giovedì 28 luglio 2011

PERCHE' TARANTO E' UNA QUESTIONE DI TUTTI



Perché con la sua acciaieria oltre a detenere il primato della prima d’Europa per capacità produttiva e quello più inquietante di prima produttrice di diossina del continente con il suo 90%, rappresenta la concreta volontaria incapacità del sistema di risolvere il problematico rapporto ambiente /sviluppo ambiente/lavoro, con la giustificazione che in un periodo di grave crisi economica ed occupazionale non ci si può permettere di adottare modi di produzione e consumo ecosostenibile.

L’affermazione che la crescita economica sia indispensabile per incrementare l’occupazione viene ripetuta fino alla nausea dagli economisti , politici, industriali e sindacalisti con l’ausilio dei mass media , focalizzando come nucleo essenziale del PIL il centro della produzione , a cui contribuisce significativamente il peso economico dell’Ilva di Taranto; ma, se dal 1960 in poi in Italia il prodotto interno lordo si è più che triplicato, escludendo gli anni 2008-2009, come si spiega con una crescita così apprezzabile la riduzione dell’occupazione ? la risposta più evidente ci viene data dall’impostazione del sistema economico che spinge verso la crescita indipendentemente dall’utilità effettiva dei prodotti , si continua ad investire in tecnologie avanzate a discapito della forza lavoro , generando così iperproduzione e disoccupazione , un’iperproduzione che si innesta pericolosamente con la crisi ambientale generata e alimentata dallo stesso apparato che ha mercificato settori sempre più ampi della vita individuale e sociale
Per risollevarsi dal precipizio della crisi economica e contemporaneamente tutelare i settori di produzione industriale e le lobbie finanziarie , la classe dirigente non trova di meglio che dare il via a deroghe alle norme urbanistiche per incentivare la ripresa dell’attività edilizia; concedere incentivi all’acquisto di beni durevoli: automobili, mobili, elettrodomestici; coprire i debiti delle banche con denaro pubblico, progettare grandiosi piani di opere pubbliche. Tutte operazioni, queste, che fanno crescere i debiti pubblici al limite del’insolvenza per poi ritornare indietro strangolando le persone adottando drastiche misure di contenimento (vedi eliminazione welfare , sanità , scuola, pensioni ecc);un cane che si morde la coda tra l’altro un cane cieco e sordo e autodistruttivo perché non considera che le risorse sono finite e la crescita infinita non è possibile e magari le innovazioni tecnologiche, dovrebbero essere direzionate verso un nuovo ciclo economico.
Né influenzano le decisioni governative gli incoraggianti risultati economici di paesi che hanno investito nei settori verdi , al contrario l’Italia continua ad importare mezzi di produzione di grande peso economico e ambientale e contemporaneamente viene incentivata la proliferazione di megaimpianti di produzione di energia pulita , legati alle lobbie internazionali, che oltre a produrre un impatto ambientale devastante, non garantiscono la continuità nell’erogazione dell’energia, problema che si potrebbe risolvere con piccoli impianti per autoconsumo messi in rete per scambiare le eventuali eccedenze
Ritornando alla questione Taranto l’ipotesi più logica sarebbe quella di procedere verso una graduale diversificazione del sistema produttivo locale, considerando che le produzioni “verdi” sono ad elevata intensità di lavoro, per cui sarebbe possibile conservare i livelli occupazionali correnti anche con un significativo ridimensionamento delle capacità produttive del siderurgico. essendo in contrazione la principale fruitrice del siderurgico cioè la produzione automobilistica.
Un’operazione questa che, se correttamente condotta potrebbe consentire , l’aumento dell’occupazione e il superamento della crisi . Si tratta di lasciarsi alle spalle le logiche del medioevo neocapitalista in cui siamo precipitati, coniugando il sapere scientifico-tecnologico con un equilibrato consumo di risorse ma soprattutto liberandoci della schiavitù del PIL come indicatore di benessere sociale ,che al contrario è solo un indicatore monetario , quindi può solo misurare tutto ciò che può essere scambiato con denaro, certamente non la qualità della vita
Ma per arrivare a questa modifica radicale si deve procedere partendo dalla trasformazione dei rapporti di forza tra i lavoratori e il sistema padronale, una lotta quindi che non è più economica e locale ma politica e quindi generale, perchè deve far intervenire lo Stato , tramite i suoi strumenti, per poter operare una trasformazione radicale
In quest’ottica risulta riduttivo e controproducente continuare a fare lotte parziali e localistiche , che sono utilissime e determinanti nella prima fase per la sensibilizzazione dei cittadini e la denuncia , ma devono evolversi in una forma di dissenso condiviso e allargato contro lo straripante potere che opprime la società civile, le proteste circoscritte a un territorio o a un tema vanno collegate in modo da assumere un’unica direzione e questo .vale per Taranto come più in generale per la difesa del territorio, o contro la costruzione delle grandi opere

mercoledì 20 luglio 2011

Comunicato stampa - Sia ripristinata la scorta a Gianni Lannes!


Apprendiamo con disgusto che il Ministero dell'Interno ha revocato la scorta a Gianni Lannes, giornalista indipendente che ha subito ripetute minacce di morte e rischiato attentati contro la sua persona (fortunatamente sempre sventati) per le sue inchieste coraggiose tra cui quelle sulle navi dei veleni affondate nei mari italiani, sul traffico di rifiuti nucleari, sull'inquinamento da inceneritori, sulla sanità pugliese, sull'omicidio di Ilaria Alpi. E' l'ennesima dimostrazione che in questo paese le istituzioni cosiddette democratiche, che oggi (anniversario dell'attentato a Borsellino) hanno organizzato la solita cerimonia fasulla sulla "legalità" con piagnistei sulle vittime di mafia, sono di fatto complici degli interessi della malavita organizzata e dei gruppi privilegiati delll'economia. Prevedibile anche il silenzio assoluto di tutti i politici, di destra e di sinistra, e dei grandi organi di informazione, che continuano a far arrivare ai cittadini solo menzogne gridate ad alta voce, mentre oscurano e mortificano le persone indipendenti che cercano di raccontare la verità toccando argomenti "scomodi" e interessi inconfessabili. Naturalmente, chiediamo che a Lannes venga resa subito la sua scorta; noi contribuiremo a informare di questo scandalo i cittadini - visto che la notizia è stata fatta passare in sordina - e a far scoppiare la protesta se necessario.


Movimento Per il Bene Comune


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Clicca qui per chiedere il ripristino della scorta a Gianni Lannes

lunedì 11 luglio 2011

Lotta per la sopravvivenza: OM Modugno-Bari


Continua la strage dovuta alla crisi dell’economia mondiale, a Bari in pochi minuti si è decisa la sorte di 320 persone , sono i dipendenti dell’OM elevatori (gruppo Kion) a cui si devono aggiungere i posti di lavoro dell’indotto per cui i numeri salgono a 500 o poco più , questo dopo 36 mesi di cassa integrazione e alternanze di promesse di risanamento e recupero occupazionale.

La storia di questo stabilimento, che è un pezzo della storia economica di Bari, risale a moltissimi anni fa, 1969,e alla volontà dell’allora Ministro Moro di aprire un nodo economico in questa città con l’istallazione della fabbrica Fiat –Iveco .Un’operazione che ha dato slancio alle opportunità occupazionali della zona la cui gestione dal 1971 e fino al 1993 si contraddistinse per eccellenza e per bilanci puntualmente in attivo


Nel 1993 la Fiat-Iveco per ragioni strategiche di alleggerimento cedette il 50% delle azioni alla Linde Agv. che aveva l’obiettivo di sottrarre la progettazioni di carrelli con alimentazione elettronica,cosa che avvenne nel 1994 con l’acquisto del 100% del pacchetto azionario divenendo proprietaria unica della OM Carrelli Elevatori Modugno. La Linde Material Handling GmbH, è società di diritto tedesco controllata al 100% da Kion Group, a sua volta controllato da Kion Holding 2 GmbH, controllato da Kion Holding 1 GmbH. Quest’ultimo fa capo ad un fondo di investimento, Kohlberg Kravis Roberts & Co LP (KKR) e a Goldman Sachs Group (GS).

Con questo passaggio di proprietà si darà il via al trasferimento di mano d’opera ,che veniva importata dalla Cina (Shanghai) e dalla Germania (Schaffenburg) - sempre di proprietà tedesca della Linde - fino a raggiungere quasi la completa importazione nel 2004 e una riduzione di circa un centinaio di unità.

Nel 1998 la Linde accetta l'importazione della componentistica del diretto concorrente Giapponese Komatsu, che voleva acquisire lo stabilimento OM di Modugno , per l'assemblaggio di circa 1800 unità di carrelli annuali che sarebbero stati venduti nel mercato Europeo,ma , nel 2008, la Linde decide di non continuare ad essere la sponda del mercato Komatsu in Europa e le 1800 unità di carrelli elevatori vengono così meno con una riduzione ulteriore di circa 12 unità. Nel frattempo il gruppo Linde Agv si divide e la parte dei carrelli elevatori passa al gruppo KION (cioè Linde Material Handling, STILL, and OM Carrelli Elevatori S.p.A).


(Il Gruppo, ha stabilimenti in Europa e Cina, impiega oltre 22.000 dipendenti con un fatturato più di 4.3 miliardi di Euro nel 2007.. Con sede centrale a Lainate (MI), 7 filiali e 2 stabilimenti in Italia, 3 consociate in Europa ed 1 in Cina, OM impiega 1.276 dipendenti e dispone di un network qualificato composto da 2.800 tecnici specializzati e 1.350 venditori. Le consociate sono la Linde, che opera prevalentemente in CinaLa Still brasile n.2,OM n.iItaliaBaoti Top 10 domestic brand in China,FENWICK • No. 1 in France,Voltas No. 2 in India).


Intanto sopraggiunge la crisi le aziende tutte drammatizzano il quadro chiedendo la cassa integrazione per un numero di lavoratori che cresce di giorno in giorno. il capitalismo stesso, nel suo anonimo ed impersonale meccanismo autoriproduttivo ,impone scelte ingiuste e feroci sottomettendo i dipendenti, che ormai vivono fatalisticamente la percezione quotidiana e generalizzata del fatto di essere in preda a meccanismi che non possono in alcun modo essere modificati , rendendoli più facilmente ricattabili.

L’onda dell’ emergenza globale si abbatte come una mannaia improvvisa anche sulla fabbrica barese il 5 luglio scorso, quando il management del gruppo OM (gruppo Kion),Ettore Zoboli (responsabile vendite e servizi di Om Italia), annuncia la chiusura dello stabilimento e il licenziamento di 320 lavoratori , nonostante le promesse del piano di rilancio annunciato il 14 aprile dal ministero del lavoro, mettendo in luce , se mai ce ne fosse stato bisogno, tutta l’arroganza dei poteri economici e dei loro servi ,ben pagati.

La giustificazione addotta si innerva nella crisi strutturale e di produzione che già da dieci anni non rende più competitiva l’azienda pugliese «La crescita lenta nella produzione di Modugno ha ostacolato seriamente ogni tentativo di riorganizzare l’impianto che non ha mai superato di recente gli 8.340 carrelli del 2008. Il sito non ha, quindi, mai raggiunto la capacità produttiva teorica di 15.700 unità. Livelli così bassi rendono lo stabilimento non competitivo e non più economicamente sostenibile a causa dell’incidenza elevata dei costi fissi. Dal 2008 al 2010 lo stabilimento ha infatti accumulato 23 milioni di euro di perdite».

Si evince dalle dichiarazioni ufficiali e non, che le cause economiche e strutturali sono da addebitare principalmente ai dipendenti che non hanno saputo lavorare di più e valorizzare il capitale , inoltre l’assetto interno all’azienda è stato indebolito fatalmente dall’inadempienza organizzativa della Direzione di Stabilimento , che non ha provveduto a un corretto rinnovamento delle maestranze, gli anziani, infatti, venivano mandati in pensione senza che i nuovi potessero affiancarli per recepirne l'esperienza trentennale. Da qui la necessità di razionalizzare concentrando altrove i rami di produzione ,per cui la inevitabile decisione , scongiurata dalla stessa direzione pochi mesi fa ma intuibile dal mancato rinnovo contrattuale del Direttore a giugno, di trasferire il ramo d’azienda ad Amburgo

Contro queste dichiarazioni si levano all’unisono le voci dei dipendenti che rigettano le accuse di scarse qualità professionali , che non trova alcun fondamento dal momento che questa è una delle pochissime aziende dove si progetta e si produce, inoltre l’improduzione ,più che altro, va inquadrata nel fenomeno più vasto del generale blocco economico che ha generato questa paurosa crisi. Piuttosto,affermano , a indebolire l’azienda è stata la strategia di esternalizzazione di molti dei lavori che, invece, avrebbero potuto svolgersi all’interno dell’impianto alle porte di Bari

Risposte ancora non sono state date , rimane solo un cinico atto unilaterale con cui si decide del destino di centinaia di persone e si brucia un pezzo dell’economia barese , come fu per l’Adelchi di Tricase , in provincia di Lecce, o per la Franzoni di Trani e altre tante fabbriche pugliesi e italiane chiuse per interessi di mercato e beffate dalle istituzioni e dai sindacati che, a parole, si sono mostrati solidali con gli operai, ma nei fatti hanno patteggiato con i responsabili delle aziende e contemporaneamente diviso i lavoratori , indebolendoli con la cassa integrazione e poi isolandoli nella quotidiana lotta alla sopravvivenza.

La strategia è sempre la stessa per le grandi fabbriche come per quelle più piccole e la KION carrelli elevatori di Modugno –Bari non fa eccezione, d’altronde è un anello inessenziale nella catena di trasmissione degli interessi del gruppo Kion anch’esso ingranaggio di un sistema più vasto che riconduce tutto ai fondi d’investimento a cui fa capo dei Kohlberg Kravis Roberts & Co LP (KKR) e a Goldman Sachs Group (GS)

Nel frattempo a Bari già si sono aperte le danze politico – istituzionali con le dichiarazioni di solidarietà, che come sempre quando gli eventi ottengono rilevanza mediatica non mancano . La Provincia, la Regione, i sindacati , partiti , tutti dicono le stesse frasi vacue e inconsistenti, parlano di repressione, di norme che penalizzano i lavoratori , della mancanza i garanzie, della precarietà del lavoro, come se non fosse noto a tutti che questo stato di cose è il prodotto di anni di politica volta a tagliare qualunque voce di spesa per incrementare il guadagno, puntualmente seguirà la sceneggiata del tavolo di concertazione e, finita l’onda mediatica, tutti a casa, ovviamente per primi a casa andranno i lavoratori.

La politica di facciata è un crudele inganno inutile girare attorno alle questioni, truffando le persone con ipocrite ed eleganti perifrasi, la Om carrelli elevatori non è altro che un delle tante espressioni del capitalismo che se ne infischia del diritto civile e riconosce solo la legge del mercato , un potere economico che stabilisce le regole della politica che nella scala dei poteri è quello più basso insieme con i sindacati che replicano al’infinito lo stesso duplice copione, firmare accordi capestro che schiavizzano i lavoratori dipendenti o evitare di prendere alcuna decisione , e ,nella fattispecie, sarebbe interessante avere un quadro complessivo delle intermediazioni sindacali quando già si profilavano i primi segnali negativi nel 2004 4 poi nel 2008

Ma c’è un altro inganno che si sta preannunciando in cui sguazzeranno i demagoghi della politica ed è il possibile intreccio “occupazionale” tra la questione OM e la Getrag che proprio a Bari sta avviando un processo per concentrare alcune produzioni dell’automotive "Sarà un cambio - dice Buchelmaier con un po' di ritrosia" - a sei marce per motori con 4-6 cilindri sia diesel sia benzina. L'implementazione di questo progetto sara` della Getrag Spa, assistita dal nostro centro di innovazione tedesco". La produzione verra` realizzata in Puglia: si potra` arrivare, comprese le trasmissioni gia` esistenti, a raggiungere i 600mila pezzi l'anno. Secondo le prime ipotesi i nuovi investimenti Getrag a Bari potranno arrivare fino a 80 milioni di euro e l'occupazione potra` crescere di un centinaio di persone”. Non si informano le persone che lo stabilimento barese Getrag sta attraversando un periodo di crisi e che circa 400 dei 723 dipendenti sono in cassa integrazione straordinaria e che nel caso di rilancio l’industria tedesca potrà assorbire parte dei suoi dipendenti, e credo a questo punto che i licenziati dei carrelli levatori non abbiano alcuna speranza, a meno che non si apra una feroce lotta per la sopravvivenza.

Adele Dentice

venerdì 8 luglio 2011

ASSE MANFREDONIA TARANTO: Lo Sviluppo prima di Tutto


Quando un territorio vien condannato in nome della crescita economica e dello sviluppo, non c’è più niente da fare, anche se è il luogo più bello del mondo, o se è stato vittima di un disastro ecologico ,o se è tutelato da vincoli e testimone della storia e dell’arte, è successo a Taranto , che in un paese normale, ma il nostro non lo è , sarebbe dovuta essere una città d’arte e di cultura, succede a Manfredonia , che, oltre alla bellezza del luogo, ma a quanto pare fattore inessenziale, dovrebbe essere soggetta a bonifica dal momento che è stata già pesantemente penalizzata il 26 settembre del 1976 dall’esplosione di una torretta della fabbrica Eni, che produsse una così intensa nuvola di arsenico (10 tonnellate) da provocare poi la morte di 17 operai di tumore a causa della prolungata esposizione, per cui le fu dato l’appellativo di Seveso del Sud.

Logica vuole che sarebbe dovuta essere quella una zona da bonificare, invece si è continuato a imporre il solito modello di sviluppo, che contrappone le tutele ambientali e la salute al “lavoro “, nel cui nome le amministrazioni hanno favorito, in seguito alla chiusura dell'Enichem, una reindustrializzazione forzata dell'area del Golfo attraverso nuovi 'impianti insalubri di I classe' come la vetreria Sangalli, e, oggi, con la costruzione dell'inceneritore ETA-Marcegaglia la cui storia inizia il 24 giugno del 2003

In quella data l’ L’E.T.A S.p.a (gruppo Marcegaglia) firmò un accordo di programma con il comune di Manfredonia e la Regione Puglia per la realizzazione di un impianto industriale di energia elettrica da fonti rinnovabili, tramite l’impiego di biomasse.

Alla vigilia delle elezioni comunali e regionali del 2005 ogni schieramento politico di sinistra si schierò contro i termovalorizzatori, l’ attuale presidente della Regione Puglia Nichi Vendola affermava di essere contrario e, in un incontro scontro con il Presidente uscente Raffaele Fitto (favorevole ai termovalorizzatori), disse che si sarebbe battuto contro gli inceneritori e non avrebbe permesso che la Puglia diventasse la pattumiera dell’Italia. Lo ricordiamo, in seguito, inveire contro l’inceneritore di Acerra e poi magnificare quelli della Marcegaglia in Puglia a cui ha accordato tutti i permessi in perfetta continuità con Fitto,come mostra l’exursus autorizzativo dell’inceneritore di Manfredonia.

Esattamente il 12 marzo 2009 veniva espresso, da parte della Regione Puglia, parere favorevole alla compatibilità ambientale per l’ impianto, ampliandone le funzioni con l’utilizzo di CDR (Combustibile Derivante da Rifiuti), trasformando,così, la centrale a biomasse in un termo distruttore di rifiuti e di aria .In quel frangente fu consentita, anche una variante urbanistica , in modo da poter costruire l’impianto in zona agricola aggiustata in zona industriale, si tratta di contrada Paglia, che coinvolge i tre comuni di Manfredonia, Cerignola e Foggia.

In aiuto al gruppo Marcegaglia sopraggiunse, nel frattempo, anche una legge dello stato la 296/2006 che, in perfetta violazione delle norme europee, come si usa da noi, stabiliva che il CDR derivante da rifiuti urbani venisse inserito nella categoria delle “biomasse da rifiuti parzialmente biodegradabili”, quindi come se fosse una fonte rinnovabile di energia, senza considerare che i rifiuti dell’incenerimento sono da considerarsi “speciali” e quindi necessitano di discarica “speciale”, gia si fa il nome di Statte(Taranto!!)

Le amministrazioni comunali di Manfredonia, sia quella dell’ex sindaco Paolo Campo che dell’attuale Angelo Riccardi, si sono mostrate propensi all’impianto , il primo infatti ha rilasciato parere favorevole circa l’autorizzazione sanitaria ( artt. 216 e 217 del Regio Decreto n.1265 del 1934; acquisito al prot. 12253 del 09/11/2009, nota presente all’interno dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) del 14 settembre scorso. BURP 155 07/10/2010). Il secondo rigettando la richiesta di riesame avanzata il 29 dicembre 2010 dal Comitato Spontaneo contro l’inceneritore di Capitanata Cerignola poichè “non ritiene che sussistano le condizioni per l’esercizio del potere di ritiro in relazione al parere reso dal Comune nell’ambito del procedimento dell’AIA”,in quanto .si nutre “una totale fiducia negli studi di impatto ambientale precedentemente condotti (VIA e AIA) dalla Regione oltre “all’impiego, da parte del soggetto proponente, delle Migliori Tecnologie Disponibili”. Qualche perplessità, rispetto a queste dichiarazioni, rimane legittima se nel piano Regionale Qualità dell’Aria a pag 125 del file arpa puglia.box.net , c’è scritto che i comuni di Cerignola, Manfredonia e Foggia rientrano nella fascia C, tra i comuni con il più bassa qualità dell’arie che “obbligatoriamente devono presentare domanda di finanziamento per il risanamento”. Da ciò si evince che la scelta delle amministrazioni risulta in contrasto con le linee definite dalle Direttive europee 96/61/CE , 2008/50/CE , 2001/77/CE.

Ma ormai il processo è irreversibile, l’inceneritore si farà e il battesimo si è svolto quest’anno a Taranto durante l’inaugurazione del colossale impianto di forovoltaico al silicio realizzato dalla Enel green power (90.000metro quadrati di pannelli solari capaci di produrre 3,2 MW di energia elettrica), durante il quale Antonio Marcegaglia ha ufficializzato che “Il gruppo Marcegaglia ha ottenuto tutte le autorizzazioni e porterà avanti l’investimento legato all’inceneritore in territorio di Manfredonia”..

Un megaprogetto finanziato anche dall’ Europa , nonostante le indicazioni di principio , che eroga 15 milioni di euro sui 60,5 milioni del costo per le aree depresse del Contratto area Manfredonia, Monte Sant’Angelo (ex Enichem), (e la bonifica ?) da incamerare anche i profitti della convenzione cip6/92, stipulata nel 1997 con ENEL ( poi GSE), che legittima l’ETA a vendere energia elettrica a prezzi maggiorati

La storia ci insegna che sviluppo è prima di tutto, ma bisogna fare i conti anche con l’opinione pubblica e gli effetti della sentenza della Thyssen-Krupp di Torino , che ha spinto in questi giorni dopo sessant’anni a Taranto a far parlare di sequestro dell’Ilva , o delle mappe epidemiologiche se così fosse sarebbe un terremoto , perché finalmente i cittadini potrebbero concretamente contrastare il NEGAZIONISMO, E L’ IDEOLOGIA DELL’INEVITABILITÀ DEL DANNO, fattori culturali responsabili della DOPPIA MISTIFICAZIONE ambientalista e climatica con l'invenzione del “recupero energetico” dei rifiuti e , soprattutto , ci sarebbe da ben sperare nel coraggio collettivo di scegliere tra SALUTE o GRANDI IMPIANTI tra centrali termoelettriche e nucleari, Industrie chimiche, Inceneritori, immensi mega parchi eolici e fotovoltaici distruttori dell’ambiente

IMPOSTI DA UN VARIEGATO MONDO “AMBIENTALISTA” e DA PITTORESCHI ED INOFFENSIVI ”ANTAGONISTI” AD UN BEN PIU' SOLIDO ED EFFICACE MONDO DEGLI AFFARI A CUI I PARTITI SONO ASSERVITI

Adele Dentice PBC Puglia

mercoledì 6 luglio 2011

l'inganno incrociato dei cip6 e dei certificati verdi




L’inganno incrociato dei cip 6 e CV che ci conduce verso il nucleare
L’origine delle incentivazioni e delle sovratasse per le rinnovabili nasce con il provvedimento Cip 6 del 1992 a seguito del referendum antinucleare del 1987 .
Fu stabilito di incentivare le rinnovabili , ma lo stravolgimento e la beffa delle ormai stranote paroline “e assimilate” ha beneficiato chi produce gli scarti avvelenati delle raffinerie con costi che ricadono sugli utenti, costi che si sono aggirati dal 2001 al 2010 intorno ai 22,8 miliardi di euro finiti per metà nelle saccocce dei produttori di inquinanti. L’altra metà finisce in quelle degli imprenditori delle rinnovabili come l’eolico . Cercando di farsi strada nella folta giungla dei numeri e della normativa vaga con decretini strumentali alla sua disapplicazione, si scopre che per quanto riguarda l’eolico mentre il livello della rendita dei produttori in Germania è inferiore a 10 euro/MWh, e vale solo per i siti con maggiore ventosità, in Spagna, prima della crisi economica, la rendita era inferiore a 20 euro/MWh, quindi, un quinto circa di quella italiana, in Italia il livello della rendita è di circa 100 euro/MWh per un sito di media produttività
Né le cose cambiano con il fotovoltaico i cui incentivi , per dirla con 1'Authority, sono fra i «più profittevoli al mondo». Infatti mentre il costo medio dell'energia in Italia si aggira sui 60-70 €/kWh, chi produce elettricità con il fotovoltaico intasca ancora oggi fino a 402 euro. A danno degli gli utenti che dovranno pagare una sovrattassa di 5,7 miliardi di euro per le energie alternative. Di cui soltanto 3 miliardi per il solo fotovoltaico.L’affare è talmente grande che solo negli ultimi 4 anni sono stati presentate domande di impianti alternativi per 130 mila Megawatt, a fronte di una potenza elettrica installata, nel corso dell'ultimo secolo, di 105 mila Megawatt....Nella sola Puglia dei 295 Megawt operativi 239 sono prodotti da impianti collocati su 358 ettari di terreni agricoli .
Per i parchi eolici , sottoposti per produrre alla presenza di vento, è previsto un indennizzo per mancata produzione lì dove non è possibile immettere elettricità nella rete, dal momento che le pale sono state disseminate anche lì dove di vento ce n’è pochissimo e alcune linee hanno dimostrato di non avere la capacità di trasportare energia eolica negli intervalli di tempo tra una ventosità sostenuta e l’altra con conseguente riduzione di potenza “ Le direttici più colpite sono Andria – Foggia, Campobasso –Benevento e Benevento – Montecorvino, sulle quali insistono più di 1.500 MW eolici.” (Fonte APER – Associazione Produttori Energie Rinnovabili)
Cosa avviene in caso di mancata produzione? Si penserebbe ad un freno di incentivazione e invece i produttori vengono tutelati ancora una volta con un ‘insieme di norme che “premiano” la mancata produzione (calcolata sulle stime del GSE) attraverso il meccanismo della “priorità di dispaccimento”:
significa che le unità di produzione alimentate da fonti rinnovabili hanno diritto alla priorità di dispacciamento, come previsto dall’articolo 11, comma 4, del decreto legislativo n. 79/99.cioè devono obbligatoriamente essere acquistate per prima da Terna (gestore nazionale per la diffusione in rete dell’energia )e,con la deliberazione ARG/elt 5/10, vengono definite dall’ Autorità nuove modalità di remunerazione per la mancata produzione da impianti eolici , cioè gli utenti pagano anche per ‘energia non prodotta’!!!! In questo modo con l’eolico si hanno guadagni garantiti per 15 anni anche lì dove non c’è vento, poiché Terna è obbligata all’acquisto anche in mancanza di reti
Ma perché ci si chiede un MWh prodotto dall’eolico può arrivare a costare sino a 160 euro e un MWh prodotta dal fotovoltaico oltre 400 euro La risposta è nei certificati verdi, introdotti dal Decreto Legislativo 79/99, emessi dal GSE su richiesta del produttore italiano titolare di impianti alimentati da fonti rinnovabili e, in base alle direttive del protocollo di Kyoto, anche da chi non produce energia rinnovabile il quale deve acquistare un certo numero di CV per garantire lo sviluppo di una percentuale di energia da fonti rinnovabili Questi CV sono in pratica titoli emessisi richiesta dei produttori per ogni MWh il cui valore dovrebbe essere definito in base alla domanda-offerta . e, siccome il numero di cv ha superato ben oltre offerta, per evitarne il crollo il buon Prodi decise all’epoca ,che quelli in eccesso sarebbero stati acquistati dal GSE a un prezzo minimo, nel 2010 la cifra di acquisto dei CV è stata di 940 milioni mentre per il 2011 si ipotizza 1 miliardo e mezzo che il GSE dovrà spendere Il GSE (Gestore dei Servizi Elettrici, inoltre e sempre per il 2011 ha stabilito che il prezzo di offerta dei Certificati Verdi è pari a 88,13 €/MWh, superiore rispetto a quanto previsto dalla precedente normativa, come si evince dalla tabella sottostante
prezzo di ritiro CV con regole ex legge 122/10
(€/MWh)
2009 68,60
2010 62,23
2011 61,16
prezzo di ritiro CV con regole decreto Romani
(€/MWh)
2009 69,16
2010 87,99
2011 88,22
. In questo oceano di danaro sguazza il sistema integrato tra banche , produttori grandi piccoli e medi e soprattutto infiltrazioni malavitose . Non è un caso che la gran parte dei piccoli impianti sono stati finanziati dalle banche, le stesse che finanziano le centrali ad idrocarburi,i grossi impianti eolici e fotovoltaici e le centrali nucleari , e non è un caso che il sistema “democratico” favorisca le grandi multinazionali come Enel, Edison, E.On, ecc dal momento che gli incentivi così alti sono concessi indiscriminatamente.
Costi insostenibili
Ma ciò che deve allertare gli utenti sono i costi che nei prossimi anni diventeranno insostenibili , se consideriamo che solo nel 2010 per il solo fotovoltaico da qualche centinaia di MW si è passati a oltre 6000 MW portando gli incentivi ad oltre 19 miliardi di euro che ,spalmati sulle nostre bollette , si traduce in una aumento di oltre 300 euro all’anno nella bolletta elettrica. Senza contare poi i costi per l’adattamento della rete elettrica ( sappiamo che la rete non riesce a sostenere se non una piccola parte della trasmissione di energia prodotta dall’eolico) , significa che nella spesa totale risultano gli incentivi aumentati del 40% a fronte di una reale produzione del 10% e noi pagheremo milioni e milioni di euro per energia prodotta che non potrà essere immessa in rete
A questo punto si potrebbe pensare che la manovra necessaria sia quella di ridurre le incentivazioni se non eliminarle del tutto , spingendo (e sa tanto di una imposizione!!) verso la scelta nucleare le cui spese in ogni caso ricadranno sugli utenti dal momento che l’ENEL (accordo con la francese EDF per l’attivazione del nucleare in Italia) gode di un flusso di cassa determinato dalle bollette su cui spalmare i costi , e diventa “curioso” come le grandi aziende legate all’eolico italiano siano interessate al nucleare:
International Power plc
MW.
La strategia di sviluppo è incentrata sulla diversificazione delle fonti (carbone, petrolio, gas, acqua, vento); gli asset operativi in Italia
sono l’impianto a ciclo combinato ISAB Energy da 520MW e il portafoglio eolico IP Maestrale per un totale di 550MW.
International Power fa parte del gruppo francese GDF Suez(Gas de France Suez 29° posto delle maggiori imprese mondiali 2009) e la sua controllata Suez Environment è a capo del secondo gruppo mondiale dell'acqua, mentre per l'elettricità il gruppo è il decimo produttore a livello globale. Il 59% della sua produzione avviene in Europa, il15% in America Latina, il 17% in Asia e Africa, il 9% in Nord America. L'elettricità è ricavata da: gas (53%), idroelettrico (16%), carbone (11%), biomasse (1%), vento (1%), solare e altre rinnovabili, Nucleare !6%
FRI-EL Green Power S.P.A
Fri-El Green Power (sede Bolzano) è presente nel settore eolico italiano dal 2002. Fra i suoi principali partner ci sono la francese
EDF Energie Nouvelles (azienda produttrice e distributrice di energia in Francia impegnata nel nucleare ha partecipato alla realizzazione del reattore nucleare Phoenix) e la tedesca RWE Innogy, la società è collocata tra i primi produttori di energia da fonte eolica in Italia.

ENEL Green Power
settore energie rinnovabili di ENEL S.p.A., principale produttore italiano di energia elettrica. Va ricordato che la EDF ha stipulato il 24 febbraio un accordo con ENEL dando vita a “sviluppo nucleare Italia srl per la reintroduzione del nucleare in Italia con un progetto che prevede l’impianto di 6 o 7 centrali medie per la produzione di 1/4 di energia elettrica Fonte APER (Associazione produttori Energie Rinnovabili) , con una spesa prevista di 4/ 5 miliardi a impianto; naturalmente anche in questo caso nessun rischio perla grande azienda perchè i costi verranno spalmati sulle nostre bollette
Edison Energie Speciali
La Montedison è controllata dal 2001 da Italenergia (Fiat, EDF (principali azionisti), Tassara, Banca Roma, Banca Intesa, San Paolo) .Nel marzo del 2010 si è confermata la notizia che la EDF vuole coinvolgere nel progettonucleare la Edison con 4 centrali con Enel
E.ON AG
con sede a Düsseldorf (Germania),
La Repubblica, sez. Economia, pag. 22: 08 giugno 2010
MILANO “ Dopo le indiscrezioni, arrivano le conferme: il gruppo tedesco E. On e quello francese GDF-Suez sono pronti a dar vita alla seconda cordata per la realizzazione di centrali nucleari in Italia. Lanciando così la sfida a quella composta da ENEL e dall' ex monopolista transalpino EDF”
In pratica avremo due cordate la prima capeggiata dalla EDF (Francese prima al mondo in produzione) –Enel, la seconda GDF (sempre Francia ) Edison, allettate dall’apertura al nucleare dell’Italia confermato dalla nascita dell’agenzia nucleare in Italia

Riflessioni




Sit-in dei diversamente abili, raccolta fondi per una famiglia di sfrattati disabili, convegno contro l’amianto , riunioni con associazioni ambientaliste, spaccati di sofferenza e di giuste rivendicazione di diritti negati; luoghi dove riecheggiano, tra i toni alti e parole sommesse, richieste di giustizia e denuncie dei torti subiti dirette ai rappresentante istituzionali che a volte, stancamente, presenziano, magari con qualche giornalista compiacente,
a lla fine si ritorna a casa soddisfatti , più o meno.

Personalmente provo disagio,profondo disagio, questi incontri dovrebbero suscitare ira, condivisione di volontà di cambiamento, presa di coscienza collettiva, ma non producono nulla.

Anche i grandi cortei ricchi di urla e striscioni colorati non hanno portato a niente,è successo con i temi importanti della scuola, dello smantellamento dello stato sociale,dello Statuto dei lavoratori, della sanità , abbiamo letto articoli fiammeggianti sulle testate più importanti, assistito a innumerevoli teatrini televisivi dove i soliti furbacchioni,in prevalenza di sinistra, con toni veementi o singhiozzoni si sono fatti paladini della giustizia e della democrazia .

Pagliaccerie la realtà è che tutto è perfettamente sotto controllo , la stessa dissidenza quando viene legittimata dai media è diventata lo strumento privilegiato di vigilanza che con precisione chirurgica ingloba nel sistema tutti, anche coloro che in buona fede vorrebbero sfuggire al sistema, ma è impossibile sottrarsi a questa morsa perché essa fa parte di quella macchina organizzativa che contiene i partiti e i movimenti ad essi legati. Migliaia di volte abbiamo assistito dopo l’esplosione di spontanea rivolta , all’equivoco volutamente ingannevole della “necessità” del dialogo, portato avanti dai vari capopolo, perché da soli non si va da nessuna parte e allora è meglio il meno peggio , meglio un poco che il nulla , e il gioco è fatto, si firmano contratti di lavoro che strangolano i dipendenti, si riempiono le campagne di inceneritori perché è meglio la diossina della monnezza , si continuano a contestare le fabbriche della morte senza chiuderle perché se no si perdono i posti di lavoro , si creano i gruppi di precari che si devono fare latori delle loro rivendicazioni contro i lavoratori a tempo determinato, gruppi di ammalati di cancro contro i disabili in carrozzella…

E’ il nuovo antico modo di fare politica per tenere in mano il potere , convincere la gente che il nemico è altrove mentre i nuovi rappresentanti del popolo. guardiani del capitalismo, ligi ai loro padroni hanno annullato completamente la militanza politica e il radicamento nel territorio trasformando lo sdegno in una esaltazione momentanea , che viene smorzata subito quando il politico di turno, con cui si mantiene un contatto, fa l’ interesse del singolo o del piccolo gruppo, comprandolo.

E’ la mafia clientelare dei partiti di sinistra come della destra che ormai non rappresentano altro che le lobby di cui curano gli interessi , per questo è importante depotenziare movimenti di massa, e produrre piccoli gruppi ,sempre più piccoli che vengono poi anestetizzati con promesse di unità e di cambiamento da utilizzare al momento opportuno in fase elettorale , piccoli gruppi chiusi, da cui escludere le classi meno abbienti, quelle fuori della produzione, i precari, i cassaintegrati, licenziati o licenziabili, gli immigrati, i clandestini, quelli che vivono alla giornata, trasformati in monadi chiuse nella loro individualità, persone che non devono credere più a nulla e che devono perdere la voglia di lottare per i propri diritti , iniziando da quello del voto, perché potrebbe contenere variabili strane, non controllabili.

Eppure il malessere esiste e viene percepito da tutti , allora sopraggiunge la strategia del’inganno , dal far proprie idee buone e trasfigurarle, al presenziare le grandi manifestazioni ,fino ad appoggiare i disegni di legge per le grandi opere , quando si è ministri, che al momento opportuno potrebbero essere rinnegati o riproposti sotto altra forma sotto le spoglie della modernità, del progresso quello che dà "lavoro e speranze", che fa girare i soldi e giustifica gli sprechi dell’autostrada Salerno-Reggio o la guerriglia in Val di Susa, che fa affermare a Vendola che bisogna rinunciare al welfare e beffarsi dei referendum, lasciando inalterate le tariffe per coprire un deficit immenso non provocato dai cittadini.

Alla fin fine sono d’accordo tutti secondo la filosofia della grande ammucchiata di un nuovo vecchio progetto politico americanizzato e postmoderno di sapore dalemiano che, nonostante le scaramucce mass mediatiche, non sembra discostarsi dal pensiero vendoliano, e molto si avvicina ai progetti di Casini, Fini, Di Pietro affascinati tutti dal gran de mito americano.

E’ l’ idea di società oligarchica e disperata dove si controlla l’insofferenza e si veicolano i pensieri ,ma può succedere che in una piccola valle gli abitanti decidono di difendere la propria vita , la propria terra e, magari, si accorgono di non essere soli…