venerdì 15 giugno 2012

INVALSI: la mutazione genetica della scuola


“Non bisogna avere fretta nelle risposte, bisogna riflettere bene e a lungo”.

Questo era il vecchio modo di fare scuola che da sempre ha distinto l'Istituzione scolastica italiana , in particolare quella primaria, tra le migliori del mondo, per la sua attenzione alla sfera affettiva-relazionale  Andava bene in altri tempi  oggi, grazie anche all’apporto  dell’ex ministro Fioroni che ha introdotto l’obbligatorietà di un quiz in terza media che pian piano si è esteso a tutti  i livelli d’istruzione , la consapevole cautela con cui si interveniva nel rapporto formativo con i minori è stata sostituita da una prova oggettiva asettica che annulla, di colpo, la soggettività non solo dell’alunno, ma anche dell’insegnante.
Nella completa disinformazione  di genitori e docenti divisi tra scettici, assertivi e finalmente esplicitamente contrari, la prova oltre a mirare allo stravolgimento  della relazione didattica ed educativa, con la pretesa di “valutare “ in modo standardizzato e “oggettivo” le Competenze, si è andata    arricchendo di invasività
trasformandosi pian piano in schedatura di massa, propedeutica alla promozione di un nuovo modello di società; la questione , quindi, non può più limitarsi a considerazioni solo di natura didattica educativa, moralmente irrilevanti,  ma  diventa  prioritariamente politica.
Il nuovo sistema valutativo, moderno ed europeo, si inserisce a pieno titolo come ultimo atto   nel processo di  Privatizzazione, con la trasformazione radicale della funzione storica della scuola pubblica, e di anglosizzazione, sostituendo la relazione intersoggettiva con performance e valutazione oggettiva, come soluzione finale di controllo dei cervelli  che affollano le nostre scuole pollaio. Per chi non è del mestiere , ma anche per gli addetti ai lavori ormai persi e abbacinati dalla scuola tecnocratizzata, la valutazione è una
relazione bidirezionale ricorsiva che crea rimbalzi di messaggi  e, soprattutto, si basa sulla fiducia. Una attività educativa complessa e asimmetrica, poiché si fonda anche sull’autorevolezza del docente, che ha bisogno di conferme e il cui giusto valore  si riscontra nell’accettazione del giudizio, per poi procedere e migliorarsi.
Cosa ci ’azzeccano i test a tempo con tutto questo?, le repliche dei pro-Invalsi le possiamo già prevedere ,si vorrà dimostrare che anche l’invalsi è biridezionale poiché i ragazzi si aspettano il responso, rigoroso , senza appelli, uguale per tutti, ma l’apprendimento non si può valutare allo stesso modo nei diversi contesti, e  gli insegnanti ne sono consapevoli , per questo si confrontano e producono molteplici offerte didattiche, cambiano idea, ascoltano gli allievi e le allieve e  ci parlano; è questa didattica, flessibile e individualizzata, che fa la differenza  definendo la qualità dell’insegnamento, «I test scolastici sono un mezzo per misurare il grado di banalizzazione. Se lo studente ottiene il punteggio massimo, ciò è segno di una perfetta banalizzazione: lo studente è completamente prevedibile, e quindi può essere ammesso nella società. Non sarà fonte di sorprese, né di problemi» ( Heinz Von Foerster, Sistemi che osservano, Astrolabio, Roma 1987 pag. 130).
A questo poi va aggiunto lo stress da competizione che coinvolge alunni e docenti portati a dover rivaleggiare tra loro, eludendo le buone pratiche dello scambio e della condivisione, le prove pensate per risposte in velocità, non tengono conto  dei diversi  ritmi di apprendimento delle intelligenze multiple  che è doveroso rispettare, invece per la classe Seconda della scuola primaria (7 anni) l’invalsi propone la prova cronometrata di lettura, non solo ma se in una scuola prevalgono talenti artistici, e quindi intelligenze intuitive non ingabbiabili in schemi precostruiti, questi incideranno negativamente sulla valutazione globale dell’istituto
Ci sono poi altri elementi che devono farci essere dubbiosi e guardinghi rispetto a questa nuova frontiera didattico-educativa ed è la disuguaglianza e la discriminazione verso le fasce più deboli della popolazione giovanile, particolarmente odiosa  quella rivolta verso i diversamente abili nei confronti dei  quali la scuola  italiana si è sempre distinta per la sua attenzione, intendendo le diversità come valore, lo testa l’eliminazione delle barbare scuole speciali e delle classi differenziali (L. 517/77). La disabilità invece non rientra nel sistema di valutazione Invalsi, ignorando da un lato l’impegno delle scuole affinchè i disabili raggiungano le piene  competenze secondo le loro potenzialità, e dall’altro si rimette alle scuole la decisione di far partecipare gli alunni disabili i cui risultati dovranno essere elaborati in maniera a sè stante così da non incidere sul risultato
medio della scuola o della classe. Non ci sono parole! 
Altra discriminazione si cela dietro la falsa meritocrazia slegata da ogni criterio di promozione e uguaglianza sociale, ennesima svalutazione  dei principi fondanti della nostra Costituzione, che per logica conseguenza prevedono l’intervento dello Stato lì dove ci sono criticità e debolezze, essendo la scuola e l’istruzione  strumenti a servizio del cittadino; invece, snaturando questi i diritti principali espressi e voluti dai padri costituenti, saranno le scuole che otterranno risultati maggiori ad avere più soldi, criterio apparentemente logico, forse condivisibile per una fabbrica di bottoni, ma, quanto meno, iniquo se si parla di adolescenti e bambini, aprendo squarci di disuguaglianza sociale spaventosi; saranno le scuole più ricche frequentate dai figli del benessere ad avere maggiori riconoscimenti economici e saranno questi ragazzi ad ottenere la medaglietta del merito, “l’alunno d’oro o l’alunno dell’anno”, realtà raccapricciante poiché vengono esclusi i figli delle periferie, coloro che apparterranno a vita alle scuole di serie B , che nonostante il loro impegno e quello dei docenti, avranno un titolo di studio che varrà di meno. Se si ha la pazienza di leggersi  i documenti di Sintesi dell’INVALSI sulla valutazione degli apprendimenti ciò che salta agli occhi è l’ampia disuguaglianza dei risultati scolastici nelle regioni meridionali che viene associata all’alta disuguaglianza del reddito e alle caratteristiche strutturali dei singoli sistemi scolastici.
A questa discriminazione si lega la doppia schedatura di docenti e alunni, i primi sottoposti a un controllo diretto per differenziare le retribuzioni, sulla base del merito pubblico (vedi Brunetta-Aprea), e già si esplicitava tra le righe del progetto Gelmini dove gli INVALSI dovevano servire a misurare le scuole nel loro complesso, mentre per premiare il singolo docente era previsto un nucleo interno di valutazione che  dovrebbe valutare, sulla base di dati non meglio precisati, per cui il panorama futuro sarà costituito da  docenti che gareggeranno per meglio adattarsi  a questa didattica moderna ed europea, burocratica e di regime.
Se, in teoria, i docenti potrebbero rimanere indifferenti rispetto a questa schedatura e ritenersi  liberi di essere considerati più o meno premiabili sfuggendo al ricatto della diversificazione delle carriere, per i giovani alunni questo non può avvenire, dopo aver eliminato i diversamente abili, fuori mercato e non produttivi, per gli altri si è creato un sistema di falsa anonimità, nome cognome scuola e collocazione geografica sono rintracciabili attraverso un codice identificativo che seguirà il cittadino dai 7 anni in poi, con il quale si potrà, volendo, costruire un portfolio fruibile nel “mercato” delle competenze. Se non è schedatura di massa questa...
La scuola del futuro è una ben miserabile realtà , infarinatura di qualche lievissimo contenuto erogato da testi invalsizzati (“stiamo invalsizzando i nuovi testi”, tranquillizzano le case editrici) gli statuti delle discipline sono mutati alla radice : il tema, nel quale si esercitava la complessità delle competenze, saperi e soggettività dello studente  ha perso centralità a favore della comprensione del testo preferendo una prova completamente decontestualizzata. Gli insegnanti saranno sostituiti da erogatori di servizi educativi, professione di bassa qualità per la quale l’OCSE fin dal 1996 sostiene che non sia necessaria una laurea, per cui la professione docente è inessenziale anche perché la scuola informatizzata non ha bisogno di capacità particolari basta un’aula i pc e magari per i più fortunati un grande schermo, questo serve per creare cittadini  acquiescenti nel
lavoro e nella società, colmi di “spirito aziendale e di gestione”, la cui massima flessibilità cognitiva deve essere quella richiesta dalla impresa capitalista. “La valorizzazione del capitale umano deve essere un aspetto centrale: sarà necessario mirare all’accrescimento dei livelli di istruzione della forza-lavoro, che sono ancora oggi nettamente inferiori alla media europea, anche tra i più giovani. Vi contribuiranno interventi mirati sulle scuole…anche mediante i test elaborati dall’Invalsi e la revisione del sistema di selezione, allocazione e valorizzazione degli insegnanti” Monti. La drastica riduzione degli investimenti, condotta da tutti gli ultimi
ministeri, il taglio di scuole, materie, orari e posti di lavoro, l’espulsione dei precari, il blocco di contratti e scatti di anzianità, il furto delle pensioni tutto ciò rientra in una strategia che non è stata determinata dalla crisi, arriva damolto lontano nel tempo e nello spazio, alla base vi è una volontà precisa, quella di modificare il pensiero partendo dalle generazioni future , non è un caso che nel processo di destrutturazione della società , il primo feroce attacco al mondo del lavoro con la sperimentazione del primo licenziamento di massa della storia è partito dalla scuola, una massa immane di precari inoffensiva e ricattabile.

Adele Dentice

mercoledì 13 giugno 2012

Green economy, green golf-club: la beffa verde continua

La Puglia è la regione del sud Italia con il maggior numero di campi da golf ma sembra non ne abbia abbastanza. Infatti si sta concertando una legge bipartisan  firmata da quattro consiglieri del Pdl (Marmo, Friolo, Palese e Iurlaro), dell'Udc (Negro), della Puglia prima di tutto (Caroppo) ma anche del Pd (Donato Pentasuglia) e dell'Idv (Orazio Schiavone), che semplifichi la realizzazione di ulteriori impianti prevedendo strumenti di semplificazione procedurale e amministrativa  ed elabori disposizioni speciali in materia di edificabilità, anche in aree protette o lì dove ci sono casali abbandonati, tradotto si potrà costruire più facilmente e ovunque in barba ai provvedimenti di tutela ambientale e storica.
La giustificazione di questa legge trova riscontro nell’esigenza di  espandere l’offerta turistica oltre la tradizionale stagione estiva aprendola al turismo internazionale, operazione a quanto pare  ampiamente  condivisa  da tutte le aree politiche della nostra regione ,  che ci riporta nelle sue modalità indietro al  2008 alla legge n. 31 , dichiarata poi incostituzionale negli artt. 1 e 7, comma 1, che promuoveva  l’istallazione indiscriminata di mega parchi fotovoltaici , ne sanno qualcosa i salentini , con un a semplice DIA, tutto per espandere l’energia verde, come ora si vuole espandere il golf – verde, salvo poi fare un passo indietro una volta che ci si accorge(sempre troppo tardi) della devastazione  involontaria e rivestirsi di verde, dopo breve contrizione.
Onde frenare il possibile malcontento degli ecologisti, a febbraio è stato firmato un protocollo con le “principali”  associazioni ambientaliste (legaambiete , Wwf, FAI Mare Vivo) con le quali si sono aperti tavoli di trattative per identificare un’azione comune in favore degli eco-golf. Primo punto   il risparmio di acqua , è notorio il grande fabbisogno di acqua necessaria per garantire la vita del prato verde e l’assetata Puglia comunque deve cederne una quantità che, sia pur ridotta,  non può essere inferiore a 2.000 metri cubi di acqua al giorno (vedi studio della Regione Puglia su Golf e Ambiente, pag.7-8, secondo il quale “È interessante rilevare che la quantità d’acqua che mediamente serve per irrigare un campo da golf in una giornata estiva rappresenta l’equivalente del fabbisogno di un paese di 8.000 abitanti, nonché l’equivalente per la produzione di due tonnellate di grano”.) ,  confliggendo con le attività economiche preesistenti (agricoltura e allevamento in particolare). Dunque un lusso che contraddice l’assicurazione dell’uso agricolo dopo quelllo umano come sancisce art.28 Legge nazionale n.36 del 5 gennaio 1994 , oltre a  contribuire inesorabilmente al processo di desertificazione, già in atto nelle nostre zone.
Infatti, l’abbattimento del manto vegetazionale esistente, l’eccessivo trattamento chimico del terreno di un campo da golf possono essere all’origine del processo di desertificazione”.( Conferenza delle Nazioni Unite svoltasi a Rio De Janeiro nel 1992) per questo gli ambientalisti convocati chiedono “contenimento ”, non l’ eliminazione, dell’uso di fitofarmaci,.Ma c’è un altro e ancora più insidioso rischio ambientale soprattutto per noi pugliesi,  quando non viene utilizzata l’acqua di acquedotti o dighe, si utilizzano pozzi   trascurando il fatto  che le trivellazioni per pozzi sono causa diretta del fenomeno di salinizzazione nella falda nelle zone costiere. Un esempio, in Puglia,è il campo che sorge vicino al Parco Naturale delle Cesine (Acaya Golf Club) dove l’abbassamento della falda di acqua dolce è all’origine della salinizzazione delle acque del Parco”(Regione Puglia, Golf e Ambiente).
Oltre la sottrazione di terreno agricolo e forestale, distruzione del paesaggio naturale, bonifica di aree umide per creare campi da gioco, laghi artificiali, ecc va sottolineato che questi golf club non hanno una  redditività immediata, svolgendo una sommaria indagine sulla produttività dei golf club,  ci si accorge che questi impianti si sono rivelati un fallimento Se infatti l’investimento necessario per la realizzazione di un nuovo campo da golf (18 buche) si aggira mediamente intorno ai 5 milioni di euro e la gestione può  essere stimata in almeno 300.000 € l’anno, il lungo tempo di recupero del capitale costituisce un alto rischio per l’investimento, che in tempi di crisi come quella che stiamo attraversando è quanto meno inopportuno, ma l’arcano si svela se si legano i percorsi golfistici ad  operazioni immobiliari, spesso legate a successive speculazioni edilizie, che le associazioni ambientaliste su citate si augurano a ridosso dei centri abitati onde limitare l’espansione edilizia. A Toritto (Bari) per esempio fu presentato nel 2003 da un gruppo di imprenditori un progetto mediante lo strumento degli accordi di programma, che,  assieme al golf, prevedeva250 ville, torre panoramica, albergo da 300 posto, sala conferenze da 600 posto, ristorante, piscine, beauty farm, campi da calcio , tennis, ecc Il tutto nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia, Sito d’Interesse Comunitario e Zona di protezione speciale.
Insomma ancora un’altra autostrada per l’industria del mattone.

domenica 10 giugno 2012

CI VORREBBE UN FATTO NUOVO

Se i sindacati coincidono storicamente con i progressi della condizione operaia, che scopriva e trasmetteva la consapevolezza che la forza lavoro è un elemento imprescindibile per la produzione di beni, secondo un’equazione tra ricchezza e prodotti “umanamente” gestibile e controllabile; oggi, dopo una fase di esuberanza produttiva , e in ragione di una ricchezza svincolata da ogni fattore tangibile, poiché regolata dai flussi  finanziari, il dipendente ,  non  più inteso come risorsa ma come “costo” improduttivo,  viene abbandonato dagli stessi sindacati che hanno sostituito  la loro funzione di contropotere con quella normante e legislativa asservita ai poteri forti,  ne danno prova i famigerati accordi utilizzati  come veri e propri strumenti di assoggettamento a servizio delle elite dominanti.

La sospensione e l’isolamento a cui sono appesi i lavoratori impediscono  che la gente dia  corpo o creda a un soggetto politico che non sia schiacciato dall’ideologismo o dalla devastante pratica del neocapitalismo; gli stessi movimenti,che stanno colorando il nostro  panorama politico in cerca di un facile consenso, non  sono in grado di prospettare una strategia in grado di arginare il mutamento del sistema produttivo con tutti i suoi nefasti effetti; i partiti sopravvivono  grazie all’assimilazione   di istanze e idee dal volto“nuovo” saccheggiandole  a movimenti spontanei, mentre questi ultimi convergono verso prospettive, ormai   superate dall’esperienza, che continuano a caratterizzare i partiti tradizionali; in buona sostanza nonostante il  cambio di immagine  alla fine gli orizzonti, in particolare quelli economici, rimangono invariati. E’ l’effetto della mondialità che ha assottigliato la forza lavoro rendendo irreversibile la disoccupazione e la precarietà , disegnando una società diseguale che priva il singolo  di qualsiasi forma di reddito come  diritto alla vita In questa fase pre-elettorale molto si parla del reddito minimo di cittadinanza, un diritto incondizionato e inalienabile  che rappresenta il primo punto di partenza per uscire dalla miseria a cui gli schieramenti destra-sinistra, ormai privi di alcun senso storico,ci hanno condotto,un diritto che consentirebbe tra l’altro anche una redistribuzione della ricchezza più equa, ma si può incorrere nella trappola  della pura demagogia se non  si riesce a separare il ceto politico dal potere economico, che lo orienta.

Ci vuole un fatto nuovo, o forse vecchio, come voler ricostruire una piattaforma politica almeno coerente, che dia per certo la sovranità popolare monetaria, che sia protezionista, per la tassazione progressiva e riduca la spesa improduttiva aumentando  quella  per la ricerca, sviluppo, educazione, per il sostegno ai settori strategici nazionali
Un fatto nuovo che  implichi una coscienza e una volontà collettiva,unica precondizione “scientifica” irrinunciabile del cambiamento stesso, una operazione difficile poichè moltissima gente non crede ci sia via di scampo per via del terrorismo dei   mass media che inducono a far accettare la macelleria sociale come unica possibile via di salvezza.

martedì 5 giugno 2012

Il lavoro non nobilita l’uomo, lo asservisce

Il senso di nobiltà del lavoro era determinato dalla cura degli interessi individuali, il capitalismo lo ha trasfigurato consegnando l’umanità alla schiavitù del precariato e dei call center. Dietro l’attacco finale al lavoro c’è un progetto preciso  ridurre l’uomo a mero fattore-lavoro disumanizzato, inteso come materia prima o fattore energetico, nel contempo si plasma un popolo di schiavi inconsapevoli, incapaci di  ribellarsi e di creare troppi problemi al massimo gli si concede  di scendere in piazza con bandiere e canzoni pensando (unico pensiero-unico cervello) di essere la punta avanzata  della coscienza civile tutta dalla parte degli sfruttati

La nostra idea è quella di sostituire l’ingiustizia del ricatto e della schiavitù inconsapevole, poiché  mentale, con la  possibilità di proteggere i cittadini e l’autonomia delle loro scelte di vita iniziando dalla  rivendicazione del diritto al  il reddito di base con il quale , oltre a separare la copertura dei bisogni primari pagati dal lavoro, migliorerebbe l’efficienza dell’assegnazione di risorse  garantendo un livello di esistenza socialmente decoroso, la  possibilità di scelta e di autodeterminazione dei soggetti sociali .

Ciò che non è : non è una misura assistenziale esso infatti è reddito primario, prodotto dall’attività di vita, attualmente certificata solo parzialmente, con questa misura si verrebbe a riconosce quella parte di vita produttiva che non viene considerata tale

.
Ciò che è : Il reddito minimo garantito è un reddito di base incondizionato e individuale, conferito ai residenti , quindi anche agli immigrati che fanno domanda di residenza,  senza essere  sottoposto a nessun obbligo, pagato dalla fiscalità generale e non dai contributi sociali, una misura propulsiva per l’economia e soprattutto per la produttività sociale che sta oggi alla base della creazione di valore, favorendo un miglior sfruttamento dell'economia di apprendimento.

Oggi, ammortizzatori sociali come la cassa integrazione o il sussidio di disoccupazione sono riservati a chi ha perso un lavoro a tempo indeterminato e determinato; il reddito, invece, dovrebbe essere dato a tutte le persone che hanno un reddito inferiore al minimo  consentito, per esempio ai precari tra un contratto e l’altro, ai disoccupati e ai lavoratori/trici che pur impiegati/e guadagno salari da fame
INCONDIZIONATO: slegato sia dal tipo di contratto precedente che dall’obbligo di accettare qualsiasi impiego proposto o i programmi di inserimento lavorativo

ORRORE N.1
La contro-riforma Fornero. L’ Aspi
. La riforma si muove in un’unica direzione: abolire quegli ammortizzatori sociali che sono a carico del bilancio dello Stato, con l’ovvio obiettivo di fare cassa. . Indennità di disoccupazione e di mobilità e la Cassa Integrazione Straordinaria (dal 2014) saranno abolite a favore dell’introduzione dell’Assicurazione Sociale per l’Impiego (Aspi) che potrà essere usufruita dai lavoratori dipendenti non dai parasubordinati e dagli “autonomi”, dagli apprendisti e dagli artisti, purché siano stati garantiti due anni di anzianità assicurativa e 52 settimane di lavoro nell’ultimo biennio (art. 23). Rimangono però inalterati quei parametri di accesso per il sussidio di disoccupazione che tagliano fuori da qualsiasi forma di sostegno al reddito la maggior parte dei precari





ORRORE N.2
La contrazione temporale del diritto
 La durata dell’Aspi viene estesa dagli attuali 8 mesi (12 per gli over 50) a 12 mesi (18 per gli over 55), ma sarà a scalare con una riduzione nella misura del 15% dopo i primi sei mesi di fruizione e di un ulteriore 15% dopo il dodicesimo mese di fruizione (art. 24)
La durata massima dell'istituto sarà però pari alla metà delle settimane di contribuzione negli ultimi 12 mesi, detratti i periodi di indennità eventualmente fruiti nel periodo (art. 28
nel periodo di transizione, è prevista una mini-Aspi, applicabile ai giovani lavoratori, con parametri di accesso più favorevoli: sono infatti necessarie almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi 12 mesi
(L’Aspi andrà a regime dal 2017 e sarà finanziata con i contributi sociali con l’aumento dell’aliquota contributiva dell’1,4% a carico dei contratti a termine,  sino al 2017, la Cassa Integrazione Ordinaria , oggi a carico della contribuzione sociale, e la Cassa in deroga continueranno ad esistere  finché saranno esigibili i finanziamenti stanziati a livello europeo utilizzati dalle Regioni

a questo punto invece di tenere in piedi una giungla di ammortizzatori sociali molto meglio convogliare il tutto sul Reddito)
               
OSTACOLI : Reddito Minimo

1. Mondo imprenditoriale che considera il minimo reddito come  misura sovversiva poiché  è in grado di ridurre la ricattabilità dal bisogno e dalla dipendenza del lavoro, con la possibilità di mettere in crisi la subalternità del lavoro al capitale.

2. I sindacati che lo ritengono “ politicamente”  inaccettabile in quanto contraddice quell’etica del lavoro su cui parte dei sindacati stessi continua a basare la propria esistenza. Da sottolineare che i tavoli di negoziazione tra governo e sindacati non prendono affatto in considerazione la condizione di milioni di precari e precarie che quotidianamente producono ricchezza. Nel contempo la politica dell’accumulazione ha eliminato la differenza tra lavoro manuale e lavoro intellettuale mescolando tempo di lavoro e tempo di vita che tendono a mischiarsi (vedi mie slide sulla frantumazione del  diritto al limite massimo di 8 ore  lavorative Regio Decreto L. n. 692/23 abolito dal  D.lgs. n. 66/03 e dall’ .accordo del 23 luglio 2007 CON I SINDACATI che prevede  di poter richiedere le sedici ore al giorno anche per i lavoratori full time, IN ATTUAZIONE ALLE DIRETTIVE 93/104/CE E 2000/34/CE)

3. copertura economica

DA ELIMINARE
a) l’indennità di disoccupazione che copre il 25% dei licenziati, la cassa integrazione – in particolare quella in deroga – crea sperequazione, clientelismo e riguarda solo una parte dei lavori. L’articolo 18 tutela (per modo di dire) solo il 60% della forza lavoro e sommando finte partite iva e parasubordinazioni la percentuale scende. E’ la concezione stessa dei diritti e delle tutele ad essere parziale e minoritaria, quindi perdente.

DA INTRODURRE
b) una tassa patrimoniale sui patrimoni superiori ai 500.000 euro e dalla tassazione delle rendite finanziarie si possono stimare incassi pari a 10,5 miliardi di Euro, il giusto ripristino della progressività delle imposte in un paese dove la forbice tra ricchi e poveri si va allargando a dismisura porterebbe a reperire ulteriori 1,2 miliardi.
c) razionalizzazione della spesa pubblica, solo nel campo della spesa militare (vedi i 15 miliardi per gli F35) e delle grandi opere del trasporto (vedi la Torino-Lione), potrebbe consentire un risparmio di quasi 6 miliardi.

DA SEPARARE
d) assistenza da previdenza, la somma che finanzia il reddito di base non deve derivare dai contributi sociali, ma piuttosto dal pagamento delle tasse dirette e indirette e dalle entrate fiscali generali dello Stato, relative ai diversi cespiti di reddito, qualunque sia la loro provenienza. Il reddito di base incorpora, sostituisce e universalizza gli attuali iniqui, parziali e distorsivi ammortizzatori sociali, non più da contabilizzare nel bilancio Inps ma all’interno del bilancio dello Stato (Legge Finanziaria nazionale e regionale). In tal modo, si riducono i contributi sociali (per la quota relativa agli ammortizzatori sociali), con l’effetto di far aumentare i salari e ridurre il costo del lavoro per le imprese. Oggi,  che  si tassano solo il lavoro dipendente (tanto), la proprietà delle macchine (poco) e il consumo (molto), si potrebbero tassare le transazioni finanziarie, i diritti di proprietà intellettuale i grandi patrimoni immobiliari che lucrano sugli spazi delle città,come anche l’uso delle forme contrattuali atipiche,introducendo l’Iva sull’intermediazione di lavoro effettuato dalle agenzie interinali. E poi ci sono le spese da sopprimere come gli aerei da guerra F35 che la Difesa sta acquistando per 15 miliardi di euro. (vendola parla solo di qust’ultimo)

DA COSTITUIRE
e) un bilancio autonomo di welfare. La legge quadro 328/2000 il D.L. 31 marzo 1998, n. 112), consentono localmente di costituire  un Osservatorio Regionale sul Welfare sotto insieme del bilancio generale (regionale, nazionale o europeo), che ha come compito il monitoraggio della spesa sociale e la sua efficacia
Tale operazione consente un processo di razionalizzazione, semplificazione e trasparenza, in grado di:

1. ridurre gli ambiti discrezionali di gestione del bilancio in materia di welfare, oggi suddivisi tra assessorati diversi (o centri di spesa) con bilanci separati, ognuno dei quali rappresenta un centro di potere;

2. ridurre le sovrapposizioni e le moltiplicazioni di spese e provvedimenti di protezione sociale, con un risparmio di bilancio, che si stima essere intorno al 5-7%;

3. snellire l’iter burocratico e centralizzare il processo di controllo e di monitoraggio, riducendo ulteriormente i costi della macchina statale.
REDDITO WELFARE LAVORO
La lotta per il reddito e per un nuovo welfare interviene direttamente dentro le condizioni di lavoro per incidere sulla di flessibilizzazione del fattore-lavoro, sul tempo di lavoro, sul livello di ricattabilità e subordinazione che fanno dipendere il lavoro dal capitale  ,oggi, più di ieri, la lotta per un nuovo welfare è strumento diretto di regolazione del mercato del lavoro e di miglioramento della condizione lavorativa