mercoledì 24 febbraio 2010

Con la salute non si scherza



Nel 2005 a Cavallino, 5 km da Lecce, è stata autorizzata una nuova discarica, oltre a quella già esistente. Purtroppo, da anni gli abitanti dei vari comuni limitrofi soffrono il grave disagio provocato da odori nauseanti di cui non è nota né l'origine, né tantomeno l'eventuale nocività per l'ambiente e la salute.
I cittadini hanno diritto di sapere se, dalle vicinanze delle 2 discariche ai centri abitati, possano derivare rischi per la pubblica igiene e salubrità.
Tralasciamo la responsabilità istituzionale di chi, per anni, non ha agito affinchè sul territorio fossero effettuati i controlli sull'impatto ambientale per aria, suolo e acqua.
C'è bisogno di una valutazione dell'impatto ambientale delle discariche di Cavallino su aria, acqua e suolo.
C'è bisogno di accertare la qualità dell'aria e l'origine dei frequenti odori acri e nauseabondi presenti periodicamente nei vari territori comunali.
C'è bisogno che siano installate sui vari territori comunali le centraline di controllo per la verifica della salubrità dell'aria.
C'è bisogno che sia valutata la qualità del suolo e della falda nei vari territori comunali.
C'è bisogno che siano sollecitati i controlli amministrativi sul rispetto delle prescrizioni progettuali degli impianti e, in particolare, la verifica della fase di chiusura.
Ci interessa avere risposte precise sulla assenza di danni all'ambiente e alla nostra salute. Così come ci interessa poter stare in casa con le finestre aperte o passeggiare, senza dover sopportare la puzza che il vento spinge verso i comuni limitrofi.

Davide Falsanisi

martedì 23 febbraio 2010

Da dove viene il grano pugliese?


Il 27 gennaio si è tenuto un "sit in", indetto dalla Cia e dalla Copagri, dinnanzi alla sede della Divella, a Rutigliano, per protestare contro le importazioni di grano duro straniero in Italia.

Da tempo la Cia si è fatta portavoce del disagio che i produttori cerealicoli italiani stanno vivendo a seguito dell’invasione nel mercato italiano di grano duro importato in particolare dal Nord America, U.S.A. e dal Canada. L'azzeramento del dazio di grano duro di qualità nell’Ue e la riduzione dei dazi per i prodotti di media e bassa qualità ottenuto dalla Canadian Wheat Board ha contribuito notevolmente a peggiorare la già critica situazione dell’economia cerealicola italiana.

I prezzi di vendita al consumo durante l’anno sono rincarati per diversi prodotti agroalimentari, ma la situazione dei cereali e della pasta è sicuramente la più allarmante. Nel corso del 2009, a quanto affermato dalla Coldiretti, il prezzo della pasta è aumentato del +3,4 per cento con andamento opposto a quello del grano duro, le cui quotazioni si sono ridotte del 28,2 per cento: di conseguenza mentre il costo del grano al chilo è pari a 0,18 euro, quello della pasta corrisponde a 1, 4 euro al chilo. I lavoratori del settore si sono visti costretti a correre ai ripari riducendo le semine di grano duro, con un calo che si aggira attorno al 25 per cento.

Le nuove generazioni di agricoltori hanno acquisito consapevolezza dell’importanza della variabile “qualità”, che deve essere elemento di differenziazione dei prezzi e soprattutto dei prodotti: un prodotto italiano non è OGM, al contrario il grano importato dagli USA lo è.

Inoltre il grano italiano non necessita di migliaia di chilometri per il trasporto come avviene per quello importato dal Canada, il quale, durante l’attraversata in nave, è sottoposto a grandi quantità di umidità che rendono inevitabile l'utilizzo di prodotti chimici, al fine di bloccare lo sviluppo di micotossine, le quali a loro volta producono aflatossine altamente cancerogene. Se si continuerà a perseguire una politica che tende a non premiare la qualità del grano italiano sarà inevitabile quel processo degenerativo che vede la riduzione dei terreni seminativi italiani destinati alla coltivazione del grano come unica soluzione immediata e concreta.

Al fine di tutelare la pasta di grano italiano e le altre produzioni “made in Italy” la Coldiretti si sta attivando per la realizzazione di una “filiera agricola tutta italiana”, che si prefigge, attraverso il sostegno ottenuto dalle imprese agricole, dai mercati degli agricoltori, dalle cooperative e dai Consorzi Agrari, i quali hanno recentemente riconosciuto l'holding “Consorzi Agrari d'Italia”, di abolire qualsiasi tipo di speculazione e frode che potrebbero danneggiare sia il produttore agricolo che il consumatore.

Non è più sufficiente inserire in etichetta la dicitura “made in Italy”, che indica soltanto il sito in cui è stato realizzato un prodotto, piuttosto si rende necessario, oramai, specificare il luogo d’origine delle materie prime che lo compongono e dunque, nel caso specifico, la località in cui il grano è stato coltivato e raccolto.

Bianca de Laurentis

lunedì 22 febbraio 2010

FUORI DAL CORO!!!



Era di ottobre, precisamente il 17 dell’anno 2008, un’assemblea affollatissima di docenti mentre le parole di Vendola troneggiavano nell’auditorium della scuola:
“Ricorreremo alla Corte Costituzionale contro la Gelmini, perchè siamo di fronte ad atti che sono violenti nella sostanza e nel metodo e, quindi, noi ci comporteremo secondo i principi della legittima difesa”.
“Ringraziamo Nichi Vendola e Michele Emiliano, dichiarava in quell’occasione Maddalena Gissi, segretaria Cisl Scuola Bari, per la loro presenza e per l’intensità degli interventi a sostegno della scuola e della nostra piattaforma”.

Poi il tempo è passato, si sono spese milioni di parole e intanto le iniziative e le proteste sempre più si andavano smorzando, ma la scorsa estate Vendola interviene concretamente sui precari con i fondi per lo sviluppo dell’UE per le aree svantaggiate e, sulla base dei dati OCSE,da cui risulta che gli studenti pugliesi siano particolarmente deficitari in matematica e Italiano, si vara un progetto di rinforzo e recupero di queste aree disciplinari. Sembra di primo acchito una buona cosa ma, al di là della preelettoralistica logica del salvare il salvabile, appare una realtà diversa, perché oltre il meccanismo che esclude automaticamente intere classi di concorso, quindi numerosi lavoratori, il tanto celebrato aiuto si rivela una elemosina che verrà rinfacciata come un privilegio; un palliativo che degrada e divide ulteriormente la categoria più frastagliata del mondo del lavoro, già di per sé profondamente lacerato.

Infatti, la vera incognita di questa operazione si annida nelle formule contrattuali, i Cococo; umilianti per i lavoratori, una perdita di diritti acquisiti che non garantiscono assolutamente niente perché, anche se in Puglia si sta lavorando, non significa che si stia lavorando bene. Un impianto questo che non soddisfa molto dal punto di vista professionale e rappresenta una ulteriore complicazione che avvantaggia alcuni, penalizzando altri.

Comunque il pericolo maggiore si mostrerà in seguito, quando le altre regioni vorranno imitare l’esempio pugliese e sulla categoria precipiteranno un turbinio di contentini, cavilli e proteste, insomma l’aver accontentato qualche centinaia di persone, con qualche mese di lavoro e la “raccolta punti”, potrebbe ritorcersi pericolosamente contro la categoria stessa per via del peggioramento delle condizioni di lavoro e della frammentazione dei lavoratori della scuola e di un sistema che, a grandi passi, va verso privatizzazione ed esternalizzazione dei servizi.
Sconcerta, inoltre, pensare come la protesta estesa in tutta Italia, che sembrava avesse scosso il lobotomizzato mondo della scuola , mettendo finalmente insieme i lavoratori con i genitori e gli studenti, si sia andata spegnendo e chi ha lavorato accumulando titoli e diritti si trova costretto ad accontentarsi di un sedativo, un contentino solo per alcuni e, in ogni caso, non risolutivo di quel dramma sociale che da decenni si è consumato ai danni della scuola, senza che nessuna istituzione e uomo politico sia intervenuto quando si doveva e si poteva arginare il suo smantellamento.

Fuori dal coro delle celebrazioni, perché ormai la inattaccabile Puglia vendoliana gode dei consensi acritici per via delle primarie, rifletto sul dimenticato ricorso alla Corte Costituzionale e sulla rinuncia alla legittima difesa contro quegli atti violenti nella sostanza e nel metodo: evidentemente, trincerandosi dietro l’ideologia della “nonviolenza”, è prevalsa la linea dei compromessi! E quest’ultima ha indotto il Governatore della Puglia e la sua giunta, con accordi-tampone estivi ratificati con la Gelmini, ad essere sostenitori convinti della rinuncia alla lotta per la giusta causa, disperdendo, nel concreto, la Legittima difesa di una classe di lavoratori.

Ritengo, infine, che queste iniziative “salva-precari messe in atto in varie regioni , più o meno bene, non sono che rattoppi che si limitano a gestire l’esistente con interventi di breve periodo, funzionali solo al politico del momento senza avere la capacità e la volontà di ostacolare la pericolosa deriva della balcanizzazione del sistema scolastico nazionale, che, nella logica dell’individualismo del libero mercato, verrà smembrato con i suoi lavoratori su basi ideologiche e geografiche.

Adele Dentice

"C'erano una volta gli abitanti di Bari vecchia..."


 

Le parole “riqualificazione” e "recupero", ripetute dalla nostra variopinta classe politica solo nelle occasioni ufficiali, sono paraventi ideologici che nascondono il progetto antico dell’espulsione degli abitanti di Bari vecchia dal loro territorio, relegandoli nei non luoghi delle periferie urbane, nate dalla speculazione edilizia e dalla politica del mattone!

Dal ’71 all’81 la popolazione è diminuita di circa 4000 persone con un dato di anzianità del 4% in più rispetto a quello comunale; ma l'esodo non si è mai fermato! anzi, in particolare dopo l’avvio del Piano Urban il fenomeno si è accentuato , avvantaggiando chi si è insediato negli spazi resi vuoti dall'emigrazione ghettizzando ulteriormente i nativi, sempre di più spinti nelle parti più interne e degradate del quartiere.

Così la bella favola del progetto di riqualificazione del quartiere, che aveva diffuso tante speranze occupazionali tra gli abitanti ha, invece, rafforzato l’assedio al territorio peggiorandone allo stesso tempo le condizioni economiche, poiché sono state favorite solo attività commerciali slegate dalla tradizione del luogo (pub, uffici, ecc.) e i luoghi della tradizione sono stati sostituiti da contenitori “culturali” di aria fritta destinati allo sguardo distratto degli avventori domenicali e agli sfregi dei ragazzi della movida.

Ultimo atto è l’impoverimento culturale della gente di Bari Vecchia, privata per prima cosa del diritto alla formazione svilendo il ruolo della scuola pubblica anche nella sua funzione di custode di secoli di storia e tradizione. In tal modo si è negata anche ai giovani l’opportunità di crearsi un progetto di vita rimanendo nel territorio d’origine valorizzandone tutto il patrimonio culturale. In tanti oggi si mostrano scandalizzati per la chiusura della scuola media San Nicola. Troppo grande, troppo bella per quei ragazzi "vastasi", meglio destinare quell'edificio a qualcosa di più rappresentativo…; anche le grida dei ragazzi erano di fastidio lì nel cuore del turismo barese; ora, invece, il silenzio accoglierà le frotte di turisti venuti per visitare la Basilica e il quartiere, o meglio solo una sua parte, quella messa a nuovo, ripulita anche dei suoi abitanti.

Adele Dentice

Il sogno di una città metropolitana


Una splendida spiaggia, nel regno dell'eternit, del sole e del diving. Tuffatevi tra i fondali di liquami indimenticabili del Mar Adriatico. In un’oasi di benessere vivrete una vacanza da sogno. Tutto questo presto realtà. A maggio la Nuova Torre Quetta la spiaggia dei baresi verrà aperta, a due passi dal centro storico, (sempre più storico e meno centro), si raggiunge in pochi minuti la Spiaggia , di 30 metri (quasi 9 ettari) verranno sistemati nuovi pontili in legno. Potrete fare un tuffo in tutta “sicurezza”, infatti verrà isolato il fondo marino per evitare la dispersione di eventuali residui di fibre in amianto.

Ripristinata la pavimentazione e creata una corsia per canoe e surf. I corsi di rafting verranno effettuati solo in occasione delle aperture delle valvole di sfogo fognario. Si è verificato le molte opere recuperabili: dalle panchine alle piante, dalle giostre all’illuminazione. Ma dal momento che la spiaggia sarà parecchio più estesa, c’è da progettare tutta la nuova area.

La consigliera delegata all’Ambiente (che svolge funzioni di assessore) Maria Maugeri, ha già illustrato ai dirigenti le sue proposte: «Pensiamo a nuove piante, nuovi arredi, illuminazione a risparmio energetico, cioè alimentata con il fotovoltaico».

Così succederà che a fine di una giornata estiva i baresi del centro storico che torneranno a casa con la pelle al sapore di “sale”, speriamo solo sale! Dovranno fare i conti con il tronco fognario che in alcune zone di Bari Vecchia non è mai arrivato, e augurandosi che quella poca acqua che nei mesi di calura sia arrivata in maniera sufficiente per riempire i recipienti sul tetto,cosi potranno forse farsi una doccia depurativa.

Per una giornata di svago al mare si può sorvolare su questi piccoli particolari, come i bisogni principali dei quartieri periferici, siamo abituati a opere faraoniche di questa amministrazione, la metropolitana per esempio, che parte dal quartiere San Paolo, un vero vanto, in pochi minuti si è in centro, con corse ogni 59 minuti, vero vanto! Praticamente i tempi di attesa tra una corsa e l’altra sono superiore a qualsiasi tradotta che da Calcutta va a Bhopal. E la chiamiamo metro però!!

Intanto proseguono i lavori di allungamento della battigia. Una prima fase di intervento su Torre Quetta era iniziata nel 2006 per concludersi nel 2008. Costati quattro milioni di euro, i lavori si erano concentrati sulla rimozione di circa mille tonnellate di rifiuti contenenti amianto, abbandonate nel corso degli anni da diverse imprese.

Poi mettere in sicurezza permanente la spiaggia inquinata dai residui di amianto, costerà “solo” in tutto sei milioni di euro. Per questo Verrà isolato il fondo marino per evitare la dispersione di eventuali residui di fibre in amianto. Dell’opera si occupa l’associazione temporanea di imprese costituita dalla Lucatelli, dalla Valerio General Costruzioni e da Camassambiente. Imprese che, nelle loro competenze, hanno anche quella delle realizzazione di opere edili e di verde pubblico.

La General Costruzioni non ricorda nulla? È la stessa azienda che butto giù Punta Perotti.

Dalle macerie dell’eco mostro si tirano fuori ancora soldi comunali eravamo tutti contenti per aver visto crollare un obbrobrio architettonico, senza sapere di appoggiare la futura costruzione di monumenti allo scempio e allo sperpero della moneta pubblica.
Ora tocca ai dirigenti tradurre queste idee in pratica e soprattutto quantificare la spesa. «C’è un risparmio rispetto alle somme previste per la fase di bonifica - continua la consigliera - e, nonostante il maltempo, la scansione temporale dei lavori è stata rispettata. Questo significa che negli ultimi due mesi, più o meno da marzo, lo sforzo degli operai potrà essere concentrato sull’intervento di restyling».
E così anche noi all’ombra di una bella palma osserveremo il nostro piccolo Dubai Reresort che gareggerà e toglierà il primato al nostro vanto iniziale Pane e Pomodoro la Palm Bitch, pardon volevo dire Beach, pugliese, Anche Bari si sentirà una città Metropolitana importante.
In futuro potrà far sfoggio delle sue belle spiagge e poco più in la le bidonville.

Antonino Cimino

sabato 20 febbraio 2010

IL MODELLO AMERICANO


«La mia idea è di abbassare l'età del primo impatto con il lavoro, anche con un contratto a causa mistacome l'apprendistato», portando l'età di accesso «dai 16 ai 15 anni»- Sacconi. Così verrebbero reclutati i 120 mila ragazzi che abbandonano la scuola prima del tempo inserendoli nel mondo del mercato del lavoro attraverso un non precisato coordinamento con l’offerta formativa. La logica avrebbe voluto che si ricercassero alternative all’interno della scuola, valorizzando il triennio di istituti tecnici e le scuole professionali e non facendo retrocedere il sistema scuola all’ultimo posto in Europa con l’abbassamento dell’obbligo scolastico, i ragazzi a lavoro a 15 anni e la mortificazione di intere aree disciplinari.

Il modello che sta prendendo forma è quello statunitense una scuola non luogo di formazione e istruzione, ma zona dell’apprendistato, in cui lo Stato cede la responsabilità della formazione al privato, questo impianto è molto apprezzato dalla Confindustria alla quale piace anche chiamare l’educazione “Education” all’americana, ma nel contempo è contraria alle due lingue straniere,e sostiene che basta conoscere un po’ di inglese, il necessario per essere bravi consumatori , una seconda lingua è inopportuna un spreco superfluo di denaro e poi l’inglese è la lingua madre del mercato globale. Ma le mire di Confindustria si articolano e si diffondono soprattutto sulla governance con particolare attenzione al sistema universitario, che sarà carissimo, (consiglio di amministrazione a fianco del DS o del Preside di Facoltà), sulla scelta del personale tecnico (fuori da graduatorie e classi di concorso e privilegiando le esperienze aziendali), e sulla valutazione degli studenti (con la presenza di suoi rappresentanti nelle commissioni di esame).

Questa mistificazione di riforma oltre ad accentuare la separatezza sociale ci riporta al peggio della riforma Gentile, che almeno aveva valorizzato il sistema dei licei, pensiamo invece alla marginalizzazione del latino nel liceo scientifico e al disegno di impoverimento della disciplina della storia , tanto per scopiazzare il sistema americano statunitense che la configura come materia universitaria escludendola dai percorsi formativi primari.

Il progetto economicistico che si sta imponendo, lontano da ogni elementare principio della didattica, taglia materie importanti di studio e ore di insegnamento (in media 4 ore settimanali in meno), si cancellano laboratori e esperienze pratiche professionalizzanti, perseguendo un unico obiettivo quello di cacciare decine di migliaia di precari, immiserendo e svilendo l’istruzione e il diritto costituzionale alla formazione Lo stesso ministro Tremonti ha dichiarato che la messa a regime della riforma porterà a un taglio di 130.000 docenti/in realtà non ha considerato i 20.000, prodotti dalla costituzione di cattedre superiori a 18 ore e il sovraffollamento delle classi , e 85.000 personale ATA, ma non ha dato informazioni il ministro in merito alla destinazione dei risparmi operati sul sistema scuola , probabilmente andranno a sostenere le casse delle banche avvantaggiando gli interessi clientelari e finanziando le guerre. Ma tutto questo è noto da tempo e di fronte a tanto vandalismo ci si sarebbe aspettata una reazione dei sindacati, ma la CISL, la UIL la GILDA lo SNALS tacciono colpevolmente mentre il popolo della scuola viene tranquillizzato e addormentato con promesse e le chimere del decreto salva precari , un decreto che oltre a creare false speranze , contraddice la realtà fatta dall’ esubero dei docenti di ruolo che con la messa a regime della riforma aumenteranno e verranno spediti in massa in altri settori del pubblico impiego.

Adele Dentice

In difesa della scuola pubblica


Finora le azioni intraprese dai genitori e dagli insegnati per denunciare come Diritti fondamentali garantiti dalla nostra Costituzione, quali il diritto allo studio e alla sicurezza degli studenti, sono stati calpestati da tutti i livelli dell’amministrazione scolastica con tono burocraticamente sprezzante.

Il giorno 31 gennaio 2010 nell’ambito del convegno “ma almeno la scuola la vogliamo sicura’ svoltosi a Bari si è voluto proporre la nascita di un nuovo Comitato in difesa della scuola Pubblica che non sia settorializzato solo all’ambito scolastico e del precariato della scuola, ma investa l’intera società civile colpita dalla miopia della classe dirigente che non considera come, investire nella conoscenza, si possa tradurre anche in un incremento della redditività economica.
Uno stato moderno si dovrebbe distinguere per la sua capacità di competere a livello globale non solo in termini di ricchezza e di benessere , ma anche di conoscenza, elemento cruciale per la crescita di una società.

Al contrario è stato messo in atto un vasto progetto di riforme che rispondono all’esigenza di un’unica conoscenza asservita al mercato, procedendo verso la creazione di uno Spazio Superiore dell’Istruzione Europea di stampo neoliberista capace di competere a livello mondiale nel mercato del “sapere” Alle indicazioni europee si sono inchinati i vari governi dei paesi membri della UE portando avanti un processo di ristrutturazione del sistema scolastico che sposta la responsabilità dell’istruzione e della formazione dallo Stato al privato. In generale l’obiettivo è quello di un doppio sistema, uno dequalificato , dove si sfornano lavoratori esposti alla precarietà , obbligati a master e corsi di aggiornamento a pagamento, e l’altro, fortemente selettivo, finalizzato a costruire la futura classe dirigente in luoghi di alta formazione, decisamente consegnato nelle mani dei privati.
Ma il pericolo maggiore che voglio segnalare è determinato dalla metamorfosi culturale che si sta determinando facendo passare inosservata l’ipotesi scandalosa del considerare come formativa l’acquisizione di conoscenza attraverso la pratica del posto di lavoro sin dalla scuola superiore; ma non è tutto, i condizionamenti europei stanno inducendo alla riscrittura della storia e della cultura in genere a vantaggio dell’ideologia della classe dominante.
Anche la ricerca non è immune da questo processo se pensiamo allo sviluppo di prodotti farmaceutici o informatici che avvantaggiano sostanzialmente certe aziende spesso responsabili della produzione di materiale bellico.
Questo scenario viene abilmente celato da paraventi ideologici come “spreco” o “meritocrazia” la verità è che le logiche baronali e clientelari e i meccanismi sempre più rigidi di controllo e repressione continueranno e sussistere nel silenzio assertivo generale e verrà cancellata perfino la simulazione di un sapere critico.

A
dele Dentice