano il sistema criminale, mentre predicano un’antimafia unicamente a sostegno dei magistrati impegnati in inchieste sulla mafia, e praticano un'educazione alla legalità astratta e formalistica, che coltiva idee di mafia stereotipe (emergenza, antistato), delegando a leaders più o meno carismatici la lotta alla mafia che spesso rimane allo stadio di aspirazione.

Quel biglietto in questo quadro è disorganico fuori luogo, non previsto, ha infatti, sbilanciato, per ora, i vari rappresentanti istituzionali, che non lasceranno “sola” la famiglia;ma l’operaio quarantenne della società mista Multiservizi di Bari è stato lasciato solo per tanti anni , e non è la sua un’eccezione, in questa mediterranea e rinunciataria città, ci sono migliaia di storie da raccontare che vengono nascoste all’opinione pubblica, perché imbarazzanti sul piano morale, come lo scandalo dei coniugi Tempesta , disabili senza uso degli arti inferiori, che per una serie di cavillosità giuridiche disumane e inique,verranno sbattuti fuori dalla loro abitazione senza che la pubblica amministrazione abbia provveduto a una decorosa sistemazione. Ci si chiede dove andrà a vivere la famiglia Tempesta, non potrà nemmeno accomodarsi nel Palazzo di città , che è di tutti , nemmeno davanti ai gradini , come altri sfrattati più fortunati di loro perché possono utilizzare le gambe, infatti l’edificio non ha nemmeno superato il gap delle barriere architettoniche. E ci si chiede anche del destino di quell’altra signora con figlio gravemente malato anche lei sfrattata, con proroga di 10 giorni, per delle analisi che non potrà fare perché non ha i 60 euro necessari per il ticket sanitario, e così via.

Sicuramente l’informazione di questi singoli casi ingenererà sdegno, ma nonostante si percepiscano anche nella propria vita tanti problemi, moltissime persone continuano a lasciarsi condizionare dalla propaganda e non riescono a vedere la realtà e poi, già domani queste storie saranno vecchie perché ci saranno nuove cose di cui occuparci e la morte di Vincenzo come tanta altra disperazione presto sarà dimenticata .

Fa parte della strategia di quel processo di disumanizzazione di cui siamo vittime e che ci condanna all’isolamento e all’indifferenza, e di questo i primi ad esserne consapevoli sono i più deboli . L’ho letto stamane negli occhi e nelle parole sfiduciate di Gianna Tempesta , che, dalla sua carrozzella in cui è inchiodata da sempre, a voce bassa mormorava “non ho più voglia, oggi non ho più voglia di lottare”, dalle strette di mano di quei pochi che nel loro semplice gesto cercano un momento di incontro per liberarsi dal degrado sociale , morale e materiale in cui ci hanno fatto precipitare . Erroneamente si continua ad aspettare un leader o un gruppo di dissidenti che possa guidare verso un radicale cambiamento ,inutile e vana speranza, il mutamento potrà determinarsi solo partendo da noi stessi.

E mi piace immergermi nel mio sogno e immaginare noi cittadini che riprendendoci in mano la nostra vita alzando la testa in un moto di dignità e di orgoglio, finalmente riusciamo a gridare: Alla Mafia non ci sto!

per Vincenzo, Gianna e Gianni Tempesta e la loro figlia , per Pasquina e le tante e tanti che lottano per la loro dignità.

mercoledì 22 giugno 2011

la vita è tutta un quizzzzz

La vita è tutto un quiz , diceva anni fa una scanzonata e ironica canzoncina che oggi calza a pennello sulla scuola .

L’Istituzione scolastica il più importante strumento di rivoluzione sociale che la nostra Costituzione, più volte violata , garantisce,o meglio dovrebbe garantire, una risorsa di reale democrazia trasformato in un fantozziano sistema di controllo, che al massimo può produrre ” lievi “ problemi alle scuole come gli errori a catena che in questi giorni sono precipitati durante gli esami delle scuole secondarie di primo grado

Il super quizzone ideato da menti sadiche apparentemente per gli studenti, in realtà per indagare sulla qualità dell’insegnamento in base a risposte multiple o alle varie crocette che vengono apposte in riquadri preconfezionati, ha fatto tilt e il perfetto sistema informatico gestito dal misterioso ente privato Invalsi (finanziato dallo Stato) è miseramente franato , mostrandosi in tutta la sua smisurata’inefficienza

.I diligenti dipendenti delle istituzioni scolastiche hanno seguito in questi giorni la procedura di somministrazione e correzione delle prove Invalsi con rigore teutonico servendosi delle mascherine (termine grazioso per identificare uno strumento di tortura contemporaneo caratterizzato da reticolati con piccolissime diciture da riempire con pallini , in corrispondenza della risposta data , da riportare in rete su schermate anch’esse strutturate in modo tale da rimanere scolpite negli incubi notturni dei docenti). A fine giornata dopo dodici tredici ore di lavoro, gli operatori scolastici venivano informati che i correttori erano errati, per cui i l giorno dopo si sono affrettati a ricontrollare tutte le prove e risolvere gli errori commessi non dall’inefficiente amministrazione pubblica o da quei lavativi di insegnati, ma dall’istituto privato finanziato dal MIUR che alle 15, 30 di nuovo ha diffuso la notizia a tutti gli istituti scolastici di un’ulteriore errore , il terzo,gettando nel panico,presidenti di commissione e sottocommissioni, segreterie e docenti che per un attimo hanno mostrato tutta la ferocia di cui sono dotate le categorie dominate e sottomesse. La televisione ha comunicato a tutto il regno che per fortuna tutto è rientrato e i disguidi hanno solo procurato un “lieve” “lievissimo” fastidio e la terra continua a girare e la scuola va avanti, tanto si è capito che le lagnette dei lavoratori scolastici non incidono più di tanto

fino a qualche tempo fa qualche sussulto la scuola lo mostrava lo si capiva dalle visite del politico di turno ai precari appollaiati sui tetti, poi, tutto si è spento . La scuola non buca più lo schermo,l’unica nota che sprigiona vitalità è la rassegnazione dei pochi docenti rimasti, i genitori intanto vanno alla ricerca della soluzione meno perdente , più accomodante, certo i ricchi di questi problemi non ne hanno mai avuti, le soluzioni loro le hanno sempre avute , nè sono mai stati attraversati da problemi irrisori come il destino dei figli già stabilito dalla loro condizione privilegiata, sono gli altri che si devono fare i conti in tasca , che devono cedere alle raccomandazioni, che si indebitano pur di garantire un futuro decoroso . Futuro decoroso, quale senso poi abbiano ormai queste parole al giorno d’oggi , noi abbiamo insegnato a i giovani l’ignobile arte del compromesso , del voto comprato, del danaro con cui ti puoi comprar qualunque cosa, dalle droghe con cui sballare il sabato sera, ad una bella laurea.

Irrimediabilmente annientato lo sforzo di alzare la testa di qualche precario , immediatamente fagocitato da pseudomovimenti e pseudoforze politiche che complici del sistema non hanno fatto nulla per frenare la deriva in cui veniva catapultata tutta la pubblica istruzione , inerti e colpevoli complici della volontà politica trasversale di cedere la formazione al mercimonio del libero mercato.

Eliminando il concetto di educazione dal sistema formativo, la scuola intesa come ascensore sociale e trasmissione di conoscenza, è stata trasformata in un gioco a quiz , il luogo dove le dinamiche educative si riducono alla competizione , sostituendo alla solidarietà l’individualismo in cui si sostanzia la moderna forma educativa a cui è stata ridotta la scuola. Una volontà antica che facilmente si riconduce agli ultimi governi ma già strutturata nel ontano 1995 del’European Round Table of Industrialist, l'ERT potentissima lobby di industriali europei a gli stati europei e al l’Italia "Non abbiamo tempo da perdere. (...) Ci appelliamo ai governi perché diano all’educazione un’alta priorità, perché invitino l’industria al tavolo di discussione sulle materie educative, e perché rivoluzionino i metodi d’insegnamento con la tecnologia

E l’Italia prona ai poteri forti e all’economia di mercato immediatamente si preoccupò di applicare i dettami imposti dalle multinazionali con il varo di quell’equivoco dell’autonomia scolastica (Berlinguer) , applaudito dagli intellettuali intelligenti con lo sguardo lungo, inteso come apertura verso un nuovo modello moderno e avanzato di scuola.

I n effetti l’autonomia fu una trasformazione epocale , mutando la natura essenziale delle scuole che diventarono supermarket tendenzialmente subalterne ai centri di potere locali , ma soprattutto ha determinato un crescente imbarbarimento dei rapporti tra i lavoratori della scuola, trasformata in un teatrino di laceranti conflittualità, generando confusione, contrasti, assenza di certezze, violazione di regole e diritti, incentivando comportamenti furbeschi, spregiudicati ed arroganti, esasperando uno spirito di cinismo, arrivismo e un’accesa competizione per scopi prettamente venali.

Poi il colpo definitivo del 2000, durante il governo d’Alema, con l’incostituzionale legge sulla parità, il resto è storia nota dai tagli economici e di risorse umane , allo sbeffeggiamento delle norme sulla sicurezza , alla decomposizione degli organi collegiali , al paradosso degli insegnanti di religione che vengono assunti da uno Stato straniero e pagati con i soldi pubblici italiani .

Bazzecole , ci viene detto, sono temi politici secondari, ci sono problemi molto seri come i finanziamenti per le spese militari, la scuola , come il sociale, la sanità, le politiche previdenziali non sono settore produttivo, l’importante è contare su poche eccellenze , la restante umanità che venga educata a consumare e ad indebitarsi.

Che si diffonda poi l’immagine di una scuola debole luogo di violenza e sopraffazione popolato da un universo giovanile sempre più distante e dipendente dal denaro, inteso come unica misura del successo, giovani ossessionati dalla cura della propria persona fisica, giovani, ridotti spesso a vivere in un tempo soggettivo senza progettualità preda facile della delinquenza e della criminalità

Una sofferenza funzionale al libero mercato e alla abrogazione definitiva dello stato sociale triste immagine della nostra povera civiltà globalizzata indifferente e sempre uguale a se stessa, dove il quiz sostituisce la cultura e un qualsiasi pensiero critico viene considerato disorganico al conformismo culturale di massa indotto dai media , e quindi pericoloso da ridicolizzare, da espellere, da criminalizzare.

sabato 18 giugno 2011

il merito della vittoria del referendum acqua pubblica


Il merito della vittoria dell’ultimo referendum ricade tutto sui partiti che oggi ci tengono a mostrare alla pubblica opinione il loro impegno contro la privatizzazione dell'acqua e il ritorno al nucleare, come Pierluigi Bersani,per esempio, che nel 2007 firmò con il Segretario USA all’ Energia Bodman, un accordo bilaterale di partneship sulla ricerca e lo sviluppo dell’energia nucleare.

Si esulta finalmente per la vittoria del si anche in Puglia, dove il 15 giugno è stata approvata una legge per la ripubblicizazione dell'Acquedotto, i maligni pensano che il varo della legge sia concomitante con l’enorme strabordante manifestazione popolare di assenso spingendo la giunta verso la modifica della configurazione legislativo-amministrativa dell’Aqp da società per azioni a totale partecipazione pubblica, voluta da D’alema nel 1999 con l’ assetto proprietario ripartito tra la regione Puglia ( 87% circa) e la regione Basilicata ( 13% circa), in azienda pubblica regionale. Una legge che rappresenta una svolta epocale, ma che è stata varata con discutibile ritardo soprattutto in considerazione della sua storia alquanto complicata e controversa . Ricordiamo i sistematici annuali aumenti del costo del servizio, prima giustificati dall’esigenza delle opere di risanamento della rete, poi col dover adeguare i costi, e così via. Fino all’apertura delle paratie dei laghi artificiali più volte stracolmi di acqua che stavano per tracimare, riversando l’acqua potabile a mare rendendola inutilizzabile; in elusione di ogni legge di mercato (maggiore offerta – minor prezzo), invece di distribuirla a minor prezzo si gettava via l’acqua e si invitava la gente a non sprecarla. Né va dimentica la disputa feroce tra Petrella, l’allora presidente dell'Aqp pugliese, e Vendola ancora attuale presidente della Regione Puglia.

“Non sono riuscito, in diciotto mesi,” affermava Petrella, “ a far accettare dalla Regione Puglia, che é il socio esclusivo (insieme alla Regione Basilicata) del capitale dell'Aqp e che esercita de jure e de facto un "potere" d'intervento forte sull'Acquedotto, l'idea di costituire un gruppo di lavoro incaricato di esaminare e proporre delle soluzioni.

L'abbandono dello statuto di S.p.A. non é stato considerato un atto prioritario e di attualità”(Petrella novembre 2006).
Ma questa è storia vecchia oggi spunta una nuova legge, promessa da diverso tempo, che si orienta verso la ripubblicizzazione che però si rileva piuttosto ambigua proprio nella materia più importante , ovvero l’apertura ai privati( art. 5, comma 4)

“l'Aqp può gestire attività strettamente connesse alla gestione del servizio idrico integrato attraverso la costituzione di società anche miste nel rispetto della normativa comunitaria e statale, in regime di pubblicità delle procedure e concorrenza, destinando gli utili propri ad investimenti diretti al miglioramento del servizio idrico integrato “sostanzialmente viene rimaneggiato quel decreto Ronchi sulla privatizzazione bocciato dai cittadini. La nuova formulazione non fa più riferimento alle “attività strettamente connesse” (come appreso in sede di Consiglio) bensì alle attività “diverse dal servizio idrico integrato ma da esso rivenienti”. ma soprattutto rimane poco chiara la questione del profitto del servizio idrico. La giustificazione è stata addotta da Losappio (capogruppo Sel Regione Puglia) che teme il riconoscimento della rilevanza economica del servizio integrato da parte della Corte Costituzionale,aprendo un conflitto tra la legislazione nazionale e quella regionale, la legge è stata fatta ma …. nel frattempo si è legittimati ad aprire ad altre attività molto remunerative come i rifiuti per esempio.

Sempre nell’ottica delle buone idee che vengono distrutte , la legge stabilisce anche l’erogazione dei 50 litri al giorno fissati dalle Nazioni Unite come diritto inalienabile, un diritto scritto a riconosciuto dalla normativa regionale , a patto che sia subordinato all’attivo in bilancio!!! alquanto difficile se per garantire il minimo vitale di acqua gratis a tutti (50 litri al giorno), l’Acquedotto Pugliese dovrebbe avere un avanzo di amministrazione di 400 milioni di euro l’anno.

In pratica un altro spottone elettorale che oltre a non rispettare la volontà popolare determina un sistema oligarchico , infatti l’ AQP sarà guidato da un amministratore unico, che sarà nominato dal Presidente delle Giunta regionale entro un mese, tra candidati in possesso di comprovate esperienze e competenze professionali o in possesso di rilevante esperienza nel settore dell’organizzazione e gestione delle risorse idriche. , svuotando di fatto il Consiglio Regionale della residuale capacità decisionale.

Questa è l’ultima espressione del laboratorio politico pugliese che oltre la facciata non è riuscito a dare risposta legislativa ed amministrativa concreta alla volontà popolare emersa dalla recente consultazione referendaria , andando oltre gli equilibrismi retorici l’acquedotto pugliese rimane principalmente un appetibile serbatoio di enormi risorse finanziarie, solo nel 2009 il Margine Operativo Lordo è cresciuto fino a 87,3 milioni di Euro rispetto ai circa 61 milioni di Euro del 2008, con un incremento del+43%, E’ chiaro che chi gestisce queste risorse, pubblico o privato o misto, acquisisce un forte potere per il raggiungimento dei suoi interessi, da qui il feroce conflitto che si è sviluppato , soprattutto nella sfera politica, e più in generale tra i vari blocchi di potere, che non rinunceranno facilmente al dominio e al controllo degli utili, da qui una legge che lascia aperti spazi di intervento ai privati e il netto rifiuto a introdurre e discutere i vari emendamenti presentati anche dagli stessi dipendenti dell’ Acquedotto.

Allo stato attuale si rimane scettici anche rispetto alla possibilità i poter sciogliere i nodi prodotti dalla confusione dei ruoli delle amministrazioni al tempo stesso pubblici , in rappresentanza dei cittadini e privati in quanto possessori delle quote patrimoniali; un doppiogioco che ha favorito e promosso la concorrenza ma soprattutto radicalizzato la rete di potere clientelare a cui il sistema difficilmente potrà rinunciare, nemmeno di fronte ai risultati inequivocabili del referendum.

lunedì 6 giugno 2011

LA SCUOLA E' APERTA A TUTTI 2 parte: Moratti Fioroni


L. n.53/2003: La struttura gerarchica della Riforma Moratti

L’agibilità democratico-sindacale e gli spazi di libertà e legalità presenti all'interno dell'istituzione scolastica pubblica , hanno subito colpi durissimi, dopo l'autonomia, infatti le scelte politiche dei governi nella loro alternanza si sono mossi in direzione univoca , costruendo un sistema alternativo a quello ipotizzato e delineato dalla Carta Costituzionale.

Sia l’istituzione della cosiddetta “autonomia scolastica” che poi l’applicazione della legge n. 53/2003 (meglio nota come “riforma Moratti”), hanno determinato una profonda disparità di funzioni e redditi all'interno della scuola sulla base di “meriti” e competenze eregendo di fatto una struttura oligarchica e verticistica che segna in maniera definitiva la gestione autoritaria dei singoli istituti modo autoritario.
Di fatto si è costituito un sistema gerarchico che ha pregiudicato definitivamente il residuo di democrazia collegiale generando una situazione di subalternità ai poteri politici ed economici territoriali.

Liberandosi di ogni ambiguità con la legge Moratti si introduce il modello aziendalistico prevedendo dopo la scuola media un duplice canale, uno per la futura classe dirigente (i Licei) e un altro per la classe subalterna . Ovviamente la disparità che si veniva a determinare presupponeva anche una diversa organizzazione , nasce così il modello “spezzatino”, orari minimi e differenziati a seconda delle esigenze ore aggiuntive ecc.
La Riforma presentava altri elementi di forte criticità come la scuola dell' infanzia ,anticipata a due anni e mezzo, trasformata in mera custodia , e l'inesistente copertura finanziaria. 
La forte opposizione del mondo della scuola impedì l'applicazione di questo sconclusionato e classista modello scolastico, ma non impedì la politica dei tagli che nella finanziaria per il2007 fu di 3.175 milioni di euro per la scuola statale , mentre fu previsto un contributo per le scuole non statali di 100 milioni di euro, con la giustificazione che le scuole non statali svolgono una funzione pubblica!

Governo Prodi

- Finanziaria 2007 sono stati tagliati “solo”14.000 posti (10.000 docenti + 4.000 ATA). A un certo punto si sono resi conto che un taglio di 47.000 posti

- Finanziaria 2008 il Governo Prodi ha previsto di distribuire equamente in tre anni i 33.000 taglimancati, sospendendo per un anno gli effetti della clausola di salvaguardia per “evitare” il collasso finanziario delle scuole.

- Nell'anno scolastico 2008/2009 furono “coerentemente” tagliati 11.000posti (10.000 docenti + 1.000 ATA). Il Governo Prodi poi è caduto, quindi l’eredità dei restanti 22.000 tagli è passata all’attuale Governo Berlusconi.
Il Governo Prodi quindi in due anni ha tagliato 25.000 posti (20.000 docenti + 5.000 ATA).

IL SUPERAMENTO DEL MORATTISMO :

a)scuole come fondazioni


Nel gennaio del 2007 l'allora ministro dell'istruzione Fioroni annunciò al Summit di Caserta che nel giro di un paio d'anni la scuola avrebbe cambiato voto trasformando le scuole in Fondazioni, per poter garantirne vantaggi fiscali .Ilministro mossodall'entusiasmo andò oltre e consiglio che i consigli di Istituto nominassero un Comitato Tecnico che lo affiancasse composto da rappresentanti del mondo aziendale e del terzo settore, riprendendo il comma 15 dell'art 1 del decreto legislativo n.226/2005 che prevedeva la costituzione di Poli formativi riabilitando di fatto la riforma Moratti anche in virtù della riconferma dei percorsi sperimentali triennali in collaborazione con il sistema di formazione professionale delle Regioni . Il superamento del morattismo al summit di Caserta scatenò l'entusiasmo dei sindacati, fuori dal coro solo i Cobas, mentre Andrea Ranieri dei Ds affermò che bisognava essere realisti che le scuole così saranno assolutamente trattate come terzo settore e per quanto riguarda le aziende saranno i dirigenti scolastici a decidere se prevedere l'ingresso delle aziende nella gestione dei costi.



b) Parità scolastica

Con l'art. 68 con 12 contratto nazionale della scuola Fioroni volle innalzare di 100 milioni di euro i già cospicui finanziamenti alle scuole private a fronte di un aumento mensile di 30 euro lorde per i docenti;

c) obbligo scolastico:

innalzato a 16 anni con la biforcazione classista del doppio canale art.68 c. 1 e 2, i ragazzi dovranno scegliere se il proseguo degli studi o la formazione professionale privata per contrastare la dispersione scolastica, compito per legge destinato alla scuola pubblica;

d) Pensioni:

avvio all'introduzione del Tfr dei fondi pensioni complementari e nel silenzio assenso di tutti i partiti e sindacati , ma fu il famigerato protocollo “segreto” del luglio 2007 ,firmato dal Governo e i sindacati, a prevedere la riduzione dei rendimenti pensionistici e l'innalzamento dell'età pensionistica.

Adele Dentice - PBC Puglia

sabato 4 giugno 2011

Viaggio in Italia: il Paese dei Poveri


Secondo il “Rapporto annuale sulla situazione del Paese 2010” Istat l'Italia è il fanalino di coda dell'Europa e il Meridione con in testa Campania Sicilia e Puglia, sono il fanalino del fanalino.
I parametri adottati sono tre: persone a rischio povertà dopo i trasferimenti sociale, persone in situazione di grave deprivazione materiale, in cui la Puglia primeggia registrando il 10,7% a fronte di una media nazionale del 7%, infine ci sono le persone che vivono in famiglie a intensità lavorativa molto bassa.

Se analizziamo la questione lavoro si rileva subito il dato positivo di 532mila in meno di disoccupati, positività che non trova corrispondenza nel sud Italia dove risiede oltre la meta degli italiani in cerca di lavoro, la cosa non migliora con la scuola dove ancora rimane altissima la percentuale di giovani che abbandonano la scuola con la Sicilia al 26% e la Campania e la Puglia a seguire con il 23 %, contro la media del 12 % del centro -Nord. Siamo dunque ben lontani dalla strategia Europa che prevedeva entro il 2020 il 40% di laureati quarantenni dal momento che ci attestiamo a uno scarso 19%

Questi dati parlano chiaro e ci delineano un paese sbilanciato non solo in termini di povertà reale ma anche in relazione ai meccanismi di solidarietà, come emerge sempre nel rapporto Istat, in merito agli aiuti erogati nel nord-est dove le famiglie sostenute nel 2009 sono state il 32, 2 per cento, mentre al sud la percentuale si abbassa al 26,1. Questo nonostante in regioni come Puglia, Calabria e Basilicata i bisogni di assistenza siano ben superiori a quelli del settentrione.

E' il paese dei poveri e della disuguaglianza , che nasce dalla rottura del funzionamento di solidarietà esponendo sempre i più deboli, lavoratori e piccoli imprenditori, vecchi e giovani; un processo innescato dall' indebolimento e dalla riduzione della sovranità dello Stato che ha perso la sua azione regolativa e, nella fase di crisi, ha tutelato le istituzioni di mercato sovrastimandone la capacità adattiva ,mentre sono stati sotto valutati i problemi veri, quelli che interessano la vita concreta delle persone.

Come i trattamenti previdenziali, per esempio, che, in attesa che si passi alla totale privatizzazione dello stato sociale, sono stati falcidiati. Le pensioni che , ormai prive di potere d'acquisto in quanto non vengono più rivalutate in relazione alle dinamiche delle retribuzioni e dell'aumento dei prezzi, sono state rese "complementari" alla rendita attraverso i fondi pensione, di cui solo il 23% di potenziali aderenti vi ha fatto ricorso e bisognerebbe interrogarsi sulle reali motivazioni , non necessariamente legate all' ignoranza , forse non tutti i lavoratori sono disposti ad assicurarsi la vecchiaia giocando in borsa parte della busta paga.

Inoltre il sistema della privatizzazione e dell'eliminazione dello stato del Welfare (improduttivo secondo i criteri dell'economia dominante) oltre ad aver distrutto interi settori produttivi e creato disoccupazione non hanno nemmeno apportato benefici rilevanti alle casse dello Stato. Gli unici effetti significativi sono i costi dei servizi, invariati nel migliore dei casi, a fronte di un reale calo della la qualità e dell'efficienza, perdendo di conseguenza il valore sociale che rappresentavano.

E infine, la precarietà, che ormai ha assunto l'aspetto della normalità, piuttosto che della straordinarietà a cui si accompagnano gli spot preelettorali , tipo assunzione di precari della scuola non registrati nel testo unico, o il via libera al Testo Unico dell'Apprendistato, e relativo abbassamento dell'obbligo scolastico di un anno, (i ragazzi potranno assolverlo con un anno di formazione lavorativa!!!) con migliaia di giovani lavoratori a basso costo immessi nel mercato. Lesione del diritto allo studio, sfruttamento del lavoro minorile e firma dei sindacati CGIL CISL UIL, che lo scorso ottobre hanno siglato il Patto sull’Apprendistato, con cui già si concedeva al padronato di fatto il Contratto di Primo Impiego flessibile e determinato.

E già determinato nonostante le assicurazioni contrarie infatti l’apprendistato potrà durare 3 anni per i giovanissimi quindicenni e fino a sei anni per chi ha tra i 17 e i 29 anni con una formula che viene spacciata come un contratto di lavoro a tempo indeterminato, ma in realtà alla fine di questo periodo si potrà essere licenziati senza troppe giustificazioni.

In questo paese che scivola verso la totale perdita dei diritti sociali "vecchi e giovani" devono convivere ormai stabilmente con uno stato di disagio esistenziale ed economico che porta al degrado morale, alla desolazione sociale e distrugge qualsiasi stimolo al cambiamento. In assenza di dissenso, nonostante la crisi, il sistema continua a sopravvivere perche le opposizioni sono assai marginali e per lo più legate a vecchi parametri ideologici novecenteschi, assolutamente inadeguati a leggere e analizzare le contraddizioni interne alla globalizzazione e alla liberal democrazia. Inoltre l'alternanza destra-sinistra in perfetta continuità e condivisione di fondo delle impostazioni politico-economiche ha atomizzato la società diffondendo ed esasperando la conflittualità tra gli individui, vediamo la frammentazione nel mondo del lavoro o le leggi a tutela di diritti individuali, e lo stesso dissenso diventa strumento di controllo delle masse oramai definitivamente narcotizzate.

La nostra realtà che si definisce democratica e liberale, ma non libera, ci ha riportato alla barbarie capitalistica con classi sociali elitarie senza nessuna possibilità di redistribuzione del reddito, ma in nome del progresso ha abrogato i diritti sociali e procede ciecamente verso lo sfruttamento indiscriminato delle risorse materiali e il livellamento culturale verso il basso, che imprigiona ogni volontà a poter attualizzare, in piena libertà e concretamente, le proprie scelte.

Adele Dentice