giovedì 30 agosto 2012
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Su La Testa!: USA: ESPERIMENTI SEGRETI DI MANIPOLAZIONE GENETIC...: Italia, scie chimiche, anno 2012. di Gianni Lannes L’obiettivo è il controllo del pianeta Terra. Impossibile negare l’evidenza: ...
domenica 26 agosto 2012
Su La Testa!: CLIMA CRIMINALE
Su La Testa!: CLIMA CRIMINALE: di Gianni Lannes Usiamo le condizioni metereologiche per le decisioni quotidiane, immaginate, allora, cosa accadrebbe con una prev...
domenica 19 agosto 2012
Tu vuò fa l’Amerikano
La storia è una grande maestra, troppo spesso inascoltata.
Anni fa la triade
D’Alema Cossutta Cossiga inaugurò l’era dei rinnovi USA NATO , sostenuti
dai
dissensi di facciata di Bertinotti che in seduta parlamentare tendeva a distrarsi quando si affrontavano certi argomenti.
Cosi, mentre con la italica partecipazione alla guerra nel Kosovo si dava
avvio alla stagione delle guerre umanitarie , si individuava in Taranto la sede
ideale per una base NATO, poiché la Maddalena non può reggere il carico di una
elevata concentrazione di navi da guerra . Nello sfogliare ricordi
e vecchi articoli si può facilmente ricostruire l’interesse degli US per il porto
di Taranto. Il primo significativo snodo è uno stralcio del documento No. 507-98 September
30, 1998 Defense Logistics agency per i servizi di assistenza tecnica computer e
intelligence (C4I) con riferimento a Taranto:
"Logicon,
Inc., Tactical Systems Division, Arlington, Va., is being awarded a $9,889,408
modification to previously awarded contract N00244-96-C-5078 for technical
support services for standard design engineering, analysis, developmental and
certification testing, test operations analysis support and configuration
management as they pertain to command, control, communications, computers and
intelligence (C4I) systems at the Navy Center for Tactical Systems
Interoperability, San Diego, Calif. This contract combines purchases for the U.S. Navy (94%) and the government of Italy (6%)
under the Foreign Military Sales (FMS) Program. This contract contains options
which, if exercised would bring the total cumulative value of the entire
contract to $49,908,613. Work will be performed in San Diego, Calif. (71%),
Eglin AFB, Fla. (11%), Fort Monmouth, N.J. (7%), Bahrain (4%), Norfolk,
Va.(3%), Arlington, Va. (2%), Taranto, Italy (2%), and is expected to be completed by
September 1999. Contract funds will not expire by the end of the current fiscal
year. The Fleet and Industrial Supply Center ,
San Diego , Calif. , is the contracting activity".
Il C4I è un
sofisticatissimo sistema tattico
del sistema di comando e intelligence della Difesa statunitense nel
Mediterraneo, che è stato impiantato nella città pugliese senza che i cittadini ne sappiano
niente al di là di ogni giudizio umano
A questo fa seguito il documento del Pentagono ottobre 2002, volume 11A, capitolo 9, allegato 1 (DoD
Financial Management Regulation, volume 11A, Chapter 9, Annex 1), nel
maggio del 2003 l’ambasciatore americano Selmer
incontrò le autorità portuali e successivamente, circa un anno dopo,
giunse a Taranto, per un’operazione “commerciale” Barbara Lief (funzionaria
dell’ambasciata statunitense a Roma) accompagnata da uomini dell Westland
Securities , agenzia statunitense esperta in studi di fattibilità, seguita poi
da un sopralluogo della nave della VI flotta US.
In Italia l’allora
presidente Ciampi si dimostrò propenso a sostenere la NATO come simbolo di unità
tra l’Europa e gli USA , che si è poi rivelata come nuova evoluzione del colonialismo occidentale più spietato. Ma
ancor più sostenitore fu l’allora ministro della Difesa nei Governi Berlusconi
II e III Antonio Martino che, all’ interrogazione parlamentare in merito alla COMIT-MAR-FOR istituito
ufficialmente il 4 settembre del 2002 sulla più importante base navale della
Marina Militare , quella di Taranto, senza che il Parlamento ne fosse
informato, così rispose :
“con riferimento specifico alla nuova
stazione navale in Mar Grande a Taranto, essa è stata realizzata per soddisfare
le esigenze operative delle Unità della Marina Militare italiana.
In relazione agli accordi vigenti potranno, occasionalmente e su base di
reciprocità, essere ormeggiate anche Unità navali di passaggio, appartenenti
alla Nato.
Ciò detto, nell'ambito del processo di ristrutturazione delle Forze della Nato,
volto a dotare l'Alleanza di forze proiettabili, si è provveduto nel contesto
dei programmi di ristrutturazione dei comandi dipendenti dal comando in capo
della Squadra navale (CINCNAV), ad operare la riconfigurazione del comando
delle Forze d'Altura (COMFORAL), che ha sede a Taranto, in una nuova struttura
di Comando destinata ad operare sia in ambito nazionale sia nel quadro
dell'Unione europea che in quello Nato (COMFORAL/COMITMARFOR).
Analoghi Comandi sono stati riconfigurati in Gran Bretagna (COMUKMARFOR) e in
Spagna (COMSPMARFOR).
Il Comando in questione, il cui staff è
costituito da personale italiano, è integrabile nei rispettivi contesti per le
operazioni a guida europea e Nato da alcuni rappresentanti multinazionali
(Spagna, Germania, Paesi Bassi, Gran Bretagna, USA, Turchia).
Lo stesso Comando è deputato, a rotazione con i Comandi navali spagnolo e
britannico, alla condotta delle operazioni marittime della Forza di risposta
Nato (NRF).
A tale riguardo, la creazione di una Forza di reazione rapida della Nato
risponde appunto all'esigenza di far fronte ai nuovi rischi e alle nuove
minacce. È infatti necessario poter contare su Forze di reazione rapidamente
dispiegabili e dotate di una capacità operativa e interoperabilità molto
spinte, diverse da quelle che erano richieste precedentemente per fronteggiare
una minaccia sostanzialmente «statica».
Alla luce del quadro delineato, si assicura l'interrogante che la base navale
di Taranto è e rimane ad esclusivo controllo nazionale”
Una risposta ambigua che non
da certezze, come ambivalenti furono
quelle del ministro Frattini, al
Consiglio Atlantico il 3 marzo 2004, che pur prendendo certe distanze da
questo progetto di grande Medio Oriente lo riteneva comunque condivisibile, pur
stabilendo dei distinguo. Successivamente, il 26 Giugno 2004, Antonio Martino inaugurò a Taranto la nuova base navale della Marina Militare in Mar
Grande a Chiapparo , costata 150 milioni
di euro di cui un terzo proviene da finanziamenti Nato. Va sottolineato che una delle
caratteristiche peculiari del COMIT-MAR-FOR è la capacità di intervenire con
estrema rapidità alla guida di forze aeronavali e anfibie NATO , caratterizzate
da una composizione multinazionale, che in tempo di crisi possono sviluppare il
Mediterraneo allargato, che comprende il Mar Rosso, il Golfo Persico ed i mari
limitrofi.
Cioè l'area del Grande Medio
Oriente (Greater Middle East) individuata negli ambienti politici
americani come obiettivo della politica di sicurezza nazionale, in particolare
della lotta contro il terrorismo, che giustificherebbe ulteriori iniziative che la Nato potrebbe intraprendere,
qualora emergessero nella regione le condizioni adatte
Poi l’ultima tranche e il molo
polisettoriale che potrebbe ospitare la
VI flotta a testata nucleare, ovviamente; nel frattempo c’è chi sorvola e minimizza non mettendo in relazione con un precedente similare, quello di Bagnoli che
negli anni 80 ospitava uno stabilimento Ilva poi dismesso, anche se con
motivazioni diverse, e una base Nato che doveva essere chiusa e invece continua ad essere attiva. Non
sembra nemmeno di particolare rilievo il fatto che nel porto di Taranto
dovrebbero transitare navi e sottomarini a propulsione nucleare con pericoli di
incidenti che ci garantiscono rari , rarissimi , ma non scordiamo l’episodio
del sottomarino Scorpion esploso, misteriose ancora le cause, nell’Atlantico il 22 maggio del 1968 dopo essere passato per
Napoli e Taranto. Sembra comunque sussistere una generale sottostima dei rischi
sia in merito alla predisposizione di piani di emergenza, che sembra siano inadeguati per la popolazione
di Taranto, che di natura ambientale per via del rilascio dei radionuclidi,
che aumentano col tempo, causato dall’andirivieni delle navi.
Intanto oggi Taranto divisa e disuguale combatte una guerra
contro i poteri forti, ma non fortissimi, che forse riusciranno a trovare un
accordo dopo aver sgretolato l’attuale sistema politico disvelando, come nel
1992, segreti e connivenze, al fine di sostituirlo con un altro cane da
guardia delle grandi elites dominanti. In queste ore non si parla d’altro che
di una sentenza giusta, ma che nel contempo mette sul lastrico migliaia di
lavoratori a causa delle malefatte dei gestori dell’Ilva, tra l’altro in un
momento storico in cui l’Italia sta perdendo produttività e non solo nel Mezzogiorno, pensiamo al numero crescente
dei cassaintegrati e del lavoro nero, categorie già di per sé fortunate (!). In
questo stato di confusione il rischio più severo che si profila sarà che i danni
prodotti vengano pagati non dai veri colpevoli ma solo dai lavoratori e
dalla popolazione vittima, in una situazione di generale abbandono e di competizione
di tutti contro tutti.
Adele Dentice
giovedì 16 agosto 2012
NO ILVA, NO NATO
Nella diatriba che avvolge lo scontro tra ambientalisti No
Ilva e difensori del lavoro le grandi manovre continuano, i politici, servi
ormai inservibili, si affannano con magistrali salti a cambiare casacca, dopo essere stati scaricati e
delegittimati , spettacolo già visto con
i vari i cambi di guardia consumati dalle rivoluzioni oligarchiche.
Anche oggi a Taranto
c’è una rivoluzione, al centro l’Ilva e la
sua chiusura o ipotesi di bonifica per mettere in atto l'ultima ipocrisia dell'eco sostenibilità, per non spaventare troppo chi ancora demagogicamente fa
finta di essere dalla parte degli operai e della cittadinanza.
In queste ore
assistiamo a un fronte ambientalista
finalmente compatto che si schiera a
favore della magistratura e della chiusura dello stabilimento più discusso
d’Italia. Nota positiva se non ci fossero diverse ombre
e troppe coincidenze strane per non dubitare , sperando ovviamente di essere
in errore, ma, come disse il “vecchio” saggio, a pensar male si evita di
sbagliare o di illudersi, puntualizzerei.
Per prima cosa ci sarebbe da interrogarsi su a chi fa
comodo ora l’emergenza ambientale e perché solo l’Ilva è sotto attacco diretto
e non la Cementir
o il famigerato inceneritore di Massafra, ora addirittura ampliato, e perché
non mobilitarsi anche contro il rischio ambientale del più grande deposito sotterraneo di
rifornimento per tutte le basi per aeree dell’ Italia del Sud con una petroliera che va e viene nel mar Piccolo ?
Allontanando lo sguardo dai veleni
sputati dai camini dell’Ilva per soffermarci
sui mari di Taranto e sul suo immenso porto, osserviamo le grandi basi
navali , la prima è occupata dalla La Marina
Militare Italiana e dal deposito dell’aereonautica;
la seconda a comando italiano
si trova nel Mar Grande in zona Chiapparo iniziata
a metà degli anni Ottanta con un costo di 150 milioni di euro di cui un terzo proveniente da finanziamenti
Nato per questo dotata di alcune
infrastrutture Nato che verranno condivise con le unità militari di altre
nazioni facenti parte della coalizione
Infine ci sarebbe la terza base
collocata nel molo polisettoriale a ridosso del Molo Ovest , in uso dell’Ilva,
con una insenatura in comune , che potrebbe essere utilizzata dai sommergibili
nucleari se Taranto dovesse diventare il Quartier generale della Forza di
pronto intervento marittimo delle forze navali americane come si evince dal documento Usa,
“ottobre 2002, volume 11A, capitolo 9, allegato 1 (DoD Financial Management
Regulation, volume 11A, Chapter 9, Annex 1).
La dizione riportata sul documento del governo Usa è "High Readiness Force (Maritime) HQ -IT (TarantoIT)" e Taranto è contrassegnato con una stellina.
La dizione riportata sul documento del governo Usa è "High Readiness Force (Maritime) HQ -IT (TarantoIT)" e Taranto è contrassegnato con una stellina.
Questa ipotesi “fantascientifica” si combina con il processo economico
liberoscambista che mira a spostare il
capitale produttivo verso mega-poli industriali nel Nord Europa deindustrializzando
la seconda Europa del Sud ; in questo quadro di smantellamento e confusione Taranto potrebbe accogliere la sesta flotta
statunitense come, a suo tempo, pronosticò Marescotti sulla base di un progetto del Pentagono risalente al 30 settembre 1998 . Si trattava di installare a Taranto il sistema Usa di
comunicazione satellitare e di spionaggio telematico C4I che PeaceLink rivelò pubblicamente denunciando il
rischio atomico per l’intera città di Taranto, ipotesi smentita poi sia dal
braccio destro di D’Alema Marco Minniti
il 20 settembre del 2002, che dalla marina militare, ma poi confermata da un
documento ufficiale del Pentagono, reso
pubblico sul sito : http://www.defenselink.mil/contracts/1998/c09301998ct507-98.html
Si evince quindi l’enorme importanza del collegamento diretto
di Taranto all’interno del sistema di comando americano come terminale per le operazioni militari
confermano che la città jonica viene
accreditata come base certificata come HQ HRF NATO ad accogliere il
comando della VI Flotta nella
direzione Sud-Est ,ottima postazione per controllare i Balcani , ma soprattutto
occhio vigile e operativo sugli scenari di guerra in medio Oriente.
In questo quadro angosciante
i tristi camini dell’Ilva si potranno pure spegnere ma si profilerà per la città un
aumento del rischio atomico e una servitù perenne al padre padrone made in USA, d’altronde
non siamo un paese orgogliosamente a
sovranità limitata e in n modo o nell’altro dobbiamo pur sempre morire? (DAlema
docet)
domenica 12 agosto 2012
Trullallero Trullalà i soldoni a chi li do? Parco dei trulli Polignano
Trullallero Trullalà i soldoni a chi li do?
Apparentemente potrebbe essere recepito come un’opportunità
di sviluppo del territorio a vantaggio della popolazione , per via dell’enorme
complesso di 250 se non 280 villette più due alberghi discoteca e campo da golf. Una mega struttura, in quel
che rimane di incontaminato nella campagna di Polignano, che la si vuol far passare come
fattore attrattivo per il turismo; un’operazione
che
in realtà penalizza pesantemente il territorio e anche l’economia del
paese, poiché il grosso del guadagno rimarrà circoscritto nelle mani di pochi e
i cittadini si ritroveranno, se andrà bene, solo con le briciole e un
territorio spogliato delle sue peculiarità in termini di habitat naturale e
valore archeologico e culturale.
La prima evidente contraddizione si incentra sul campo da
golf la cui realizzazione si rileva alquanto costosa , partiamo da un minimo di
8/ 10 miliardi di vecchie lire con una manutenzione annuale media di300.000
euro,un capitale che viene ammortizzato dopo decenni , uno studio austriaco
parla addirittura di 42 anni ,ma l’aspetto più sconcertante è il fallimento
economico di questi complessi il cui volume d’affari è nel migliore dei casi un
quinto di quello dell’edilizia. Viene spontaneo chiedersi come mai gli
imprenditori,sempre molto prudenti nei loro investimenti giocano su un’ipotesi
di per se fallimentare. La risposta è
semplice il campo da golf è la chiave di
accesso finanziamenti europei, a linee di credito agevolate,pensiamo al
protocollo con l’Istituto di credito per le attività sportive che ha stanziato
in plafond di50.000.000 di euro, infine i cospicui finanziamenti regionali che
quest’anno con la delibera 257 del 14 febbraio sono aumentati. La delibera è
stata accompagnata dalle parole elogiative nei confronti dello sviluppo del
turismo in Puglia dell’assessore Capone, Godelli e del presidente della Regione
Vendola il quale ci tiene a sottolineare che verrà sostenuto turismo di charme
che non andrà ad alterare il territorio anzi verrà valorizzato ecc. Parole che
si contraddicono se poi se si legittima una mega struttura a ridosso di
un’area di pregio archeologico. Alla luce di quanto detto risulta chiaro quindi
che il campo da golf e la mole di finanziamenti serve ad ammortizzare il
capitale d’investimento delle villette che rappresentano il vero guadagno per
l’investitore proponente. Tra l’altro il Parco dei trulli rappresenta un
precedente inquietante infatti con variante del 6 -12 -2010 che per la prima
volta ha determinato cambio di destinazione si può determinare un effetto domino sugli
altri territori come Cozze , Torre San Giovanni Torre la Cina ecc seppellendo sotto una colata di cemento tutta
la zona .
Questi luoghi antichissimi pieni di bellezza e natura
rischiano nel disinteresse generale di
ospitare schiere di villette numerose e insopportabilmente vicine, trasformando
un habitat pregevole e unico in una
squallida periferia artificiale; ma il danno maggiore è costituito dal rischio archeologico, poiché i ritrovamenti di reperti del neolitico
o frammenti di utensili più recenti testimoniano che il territorio ha un valore culturale che potrebbe essere
riconvertito in termini economici e di opportunità lavorativa, ed è
colpevolmente inammissibile che non ci sia stata una verifica di rischio archeologico dell’intera area del Parco dei
trulli onde evitare il danneggiamento di eventuali reperti.
Se poi volessimo tralasciare le questioni ambientali e
culturali per concentrarci sull’eventuale ricaduta occupazionale ci sarebbe da
evidenziare in primis che la mole di denaro
confluisce nelle mani di pochi sfregiando
per sempre il territorio a proprio
vantaggio; inoltre, considerazione che il territorio non è infinito ed in
particolare si sta parlando di una terra
ricca di opportunità, si potrebbero dirottare quei finanziamenti verso i cittadini , favorendo per
esempio la costituzione di cooperative finalizzate alla rivalutazione e ristrutturazione di vecchi edifici rupestri, in modo da farli diventare strutture ricettive
e trasformare l’area in parco naturale archeologico, allora si che si potrebbe parlare di rivalutazione del
territorio e di un turismo di qualità.
Ma questa operazione prevede una coscienza collettiva
protesa a difendere i propri luoghi e i propri interessi che si opponga alla famelica volontà di
dividersi gli utili anche contro ogni
logica urbanistica per favorire speculazioni stupra territori ; considerando
come il guadagno da suolo agricolo a
suolo edilizio è enorme e legittima il deprezzamento della terra, inevitabilmente
legata alla vita, ma appetibilissima per i proprietari terrieri. Contro queste
dinamiche e un sistema normativo che a parole tutela il diritto ma poi di fatto
viene reso inefficace da varianti, accordi, leggi d’urgenza, si rischia di assistere passivamente all’ennesimo attacco violento al nostro patrimonio
culturale e naturale, nostra unica ricchezza, sognando che venga
sciolta la santa alleanza tra il mondo politico e il mondo degli affari.
venerdì 10 agosto 2012
OLTRE I CONFINI DELL'ILVA
C’è la CEMENTIR con i suoi 19,5 milioni di euro sotto il controllo della Regione Puglia e c’è il controverso
INCENERITORE di MASSAFRA, un vecchio impianto datato 1998 della società ECODI s.r.l e già ampiamente potenziato nel 2007 durante la procedura d'infrazione, conclusasi con condanna, da parte della UE; allora si giustificò la necessità di autorizzare l'impianto perché serviva a prestare la solidarietà pugliese alla grande emergenza campana. Quest’anno è stato riabilitato con determinazione del Dirigente del Servizio Ecologia regionale Antonello Antonicelli del 13 gennaio 2012 (BURP 21 del 9 febbraio 2012) e sarà affiancato da un altro in località Santa Chiara Taranto. Un impianto di stoccaggio ed incenerimento di rifiuti pericolosi che già raccoglie e incenerisce rifiuti provenienti da strutture sanitarie ambulatori, residui tossici provenienti da attività agricole intensive e raccolta differenziata e non urbana . Ma il raddoppio, soprattutto dopo l’attenzione mediatica sul recente caso Ilva, sembra incontrare pareri e opinioni sfavorevoli anche in seno al Consiglio regionale, in considerazione sia dell’impatto ambientale, il sito si trova nel Parco delle Gravine, sottoposto a vincolo ambientale, quindi contraddice la nuova legge regionale sulla Riduzione delle emissioni inquinanti onde evitare ulteriori aggravi di impatto sanitario per la salute pubblica in un’area ad elevato rischio ambientale come quella di Taranto, sia dei finanziamenti con i suoi 60 milioni di euro.
All’incertezza la certezza del Progetto Nuova Taranto che prevede la dismissione di parte dell’impiantistica della vecchia Cementir , del gruppo Caltagirone legato all’UDC del cognato Casini , dotandolo di un co-inceneritore che dovrà smaltire parte del combustibile da rifiuti o eco-balle che incrementerà le emissioni dell’azienda, grazie a una banca d’investimenti europea la BEA In cambio dell’aumento di agenti inquinanti Taranto varrà ripagata con l’assunzione tra 5 e 20 lavoratori, un centinaio di alberi piantati nella zona industriale , una pista atletica, per aprire meglio i polmoni e respirare meglio le polveri sottili, il tutto garantito dal Fondo Europeo per lo sviluppo PO FESR 2007-2013 per 19.334.852,51 euro.
Positiva la relazione istruttoria del 28 luglio del 2010 redatta da Puglia Sviluppo, società controllata dalla regione Puglia , che cn la Delibera n. 1843 del 6 agosto 2010, firmata dal Presidente della Regione Vendola, concesse la delibera di ammissibilità della proposta alla fase di presentazione del progetto definitivo.
Ma oltre l’Ilva c’è soprattutto la stessa Ilva
e il pericolo della banalizzazione del problema contrapponendo gli ambientalisti pro chiusura al neo capitalismo “ecologico-imperialista” falsamente bonario i cui alleati istituzionali difendono cercando di frenare gli aiuti finanziari della BEI, probabilmente veicolati a favore soprattutto della grandi imprese europee tedesche e francesi a discapito della acciaieria italiana (nel 2011 l’Italia ha prodotto quasi 29 milioni di tonnellate d’acciaio quantità inferiore, e di parecchio, solo a quella prodotta in Germania ).In tale direzione vanno lette quindi le dichiarazioni di Giorgio Napolitano, del Ministro Clini e di Vendola : Giorgio Napolitano “ Deve essere possibile – nel pieno rispetto dell’autonomia della magistratura e delle sue valutazioni ai fini dell’applicazione della legge – giungere a soluzioni che garantiscano la continuità e lo sviluppo dell’attività in un settore di strategica importanza nazionale, fonte rilevantissima di occupazione in particolare per Taranto e la Puglia, e insieme procedere senza ulteriore indugio agli interventi spettanti all’impresa e alle iniziative del governo nazionale e degli enti locali che risultino indispensabili per un pieno adeguamento alle direttive europee e alle norme per la protezione dell’ambiente e la tutela della salute dei cittadini “.
Il ministro Corrado Clini “ La nostra convinzione è che l’Ilva possa continuare a produrre acciaio e rapidamente allinearsi agli standard e alle indicazioni dell’Unione Europea in quattro anni “.
Vendola: le attuali scelte influiranno molto anche sugli altri grossi siti industriali: Eni, Enel, Cementir anche perché non si può più pensare a riconvertire il Sud in pastorizia e artigianato, ma io credo che la riconversione ecologica non debba essere un esodo dalla storia industriale del Paese”
La questione Taranto non potrà mai trovare soluzione in un’azione di superficie come quella della difesa della salute e dell’inquinamento ambientale, per cui il triste il problema della salute dei lavoratori e della popolazione, e della tutela ambientale rimarranno solo l’occasione per un altro grande businnes “il risanamento della città e del mare” i cui finanziamenti ingenti che riguardano il settore edilizio e delle infrastrutture e il settore ecologico sarà gestito da una combinazione di blocchi di potere il cui ammontare è di 336.668.320 di cui euro 329.468.000 di parte pubblica ed euro 7.200.000 di parte privata (Protocollo d’Intesa per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto firmato il 26 luglio 2012). Né ci si può far ingannare dalle rassicurazioni ipermediatiche che sponsorizzano grandi strutture produttive ecosostenibili poichè la produzione di merci nel sistema sociale “a modo di produzione capitalistico” è incompatibile con la difesa della natura.
Allora qual è il problema Taranto? le irreversibili forme di inquinamento che per anni sono state tollerate , senza una ricerca sistematica, o il nodo irrisolto del ricatto occupazionale, domande le cui risposte sono insufficienti per capire lo svolgimento delle strategie che sottendono le ragioni dell’ operazione di indebolimento dell’Ilva, congiuntamente ad un processo di deindustrializzazione del nostro Paese, al servizio di creditori internazionali che a gran voce pretendono la neo colonizzazione della città ponte tra due continenti,come amò definirla Napoleone Bonaparte
Quindi troppo strategicamente importante la grande colonia di Sparta per le ambizioni industriali della suddita Italia, più produttivo rendere operativo finalmente un documentodatato febbraio 2004 e firmato dal Pentagono (da Peacelink), annunciato dall’ex presidente Francesco Cossiga, e fare di Taranto, ampliando la base NATO , occhio vigile verso l’Europa Balcanica rafforzando ulteriormente l’egemonia armata degli USA nel Mediterraneo orientale
martedì 7 agosto 2012
Su La Testa!: BARI: AMIANTO LIBERO
Su La Testa!: BARI: AMIANTO LIBERO: di Gianni Lannes Non solo Fibronit, Enel o Bridgestone. L'asbesto cancerogeno alita incontrollato sul litorale sud della città capo...
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