domenica 26 febbraio 2012

Ci prepariamo alla guerra


All’incontro “amici della Siria “, del 24 febbraio scorso, si delinea il progetto di attacco alla Siria seguendo le stese modalità libiche .Il ministro britannico William Hague ha confermato la “necessità” di fermare la campagna di terrore del regime Assad , mentre ambienti israeliani farebbero intuire che sarebbe aperta qualsiasi opzione . Intanto cresce la tensione internazionale poiché la Russia e la Cina si oppongono fermamente a qualsiasi intervento a fronte del fronte interventista capeggiato da USA e Francia; quest'ultima ha comunicato che l’Unione Europea congelerà i fondi della banca nazionale siriana sotto giurisdizione europea lunedì prossimo, e il Segretario di Stato americano Hillary Clinton ha assicurato che verrá dato un giro di vite anche alle sanzioni da parte di Washington. Ma i toni vanno oltre: “Gli Stati Uniti e i suoi alleati sono pronti ad usare qualsiasi mezzo necessario per porre fine allo spargimento di sangue” per mano del regime di Bashar al-Assad, ha dichiarato ieri il presidente americano Obama all’agenzia AFP. Il senatore John McCain gli fa eco chiedendo di armare i ribelli. E il Clinton si lascia andare ad un dipinto manicheo, attaccando ancora una volta i grandi assenti alla conferenza Cina e Russia: il loro veto all risoluzione ONU per un intervento militare il 4 febbraio scorso sarebbe stato “doloroso”, mentre “donne, uomini, giovani coraggiosi vengono massacrati”.
Lo scenario è da guerra, guerra mondiale, dopo la conquista della Libia, precipitata nella frammentazione di guerriglie territoriali fratricide, le minacce alla Siria e all’Iran, l’Afghanistan con le sue basi militari straniere permanenti e un governo fantoccio e corrottissimo, il nemico da combattere rappresentato dalla Cina e dalla Russia e un’Europa completamente sottomessa agli USA il cui modello è stato completamente demolito grazie all’attacco all’euro che ha fagocitato il welfare ritenuto economicamente insostenibile .A seguito delle grandi manovre un popolo completamente idiotizzato dai deformatori di notizie (privati o pubblici che siano); un popolo che crede che le guerre di invasione siano operazioni umanitarie, che non si possa uscire dall’euro, mentre c’è l’art. 50 del trattato di Lisbona che lo prescrive; un popolo che pensa di essere libero e democratico in realtà è schiavo, di una schiavitù totale e senza scampo poiché gli stanno togliendo possibilità di poter pensare liberamente.

lunedì 20 febbraio 2012

Bari la città del cemento


Ridisegnare la fisionomia della città parametrando lo sviluppo edilizio sulle reali esigenze abitative nel pieno rispetto del territorio non sembra un obiettivo politico strampalato ma semplicemente espressione di ciò che deve essere la politica, coerente e corretta in pieno rispetto dell’ambiente e della cultura storica di una città antica.Invece, anche qui a Bari ci hanno fatto ingoiare, con la scusa dei posti di lavoro, le recenti varianti del piano regolatore, che aumentano il rischio di una rapida cementificazione selvaggia violando gli stessi obiettivi del piano strategico che subordinavano l’edificazione alla riqualificazione delle strutture esistenti e al rispetto delle prospettive demografiche. Le nuove edificazioni costruite in luoghi e con caratteristiche diverse rispetto ai vecchi edifici hanno creato un immagine disomogenea della città senza tutelare né il patrimonio immobiliare nè quello ambientale
Come sarebbe dovuta essere Bari secondo le ispirazioni delle centrali politico –economiche scritte in tanti documenti programmatici ? lo abbiamo dimenticato, oltre il luccichio festoso del centro cittadino, ci confrontiamo quotidianamente con tutti gli aspetti promessi ma ancora inevasi: la mobilità, il verde , la sicurezza, la distribuzione dei servizi, il risanamento del patrimonio immobiliare degradato, il recupero di quartieri nati e sviluppati male, l’integrazione delle periferie, il raccordo con i comuni vicini e la conservazione della memoria, la promozione culturale,con tutti i teatri chiusi a parte il Petruzzelli mangia soldi.
Ci avevano promesso che si sarebbe lavorato in termini di riqualificazione e non di costruzione, di correzione degli aspetti negativi e di valorizzazione degli elementi di positività della dimensione metropolitana; ci hanno ingannato parlando di modernizzazione della città, e noi che conosciamo il senso delle parole sappiamo che “modernizzare” non significa solo riqualificare il centro storico o razionalizzare le periferie , modernizzare significa creare legami tra la città storica e le periferie ciascuna con i suoi luoghi di incontro che reciprocamente si acculturano superando la presunzione ottocentesca che il progresso si identifica con l’espansione selvaggia
Abbiamo assistito al dilagare dell’ iniziativa privata , con la consequenziale saturazione di aree edificabili, e all’incontrollato fenomeno di aggressione alle campagne periurbane di bari che nel corso degli anni hanno subito pratiche ed interventi violenti come gli sradicamenti di ulivi secolari e l’installazione di impianti rischiosi per la salute, alla violazione di tessuti storici come le lame, portatrici di una multiculturalità straordinaria dove si sono insediate comunità dal neolitico ai monaci; la distruzione di spazi agricoli nell’ottica di una mancata riconciliazione con l’ambiente per favorire interessi privati.
Ci è sembrato che il governo del territorio sia più guidato dalle categorie di imprenditori edili e proprietari immobiliari , che da un volontà di tutela del bene comune determinando una tumultuosa espansione urbana che ha accentuato ulteriormente le caratteristiche di città – dormitorio esponendo, tra l’altro, il territorio a rischio di inquinamento idrogeologico, atmosferico, più che di città a dimensione umana, giocando su un’ambigua interpretazione di una ben nota una manovra edificatoria che prevedeva una volumetria di 8 milioni di metri cubi (piano Quaroni) orientata verso previsione di 650.000 abitanti ,mentre attualmente se ne contano all’incirca 320.000
Ma nel 2008 esattamente il 7 luglio a questa sovradimensionata volumetria se ne aggiunsero altri tre milioni con una variante di delibera la n.64, oltre l’assurda incongruente logica della variante rilevammo alcune sfasature che furono oggetto di una lettera inviata all’assessore all’urbanistica della Regione dott.ssa Barbanente “Tale delibera, che autorizza la cementificazione di 11 milioni di metri cubi con la variante di un aumento di volumetria di 3 milioni di metri cubi rispetto agli 8 milioni previsti dal piano Quaroni su un ipotesi non verificatasi di un raddoppio della popolazione barese , dovrebbe essere Resa ineseguibile poiché il Consiglio Comunale in quella sede ha approvato anche le variazioni proposte dalle indicazioni della Regione nella delibera di Giunta Regionale n. 1358/2007, che includono il parere obbligatorio e vincolante delle Circoscrizioni, senza considerare che il Regolamento Comunale considera solo parere obbligatorio degli organi decentrati, pertanto, allo stato attuale , la Giunta Regionale non può prendere atto della delibera n.64.”
Ma non è finita nel gennaio 2009 un’altra variante aggiunge altro territorio da cementificare e riguarda le maglie 50 e 51 , meglio note come il Tondo di Carbonara, con cui si aggiungono altri milioni di metri cubi e il percorso espansivo della colata di cemento che seppellirà Bari si chiude il 6 febbraio 2012 con la delibera n.30.
E i cittadini cosa pensano di queste enormi ruspe disseminate nella città? più che altro non amano esprimersi perché è un discorso difficile e incomprensibile e poi queste case possono aprire prospettive lavorative , ma queste case da chi saranno abitate e quegli enormi edifici disabitati non potrebbero essere riqualificati ed essere anche loro motivo di lavoro? Le risposte che vengono date sono sempre quelle il volto nuovo della città e il lavoro , il progresso che da lavoro, perché in tempo di crisi seppellire il terreno sotto quintali di cemento armato fa bene alla crisi è una risposta di civiltà, magari noi pensiamo che la civiltà si potrebbe incontrare se quegli spazi agricoli fossero resi vitali al posto di enormi caseggiati vuoti
A noi persone comuni è facile ingannarci , diventa facile fare leva sulla nostra fiducia e sulla nostra ingenuità, sorprendendoci e ingannandoci facendoci accettare qualunque cosa attraverso un meccanismo elementare che utilizza i bisogni e i comportamenti collettivi conformemente a chi ambisce a dominarci, la macchina amministratrice si inventa posti di lavoro ,promuove il riutilizzo del territorio e la sua riqualificazione a noi sembra invece che dietro queste manovre vengano alimentati trasferimenti di grandi capitali infischiandosene dei diritti dei cittadini. Lo abbiamo scoperto con “stupore” grazie alle complesse investigazioni, all'esame di documenti bancari, contabili ed extracontabili, ai controlli incrociati presso gli enti pubblici e al sequestro di “12 milioni di euro alle società riconducibili alla famiglia di costruttori proprietari e del più grosso gruppo imprenditoriale della città. Truffa aggravata ai danni dello Stato e falso ideologico sui fondi pubblici destinati alla realizzazione di nuove strutture turistico-alberghiero, industriali e per la ristrutturazione di un centro medico-sportivo, nelle provincie di Bari, Taranto e Bat. Soldi pubblici per il sostegno all’attività imprenditoriale ricevuti dietro false attestazioni; contributi a fondo perduto erogati dal ministero dello Sviluppo economico per un totale di circa 23 milioni di euro (di cui 12 milioni oggetto della odierna misura cautelare”

Noi cittadini comuni e ignari dei grandi giochi che si operano sulle nostre teste ogni giorno veniamo depauperati di piccoli pezzi di quelle briciole di democrazia rimaste, avevamo avuto fiducia nella promessa che ci era stata fatta di avere più spazio nelle decisioni che ci riguardano da vicino, come le politiche urbanistiche o ambientali , anche attraverso l’attuazione del decentramento amministrativo, ma, pur essendoci un esplicito riferimento nel regolamento comunale, è stato perfettamente ignorato , ed ora con l’art 10 bis gli si da il colpo finale , infatti si nega alle circoscrizioni la funzione operativa , la quale sarà posta in essere solo dopo la verifica da parte della giunta ! Sempre più lontane le ipotesi di coinvolgimento dei cittadini dalle decisioni che lo riguardano , sempre meno influenti e condizionati da informazioni deformate , bisognerebbe allo stato attuale avere più coraggio nel conoscere i propri diritti e uscir fuori da quella pigrizia mentale e culturale che ci fa accettare il meno peggio o la parrocchietta di moda rendendoci ancora più schiavi degli uomini in catena dell’antica Roma, almeno loro avevano la consapevolezza della libertà come qualcos’altro dalla loro condizione infelice, noi abbiamo perso anche il nostro libero pensiero

giovedì 9 febbraio 2012

Dopo le classi, le scuole pollaio


L’eccesso di zelo fa della nostra regione l’avanguardia delle “innovazioni”, come scolaretti diligenti i nostri amministratori si fanno in quattro per applicare rigorosissimamente, anche se con dolore, le indicazioni governative. La giustificazione è nell’obbligo di legge, che forse presto obbligherà a disseminare la Puglia di ulivi OGM, che sono belli e crescono in fretta(!!!!), ma questa volta tocca rivolgere l’attenzione alla scuola e al nuovo devastante intervento sulla scuola pubblica che viene fatto passare come "Dimensionamento della rete scolastica", secondo quanto previsto dall’art. 19, commi 4 e 5, della legge di conversione n. 111 del 15 luglio 2011, come integrato dalla legge 183/2011.
Un provvedimento con cui si prevede, oltre all’abrogazione delle direzioni didattiche e delle scuole medie a favore degli Istituti comprensivi (per mantenere la propria autonomia devono raggiungere i mille iscritti), l’eliminazione tout court delle autonomie scolastiche sottodimensionate , cioè con meno di 600 alunni.
Con questi interventi La Puglia perde 28 autonomie per le scuole superiori e 160 per il primo ciclo (materne, elementari e medie).
Verrebbero soppresse, in pratica, oltre 202 scuole autonome del I ciclo (circoli didattici e scuole medie inferiori) e 35 del II ciclo (secondaria superiore), con la perdita di quasi 1.000 posti di lavoro (237 direttori scolastici, 237 direttori dei servizi amministrativi, circa 100 assistenti amministrativi e circa 150 collaboratori scolastici). Portando la sola provincia di Bari al vertice della classifica nazionale con l’eliminazione del 10% di istituti scolastici, con 180 posti che salteranno tra dirigenti, direttori dei servizi e personale ATA. Le conseguenze di questa ennesima scure ricadranno impietose sui lavoratori che temono il rischio di soprannumerarietà, di mobilità , ma soprattutto grazie al patto di stabilità sempre più tangibile si rivela la cassa integrazione, in particolare per i DSGA; a questo disagio lavorativo si aggiunge poi ciò che le famiglie subiranno a causa dell’interruzione dell’attività didattica e dello spostamento degli uffici di segreteria “È un piano doloroso – ha aggiunto l’assessore Alba Sasso– sappiamo che ci saranno proteste, ma lo abbiamo dovuto presentare per rispettare la legge. Le scuole saranno accorpate perlopiù in poli "di settore", tenendo insieme i tecnici, gli artistici e le altre specializzazioni». 
La verità è che la realizzazione di un istituto comprensivo, che non può ridursi ad un mero calcolo sommatorio di alunni né diventare terreno di conquista per qualcuno, non è altro che l’appendice di quei famosi 8,5 miliardi di euro scaricati sulla scuola, né sarà chiaro comprendere quali saranno gli eventuali benefici con meno operatori a gestire poli didattici così spropositatamente numerosi. Il dimensionamento dovrebbe sostanziarsi, in linea di principio, nella costruzione di un curricolo verticale, “questo” dimensionamento, invece, sembra tutt’altra cosa, se mai molto vicino alle logiche tutt’altro che trasparenti per chi opera e vive nella scuola, con la minaccia quotidiana della perdita del posto di lavoro e lo stravolgimento dell’offerta formativa sempre più dequalificata con studenti parcheggiati lì dove imperano confusione e deficit organizzativo.
Al di là delle parole tranquillizzanti dei sindacati che chiedono garanzie in merito all’edilizia scolastica per la formazione di istituti comprensivi organizzati come college (Giovanni Verga, segretario generale della Uil Scuola Puglia) o ai tempi distesi prefigurati dalla CGIL, dobbiamo considerare i primi deleteri effetti dovuti alla combinazione di ordini di scuole differenti a cominciare dall’impossibilità di far convivere nello stesso edificio minimo 1000 alunni con attività didattiche, orari e attività di amministrazione completamente diversi e tutto sotto un’unica dirigenza. 
Dopo le classi pollaio tocca alle scuole C’è da stupirsi se la qualità della formazione decade impietosamente?
Adele Dentice

martedì 7 febbraio 2012

MORTI NEI LAGER NAZISTI E NASCOSTI DA UNA LEGGE ITALIANA


Di Gianni Lannes

Il giornalista d’altri tempi - E’ lo stesso periodo in cui qualcuno, nella sede del Tribunale Militare, ordinò di girare contro il muro affinché non si potesse aprire l’armadio con 695 rapporti e 2.274 denunce (“notizie di reato”) a carico di nazisti tedeschi e fascisti italiani responsabili di stragi con migliaia di morti civili innocenti. Lo troverà nel 1994 il giornalista Franco Giustolisi: «Questa è la storia di un’ingiustizia. La più tremenda ingiustizia che un popolo possa subire. Fu una carneficina. Nazisti e fascisti, SS e repubblichini fecero decine di migliaia di vittime. Gente senz’armi, civili in fuga dalla guerra. Per lo più donne, vecchi e bambini. Piccoli ancora in fasce. Altri mai nati. Non furono rappresaglie ma omicidi. C’è un palazzo a Roma in via degli Acquasparta, sede della Procura generale militare. Lì affluivano dopo la liberazione, i fascicoli di quegli eccidi. Ma arrivò un ordine dall’alto. Fu deciso di salvare migliaia di criminali, di uccidere una seconda volta una moltitudine di cittadini. Non ci furono processi. Tutto fu avvolto nel silenzio che il potere aveva imposto».

Non solo ebrei - La tragica conta ufficiale del ministero della Difesa attesta che i deportati italiani furono in tutto 800 mila, di questi 80 mila morirono di stenti o furono trucidati nei lager, 44 mila erano civili internati per motivi razziali o politici, gli altri erano militari che in varie zone di guerra avevano tentato di resistere ai tedeschi - mentre il re Savoia si era dato alla fuga con la famiglia - e militari che s’erano rifiutati di arruolarsi nella Repubblica di Salò. Le salme si trovano nei cimiteri militari italiani di Amburgo, Berlino-Zehlendorf, Francoforte, Monaco di Baviera, Mauthausen in Austria e Bielany in Polonia. Fra le vittime sepolte si contano anche 77 ragazzi e bambini.

Un uomo - «È giusto che le famiglie dei Caduti sappiano». Questa è la frase che è diventata lo slogan dell'impresa titanica che un uomo di Montorio Veronese, Roberto Zamboni, ha deciso di portare fino in fondo: restituire alle famiglie la memoria dei propri cari, scomparsi durante il secondo conflitto mondiale e dati per dispersi.Gli elenchi di Zamboni (sul suo sito significativamente intitolato “Dimenticati dallo Stato”) provengono dall’incrocio di dati oscurati in diversi archivi: Croce Rosa Internazionale, Vaticano e Commissariato per le Onoranze (Onorcaduti) del ministero della Difesa tricolore. Incrociando i riferimenti Zamboni ha aggiunto ai nomi anche notizie relative alla deportazione, alle date e alle cause della morte, alla condizione sociale e alla provenienza delle vittime.
«Per oltre un decennio ho raccolto i dati dei nostri Caduti militari e civili che furono internati o deportati nei campi nazisti e che, alla fine del loro calvario, furono sepolti in Germania, Austria e Polonia. Chi nel dopoguerra si occupò di ricercare, riesumare e traslare le salme nei cimiteri militari italiani, purtroppo si “dimenticò” d'informare i familiari dell'avvenuta inumazione, negando a migliaia di famiglie italiane di avere almeno una tomba su cui piangere».Dalla fine della Seconda Guerra mondiale, il suo è il primo elenco integrale (oltre 16mila nominativi di base) che sia mai stato reso pubblico, riguardante i connazionali deceduti in prigionia o per cause di guerra e sepolti nei sei principali cimiteri militari italiani in Austria, Germania e Polonia. Nelle liste sono trascritte le posizioni tombali dei caduti sepolti nei cimiteri militari italiani di Amburgo, Francoforte sul Meno e Monaco di Baviera. Per i caduti sepolti nei cimiteri militari di Berlino, Bielany/Varsavia e Mauthausen, è indispensabile richiedere le coordinate tombali al Commissariato generale onoranze caduti in guerra per poter stabilire se il caduto è stato inumato in fossa singola, in tomba collettiva o sepolto tra gli ignoti.
Val la pena di chiarire che Zamboni fornisce la data di nascita di ognuno, la data esatta di morte (quasi sempre Austria, Germania o Polonia) e il luogo dove sono sepolti: notizie, le ultime due, che le famiglie di origine hanno sempre ignorato. Per le numerose famiglie, infatti, quei ragazzi partiti giovanissimi per la guerra non sono più tornati. «Lo studio», spiega Zamboni, «partito inizialmente come ricerca familiare, si è con il tempo sviluppato e dilatato in una vera e propria ricerca, tuttora in corso, su un aspetto poco conosciuto a ricercatori e storici e, come avrei potuto appurare col tempo, totalmente sconosciuto ai parenti dei Caduti. Dov’erano state sepolte le centinaia di deportati civili morti dopo le liberazioni dei campi di concentramento? E le migliaia di Internati militari italiani deceduti per le violenze subite nei campi di prigionia? Erano realmente tutti dei dispersi o avevano trovato degna sepoltura?».
«Questa impresa, iniziata nel 1995», conclude lo studioso, «ha come scopo finale quello di far conoscere ai parenti di questi poveri sventurati le località di sepoltura dei loro cari. A questo proposito dal marzo del 2009 ho iniziato a catalogare, riscontrare e verificare gli elenchi in mio possesso per poterli rendere pubblici». La sua ricerca ha avuto una importante eco mediatica quando Savino Pezzotta, ex segretario generale della Cisl, ha trovato il nome di suo padre: Pezzotta Francesco. Artigliere alpino, rifiutò di aderire alla Repubblica di mussoliniana di Salò: morto il 9 giugno 1944, sepolto nel cimitero militare d'onore a Bielany in Polonia. «Quel soldato era mio papà», disse Pezzotta, «e non abbiamo mai saputo dove fosse sepolto». Ora il documento è stato affidato al nostro giornale e finalmente dopo oltre 60 anni le famiglie potranno conoscere la sorte dei loro cari.

Un sindaco neofascista - Ad Orta Nova, in Puglia, il sindaco Giuseppe Moscarella prima di mollare la poltrona dopo aver accumulato debiti per oltre 12 milioni di euro, ha pensato bene di dotare la biblioteca comunale dell’opera omnia di Benito Mussolini. Anche questo paese ha i suoi dispersi, ora ritrovati: Luigi Benedetto, nato il 18 marzo 1911, ammazzato il 2 aprile 1945, attualmente sepolto a Francoforte sul Meno nel cimitero italiano d’onore (posizione tombale: riquadro K, fila 2, tomba 6). Paolo Coletta, nato il 12 febbraio 1920, assassinato il 24 febbraio 1945, sepolto ad Amburgo nel cimitero militare italiano d’onore (posizione tombale: riquadro 2, fila V, tomba 44). Ed infine, Giuseppe Norscia, nato il 24 agosto 1920, ucciso il 22 maggio 1945, sepolto a Monaco di Baviera nel cimitero italiano d’onore (posizione tombale: riquadro 5, fila 20, tomba 42).

Vergogna giudiziaria - Niente indennità da parte della Germania alle vittime italiane dei crimini nazisti. È questo il contenuto della sentenza emessa il 3 febbraio 2012 dalla Corte internazionale di giustizia dell’Aja.A Berlino l’Italia ha mancato di riconoscere l’immunità legittimata dal diritto internazionale per i reati commessi dal Terzo Reich. Con questa motivazione i giudici dell’Aja hanno deciso di accogliere per intero il ricorso presentato dallo Stato tedesco con il quale chiedeva il blocco dei risarcimenti alle vittime italiane del nazismo. È stata quindi riconosciuta come valida la tesi sostenuta dalla Germania, che accusava il sistema giudiziario italiano di “venire meno ai suoi obblighi di rispetto nei confronti dell'immunità di uno stato sovrano come la Germania in virtù del diritto internazionale. Consentendo il pronunciamento dei tribunali su cause miranti al risarcimento di danni subiti durante la seconda guerra mondiale” sostenevano i tedeschi, il Belpaese aveva infranto “l'obbligo di rispettare l'immunità giurisdizionale di cui la Germania gode secondo il diritto costituzionale”. Con il recente verdetto il Tribunale dell’Aja ha ordinato al governo italiano di prendere tutte le misure necessarie affinché le decisioni nazionali prese finora che contravvengono all’immunità siano prive d'effetto. Le corti italiane, da parte loro, non dovranno più emettere sentenze che prevedano risarcimenti individuali per casi simili. La giurisprudenza italiana in materia, quindi, diventa priva di validità. La vicenda ha avuto inizio con due decisioni della Corte di Cassazione. La prima risale al 2004; con essa veniva riconosciuto il diritto al risarcimento a un uomo deportato in un lager. Secondo i giudici del Palazzaccio, infatti, lo scudo dell'immunità veniva meno nel caso di specie per via della gravità dei fatti. Nel 2008 gli ermellini tornavano a condannare la Germania a risarcire i familiari delle vittime delle stragi compiute durante l'occupazione del suolo italiano da parte delle forze tedesche. La pronuncia respingeva la richiesta avanzato dallo Stato alemanno contro una precedente sentenza emessa dalla Corte d'Appello militare di Roma. Quest'ultima aveva ravvisato i danni subiti dalle parti civili nella strage nazista del 29 giugno 1944, in occasione della quale vennero uccise 203 persone, tra le quali non vi era nessun militare. La Corte d’Appello militare aveva condannato Berlino a risarcire i familiari delle vittime di questo eccidio. La pronuncia della Suprema Corte con la quale gli indennizzi venivano confermati era stata considerata storica, poiché per la prima volta era affermato il diritto al risarcimento per le vittime dei crimini nazisti nell'ambito di un procedimento penale. Al di fuori dell’Italia, nessun paese aveva intentato cause per ottenere un indennizzo nei confronti della Germania, per via dell’immunità.La Corte internazionale di giustizia dell’Aja, tuttavia, ha invitato la Germania a negoziare a livello politico un risarcimento per tutte le vittime che avevano già ottenuto il giudizio favorevole dei tribunali italiani. Il Tribunale dell’Aja, si legge nella sentenza “ritiene che le richieste originate dal trattamento degli internati militari italiani, insieme a altre richieste di cittadini italiani finora non regolate, possano essere oggetto di un ulteriore negoziato” tra i due paesi. Nella pronuncia un passo è dedicato anche al trattamento riservato ai militari italiani internati, esclusi dal programma di risarcimento tedesco. La Corte dell’Aja, si legge, “considera motivo di sorpresa e di rammarico che la Germania abbia deciso di negare una compensazione a un gruppo di vittime, negando loro la protezione legale che sarebbe spettata ai prigionieri di guerra”, perché tali furono considerati, dal punto di vista legale, i militari italiani nei campi. La questione è rimandata alle calende greche. Ma i bambini, le donne, i vecchi uccisi dai nazisti e dai fascisti? E quelli imprigionati nei campi di sterminio? Meritano rispetto, ricordo, riconoscenza. Il loro sacrificio, insieme a quello dei partigiani, ha generato la Costituzione (recentemente svuotata di senso dopo l’approvazione del Trattato di Lisbona), la Repubblica, la nostra democrazia sempre più in agonia in attesa di tirare per sempre le cuoia.

venerdì 3 febbraio 2012

Santeramo: ormai è prassi consolidata


Ormai è una prassi consolidata quella di fingere di ritirare le proposte> se c´è una forte reazione dei cittadini locali supportati dalle> "coalizioni" che, in queste occasioni, sembrano risvegliarsi da un sonno> profondo e si affrettano a segnalare tutte le proprie preoccupazioni e> perplessità; intanto si cercano nelle vicinanze condizioni più *propizie> all´affare* . Questa volta parliamo della centrale a biomasse di Santeramo> , in provincia di Bari ai confini con la Basilicata, il cui iter> procedurale e burocratico è terminato nonostante la forte protesta popolare.>> La storia si intreccia con un´ altra quella di un inceneritore a pochi> chilometri di distanza, dobbiamo risalire esattamente al marzo 2008 nella> zona Jesce a Matera quando fu sventata l´installazione di un> termovalorizzatore , previsto dal piano pluriennale delle opere del Comune> di Matera; oggi, in località Montefungale Santeramo (a confini con il> territorio di Matera ), i cittadini si ritrovano il progetto bello e> approvato di una centrale a biomasse da 10 Megawatt che richiede 60.000> tonnellate/anno di scarti di legname o di lavorazioni agricole. La zona in> questione comprende poco più di 70.000 metri quadrati al confine con i> territori di Altamura e Matera, si tratta di un´area di pregio ambientale *a> poca distanza dal Parco Nazionale dell´Alta Murgia* (circondato da *zone SIC> * e *ZPS*) , situato nella* **IBA Murge*, *Important Bird Areas*., per via> della colonia di una rara specie di falco detta Falco Naumanni( *direttiva> 79/409 CEE*, considerata anche "*specie vulnerabile*" nella Lista rossa> IUCN Unione Internazionale per la Conservazione della Natura)>> Il progetto parte già dal 2000 e sarebbe stato portato avanti da giunte> politiche di diverso orientamento: *Luglio del 2000*,Sindaco di> centrodestra, *Michele Digregorio*, richiede a Fitto di definiredi un> accordo di programma per un termovalorizzatore, la firma dell'accordo di> programma, nell'*Agosto 2003*, da parte del Sindaco *Sente Zeverino* di> centrosinistra, la delibera di consiglio comunale del 2009> dell'*Amministrazione> Lillo* riapre la possibilità di usufruire di fonti di energia rinnovabile> (ivi compresa quella a Biomasse) per generare corrente elettrica.>> Lo sconcerto ha origine quando , nonostante le prese di posizioni di> ambientalisti e dei rappresentanti della nuova amministrazione , leggiamo> il documento presentato dalla ditta ORP srl in merito all'istanza da> presentata alla Regione per ottenere l'*Autorizzazione unica* (ai sensi del> Decreto Legislativo 29.12.2003 n.387), e si scopre che sono stati ben *23> gli Enti Pubblici che hanno partecipato*, come per legge, *al procedimento* in> questione. Essi sono: *Comune di Santeramo in Colle, Provincia di Bari* (Ass.> Ambiente, Rifiuti e AIA, Viabilità e Trasporti, Finanza e Tributi), *Regione> Puglia** *(Urbanistica, Servizio Industria Energetica, Ecologia), *VV.FF.**> *(Ufficio Prevenzione), *AUSL BA/3* (Servizio Igiene, Sanità Pubblica,> Spesal), *Arpa Puglia, Comune di Matera** *(Servizio Igiene), *Provincia di> Matera* (Ambiente),*Direzione Regionale dei Beni Culturali e Paesaggistici> della Basilicata, Soprintendenza per i Beni Ambientali Architettonici e> Storici della Puglia, Soprintendenza Archeologica, Soprintendenza per i> beni ambientali architettonici, artistici e archeologici, Autorità di> Bacino (Puglia), Ministero delle Comunicazioni, Terna Spa, Soprintendenza> per i Beni Architettonici e per il Paesaggio Basilicata, Ministero per i> Beni e le Attività Culturali, Autorità di Bacino (Basilicata)*.>> "La* **Regione Puglia*, in data *17 Novembre 2010* con propria nota Prot.> n. 0016183, dichiarava la c*hiusura positiva della conferenza di servizi in> merito alla centrale biomasse di Santeramo"*>>>> Si evince una aperta contraddizione sia in merito al * Regolamento> Regionale del 30 dicembre 2010 N. 24, **che** *individua *criteri di> salvaguardia ambientale, **che al*lo studio* che* la stessa Regione> nel 2007commissionava> all'Università di Bari sulla disponibilità di biomasse a fini energetici> nella nostra regione " Relazione Conclusiva 2007 (a cura di Ing. Achille> Pellerano, Ing Antonio Pantale, dott.ssa Patrizia Tenerelli, dott.ssa Maria> Teresa Carone), da cui si desume che dalle disponibilità di biomasse> presenti nella provincia di Bari è possibile alimentare un totale di 22 MW> , ma il medesimo studio evidenzia come nella stessa provincia sono> installati già 40 MW e sono invia di installazione (fra cui anche> Santeramo) altri 265 MW!!! Oggi si parla addirittura di 500MW( fonte TERNA).> * *>> Quindi alla superproduzione di energia corrisponde l´iter approvativo di> centrali disseminate su tutto il territorio supportandole con dichiarazioni> perplesse e preoccupate per la tutela dell´ ambiente mentre passano in> sordina gli atti "nascosti" nell'albo pretorio online e non pubblicati> nella home principale del sito del Comune>> Comunque, ritornando alla centrale di Santeramo, sorge spontaneo riflettere> come nell´arco di un raggio di 100Km all´interno della zona circostante> Montefugale ci siano altre centrali a biomasse che renderanno più esigua la> quantità di sostanze da utilizzare dalla O.R.P. srl. Inevitabile chiedersi> quale sarà la composizione del materiale che verrà bruciato è infatti noto> che ci vogliono ben 9850 tonnellate annue di legno derivanti dalla potatura> di verde pubblico e privato, altre 45.000 tonnellate annue di segatura e> ritagli in legno derivanti dagli scarti del settore del mobile e del> salotto, ormai in crisi .Allora questo materiale da dove verrà ricavato? Se La> disponibilità di legna di zona va progressivamente diminuendo, per> garantire il funzionamento degl´impianti a pieno regime, non basteranno i> prodotti locali, quindi si dovrà far ricorso al reperimento di biomasse da> zone sempre più distanti con il conseguente aumento dei costi di gestione,> oppure si farà uso dei rifiuti solidi urbani e d´altro genere. La O.R.P.> srl nella sua relazione tecnica a questo proposito offre una serie di> garanzie sia sul controllo del trasporto delle biomasse che sulla filiera> corta(ai sensi dell´art.2 comma 4 della L.R. 31/2008). garantendo di poter> contare su una disponibilità di 130.000 Ton/anno di biomasse agro-forestali> sulla base di pre-contratti sottoscritti con circa *200 conferitori* , sono> previste infatti delle convenzioni con aziende agricole di Santeramo,> Altamura, Gravina e della Provincia di Taranto.> Ammettendo che si riuscisse ad evitare il grande traffico di legna da> ardere si ritorna al quesito iniziale relativo alla reperibilità del> materiale da ardere in presenza concorrenziale di altre centrali A questo> punto non resta che lo sfruttamento delle aree boschive , poiché una> centrale una volta accesa non può essere spenta; Inoltre anche se si> dovessero utilizzare solo prodotti agricoli, ci sarà da chiedersi se la> qualità dell´aria rimarrà respirabile, infatti se i prodotti da incenerire> sono saturi di concimi ,diserbanti e altre porcherie derivanti dal> petrolio, nonostante i filtri le emissioni non potranno essere tutte> contenute e qui parliamo di nano particelle , diossine e altre molecole> nocive oltre al sicuro incremento di cO2.>> Tutto questo passa per green economy, una farsa , i lucrosi incentivi> sono il vero affare che si consuma nella rapina degli incentivi statali> Cip 6 , certificati verdi che rappresentano l´aspetto più controverso della> questione ambiente nella quale l´Italia è incappata. Questo è l´unica> giustificazione del proliferare di centrali termoelettriche a biomassa .> Santeramo come la Basilicata o la Campania, il Nord come il Sud, nulla> cambia è un sistema che caratterizza le grandi SPA dell´energia e dei> rifiuti, lobby che si servono di procacciatori d´affari e gruppi finanziari> per snaturare progressivamente l´habitat e distruggere il territorio> agricolo divorando con l´arma del ricatto occupazionale le categorie più> deboli dei disoccupati, dei precari, degli agricoltori.