sabato 31 dicembre 2011

Troppo comodo, troppo ipocrita


Troppo comodo E troppo ipocrita
Sbandierare una sincera carità verso gli umili o accoglienza per gli altri poveri che vengono da lontano, orchestrando una campagna mediatica che guarda sempre all’immagine soprattutto in fase preelettorale . Si gioca con cavillosità bizantine sulla vita dei poveracci ma irrimediabilmente al di là delle lezioncine che ci vengono impartite dalle parole di qualche politichino locale, di sinistra o di destra non fa alcuna differenza , o la proiezione di film di propaganda, che rievoca tanto un ventennio passato, la vuota demagogia si manifesta in tutto il suo splendore di falsità e opportunismo su cui siede il vertice della nostra politichetta locale, svendutasi ai più potenti
Da sinistra come da destra implacabilmente arrivano a ritmo scandito le grandi iniziative di bontà dei nostri rappresentanti che opportunamente scelgono il caso che fa notizia e lo espongono come un trofeo, lo abbiamo visto recentemente a Bari con i coniugi disabili che sono stati premiati dai media nazionali , selezionati per la loro diversità tra gli altri morti di fame senza tetto che sempre più numerosi invadono la città , ma sono un caso limite che fa notizia, come, dopo anni di silenzio, fanno notizia i fieri ragazzi del Ferrhotel oggetto di un documentario che ha acceso gli entusiasmi di una parte della borghesia rosata di sinistra .
Ma ci sono persone , come la sottoscritta, che non ritrovandosi in alcun schieramento calibrato su ismi anacronistici non più interpreti della base sociale, si pongono delle domande sul destino degli altri derelitti,come gli ospiti di quel campo di concentramento che è il CARA di Palese, o i Rom, o i senza tetto baresi sparpagliati agli angoli della città sempre più numerosi, sempre sgomenti e sempre più vicini al nostro benessere finto, come i nostri piagnistei e promesse di fine anno.
Passeggiando per le vie del centro oltre i negozi che magnificano i loro saldi pre fallimento, sempre più facile scorgere anziani a frugare nei cassonetti dell’immondizia e code sempre più lunghe alle mense dei poveri, dove si vedono sempre più “facce conosciute”, ma questo fa parte del mondo degli invisibili sono un problema un grattacapo da relegare nelle periferie o in quartieri ghettizzati e degradati per renderlo impercettibile al salotto buono della città di Bari ,quel centro murattiano sempre più luminoso e sempre più lontano dalle periferie.
Ma anche i poveri servono, basta sfruttare il loro dramma nella logica assistenzialista, perché ci sono i PON o i vari progetti finanziati con soldi pubblici che affidano ad associazioni “storiche” centri polifunzionali sportelli di orientamento al Lavoro (!!!) che controllano , verificano e organizzano convegni corredati di pranzi di beneficenza che si consumano tra cristallerie preziose e vini super raffinati per intellettuali di lusso vestiti di buonismo Tutti bravi a coniugare il verbo della solidarietà nelle situazioni ufficiali o davanti ai media assoldati , ma poi nei fatti tanta demagogia e dietro il vuoto , poggiato sui privilegi e l’ipocrisia di una casta che utilizza gli ultimi come pacchi postali spostandoli a piacimento. Nessuno dall’alto della propria “immunità” può o vuole percepire il dramma sociale che si consuma quotidianamente, le parole di circostanza smaterializzano le sofferenze e le preoccupazioni legate alla precarietà e allo spettro di una nuova povertà che non lascia speranze nemmeno qui a Bari che, come altrove, padroni pubblici e privati operano per scaricarne i costi dei loro affari sui lavoratori e sugli altri ceti deboli., spostando quote sempre maggiori del reddito nazionale ai profitti ed alle rendite di pochi. La borghesia nostrana insediata stabilmente sugli scranni del Consiglio Comunale vuole mantenere intatti i propri privilegi sociali ed economici tracciando una strada pericolosa che conduce verso l’isolamento sociale e alle guerre tra i poveri, non del tutto spontanee, in cui ciascuno crede di difendere i propri miserevoli averi attaccando i poveri che vengono da lontano, un stratagemma per dividere e distogliere l’attenzione da altri problemi o da quella riprovevole sceneggiata che si celebra nei saloni del potere e della politica in cui si finge di litigare e, con altrettanta maestria, si sbandiera la solidarietà o l’integrazione
I cittadini, d’altro canto, avvinghiati nei loro quotidiane affanni, privati di futuro, disdegnano la casa del popolo che dovrebbe essere il Comune, sono insensibili alle scaramucce tra notabili simbolicamente divisi in opposizione aree amiche, tra l’altro sempre più difficile diventa l’accesso alle sedute pubbliche, grandi impalcature che nascondono quella piccola porticina che conduce alle sedute dei Consigli Comunali , i quali non vengono neppure più trasmessi da reti televisive locali preposte a quello che era un sprazzo residuo di trasparenza e democrazia
Troppo comodo e ipocrita il loro augurio per un anno nuovo.
ma i miei auguri sono sinceri

venerdì 30 dicembre 2011

Dal blog di Gianni Lannes

http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2011/12/grillo-le-parole-che-non-ti-ho-detto.html

29.12.11

L'OMBRA DEL GRILLO

Mario Monti e Alberto Quadrio.
di Gianni Lannes

Niente complotti, né dietrologie. Non ci vuole granché per smascherare l’approvazione di Beppe Grillo per il premier Monti. Il canale si chiama Aspen Institute e ci porta direttamente allo spietato gruppo di potere Bilderberg e alla Commissione Trilaterale. Tradotto: Fmi, Bce, multinazionali, eccetera. Vi ricordate la mappa del potere esibita dal comico? Domanda non concordata. Perché non vi compare nessuno della Casaleggio Associati né la società stessa che gestisce il blog di Grillo? In particolare Enrico Sassoon, attuale responsabile del mensile di management Harvard Business Review Italia (rivista edita da StrategiQs Edizioni, di cui è co-fondatore e amministratore delegato), Presidente di Leading Events (The Ruling Companies Association) e Presidente di Global Trends, società di studi, ricerche e comunicazione. Il giornalista Sasson - socio Casaleggio - è soprattutto il director della Camera di Commercio Usa in Italia. Al suo interno figurano personaggi che all’epoca avevano ruoli di rilievo: il vice di Microsoft Italia, Umberto Paolucci, Gian Battista Merlo, presidente e amministratore delegato Exxon Mobil Mediterranea, Gianmaria Donà dalle Rose, amministratore delegato della Twentieth century Fox home entertainment Italia, Massimiliano Magrini, country manager di Google Italia, Luciano Martucci, presidente e amministratore delegato di Ibm Italia, Gina Nieri, consigliere di amministrazione Mediaset, Maria Pierdicchi, direttore generale Standard & Poor’s, Massimo Ponzellini, presidente di Impregilo, Cristina Ravelli, country legal director The Walt Disney co. Italia, Dario Rinero, presidente e numero uno di Coca-Cola Hbc Italia, Cesare Romiti, presidente onorario Rcs. Micromega nel 2010 segnalava che «oggi nell’American chamber of commerce in Italy troviamo altre figure di spicco come Gianluca Comin, dirigente Enel e Giuseppe Cattaneo dell’Aspen Institute Italia, il prestigioso pensatoio, creatura di Gianni Letta, presieduto da Giulio Tremonti. E l’Aspen Institute pesa, ovunque agisca. Luogo di incontro fra intellettuali, economisti, politici, scienziati e imprese. Nell’Aspen transita l’élite italiana, che faccia riferimento al centrodestra o al centrosinistra».

Parola dello Zio Sam - Nel sito dell’Aspen Institute si legge: «Identità. Aspen Institute Italia è un’associazione privata, indipendente, internazionale, apartitica e senza fini di lucro caratterizzata dall’approfondimento, la discussione, lo scambio di conoscenze, informazioni e valori. La comunità Aspen è composta di Soci Sostenitori, Soci Ordinari, Amici di Aspen e, dal 2001, dagli Aspen Junior Fellows. Dai loro contributi l’Istituto trae le risorse necessarie per il proprio funzionamento. Il network internazionale Aspen è composto da altri centri di attività - indipendenti ma coordinati - con sede negli Stati Uniti, in Francia, Germania, Giappone, India, Romania e Spagna. The Aspen Institute nasce negli Stati Uniti nel 1950 per iniziativa di un gruppo di intellettuali e uomini di affari americani convinti della necessità di rilanciare il dialogo, la conoscenza e i valori umanistici in una realtà geopolitica internazionale complessa e in evoluzione, appena uscita dalla devastante esperienza della Seconda Guerra Mondiale. In Italia l’Istituto inizia la propria attività nel 1984 con una forte caratterizzazione transatlantica, oggi ancora ugualmente molto presente.

Tremonti e Bertone.

Missione. La missione di Aspen Institute Italia è l’internazionalizzazione della leadership imprenditoriale, politica e culturale del Paese attraverso un libero confronto tra idee e provenienze diverse per identificare e promuovere valori, conoscenze e interessi comuni. L’Istituto concentra la propria attenzione verso i problemi e le sfide più attuali della politica, dell’economia, della cultura e della società, con un’attenzione particolare alla business community italiana e internazionale.

Metodo. Il “metodo Aspen” privilegia il confronto ed il dibattito “a porte chiuse”. Attorno al tavolo Aspen discutono leader del mondo industriale, economico, finanziario, politico, sociale e culturale in condizioni di assoluta riservatezza e di libertà espressiva. The Aspen Institute con sede oggi a Washington DC e centri d'attività ad Aspen (Colorado) e a Wye River (Maryland) nasce nel 1950 e, da allora, promuove e favorisce lo sviluppo di una leadership illuminata, formata al dialogo e in grado di affrontare le sfide della società globale. Partecipano agli incontri organizzati dall’Istituto personalità di primo piano della politica, dell’economia, della scienza e dei media nazionali e internazionali. L’intensa attività editoriale testimonia ulteriormente l’impegno per la missione di creare negli Stati Uniti e nel mondo una leadership illuminata e consapevole, formata su valori umanistici universali».

Stefano Parisi Carlo e De Benedetti.

Eterodiretti - Casaleggio plasma gli orientamenti di Beppe Grillo il quale forgia le politiche del Movimento cinque stelle. Il video aziendale di Casaleggio “Gaia” prevede nel 2045 un mondo controllato da internet dove la politica sarà morta. All’interno di Casaleggio ci sono esponenti dell’Aspen Institute, un tink tank conservatore americano che ha il chiodo fisso puntato sulla riduzione drastica della popolazione. Di che si tratta? Di un potente sodalizio di personaggi influenti: studiosi, politicanti, professionisti affermati, giornalisti; che hanno il ruolo di elaborare le nuove strategie politiche e anche le nuove ideologie come il neoconservatorismo americano, che ha fatto da guida ai 10 anni di Presidenza e governo di George W. Bush, inclusa “la guerra al terrore” e tutto ciò che comportò nella riduzione delle libertà civili dei cittadini americani ma non solo.

Sorpresa - Nel comitato esecutivo dell’Aspen Italia, tra gli altri figurano Mario Monti, Giuliano Amato, Lucia Annunziata, Francesco Caltagirone, Giuseppe Cattaneo, Fedele Confalonieri, Gianni De Michelis, Umberto Eco, John Elkann, Franco Frattini, Enrico Letta, Gianni Letta, Emma Marcegaglia, Paolo Mieli, Romano Prodi, Cesare Romiti, Paolo Savona, Carlo Scognamiglio, Lucio Stanca, Giulio Tremonti, Giuliano Urbani. Per una mappa del potere sarebbe fondamentale sottolineare i collegamenti che ci sono tra questi personaggi ed alcune società. La Aspen ha come scopo (si legge nel loro sito web) «l’internazionalizzazione della leadership imprenditoriale, politica e culturale del Paese attraverso “il ‘metodo Aspen’ che privilegia il confronto ed il dibattito ‘a porte chiuse’». Alcuni di quei personaggi fanno parte del Bilderberg Group, della Commissione Trilaterale e il Consiglio per le Relazioni Estere. Per quale ragione una società che ha al suo interno membri del genere che si vedono “a porte chiuse” non è stata inserita nella mappa del grillo parlante? Dalle mie parti, in lingua dialettale si dice: “Sput’ c’adduin’” (sputa che indovini). Dal comico ligure è stata nascosta volutamente una parte dell’organigramma di potere? Singolare coincidenza: proprio quella collegabile alla Casaleggio e quindi a Grillo. Per la cronaca: sulla rivista Aspenia (edita dall’Aspen Institute Italia e sfacciatamente favorevole al nucleare civile e militare) scrive il generale Carlo Jean, già protagonista in negativo sotto il governo Berlusconi del tentativo di realizzare in Lucania un deposito illegale di scorie atomiche, in seguito arrestato dalla mobilitazione popolare. Un’altra singolare coincidenza: Marta Dassù, già direttore generale per alle attività internazionali di Aspen Italia è stata recentemente nominata sottosegretario al ministero degli Affari Esteri (governo Monti). Allora, da chi è influenzato la star Beppe? Serenetta Monti, grillina romana della prima ora dice che «Beppe prende ordini» da Gianroberto Casaleggio. Beppe Grillo stesso, nella prefazione di «Web ergo sum», racconta: «Lo incontrai per la prima volta a Livorno, una sera di aprile del 2004. Venne in camerino e cominciò a parlarmi di rete. Di come potesse cambiare il mondo. Pensai che fosse un genio del male o una sorta di San Francesco. Ebbi un attimo di esitazione. Casaleggio ne approfittò. Mi parlò allora di Calimero, il pulcino nero, Gurdjieff». Il guru del guru fa il suo esordio nell’Olivetti di Roberto Colaninno, poi transita in Webegg, un’azienda allora controllata da Telecom. Casaleggio appunto è il manager che ha persuaso Grillo dell’utilità della rete. La società che presiede, la Casaleggio associati (fondata nel 2004 a Milano), ha l’obiettivo dichiarato di «sviluppare in Italia la cultura della Rete». Ha creato e gestisce, tra le altre cose, non solo il blog del comico genovese ma anche la distribuzione di tutti i suoi gadget (video, libri…). Casaleggio non ha traghettato su internet solo Grillo: nel gennaio 2006 il manager convinse anche Antonio Di Pietro ad aprire un suo blog. Per comprendere la strategia di Casaleggio basta leggere la dichiarazione rilasciata al Corsera il 25 maggio 2011: «La Rete condizionerà il potere e cambierà le forme di rappresentanza democratica. Passando dalla delega alla partecipazione diretta. Gli Usa sono davanti anni luce e noi siamo il fanalino di coda». In soldoni: la democrazia diretta che dalle antiche arene in pietra si sposta nell’arena della Rete e si fa democrazia digitale, per dirla come la annuncia lui: «La Rete che spossessa i governi della rappresentanza e i media della gestione dell’informazione», mettendo «in crisi il sistema della delega democratica», quella che passa attraverso il Parlamento.
Ora Grillo spieghi la faccenda ai suoi fans o almeno ai grulli a pagamento.

lunedì 26 dicembre 2011

Diritto alla salute, art. 32 della Costituzione






diritto alla salute, art. 32 della Costituzione
Per il 2012 si prevede la perdita di 4000 posti di lavoro nella sanità pugliese, colpa dei tagli imposti dal governo e dei ritardi, l’accanimento contro la sanità non si limita solo alle strutture complesse , ma è più incisiva con i pronto soccorso eliminati anche in zone con un numero cospicuo di abitanti come per esempio Mola di Bari , cittadina di oltre 28.000 abitanti a cui progressivamente è stato tolto prima l’ospedale , poi il pronto soccorso e ora è ridotto ad un punto di primo intervento operativo solo dalle 8 del mattino alle 20
il fiore all’occhiello della campagna elettorale di una Puglia migliore nel 2005 si è trasformato nel punto più raccapricciante del’intera politica della Regione Puglia I conti sono in profondo rosso e i servizi sono scadenti. Se fosse già in vigore la legge sul federalismo fiscale, Vendola decadrebbe da Governatore per il mancato rispetto del patto di stabilità e per gli aumenti di tasse e ticket, senza la fornitura di maggiori servizi.
Talmente profondo è l’abisso del deficit che l’amministrazione è stata indotta ad abrogare i comma 1 e 2 dell’art. 13 della legge regionale di bilancio 2011 (L.R. 19/2010).che prevedono l’esenzione ticket per visite specialistiche anche per gli ultrasessantacinquenni e per i bambini piccoli, questo per onorare l’impegno assunto con il Governo al fine di rispettare il Piano di rientro 2010-2012. Il giro di vite prosegue con la chiusura degli ospedali , alcuni sostituiti da Punti di Primo Intervento territoriale, poi chiusi dal 31 agosto scorso come è accaduto per Mola, Polignano , Ruvo di Puglia, Alberobello, Grumo Appula nelle ore notturne privando i cittadini di quel residuo di diritto alla salute garantito anche dalle singole unità territoriali almeno nella prima fase del soccorso.
Inoltre l’abbassamento del deficit sanitario del 2011 ,l’assicurazione dei fondi statali, tutti quei risparmi significativi che stanno registrando dalla chiusura di ben 18 ospedali in puglia, potrebbero essere investiti per potenziate le strutture attuali mostrando un concreto segnale di volontà politica dell’amministrazione regionale in difesa del diritto primario alla salute Sarebbe deludente per i cittadini scoprire a cose fatte che i sacrifici sopportati non sono serviti a nulla e , addirittura, i risparmi stornati verso la realizzazione di strutture private.
il Movimento Per il Bene Comune sensibile al bisogno espresso dai cittadini molesi ha perorato la loro causa promuovendo la petizione per la riapertura anche nelle ore notturne del presidio sanitario

sabato 24 dicembre 2011

Buon Anno con L'ORO


Buon Anno, con la fine del vecchio mondo , da antiche profezie Maya, e, forse, con la nascita di una nuova era, con nuove elezioni, delle quali si sente con sempre più intensità l’odore: Intanto qui a Bari il parapiglia elettorale fa smuovere il sonnacchioso panorama politico locale, e lo scacchiere delle alleanze “strategiche” cambia volto, così il sindaco Emiliano circondato dalla famiglia costruisce una nuova lista autoreferenziale alleandosi con il consigliere regionale Attanasio PDL , scompaginando gli equilibri locali della sinistra SEL, PD, i quali si ricompattano attorno a ex compagni (!!!) liste civetta e associazioni “amiche “, con le quali si fa “finta” di litigare, per dimostrare l’assoluta democraticità del sistema (ma sono sempre l’oro), infatti nel momento del l’oro bisogno si ritrovano amici più di prima per dividersi pezzi di elettorato e pezzi di potere.
E’ lo stesso copione che i replicanti leader politici ci ripropongono periodicamente, personalizzazione della politica e acrobatici voli, facilitati dall’inconsistenza totale dei l’oro programmi, comunque ben architettati ma inattuati, per cui leggeri e lievi possono zompettare indisturbati da destra a sinistra, evocando la benedizione della Chiesa o illudendo le poche frammentate e confuse oramai teste pensanti che, il l’oro, è il luogo della rivoluzione colorata gioiosa e, soprattutto, cangiante sinonimo di progresso. PD/PDL/SEL la farsa delle false promesse e delle parole pronunciate alternando ai ritmi pacati di una accattivante affabulazione, un’arcigna veemenza che, con battute sprezzanti, tacita l’intervento di altri pur di rimanere al centro della scena. Si dicono politici, in realtà mestieranti del potere non altro , offendendo l’Idea della Politica declamata da Platone nella Repubblica o nelle Leggi di Aristotele che, al di la di ipocriti moralismi, la individuano come gestione del bene comune, i signori invece gestiscono molto efficientemente il l’oro bene privato a danno di quello comune, tradendo i cittadini che, si sa, scelgono su basi emotive e irrazionali, non si spiegherebbe il consenso e la credibilità anche di fronte ed evidenti contraddizioni, smentite e falsità subito dimenticate. Mi si dirà che è il gioco della politica, quella dei poteri che sanno più di noi e per noi vendono la loro anima, ma allora se è per il nostro bene come mai si continua distruggere il territorio a macchia di leopardo cementificando oltre il 75% del territorio agricolo barese, disapplicando le belle parole sul’urbanistica partecipata, rivelatasi della pratica come accumulo di delibere e varianti, mentre la partecipazione delle assemblee popolari o forum, dopo i primi inizi tumultuosi e carichi di aspettativa, ora si rivela stancamente deserta, come deserte sono le speranze degli abitanti del quartiere Libertà dove perdura una situazione di profondo disagio, o come il lungomare dopo Torre Quetta, il non luogo abitato da una umanità dolente e dimenticata; a spegnere gli entusiasmi la mancata valorizzazione , sempre promessa, della memoria storica e visiva di questa città , nessuna attenzione all’ambiente , pensiamo allo scempio operato nella zona delle lame, che manifesta la perfetta continuità tra le varie amministrazioni, la distruzione di strutture architettoniche e potremmo continuare all’infinito sino ad arrivare alla grottesca farsa della caserma Rossani del malinteso tra il Comune e La Regione.Puglia , della nuova alleanza e della chiassata disastrosa nel Consiglio Comunale
Dopo la condivisione del piano di riqualificazione dell’ex caserma la Regione si è resa indisponibile a stanziare quei 17 milioni fondi FESR da integrare con i 13 del Comune, facendo svanire la gestione dell’ex caserma interamente pubblica, i privati – affermava Sindaco qualche giorno fa – dovranno entrare e a qualcosa dovremo rinunciare".

Va precisato come memoria storica che il PS MTB, approvato dal Nucleo di Valutazione regionale e sottoposto favorevolmente alla VAS regionale, prevedeva, tra i progetti strategici più significativi proprio quello della caserma Rossani, come polo integrato di servizi, ponendosi ai primi posti nella graduatoria di finanziabilità dal Consiglio Metropolitano e dal partenariato pubblico-privato. Stiamo parlando di 270M€ per le aree vaste che ha consentito a Bari il finanziamento del teatro Piccinni e del il waterfront di san Girolamo.

Dopo varie contese si giunge finalmente ad un accordo , la Regione stanzierà 13 dei 17 milioni promessi, ma si sa chi si contenta gode, e i finanziamenti ai privati dovranno subire un ritocchino. La sensazione di pace e condivisione però non si è registrata nel consiglio comunale di Bari , dove tutti gli schieramenti hanno rivelato la loro “anima Ambientalista” pro Rossani ,dopo aver approvato lo stanziamento di 450.000 euro per l’erba sintetica del campetto comunale di Palese (!!!).
La bagarre è iniziata ad opera di Maria Maugeri (PD) che ha sottolineato come “una parte della maggioranza volesse marciare ed approfittare del tema della Rossani in vista della campagna elettorale”, reazione provocata dalla richiesta di Introna (SEL) , di revocare la delibera della Giunta sullo studio di fattibilità per la riqualificazione dell’ex immobile militare. Sono intervenuti tutti, compreso l’assessore Elio Sannicandro che per pacificare gli animi ha precisato come lo studio di fattibilità fosse superato a seguito del nuovo accordo con la Regione , ma Introna continuava imperterrito nella sua richiesta , tra interventi che appoggiavano urla e concitazione generale, sino a quandouando quando la destra si è intrufolata evidenziando la spaccatura della sinistra e chiedendo un a seduta monotematica,che la sinistra (tutta questa volta) non ha accettato perché la proposta veniva dalla opposizione. Insomma tutto rimandato al forse 20 dicembre 2011 mentre i nostri consiglieri ambientalisti si compatteranno contro la cementificazione e in difesa della Rossani , che certamente avrà un ampio parcheggio sotterraneo per i residenti(?) con pub e gallerie commerciali di richiamo turistico e centri di vario genere utili a consolidare il mondo dell’associazionismo e perché no dell’imprenditoria ,;
e gli asili nido , i centri Diurni per i malati di Alzheimer di cui si era favoleggiato , o sono progetti legati a quell’idea senza prezzo e improduttiva di politica sociale così lontana dagli interessi politico –economico-finanziari per cui tutto ha un prezzo?
Noi siamo tranquilli e certi che vincerà il progresso e la modernità e la lite di Natale sicuramente troverà sfocio in una pace duratura che accontenterà tutti…l’oro.

lunedì 12 dicembre 2011

c'è del marcio a Bari?


C’è del marcio a Bari ? Rivolgiamo questa domanda al senatore Bucciero che lo afferma con decisione ma, precisa, senza poter dire i nomi , e lo chiediamo al primo cittadino di Bari, che, in quanto difensore della nostra salute e della nostra città , è l’istituzione competente per chiarire il valore delle accuse mosse dall’ex senatore sulla travagliata questione dei presunti abusi edilizi realizzati in località Lama Balice, a Bari, dalla società Maestrale sulla antica masseria Gironda Maselli. L’episodio, per quanto sembri circoscritto, in realtà è’ un’ombra che viene gettata su una città come Bari dotata di un Piano Regolatore ambizioso che vorrebbe nelle intenzioni ridare fiato all´economia, sfruttando tutto il residuo potenziale edificatorio dell´ambiziosa Città-Regione pensata negli anni ‘60; ma l’ex senatore di alleanza nazionale, deponendo in tribunale, come testimone d’accusa, sembra voler sottintendere qualcos’altro che non alleggerisce affatto i dubbi che aleggiano tra i cittadini rispetto alle profonde contraddizioni insite nella politica espansionistica del mattone rosso-bruno della nostra città, ad iniziare da quella gigantesca idea che prevedeva una manovra edificatoria del PRG , orientata verso una mai realizzata città di 650mila abitanti. E Infatti i numeri non quadrano anche se le ultime delibere comunali sono tracciate su proiezioni iperdimensionate mai conseguite, come la n.64 del 7 luglio 2008 che liberalizzò ben 11 milioni di mc in aperta contraddizione con i fatti che parlano di solo 320.000 abitanti ,a fronte degli oltre 600.000 previsti , e per i quali fu prevista una volumetria di 8 milioni di metri cubi dal piano Quaroni, a cui se ne a aggiunsero con la variante,altri 3 milioni.
Le giustificazioni distratte e farfugliate si poggiarono sulla solita demagogia dei diritti dei lavoratori (il jolly che va bene da destra a sinistra),ad atti giuridici e amministrativi, varianti piani regolatori, che legittimavano la mega colata di cemento (???)
Ciò che invece è’ sotto gli occhi di tutti è la metamorfosi di Bari che già nel 97 fu definita città delle periferie dall’architetto Dino Borri , periferie che si estendono sino a raggiungere i confini di altri comuni , che a loro volta seguono lo stesso andamento, ingabbiando milioni di metri cubi di terreno agricolo deprezzato, anche e per merito di una distratta leggerezza di quei settori della politica, che avrebbero dovuto vigilare sulle amministrazioni a tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Invece si è continuato a lottizzare enormi aree in ossequio alla speculazione edilizia, figlia della speculazione fondiaria che nei lontani anni sessanta coltivava il sogno del CEP al di fuori della città dove convogliare i cittadini della Città vecchia di Bari, Torre fesca , un quartiere nuovo che sulla carta doveva essere corredato di servizi e di autonomia pur rimanendo legato al nucleo centrale della città; un sogno infranto ben presto, poichè si è rivelato come segregazione pianificata, uno dei tanti quartieri dormitorio, slegato dal contesto cittadino, che orbitano intorno alla città , ricettacolo della criminalità e del dissesto ambientale . Lo spazio tra il Cep e la città nel frattempo è stato occupato dalla zona industriale la cui realizzazione fu sostenuta da Aldo Moro negli anni 70, sulla scia del benessere e della glorificazione dello sviluppo capitalista, le cui forze produttive e tecnologiche, al servizio della massimizzazione dei profitti e del consolidamento del potere, sono cieche e indifferenti rispetto ai danni prodotti sul territorio e al suo valore naturalistico e storico. Il potere e l’enorme massa di denaro, che regola le dinamiche speculative edilizie, non possono per loro stessa implicita essenza considerare o dare valore a principi fondamentali che regolano gli equilibri naturali o estetici, né tanto meno considerano che, spogliando le fonti originali di ogni ricchezza, si impoverisce il suolo e che la trasformazione degli ecosistemi da via a fenomeni naturali catastrofici, verso cui , ormai, abbiamo fin troppa familiarità, intanto proliferano orrendi edifici eretti su terreni franosi e traballanti
L’ urbanizzazione in continua espansione sembra non impensierire più di tanto nemmeno l’opinione pubblica assuefatta alle ruspe e alla cantierizzazione selvaggia , anche perchè questo stravolgimento urbanistico viene dai più interpretato come occasione di lavoro, non è un caso che la campagna elettorale del 2009 è stata giocata sui 30.000 posti di lavoro dei 600 progetti del piano strategico, riguardanti però tutte le 31 città dell' area metropolitana.
La vocazione della città di Bari appare, quindi, indissolubilmente legata alla sua urbanizzazione alla lottizzazione di aree sempre più vaste, dopo aver ormai “edificato” il 75% del suo territorio, “con 30milioni addizionali di mc solo per abitazioni (senza contare uffici e servizi) in larga parte inutilizzati (D.Borri)”il futuro si orienta oltre i confini perimetrali urbani, sino a congiungersi con aree edificabili di altri territori assegnati dal consorzio ASI , ente Pubblico nel cui cda ci sono Sindaci, esponenti della Camera di Commercio e Confindustria , tecnici che decidono sui destini della salute e dell’economia di un’intera popolazione secondo teorie dette “ innovative”, che mantengono la antica tradizione da prima Repubblica dei bisbigli , delle carte, che si rincorrono e si perdono nelle stanze o tra i corridoi , delle lunghe attese e dei multipli incarichi, come il senatore- sindaco- presidente Antonio Azzollini, nonché componente del consiglio di amministrazione dell’Asi Bari. Un carrozzone, quello dell’Asi , accusato di agire con metodi assolutistici e totalitari non scevro da denunce come quelle della rappresentanti della Cna, la Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa, che puntano il dito contro l'Asi e sullo stato di abbandono nella zona industriale di Bari o quella del segretario della Funzione Pubblica-Uil Franco Liuzzi che con esposti, lettere e denunce ha ventilato l’ipotesi sul giro di favori ed assunzioni all’interno dell’azienda che gestisce l’Area dello Sviluppo Industriale (settembre 2010) Come mai non sono state utilizzate procedure ad evidenza pubblica per effettuare queste assunzioni, essendo l’ASI un Ente pubblico? Perché il Direttore dell’Ente alla nostra formale richiesta ha risposto con spavalda sicumera: “che vai cercando, qua si assume “intuitu personae”; “qua non c’è mai stato un concorso”; “vai dove vuoi?”, si chiede ancora più arrabbiato di prima il segretario Franco Liuzzi. (Quotidiano di Bari 6 settembre 2010)
Ombre e penombre sulle quali vorremmo essere rassicurati perché a noi piacerebbe pensare che a Bari si è in grado di tenere insieme sviluppo, lavoro e rispetto del territorio, che le promesse fatte hanno un loro peso, che i cittadini sono interlocutori non solo in occasioni preelettoralistiche, ma anche quando si decide del loro futuro e della loro vita, per questo chiediamo al Sindaco di Bari di darci delle risposte, magari , in un confronto pubblico con Bucciero per capire e liberarci per sempre delle ombre.

sabato 3 dicembre 2011

C'è qualcosa di immorale nel non voler soffrire per la perdita della bellezza


Da Noi in Puglia , scarseggiano grandi ricchezze , però abbiamo il paesaggio e l’arte radicata nel territorio, pregevoli tesori che avremmo potuto sfruttare turisticamente , ma che, cedendo alle lusinghe di abili costruttori di lussuose ville o abitazioni popolari , li abbiamo umiliati facendo affogare nella melma secoli di storia, per costruirci sopra un bell’ipermercato dove trascorrere il nostro tempo libero Così non fa rumore se la Traiana antica, che per secoli ha attraversato gli antichi solchi erosivi che caratterizzano il paesaggio della Puglia carsica della terra di Bari , venga trasformata in una pratica camionabile che collegherà qualche capannone industriale, né fa scalpore se la Collina dei Fanciulli e delle ninfee sarà aggredita da enormi pale d’acciaio , per via dei lucrosi incentivi destinati alle rinnovabili. Gli amministratori, attenti all’ambiente solo in fase pre-elettoralistica , si trinceano tutti nei troppi soldi che ci vorrebbero per il recupero dei “troppi” beni artistici e paesaggistici ormai morenti, sommersi da sterpi e cumuli di lamiere , e poi c’è la giungla delle autorizzazioni e delle varianti rilasciate dalle precedenti amministrazioni, né si può retrocedere, perché le penali sono esosissime e ricadrebbero tutte sui cittadini ignari, il danno ormai è stato fatto e in un’epoca lontana, quella dei pre-condoni .
Ma la grigiastra politica del consumo del territorio non ha solo infierito sulla bellezza, e già questo sarebbe motivo per confinare i responsabili in qualche patria galera, essa mette a serio rischio l’incolumità dei cittadini poiché la morfologia del terreno è stata irreparabilmente modificata. Non è raro, passeggiando per il vasto reticolato di lame, imbattersi in loro colmamenti , riporti di terra , manufatti che potrebbero ostacolare seriamente durante le piogge il corso delle acque. Anche in questo caso l’avidità si è sposata con una sorta di fatalismo irresponsabile: in Puglia si sa piove poco e, se ci dovessero essere alluvioni, la responsabilità ricadrebbe sui cambiamenti climatici, una BUFALA PAZZESCA , da sempre esiste in questo territorio il fenomeno delle piogge improvvise e abbondanti e non sono mai state una rarità le piene“Le Mene”, lungo le lame, se danni più evidenti ci sono negli ultimi tempi andrebbero addebitati allo stato del territorio e alle responsabilità umane e agli astrusi strumenti giuridici che tutelano imprenditori e politici nella azione di cannibalizzazione del territorio. Anche la vecchia Direttiva n. 92/43/CEE del 21 maggio 1992 meglio nota come direttiva Habitat mostra tutti i suoi limiti , essa si dispone a difendere gli habitat naturali della flora e della fauna, ma non tiene conto delle tradizioni locali come i muretti a secco o i pozzi o palmenti, componenti essenziali della nostra tradizione agricola, che vengono legittimati ad essere distrutti con chirurgica capillarità , per sempre maciullati dalle livide colate di cemento o rumoreggianti super strade o megastrutture che miserevolmente emulano i grandi edifici importati da una civiltà che non ci appartiene
Eppure nonostante la direttiva europea comunque imponga certi limiti paesaggistici nessuno scrupolo blocca l’avanzata delle ruspe, anni fa nessuno si fermò davanti alla pregevole e rarissima vegetazione della lama Balice DPGR n. 352/92, zona vincolata ai sensi del D. M. 01/08/85 “Galassino” e della Legge Regionale 30/90. , al sequestro dei cantieri , seguito dagli incendi che hanno distrutto in quella famosa caldissima estate del 2004 gran parte del biotopo che ormai risulta decisamente compromesso, si contrapposero gli interessi lesi degli acquirenti e dei costruttori .All’epoca il sindaco Emiliano affermò che non c’era alcun problema ambientale a Lama Balice , che si trattava “più di questioni personali che rispondenti ai beni comuni,e il Comune in quanto difensore dei cittadini si riteneva” prima persona danneggiata dal sequestro”
Eppure ci dovrebbe essere un interesse comune , quello che dovrebbe preservare l’ambiente e gli equilibri ambientali ma l’episodio della lama Balice, come le mille altre speculazioni edilizie che investono il nostro territorio , mostra come le amministrazioni comunali a stento riescono a mantenere sotto controllo un fenomeno che è quello del consumo indiscriminato del territorio. Dopo il silente massacro, che infierisce sulla zona carsica ricca di avvallamenti e solcata dal fitto reticolato di lame con i loro millenni di storia della terra , reperti di antiche civiltà insediatesi la nostra cultura i suoi palmenti , masserie, grotte carsiche di grande pregio , insediamenti rupestri ,pezzi di strade romane come la Traiana, non resta che approfittare e a piede libero costruire, edificare , anche se enormi edifici o scheletri di vecchie industrie restano inutilizzate E’ la politica del mattone, quella che dicono dia posti di lavoro(!), ma perché non è un bel lavorare coltivare la terra o custodire parchi archeologici, supportati da cooperative di giovani esperti nella raccolta differenziata e nel riciclo Ma nella logica del progresso le lame riempite di materiale di risulta devono sostenere ipermercati o centrali o parchi fotovoltaici ,e , mentre le antiche cattedrali rupestri affondano sotto il peso di strade e strade che collegano enormi padiglioni , a noi non resta che la nostra antica memoria

quella che ci riporta a un patrimonio unico al mondo ormai completamente massacrato dalla tolleranza delle amministrazioni e dall’incuria dei cittadini che utilizzano questi spazi come ricettacolo di immondizia o rifiuti speciali.

lunedì 21 novembre 2011

Dagli spazi profondi della mia ignoranza

Non sono né un’ economista né una Decorosa Tecnica, come la recente moda impone, molto semplicemente appartengo a quella vastissima categoria di persone che la crisi la sente , eccome, sulla sua pelle ; dalla profondità della mia ignoranza alcune cose però le capisco, come il concetto molto elementare che l’origine del disfacimento del sistema economico è stato prodotto dall’ allargamento del divario mondiale tra una crescente produttività del lavoro e l’ incapacità di consumo dei lavoratori
Ho persino capito che, per sanare i debiti privati , questi saranno scaricati sui bilanci pubblici e , ho persino intuito, che la debolezza della zona euro è stata causata dalla “imposizione” del Trattato di Maastricht di una politica liberista, fondata sull aumento dell’incertezza e sul peggioramento della retribuzione del reddito, in pratica è aumentata l’offerta in modo smisurato rispetto alla domanda.
Non ho bisogno di leggere trattati specialistici per capire che le politiche dell’austerità deprimeranno quel che resta dello Stato sociale, che la crisi smantellerà completamente il lavoro per decenni indbolito dalla frammentazione, che aumenterà la disuguaglianza redistributiva , che l’azione pubblica nel sociale sarà sostituita definitivamente dalle offerte di mercato a cui accederanno solo coloro che potranno permettersi certi lussi .
Mentre la crisi avanza l’opposizione, invece di fare il suo dovere proponendo interventi centrati sulla produzione pubblica di beni collettivi ,superando definitivamente l’assistenzialismo dei fondi europei , o un sistema progressivo di fiscalità, oppure un serio consolidamento dei contratti collettivi di lavoro, con reiterata irresponsabilità continua a prediligere ricette care alla filosofia neoliberale a partire dalla radicalizzazione dei contratti di lavoro precari sino alla privatizzazione totale dei servizi pubblici.
Nel frattempo noi ascoltiamo preoccupati e sempre più poveri di soldi e diritti, ma rassicurati dal nuovo look più sobrio della politica italiana, e intanto con sempre meno concorrenza sul mercato qualcuno, in Europa e non solo, pensa ai futuri propri vantaggi !

Adele Dentice

domenica 13 novembre 2011

il nuovo pensiero unico


È il nuovo pensiero unico, la fiducia nei «mercati» e nella Goldman , quello che i nipotini della cosi “fu detta” sinistra propaganda nello scenario monocorde del finto dibattito politico . D’altronde se i fatiscenti partiti politici non si adeguano ai dettami della nazifinazia non possono avere alcun spazio mediatico, per chiacchierare amenamente del nulla , ne verrebbero esclusi rapidamente se esprimessero stupore(!!!) per la furbata all’italiana che ha fatto dell’uomo della Goldman un politico, accolto con entusiasmo come il salvatore anche perché,anche se non ci salvasse, è fisicamente più adeguato ai salotti buoni dei sadici divoratori di popoli .Tanto meno si può chiarire al popolo televisivo che ormai ha perso ogni capacità di ragionare di fronte alle notizie, che l’aiutino dato alla Grecia significa che ha perso sovranità e il debito sarà gestito dalle leggi britanniche condannandola, come sta avvenendo per l’Italia, a rimanere invischiata nella zona euro. Come nelle migliori organizzazioni a vocazione autoritaria la nostra italietta è diventata già una colonia capace di moltiplicare la ricchezza dei soliti milionari mentre aumentano le sofferenze della Gente Vera i cui destini e le cui speranze vengono inabissate nelle misure di austerità e mi chiedo se questo estremismo economico non sia anche questo da annoverare tra i crimini contro l’umanità

venerdì 11 novembre 2011

La città delle lame


Piove anche a Bari , ma la pioggia non porta via la speculazione edilizia di tipo capillare, che sta distruggendo a vari livelli la città, come dimostrano da un lato la proliferazione degli innumerevoli ipermercati con le necessarie nuove tratte stradali, le circonvallazioni, i raddoppi stradali e quant'altro, causati di riflesso dalla frantumazione delle proprietà e dall'urbanizzazione diffusa, e dall´altro dalla politica di riqualificazione che mira alla distruzione dei beni storici -naturalistici come le lame che incidono il territorio pugliese e la città di Bari.

Il fitto reticolato di lame , che si sviluppano a ventaglio, determina con gli affluenti un sistema geologico straordinariamente complesso un'area di grande pregio naturalistico la cui suggestione è stata annientate da quartieri dormitorio e da grossi impianti industriali inquinanti. Il valore ambientale - naturalistico si arricchisce delle testimonianze della presenza umana già a partire dal Neolitico , evidenziata dal ritrovamento di selci lavorate a punta e altri utensili ritrovati nelle grotte e negli ambienti ricavati scavando nei tufi e nel calcare. Gli insediamenti di comunità rupestri sono stati favoriti da un microclima ottimale determinato dalla presenza di corsi d'acqua, da buona esposizione al sole, dalla protezione dai venti per via di alti costoni . Un piccolo paradiso distrutto dalla scarsa consapevolezza del valore paesaggistico delle lame utilizzate come discariche o lottizzate per essere riempite di materiale di risulta destinate a massiva opera di sfruttamento edilizio o a pratiche agricole dannose . Nascosto nella pioggia il pericolo di alluvioni a cui la città è soggetta dopo l'intenso processo di urbanizzazione che ha accresciuto la sua vulnerabilità idraulica come testimoniano eventi di piena eccezionale quali le alluvioni del 1905, del 1915 del 1926 e recentemente quella del 28 ottobre del 2005 che ha registrato morti e danni ingentissimi anche a causa dell'interferenza dell'onda di piena con le infrastrutture di trasporto (ferroviarie e viarie).

Uno scandalo silenzioso che si perpetua da anni nonostante le lame siano protette sia dalla legge Galasso 431/85 che dal vincolo idrogeologico RFL del 30/12/1923.
Ma l´aggressione al territorio sembra non avere ostacoli e la vera ragione, al di là delle carte e dei finanziamenti e delle promesse, si incentra sulla speculazione edilizia lucrosa, non solo per i privati, ma anche per gli stessi Comuni che possono usare gli oneri di urbanizzazione anche per la spesa corrente , per questo tutto il territorio, come gli scampoli di fine stagione, viene venduto al miglior offerente, ma questa si chiama Rendita Fondiaria il cui valore di un´area nel mercato si valuta in merito alle condizioni di maggiore appetibilità per gli acquirenti

Adele Dentice

martedì 1 novembre 2011

La conversione di Bonanni


La mia su Bonanni è una semplice battuta, sulla Camusso, e ciò che si porta dietro, l'ironia non è più adeguata, di Bonanni sappiamo tutti come sia schiavo e portatore di principi dettati dal capitale e la sua levata di scudi sui diritti negati per acquisire qualche consenso oscilla tra il ridicolo e il patetico, ma gli sciopericchi tardivi della CGIL sono insopportabili e offensivi. Intervengono quando i giochi sono fatti, per finta. Per esempio nessuno ha mobilitato a suo tempo i lavoratori sulla gravissima ’assenza del “diritto al lavoro” tra i diritti fondamentali dell’Unione Europea, una dimenticanza, fu detto , nemmeno tanto significativa. Nessuno dei nostri grandi sindacalisti ed esponenti democratici di questi partiti filo-USA di sinistra ha sprecato una sola parola sulla negazione del lavoro come diritto. Nessuno ha fatto mente locale che la ‘decostituzionalizzazione’del diritto al lavoro finisce per mettere in discussione anche altri diritti sociali: dalla sicurezza nei luoghi di lavoro, alle tutele sociali, alle libertà individuali e collettive dei lavoratori.
D'altronde abbiamo sotto gli occhi di tutti come i morti sul lavoro siano scivolati a livello di cronaca nera, un'altra "dimenticanza", tutto perfettamente in linea con la nuova declinazione sul diritto di stampo filo-americano ,non più pensato come obbligo costituzionale del legislatore di attuare programmi che mirino al pieno impiego o almeno alla "sicurezza" sul posto di lavoro, diritti ritenuti deboli, al contrario le nozioni forti imposte dall’UE sono Formazione, Informazione, Orientamento, facendo svanire implicitamente il concetto di sicurezza sul posto del lavoro e facendo prevalere la ricerca del lavoro e del reddito.
Il mondo nuovo, che si è già prefigurato, stabilizza la precarietà non più intesa come debolezza , ma come forza produttiva il lavoro è regolato dalla legge della domanda e dell’offerta , mentre l’equiparazione precarietà-schiavitù viene considerata come pura demagogia pericolosa. I giovani non possono pensare ad un lavoro a tempo indeterminato, definizione di stampo sessantottino, quindi anacronistica e residuo della concezione dello stato perfetto di Leniniana memoria, ma devono prepararsi, a proprie spese, per potersi formare e diventare competitivi nel mercato del lavoro.
Inoltre,affermano gli ideologi della modernità, quando fu scritta la Costituzione c’erano condizioni storiche e politiche diverse poiché lo Stato garantiva la tutela di un diritto per tutti, non è un caso che viene citato nel primo articolo, ma essendo mutate le condizioni, nel senso che non ci sono più soldi, il diritto decade. E il cerchio si chiude, e il nuovo programma politico raffigurato dal binomio giovanil-rottamatore Renzi-Marchionne , deve affrontare il tema dei licenziamenti senza tabù.
Chi vuole opporrsi a questa “ tendenza" viene accusato di demagogia, ma ci sono dati di fatto inconfutabili , data la situazione attuale, per avere un posto di lavoro bisogna sottomettersi senza condizioni agli interessi del datore di lavoro, che come in una piramide di stampo feudale, giura fedeltà ai suoi superiori fino ad arrivare al sovrano di turno, che elargisce appalti e lavori solo ai propri fedelissimi, andando oltre anche i vari concorsi pubblici, tanto fa testo solo la “professionalità acclarata”, i beneficiati manifesteranno il proprio riconoscimento in vari modi , principalmente durante le campagne elettorali E’ un sistema condiviso in tutti i settori il più forte che diventa benefattore il pater familias dalla faccia smielata , la stessa di coloro che organizzano guerre in difesa dei diritti umani , distruggendo la sovranità dei popoli, così come, nella società dell’incertezza, il diritto al lavoro è diventato un diritto minore smantellando la rivendicazione della parità e della libertà formale che si è trasformata in disuguaglianza e discriminazione, dove prevale solo il potere sociale del datore di lavoro disequilibrando le parti ,già in fase di contrattazione individuale.
Siamo ritornati ad una situazione antecedente la legge 1363 del 1960 con la scusante del nuovo mondo e dell’ innovazione tecnologica formule funzionali a coprire l’incredibile quantità di contratti atipici e di lavoratori fatturisti o coordinati , che si suole definire “lavoratori autonomi“, ma altro non sono che lavoratori subordinati, che sarebbero dovuti essere protetti e tutelati dalle denunce dei sindacati, prima di precipitare nella zona d’ombra della perdita dei diritti fondamentali.
I lavoratori sanno da sempre che il contratto a tempo determinato è un contratto di licenziamento che contiene in se la frode e l’obbligo ad autocensurarsi, un’ingiustizia sociale e morale che la legge n.230 (1962) arginò, ma che il riconoscimento giuridico della precarietà e dei contratti atipici, con la scusa della maggior tutela della competitività delle imprese, ha ripristinato, riportandoci indietro di decenni.

lunedì 31 ottobre 2011

Invito a cena con delitto


Nel 1992 secondo una rivelazione fornita dal Washington Post, il principale sponsor della campagna elettorale di Bill Clinton è stato la Goldman Sahs, avendo contribuito con un finanziamento di 98,7 milioni di dollari. in cambio ministro de tesoro diventerà il presidente della banca, Robert Rubin. La devozione e il riconoscimento dell’ex presidente si manifesterà anche durante le varie inchieste in cui è stata coinvolta la banca mostrando “scetticismo” in merito alla violazione della legge da parte della Goldman Sachs Group.A stigmatizzare il profondo legame con la superbanca il matrimonio della loro figlia con un alto funzionario della stessa , Marc Mezvinsky,denunciato poi per frode bancaria!
La collaborazione continuerà con l’organizzazione , ben retribuita, delle nuove formule delle missioni dell’uomo bianco , progetti internazionali di volontariato e formazione , che hanno la funzione di esportare diritti umani e civiltà (occidentale di marca statunitense) tra i popoli della terra. Per tutti vale il mega progetto 10.000 Women per la realizzazione di una scuola di formazione per donne imprenditrici in Afghanistan e Pakistan del costo di cento milioni di dollari
In pieno medioevo capitalistico le collaborazioni e i coinvolgimenti diretti o indiretti non mancano nemmeno durante le guerre sante , le nuove crociate che hanno sostituito alla croce cristiana i diritti umani, nuova ideologia del dominio, ne sanno qualcosa la Serbia, l’Iraq e da ultimo la caccia all’oro della Libia. Oltre il petrolio secondo la BBC ci sono 53 miliardi di dollari congelati in banche straniere, ruolo di rilievo manco a dirlo la Goldman Sachs, e le riserve auree che ammontano a centoquarantaquattro tonnellate pari a centosessantotto miliardi di dollari, tutto congelato poiché ci vorrà una risoluzione delle Nazioni Unite dell’ONU per liberarle, cioè gli Stati Uniti.
Per mettere gli artigli su questo immenso tesoro, la Santa Alleanza ha dovuto demonizzare il dittatore e sensibilizzare l’opinione pubblica utilizzando i rivoltanti e ipocriti movimenti “pacifinti” filo-americani o di sinistra , i quali, annebbiati da livelli di conoscenza distorti e camuffati dall’ideologia dei diritti umani, non hanno nemmeno capito che i grandi vincitori sono gli Usa che hanno diviso l’Europa e si sono definitivamente liberati delle fastidiose imprese italiane presenti in Libia (ENI ,Impregilo, Finmeccanica), che ha prevalso la linea keynesiana del distruggere per costruire e arricchirsi in pochi ,come insegna l’Iraq, che la guerra in Libia segnerà il predominio degli USA nel Mediterraneo e la ripresa economica della Francia e della Gran Bretagna, non certo dell’Italia.
La meglio cultura radical chic italiana, imbevuta di parole d’ordine non ha sprecato una parola di humana pietas per il linciaggio trasmesso in mondovisione mentre la commozione e gli speciali televisivi hanno glorificato un autorevole rappresentante del capitalismo globale, con la logica conseguenza di interminabili file di persone allineate davanti ai punti vendita dei suoi prodotti, per la gioia dei suoi eredi . Intanto il buon padre di famiglia giustiziere e sterminatore si prenderà cura dei barbari ribelli che hanno mostrato al mondo di non essere in grado di costituire uno stato di diritto , per cui dovranno essere “aiutati “ ,come fu per l’ex re-fantoccio Idris cacciato da Gheddafi, a costituire un secondo governo fantoccio del CNT , e i dominatori colonialisti occidentali e le super banche amiche della signora Clinton potranno finalmente banchettare sulle risorse di uno Stato sovran

giovedì 20 ottobre 2011

Non seguiamo le pedine


Basterebbero due dati. Il primo, Mario Draghi che da ragione agli indignados. Il secondo, l'elenco completo degli organizzatori della manifestazione del 15 ottobre: "Arci, Attac Italia, Unicobas, Cobas, Cub, Federazione Anarchica Italiana, Federazione della Sinistra, Gruppo Abele, Popolo Viola, Legambiente, Partito comunista dei lavoratori, Rete 28 Aprile-CGIL, Rete dei Comunisti, Rete della Conoscenza, Sinistra Ecologia Libertà, Sinistra Critica, Snater, USB".

Praticamente tutti soggetti nuovi, davvero alternativi, e soprattutto campioni di coerenza. Questi gruppi e partiti (con rispettivi sostenitori), che non si sfilerebbero mai dal fronte comune con Monti, Draghi, Prodi in nome della lotta a Berlusconi e per i quali i moniti di Moodys e dell'Unione europea sono il vangelo, hanno avuto la faccia tosta di mettere su all'improvviso una manifestazione contro il pagamento del debito e lo strapotere delle banche, che poi si è rivelata la copia sputata di tutte le altre piazzate romane degli ultimi 20 anni (canti, balli, girotondi, urli qualunquisti e cartelli variopinti contro il nano, dopodichè...tutti a casa). Non sono esclusi i partiti trotzkoidi critici del PD e di Vendola, che ormai si possono scorgere sempre più spesso insieme alla  vecchia "casa madre" SEL-PRC in cortei, tavole rotonde ecc.
Dalla loro i senza ritegno hanno anche la provvidenziale gazzarra mediatica sui black bloc, che hanno movimentato la festa: così qualunque "osservatore" può fregarsene bellamente di sottolineare l'unico risvolto importante, e cioè che in Italia un personale politico e associativo asservito alla grande finanza ha organizzato un evento di protesta...contro la finanza, con una "piattaforma" di 3 parole in croce e con "indignati" presi SOLO ed esclusivamente dalle loro nicchie elettorali (la presunta "base buona").
 
Di elementi oscuri sul vero significato della trappola di sabato ne erano saltati fuori parecchi: c'è chi si è accorto che la pagina Facebook sull'evento era collegata a quelle di Obama, del popolo viola o di altre fesserie antiberlusconiane e anticasta, oppure chi ha riconosciuto guardando le interviste televisive ai portavoce degli indignados (prima del 15) le facce di ragazzi solitamente ospitati da Michele Santoro in veste di esponenti del popolo viola o dei gruppi studenteschi dell'onda anti-Gelmini (affiliati ai partiti). La stessa manifestazione è stata preceduta da una analoga di prova a Bologna: in cui già si poteva vedere la solita fauna giovanile mista (dai centri sociali ai vendoliani più di bocca buona) uscirsene con slogan pericolosamente confusionari contro il debito e le banche, senza critica precisa ai veri responsabili della crisi (ma biascicando altri capri espiatori: il governo, i politici corrotti, addirittura "lo stato"!). Era stata preparata da giorni una trappola che rientra in una più ampia strategia pianificata dell'assorbimento e dell'oscuramento, messa in atto dall'ammucchiata "sinistra" da circa un paio d'anni.

Da tempo tutte le realtà al di fuori dello schema destra/sinistra sono sotto osservazione dei poteri forti, tramite le sue pedine di centrosinistra: dai parlamentari trombati ai movimenti e sindacati controllati dai partiti, dagli intellettuali bombardatori ai provocatori megalomani di paese, ecc. 
Dato che le nuove realtà stanno iniziando ad acquisire un minimo grado di notorietà e seguaci presso il popolo (quello vero!), queste pedine ne le rimasticano parole d'ordine e trasfigurano ai limiti del grottesco i loro punti fondamentali: copia, taglia, incolla per vanificare l'impegno di poche, ma coerenti avanguardie e confonderlo con le carnevalate dei più reazionari e venduti che esistano: il "popolo di sinistra". 
I figli della classe media aristocratica, le stesse facce che si vedono al leoncavallo, nelle fabbriche di nichi e tra il popolo viola (per i quali "l'ILVA deve rimanere aperta" e "Gheddafi va scacciato con le bombe"), si sono limitati a imparare 4 parole nuove navigando per qualche ora in internet (tipo debito, signoraggio, BCE, Draghi) e a sciorinarle alle telecamere del tg3 a Roma e Bologna. Costoro non hanno scippato "ai buoni" la manifestazione (che hanno organizzato) ma fatto molto di peggio: hanno letteralmente scippato il linguaggio e i contenuti anticapitalisti di tutte le tendenze critiche della dicotomia Destra/Sinistra. E se lo hanno fatto in maniera così deliberata e spavalda lo scorso sabato, vuol dire che d'ora in poi lo faranno in ogni altra occasione e ambito.

Chissà poi come mai persino il Tg1 di Minzolini, quello del presunto minculpop di regime, stavolta non è stato il megafono del manganello (vedi scontri di Genova, 2001) ma fin da subito ha preso le parti dei manifestanti parlando apertamente di infiltrati isolati (mandando in onda tanto di filmati di prova). E chissà come mai nessuno (nè gli opinionisti e pensatori dei mass-media, nè la "base" che è andata a Roma) ha voglia di ricordare che quel poco di piattaforma ambigua di questa bella protesta indignata era basata sulla questione "stop BCE", non sulla questione "Berlusconi, dimettiti". 
I motivi sono presto detti. Innanzitutto, si sta spingendo ogni italiano che voglia protestare davvero o a riconoscersi nei militanti "pacifici" minacciati dagli intrusi, appartenenti al gregge dei partiti del centrosinistra, oppure viceversa a solidarizzare con le tute nere, raffigurati (anche grazie a storie commoventi che circolano in queste ore sui rotocalchi e riprese dalla galassia antagonista - trotzkisti, stalinisti, centrosocialisti ecc.) come scusabilissimi trentenni precari timidi e gentili diventati violenti sfasciatori di negozi e d'auto per sfogarsi della propria situazione di vita; ed è appunto questo il modello offerto alle menti più critiche di cui vengono strumentalizzate apposta le inclinazioni estremistico-radicali più grezze (secondo cui se salta un bancomat non ce frega giustamente niente!).

Non vengono offerte terze soluzioni a questa (falsissima) contrapposizione, così se qualcuno è schifato sia dagli indignados arcobaleno che dalle violenze dai provocatori sfasciatutto in odore di servizi (come per i romani che ci hanno rimesso l'auto o il negozio) manderà naturalmente al diavolo l'anticapitalismo e chi lo porta realmente avanti - come infatti sta già avvenendo senza che agli indignati freghi alcunchè. 
E com' è prevedibile, si vuole che tutti confondano il tema della difesa di welfare e diritti sociali (contro gli interessi delle banche e le manovre europee) e quello solito della caduta del governo, mantenendo sempre il secondo obiettivo come primario rispetto al primo. Il che significa oscurare e silenziare i soggetti politici e culturali difensori della nostra sovranità, dando il diritto di parola solo ai fasulli indignados sovvenzionati da Soros.

Se solo in queste piazzate si possono trovare le "avanguardie", e tutto ciò che sta al di fuori è retroguardia, molto meglio (è una modesta opinione dello scrivente) dialogare con la retroguardia. Questi 4 gaglioffi (rumorosi quando si uniscono in piazza, ma sempre pochi - e sempre gaglioffi) possono continuare a rubare tutta l'attenzione pubblica, diffamare i coerenti per prendersene i meriti, giocare agli indignati divertendosi, mentre i loro beniamini fanno i voleri di Wall Street, degli Usa e del sionismo, ma almeno accorgiamoci della tattica pericolosa e subdola che stanno conducendo. E vendiamo loro cara la pelle - che già ci stanno strappando di dosso.

Andrea Russo

domenica 16 ottobre 2011

I miei Dubbi: se Draghi da ragione ai giovani


Dopo la vile celebrazione delle primavere arabe, già il movimento di massa occidentale degli “indignati” è stato ingurgitato tra le fila della colta borghesia sinistra, riconvertita e camuffata sotto le spoglie delle industrie dei dissidenti, che adottano slogan abusati e parole d’ordine
Gli stessi dissidenti che , pur mostrando profondo disprezzo per i corrotti politici, individuando nello Stato la sola causa del debito pubblico , non denunciano chi lo ha costruito effettivamente comprandosi i partiti e i sindacati trasformati in sub-oligarchie da eliminare quando si vuole , come i vari Berlusconi o Prodi o D'Alema o l'emblema del cambiamento Vendola.
E c’è da temere il peggio se, nell'ilusione del "cambiamento", si diventa seguaci di totem che appoggiano guerre neoimperialiste contro Stati sovrani in nome di un imprecisato dovere di solidarietà, diretto preferiblemete ai dominatori USA.
Ancor più temo le rivolte orchestrate tramite i network , controllati dalla CIA, rivolte nate lontane dai luoghi del conflitto reale, ma che richiamano migliaia di persone di solito inchiodate davanti agli schermi dei propri pc che poi si ritrovano gettati nelle strade in balia della propia rabbia

sabato 1 ottobre 2011

La Regione che tutti ci Invidiano

Esaltata dalla magniloquenza retorica del suo Governatore durante l’inaugurazione della Fiera del Levante 2011, si presenta al mondo vestita di numeri , quelli delle ecomafie, con 2.674 infrazioni accertate, 2.211 persone denunciate, 15 arrestate e 1.614 sequestri effettuati traffico illecito di rifiuti (19, 7 % sulla media nazionale ) e il costante aumento le discariche di pneumatici sempre abusive 258 oltre il 22% sempre sulla media nazionale
La Puglia con le sue splendide cavità naturali, disseminate su tutto il territorio, dal Gargano al Salento, adattate per il 60% a discariche abusive o "chiuse", come si dice in gergo, da tonnellate di terra e massi prodotti con la pratica dello spietramento (attività diffusa sull'Alta Murgia per trasformare i pascoli in terreni coltivabili)
La nostra regione svetta in testa alla classifica nazionale con 599 discariche abusive scoperte nel 2002 dalle Forze dell’Ordine (pari al 12% nazionale) e di queste ben 440 sono ancora attive, inoltre , secondo i dati diffusi da Lega ambiente, nel 2009 ne sono state scoperte e sequestrate in tutto il territorio regionale altre 663 con oltre un milione e 400metri cubi di rifiuti scoperti
179 discariche abusive scoperte e sequestrate nella provincia di Lecce, 151 a Brindisi, 139 a Bari, 106 a Taranto, 60 a Foggia e 28 nella provincia Bat
La Puglia, quella dei trulli e del mare blu , per intenderci , in piena globalizzazione gode del triste primato del remunerativo e importante traffico dei rifiuti che vanno verso i Balcani, l’Albania , la Cina , l’India utilizzando come basi logistiche i porti di Bari, Brindisi e Taranto, si tratta in particolare del materiale ferroso ed elettronico che ritorna come prodotto finito per essere utilizzato poi da alcune aziende pugliesi per il proprio ciclo di produzione, ma non è da meno rispetto al traffico orrendo degli animali e alla politica del mattone che vede la provincia di Lecce al 5 posto nella classifica nazionale. Si commentano da sole le dichiarazioni del presidente della lega ambiente Puglia che a fronte di dati cosi inquietanti riflette e considera come i numeri impressionanti siano tutto sommato il risultato del buon lavoro delle forze dell’ordine, di cui nessuno dubita , ma piuttosto ci sarebbe da farsi delle domande sui meccanismi che hanno permesso in pochi anni di sviluppare e rinforzare la ragnatela che lega malaffare imprenditoria e politica strangolando la regione e la parte buona della popolazione.
C’è stato poi l’inganno culturale dei nuovi cantieri giovanilisti della politica che ambiscono a diventare i capofila del rinnovamento e , arrivando per ultimi, avvalendosi di parole d’ordine ormai avvizzite denunciano il fallimento delle economie nazionali senza mettere in discussione l’impostazione ideologica che le sostiene. In realtà si riproducono i soliti schemi tecno-efficentisti avanzando su un doppio binario delle leggi colabrodo che si alternano a provvedimenti riparatori indotti dalla necessità di fungere da calmiere delle tensioni sociali.
In quest’ottica ci hanno voluto far crede che per infliggere un duro colpo alla Mafia dei rifiuti bisognava disseminare di inceneritori, veri o camuffati da centrali biomasse, la Puglia, non dando alcuna importanza alle istanze dei movimenti anti-incenritori, regalando l’intero ciclo dello smaltimento rifiuti al gruppo Marcegaglia , CISAMarcegaglia (al 51%) e Cisa (al 48%) insieme nel consorzio Cogeam, che, in tutti i bacini dove ha vinto le gare, si è alleata di volta in volta con gli operatori «storici» del territorio a Spinazzola e a Manfredonia (per l’impianto di Cdr), Cogeam è insieme alla Tradeco di Altamura, mentre a Conversano (discarica e biostabilizzatore) è con la Lombardi Ecologia.
Alcuni come la Viri (gruppo Tradeco) di Altamura, sono coinvolti nell’inchiesta sulla sanità pugliese(una delle tante) della Procura della Repubblica del Tribunale di Bari sul torbido intreccio tra l'imprenditoria del settore dello smaltimento dei rifiuti e il management sanitario( di Michele Columella e Francesco Petronella. )le ordinanze sono state emesse dal gip Vito Fanizzi, su richiesta dei sostituti procuratori della Repubblica Desiree Digeronimo, Marcello Quercia e Francesco Bretone.Un’inchiesta che vede coinvolto l’ex assessore Tedesco, che ha riguardato le gare milionarie pubbliche indette dalla Asl di Bari per il servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti speciali prodotti nelle strutture sanitarie ed amministrative dell’ente e per il completamento delle attrezzature dell’Istituto di ricovero e cura 'Giovanni Paolo II-Oncologico di Bari (lotto 2 e 4). Alberto Tedesco, si sarebbe inserito decisamente nel turbamento della gara per i rifiuti speciali vinta dalla Viri (gruppo Tradeco), di cui avrebbe seguito attentamente le sorti, attraverso la concreta ed interessata ingerenza nell’istruttoria della stessa, segreta fino alla pubblicazione dei punteggi attraverso la concreta ed interessata ingerenza nell’istruttoria della stessa, segreta fino alla pubblicazione dei punteggi finali, tramite suo genero Elio Rubino. Le indagini hanno consentito di evidenziare l’ingerenza illecita degli indagati a sostegno degli interessi economici, ad esempio della ditta Vi.Ri. srl (gruppo Tradeco), specializzata nello smaltimento dei rifiuti speciali. All'impresa, che fa capo a Michele Columella e Francesco Petronella, nell'aprile del 2009 venne assegnato l’appalto dell’Asl di Bari per un importo di circa 5 milioni di euro, per il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti speciali prodotti dalle strutture sanitarie. Un signore l’ex assessore Tedesco su cui gravitava un gigantesco conflitto di interessi di cui nessuno se n’è preoccupato sino al grande scandalo e al suo “licenziamento” , atto dovuto,
Una politica leggera che si materializza nell’uso originale della trattativa privata, senza gara, per il San Raffaele di don Verzé come partner privato della Regione per costruire e gestire il nuovo mega-ospedale di Taranto, soprattutto in considerazione della enorme somma con cui la Regione si è impegnata, mentre si chiudono due ospedali pubblici , né è chiaro per quale motivo questi investimenti non sono ricaduti su queste strutture facendone poli di “Eccellenza”

L’altro grande fattore di vanto della regione è il businnes del le fonti energetiche rinnovabili le quali, attraverso l’estensione degli istituti di semplificazione dei procedimenti autorizzativi dei relativi impianti Legge regionale 31/08, (obiettivo specifico, peraltro, imposto agli Stati membri dal Legislatore comunitari) che consentiva la presentazione della semplice DIA al posto dell'autorizzazione unica per impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili fino alla potenza di 1 MW , hanno attirato sul nostro territorio le grandi multinazionali straniere attratte dai lucrosi finanziamenti e dalla semplificazione burocratica
Così pale eoliche pannelli fotovoltaici e centrali biomasse hanno portato la Puglia ai vertici della produzione delle rinnovabili e le società multinazionali a prendere possesso del territorio devastandolo ,nè la tardiva normativa , il Regolamento Regionale 30/12/2010 n. 24 –attuativo del Decreto del Ministro per lo Sviluppo Economico del 10 settembre 2010, riesce a controllare il consumo di territorio e a bloccare le infiltrazioni mafiose . I risultati sono sotto i nostri occhi oltre 2000 aerogeneratori tra costruiti e in via di approvazione in tutta la Puglia, di cui solo 460 nella provincia di Lecce, e delle centinaia di migliaia di MW di fotovoltaico abbattutesi sulle nostre campagne D’altronde l’intelaiatura complessa difficilmente riesce a smantellare l’intero sistema posto in essere dalle grandi lobbie dell’energia, che preferiscono mandare avanti operatori e investitori privati e utilizzare il vasto sottobosco di prestanome, mediatori e soggetti portatori di interessi. Si può avere un’idea leggendole cronache relative al recente caso Tecnova, azienda spagnola con sede a Fuente la Reina, Poligono de La Olivera, nº 32 in Altura (12410 Castellón) , alla quale si contesta lo sfruttamento al limite della schiavitù della manodopera immigrata. La società è giunta nel Salento (Soleto) subentrando in appalto ad aziende quali la Uthe oil e la Proener che a loro volta avevano acquistato le autorizzazioni da piccole società locali nella fattispecie la Apulia Renewable Energy srl. (parliamo della ex Italgest di Paride De Masi e che tra i soci aveva Roberto De Santis ) e Solar ventures SrlVa.
Ad accordi fatti“partire dal 14 aprile 2011 gli operai in regola con il contratto (cira 400 a fronte di 100 lavoratori in nero) percepiranno un anticipo di 1500 euro per poi saldare il tutto (lavoratori a nero compresi) entro il 30 di aprile 2011” i dipendenti verranno retribuiti attraverso un fondo d’investimento italo-cinese Global Solar Fund S.C.A Sicar che pare abbia diverse partecipazioni tra le quali quella Apulia Renewable Energy srl. , stesso nome che si ripete anche in merito agli Impianti fotovoltaici abusivi in provincia di Brindisi nelle contrade Trullo-Masseria Caracci (Saline Parco della Contessa), Trullo, e contrada Capitan Monza la Apulia renewable energy, proprietaria di un impianto da 10 megawatt, e altri tre impianti da un megawatt l'uno di proprietà della Girasole srl, la Photos srl, la Geo sr .
Potremmo ricercare altro e altro ancora , basta una lettura delle cronache locali e delle dichiarazioni degli ambientalisti, quelli veri, o della gente comune dei lavoratori degli inoccupati delle casalinghe, ma andremmo troppo oltre, quello che importa rilevare è che va messo in discussione un sistema fatto di leggi tardive , di dichiarazioni ad effetto che arrivano come ultime, di promesse mancate, di spot preelettoralistici, di assunzioni a pochi giorni dalle elezioni , di Masanielli di occasione che, come nei circhi più scadenti, pilotano gli animali in gabbia semiaddormentati.

domenica 4 settembre 2011

Nella Puglia dei tanti sprechi


Nella Puglia dei tanti sprechi , così vantata da Vendola, ciò di cui ci si può concretamente “vantare” sono gli ingenti debiti nel campo della Sanità, sembra evidentemente che il Governatore della Regione Puglia, distratto da altro, non ha posto la dovuta attenzione alle parole dell’assessore al bilancio Pelillo, grande sostenitore anche lui del San Raffaele aTaranto, quando il 12 marzo scorso (Corriere della sera) affermava” la politica’ (e cioè, lui ed i suoi colleghi di Giunta) ha perso il controllo del bilancio regionale” Selo dice lui
Talmente profondo è l’abisso del deficit che l’amministrazione è stata indotta ad abrogare i comma 1 e 2 dell’art. 13 della legge regionale di bilancio 2011 (L.R. 19/2010).che prevedono l’abolizione dell’esenzione ticket per visite specialistiche anche per gli ultrasessantacinquenni e per i bambini piccoli, questo per onorare l’impegno assunto con il Governo al fine di rispettare il Piano di rientro 2010-2012. Il giro di vite prosegue con la chiusura degli ospedali , alcuni sostituiti da Punti di Primo Intervento territoriale, poi chiusi dal 31 agosto scorso come è accaduto per Mola, Polignano , Ruvo di Puglia, Alberobello, Grumo Appula . Così in nome della razionalizzazione e della necessità di fermare gli sprechi e le irregolarità parecchie decine di migliaia di persone sono state private di presidi sanitari serali e notturni, il che si potrebbe pure accettare se non incombesse l’ombra di quel pasticciaccio dell’ospedale San Raffaele con 120 Milioni di euro impegnati , per ora 60 bloccati dalla Bancaintesa gli altri 60 verranno elargiti in seguito . Magari con tutti quei soldi si sarebbe potuto pensare alla modernizzazione delle strutture già esistenti sparse per la Puglia ,ipotesi questa che non ha trovato riscontro nella volontà degli alti vertici della Regione, che con molta determinazione hanno portato avanti il progetto San Raffaele giustificando la necessità di un polo di eccellenza nella martoriata Taranto. Una città questa già dotata di due ospedali pubblici il Moscati e il Santa Annunziata che verranno presto chiusi, cedendo , senza gara d’appalto, la realizzazione del progetto alla fondazione milanese San Raffaele del Mediterraneo, il cui patrimonio risulta negativo “le passività ammontano a 1,476 milioni di cui 431 legati a leasing factoring e garanzie concesse” ( Deloitte Consulting). Su questo punto il presidente della regione Puglia, durante la conferenza stampa del 1 agosto 2011( da sottolineare l’assenza dell’assessore alla sanità Tommaso Fiore), ha “assicurato” che “…si continuerà nell’investimento di 200 milioni per garantire a Taranto un ospedale pubblico di alto livello e, ovviamente, cambierà la natura della Fondazione pugliese” contraddicendo quanto affermato pochi mesi prima, esattamente il 24 aprile 2011 “Se l’esperienza del San Raffaele dopo tre anni di sperimentazione dovesse essere fallimentare Regione e Asl si riapproprieranno di tutto” .

Il caos silenzioso che avvolge l’intera vicenda , ci interessa per varie ragioni sia per via della destinazione dei fondi europei concentrati solo sul centro sanitario di eccellenza a Taranto sia per l’enorme deficit che pagheremo in termini di tasse e di perdita di risorse umane (a luglio 51 dirigenti sanitari sono stati licenziati) e strutturale , una scure che si abbatte anche sul privato con una riduzione del 5% prevista dal Dief 2010 col doppio rischio di appesantire ulteriormente i livelli di mobilità passiva qunatificati in 130 milioni annui e comprimere i livelli occupazionali presso strutture inevitabilmente destinate a chiudere a fronte di risorse insufficienti .
Soprattutto da tener d’occhio la data del 15 settembre quando verrà consegnata la proposta concordata alla Prefettura di Milano per scongiurare il fallimento , voluta da Renato Botti già presidente del San Raffaele e ora socio della Regione Puglia, nonchè consigliere di amministrazione di Molmed spa, la cui maggioranza delle azioni, 23%, è detenuta da Luigi Berlusconi, figlio di Silvio Berlusconi mentre Science Park Raf spa, di proprietà della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor ,possiede il 21,1%) , consulente esterno dela fondazione fortemente voluto con l'entrata in scena del Vaticano il 26 luglio 2011 tramite la Banca IOR
Notizie queste che in tempi di prosperità , anche se apparente, non fanno molta presa sulle persone , ma le cose cambiano quando da certi intrecci sono colpite le proprie tasche a favore di altre , così si scopre che non è solo Il San Raffaele il problema Puglia ,perché mentre si chiudono gli ospedali, le politiche agricole precipitano nel baratro ci sono settori che vengono tutelati come quello dello spettacolo, all’Apulia Film Commission società della Regione Puglia, per esempio,sono stati affidati un milione trecentomila euro , si licenziano medici e si precarizza il comparto sanitario , ma non è dato sapere né il rendiconto del Bifest nè l’indennità economica del direttore artistico Felice Laudadio,a meno che non collabori gratuitamente, di certo si sa che i vertici di queste due società sono in trasferta al festival di Venezia 2011 a spese di chi? , e poi siamo pieni di festival e di eventi dal Wawe festival a Lecce al Puglia sounds , Puglia events ecc d'altronde il cinema la musica sono soggetti parapolitici che hanno presa sui giovani e sulle persone , come ci insegna da anni il concertone del primo maggio dove la politica la fanno le canzoni, quindi ottimo investimento per la moltiplicazione dei consensi ,intanto le aziende chiudono , le malattie dovute all’insalubrità del’aria aumentano, ampie aree della regione sono deturpate dai mega impianti eolici e fotovoltaici , l’Ilva continua spruzzare veleno che inquina l’Europa e né il presidente nè la giunta hanno variato e tagliato i vitalizi e gli emolumenti dei vari consiglieri regionali e assessori, né le spese collaterali dalle auto blu ai vari rimborsi benzina rimane la sede della foresteria in via Barberini a Roma , le autostrade gratuite, le società in house eccetera eccetera

Adele Dentice

lunedì 15 agosto 2011

Decidiamo di Decidere


Quel che resta del Welfare ci parla di una nuova concezione dello Stato, che lascia indietro i più deboli, le persone senza lavoro, che stentano a pagare l'affitto, gli ammalati, i giovani e gli anziani, tutto questo dopo l’inganno del modello sociale europeo che ha migliorato la qualità della vita di decine di milioni di persone e ha permesso loro di credere che il destino dei figli sarebbe stato migliore di quello dei genitori. Un benessere apparente che si reggeva su un’opera di disinformazione totale, retta dalle oligarchie finanziarie, che ci ha spinto verso un consumo compulsivo e un indebitamento generale Adesso è la stessa disinformazione che ci colpevolizza inducendoci a pensare che sono stati i nostri cattivi comportamenti la causa di questo disastro mondiale.
In questo contesto trova ampio spazio un’abile propaganda che ci fa credere che la decurtazione al welfare sia giustificata e necessaria , una rottura della coesione sociale che ha trovato il suo humus privilegiato nella progressiva ’affermazione di una nuova struttura della società, caratterizzata dalla frammentazione dei rapporti social i determinati da interessi individuali
Trovano quindi facile giustificazione non solo tagli economici ma anche tagli di consenso ce lo conferma quella parte considerevole di italiani che propende per un’idea in cui solo i soggetti “meritevoli “ possano usufruire dei benefici sociali, chi siano i meritevoli rimane un mistero se i poveri aumentano e le strutture a sostegno degli ultimi diminuiscono. Le fredde cifre dell’Istat ci parlano di una povertà relativa che si attesta all’11,4% mentre peggiorano sensibilmente le condizioni dei più poveri 550.000 e aumentano i vulnerabili, cioè coloro che si apprestano a diventare poveri , in particolare i giovani 22% perché figli di cassaintegrati o perché in "working poor", cioè guadagnano troppo poco. Intanto peggiorano le condizioni di 2 milioni di anziani e altri due milioni di persone con limitazione alla salute non sono raggiunte da alcun tipo di sostegno, con maggiore criticità nel mezzogiorno dove da anni la carenza di welfare pubblico non viene compensata dalle famiglie che hanno perso ogni capacità di far fronte ai bisogni primari.

E proprio sul welfare ricade la mannaia della risanamento eludendo ogni legge di mercato che vuole che siano i responsabili a pagare e non la popolazione-vittima del connubio banche e governi , colpevoli questi ultimi di aver permesso di far emettere denaro in più di quanto ne avessero, chiedendo interessi su una massa monetaria inesistente. Una calamità che ha portato alla rovina gli Stati , che si sono indebitati per supportare le banche ad iniziare da quelle statunitensi alla BCE , mentre con cinismo assoluto gli stessi governi servi supportati da partirti complici , propongono interventi sulle pensioni .lo slittamento (per ora di due anni) del TFR , le modifiche dello Statuto dei Lavoratori , la generalizzazione ed estensione del modello globalizzato Marchionne, perché “siamo tutti sulla stessa barca”, destrutturando l’altro modello, quello di economia mista enunciato dalla carta costituzionale, che prevedeva il controllo e l’intervento diretto dello Stato nell’economia nazionale

Nel frattempo, in questa atmosfera di dramma sociale, dobbiamo prepararci all’ultima farsa quella portata avanti dalle opposizioni , filo Confindustria e filo USA , che, avvalendosi del consenso popolare, faranno le stesse cose imposte dall’UE e comunque dalle lobbie industrial-fimnaziarie, senza che nulla venga risolto salvo, forse, un maggiore accanimento contro la nostra indipendenza a favore dell’impero statunitense.Non possiamo certo illuderci che con l’insediamento di un nuovo governo arraffa soldi, l’attacco al lavoro sia fermato,sia in termini di perdita di diritti che di flessibilizzazione , dal momento che l’imprimatur al declassamento dei diritti dei lavoratori è tutto merito di questa raffazzonata sinistra, tanto per rinfrescare la memoria la strada passa dall’abolizione della “scala mobile” (governo Amato 1992),agli accordi sulla flessibilità (Ciampi 1993),al la controriforma delle pensioni (Dini) nel 1995al pacchetto Treu (Prodi 1997), sino all’attacco al diritto di sciopero (D’Alema 1999).
In poche ore e in poche battute la nostra povera Italia ha dato un addio a decenni di lotte sindacali e al processo di democratizzazione del Paese, ma il Paese siamo Noi e in Noi la forza di opporsi alle modifiche costituzionali imposte dai Poteri estranei e sovra nazionali ,
in Noi la forza di decidere
decidiamo di decidere

lunedì 8 agosto 2011

Il Nuovo che avanza

Il nuovo che avanza,una macchina perfetta per distruggere quanto resta delle coste e della bellezza del nostro territorio.
Lo dobbiamo ai piani regolatori, alle varianti ai progetti di riqualificazione che hanno fatto nascere quartieri periferici, svuotato e ripopolato centri storici,favorito l’ ascesa economica e sociale di personaggi responsabili delle speculazioni che hanno cambiato per sempre il volto della nostra regione, distruttori di bellezze storiche e di terreni agricoli e di pregio ambientale per realizzare architetture terrificanti. Un’ idea di sviluppo assimilata capillarmente da tutti, favorita dal’apatia politica dei cittadini, che passa attraverso la distruzione del territorio consentendo la spregiudicata speculazione edilizia anche in territori pregevoli, tutto in nome della “santa alleanza” politico-affaristica , e la chiara volontà di curare altri interessi privati ben lontani dal bene comune .
Così, come in tante parti d’Italia, si consuma a Polignano l’annosa vicenda di un’area tra le più suggestive del sud barese ultimo pezzo di natura spontanea mescolata a tradizione e storia con i suoi magnifici trulli dislocati sulla costa, condannata perennemente allo sfregio urbanistico.
La storia è lunga e risale agli anni 70 esattamente il 1975, quando in base al PRG , attuato poi nel 1980, l’idea del proprietario Andidero, di trasformare la zona in un centro turistico-alberghiero fu bloccata perché poco “conveniente sul piano dei profitti”, infatti in base al PRG l’area veniva suddivisa in tre zone, la più ampia per l’attivazione di strutture turistiche alberghiere, una seconda zona per il campeggio e la terza lungo la costa come area parcheggi. A questo vanno aggiunte le valutazioni della Sovrintentenza dei Beni culturali ed ambientali che riteneva lesivi della peculiarietà delle zone costiere i progetti di riqualificazione turistica
Le cose cambiano il 15 dicembre 2000 giorno in cui fu siglato l’accordo di programma tra Andidero e la Regione Puglia e il Comune di Polignano , accordo che prevedeva un progetto di villaggio turistico Agape, il più grande centro turistico in terra di Bari illustrato, recentemente,dalla brochure ideata dall’agenzia Proforma

A dieci anni da questo accordo la GIEM srl, che possiede un diritto di opzione su quei terreni , 1 milione e centomila metri quadri dislocati lungo via Cozze SS16, che costa quasi milione di euro ogni sei mesi , soldi che verranno defalcati nel momento in cui acquisterà i terreni di proprietà Andidero, presenta una variante, approvata il 6 dicembre 2010 dal consiglio comunale di Polignano, trasmessa poi alla Regione Puglia il 30 dicembre 2010 con richiesta di finanziamento. Il nuovo progetto denominato Parco dei Trulli ridimensiona l’assetto ricettivo e commerciale a favore della costruzione delle villette ,e prevede un campo da golf annesso, per poter accedere ai finanziamenti regionali .


La commissione ambiente della Regione Puglia ha rigettato la proposta della Giem srl, perché il piano di lottizzazione Parco dei Trulli (ex accordo di programma Agape) presenta un vizio di forma , poiché non è stata prodotta la documentazione attestante l'avvio delle procedure relative all'ottenimento delle autorizzazioni amministrative e dichiara inoltre “di non poter esprimere parere favorevole all'intervento della Giem srl, anche in considerazione del parere paesaggistico( progetto Agape) che prescriveva di destinare,la stessa area sulla quale è previsto il campo golf, a Parco pubblico, con clausola di conservare integralmente la vegetazione presente, i manufatti con copertura a trullo e i muretti a secco che configurano il paesaggio agrario storico e culturale meritevole di tutela.”
La Giem va all’attacco poiché sostiene che ha perso il finanziamento perché, a domande presentate è stato modificato il corpo del bando, venendo meno alla legge 241 del ’90 che di fatto vieta modifiche in corso d’opera.

Ci sarebbe poi da considerare il valore legale della variante approvata a dicembre nel consiglio comunale di Polignano in quando sottenderebbe un interesse privato in atti pubblici , facendo qualche calcolo elementare se ogni villetta, il progetto ne prevede 250, venisse venduta a 180.000 l’una, significa che dei 45 milioni di euro l’utile per la ditta sarebbe di 10 milioni una cifra importante che ci farebbe subito venire in mente cosa ne guadagnerebbe l’amministrazione , ma poi da considerare ancora più grave l’effetto domino poichè verrebbero ad essere coinvolte per via del PRG anche le altre 7 zone , Torre di Cina, San Giovanni, pozzo Vivo, La Compra, Cozze, Rigagnola Euxiridemus,in pratica si verrebbe a formare un’altra città.

Insomma una lotta a suon di carte bollate tra imprese edilizie importanti, per inciso insieme anche nella questione di Punta Perotti, e a quanto pare sostenute politicamente dalle diverse fazioni politiche ,che nell’interesse del bene di non si sa chi utilizzano slogan in difesa del bene pubblico e contro la “cementificazione selvaggia”. Il PD, i Verdi, Alleanza salverebbero il progetto a condizione che l’area sia destinata a strutture turistico-alberghiere, con la scusa dei posti di lavoro per giovani , ovviamente stagionale e precari, che le residenze non possano vendersi singolarmente, che le aree destinate a parco urbano e ad attrezzature private di interesse pubblico siano pari a quelle previste dal PRG e che sia eliminato a valle il campo da golf previsto dalla Giem srl che verrebbe a condizionare la realizzazione di quello previsto dall’ accordo del Comune con la Italprogram spa. Quindi il campo da golf si deve fare , sia per accontentare i pugliesi “notoriamente” giocatori appassionati di questa attività sportiva, che in spregio dell’ambiente e del consumo di acqua di cui questi impianti necessitano a dispetto della assetata Puglia
Un altro elemento di contestazione riguardano i 37mila metri cubi che saranno dedicati a servizi commerciali e turistici, rispetto ai 201mila metri cubi di Agape, quindi le osservazioni nella fattispecie non riguardano la difesa del territorio, ma si riduce alla diatriba tra villette o strutture turistiche-ricettive con l’ipocrita demagogia dei 400 posti di lavoro (ovviamente stagionali) e dei 210 esercizi commerciali . Non sappiamo come andrà a finire anche se onestamente non credo ci sia differenza tra l’una e l’altra proposta, è la solita commedia tra diverse fazioni nell’ottica tutta italiana che ormai considera come consuetudine la speculazione edilizia nelle deliberazioni politiche. Sappiamo a nostre spese come,dopo le promesse elettorali, ogni piano programmatico continua a basarsi sulla crescita e sull’aumento del consumo dei suoli, perché troppo grande è il guadagno ricavato dal passaggio da agricoli ad edificabili, e l’economia rimane tutta nelle mani delle immobiliari e delle banche mentre la ricchezza della terra è deprezzata e annullata .Eppure la cementificazione del territorio rappresenta tutta la nostra incapacità di guardare il futuro si continua a costruire a ritmo forsennato, si teorizzano persino le case ecologiche , pur i costruire, e non ci si rende conto che il territorio non è infinito che stiamo distruggendo il suolo fertile, che non sarà poi possibile ripristinare per migliaia di anni .Dovremmo pensare, se vogliamo conservare la vita, ad un altro modo di pianificare il territorio ,cominciando con ridare il giusto valore alle terre agricole , ma ci vuole un atto politico coraggioso, che coinvolga tutta la collettività che sappia resistere ai ricatti e alle lusinghe del mercato.