giovedì 30 agosto 2012

domenica 26 agosto 2012

Su La Testa!: CLIMA CRIMINALE

Su La Testa!: CLIMA CRIMINALE: di Gianni Lannes Usiamo le condizioni metereologiche per le decisioni quotidiane, immaginate, allora, cosa accadrebbe con una prev...

domenica 19 agosto 2012

Tu vuò fa l’Amerikano


La storia è una grande maestra, troppo spesso inascoltata.
Anni fa la triade  D’Alema Cossutta Cossiga inaugurò l’era dei rinnovi USA NATO , sostenuti  dai  dissensi di facciata di Bertinotti che in seduta parlamentare tendeva a  distrarsi  quando si affrontavano certi argomenti.
Cosi, mentre con la italica  partecipazione alla guerra nel Kosovo si dava avvio alla stagione delle guerre umanitarie , si individuava in Taranto la sede ideale per una base NATO, poiché la Maddalena non può reggere il carico di una elevata concentrazione di navi da guerra . Nello sfogliare ricordi e vecchi articoli si può facilmente ricostruire l’interesse degli US per il porto di Taranto. Il primo significativo snodo è uno stralcio del documento No. 507-98 September 30, 1998 Defense Logistics agency per i servizi di assistenza tecnica computer e intelligence (C4I) con riferimento a Taranto:
"Logicon, Inc., Tactical Systems Division, Arlington, Va., is being awarded a $9,889,408 modification to previously awarded contract N00244-96-C-5078 for technical support services for standard design engineering, analysis, developmental and certification testing, test operations analysis support and configuration management as they pertain to command, control, communications, computers and intelligence (C4I) systems at the Navy Center for Tactical Systems Interoperability, San Diego, Calif. This contract combines purchases for the U.S. Navy (94%) and the government of Italy (6%) under the Foreign Military Sales (FMS) Program. This contract contains options which, if exercised would bring the total cumulative value of the entire contract to $49,908,613. Work will be performed in San Diego, Calif. (71%), Eglin AFB, Fla. (11%), Fort Monmouth, N.J. (7%), Bahrain (4%), Norfolk, Va.(3%), Arlington, Va. (2%), Taranto, Italy (2%), and is expected to be completed by September 1999. Contract funds will not expire by the end of the current fiscal year. The Fleet and Industrial Supply Center, San Diego, Calif., is the contracting activity".

Il C4I  è un sofisticatissimo sistema tattico del sistema di comando e intelligence della Difesa statunitense nel Mediterraneo, che è stato impiantato nella città pugliese  senza che i cittadini ne sappiano niente  al di là di ogni giudizio umano
A questo fa seguito il documento del Pentagono ottobre 2002, volume 11A, capitolo 9, allegato 1 (DoD Financial Management Regulation, volume 11A, Chapter 9, Annex 1), nel maggio del 2003 l’ambasciatore americano Selmer  incontrò le autorità portuali e successivamente, circa un anno dopo, giunse a Taranto, per un’operazione “commerciale” Barbara Lief (funzionaria dell’ambasciata statunitense a Roma) accompagnata da uomini dell Westland Securities , agenzia statunitense esperta in studi di fattibilità, seguita poi da un sopralluogo della nave della VI flotta US.
 In Italia l’allora presidente Ciampi si dimostrò propenso a sostenere la NATO come simbolo di unità tra l’Europa e gli USA , che si è poi rivelata come nuova evoluzione  del colonialismo occidentale più spietato. Ma ancor più sostenitore fu l’allora ministro della Difesa nei Governi Berlusconi II e III Antonio Martino che, all’ interrogazione parlamentare in merito alla COMIT-MAR-FOR istituito ufficialmente il 4 settembre del 2002 sulla più importante base navale della Marina Militare , quella di Taranto, senza che il Parlamento ne fosse informato, così rispose :


con riferimento specifico alla nuova stazione navale in Mar Grande a Taranto, essa è stata realizzata per soddisfare le esigenze operative delle Unità della Marina Militare italiana.
In relazione agli accordi vigenti potranno, occasionalmente e su base di reciprocità, essere ormeggiate anche Unità navali di passaggio, appartenenti alla Nato.

Ciò detto, nell'ambito del processo di ristrutturazione delle Forze della Nato, volto a dotare l'Alleanza di forze proiettabili, si è provveduto nel contesto dei programmi di ristrutturazione dei comandi dipendenti dal comando in capo della Squadra navale (CINCNAV), ad operare la riconfigurazione del comando delle Forze d'Altura (COMFORAL), che ha sede a Taranto, in una nuova struttura di Comando destinata ad operare sia in ambito nazionale sia nel quadro dell'Unione europea che in quello Nato (COMFORAL/COMITMARFOR).
Analoghi Comandi sono stati riconfigurati in Gran Bretagna (COMUKMARFOR) e in Spagna (COMSPMARFOR).

Il Comando in questione, il cui staff è costituito da personale italiano, è integrabile nei rispettivi contesti per le operazioni a guida europea e Nato da alcuni rappresentanti multinazionali (Spagna, Germania, Paesi Bassi, Gran Bretagna, USA, Turchia).
Lo stesso Comando è deputato, a rotazione con i Comandi navali spagnolo e britannico, alla condotta delle operazioni marittime della Forza di risposta Nato (NRF).

A tale riguardo, la creazione di una Forza di reazione rapida della Nato risponde appunto all'esigenza di far fronte ai nuovi rischi e alle nuove minacce. È infatti necessario poter contare su Forze di reazione rapidamente dispiegabili e dotate di una capacità operativa e interoperabilità molto spinte, diverse da quelle che erano richieste precedentemente per fronteggiare una minaccia sostanzialmente «statica».

Alla luce del quadro delineato, si assicura l'interrogante che la base navale di Taranto è e rimane ad esclusivo controllo nazionale

Una risposta ambigua che non da  certezze, come ambivalenti furono quelle del ministro Frattini, al  Consiglio Atlantico il 3 marzo 2004, che pur prendendo certe distanze da questo progetto di grande Medio Oriente lo riteneva comunque condivisibile, pur stabilendo dei distinguo. Successivamente, il 26 Giugno 2004, Antonio Martino inaugurò a Taranto la nuova base navale della Marina Militare in Mar Grande a Chiapparo ,  costata 150 milioni di euro di cui un terzo proviene da finanziamenti Nato.  Va sottolineato che una delle caratteristiche peculiari del COMIT-MAR-FOR è la capacità di intervenire con estrema rapidità alla guida di forze aeronavali e anfibie NATO , caratterizzate da una composizione multinazionale, che in tempo di crisi possono sviluppare il Mediterraneo allargato, che comprende  il Mar Rosso, il Golfo Persico ed i mari limitrofi.
Cioè l'area del Grande Medio Oriente (Greater Middle East) individuata negli ambienti politici americani come obiettivo della politica di sicurezza nazionale, in particolare della lotta contro il terrorismo, che giustificherebbe  ulteriori iniziative che la Nato potrebbe intraprendere, qualora emergessero nella regione le condizioni adatte
Poi l’ultima tranche e il molo polisettoriale che potrebbe ospitare la VI flotta a testata nucleare, ovviamente; nel frattempo  c’è chi sorvola  e minimizza non mettendo in relazione   con  un precedente similare, quello di Bagnoli che negli anni 80 ospitava uno stabilimento Ilva poi dismesso, anche se con motivazioni diverse, e una base Nato che doveva essere  chiusa e invece continua ad essere attiva. Non sembra nemmeno di particolare rilievo il fatto che nel porto di Taranto dovrebbero transitare navi e sottomarini a propulsione nucleare con pericoli di incidenti che ci garantiscono rari , rarissimi , ma non scordiamo l’episodio del sottomarino Scorpion esploso, misteriose ancora le cause,  nell’Atlantico il 22  maggio del 1968 dopo essere passato per Napoli e Taranto. Sembra comunque sussistere una generale sottostima dei rischi sia in merito alla predisposizione di piani di emergenza,  che sembra siano inadeguati per la popolazione di Taranto, che di natura ambientale per via del rilascio dei radionuclidi, che aumentano col tempo, causato dall’andirivieni delle navi.
Intanto oggi Taranto divisa e disuguale combatte una guerra contro i poteri forti, ma non fortissimi, che forse riusciranno a trovare un accordo dopo aver sgretolato l’attuale sistema politico disvelando, come nel 1992, segreti e connivenze, al fine di sostituirlo con un altro cane da guardia delle grandi elites dominanti. In queste ore non si parla d’altro che di una sentenza giusta, ma che nel contempo mette sul lastrico migliaia di lavoratori a causa delle malefatte dei gestori dell’Ilva, tra l’altro in un momento storico in cui l’Italia sta perdendo produttività e  non solo  nel Mezzogiorno, pensiamo al numero crescente dei cassaintegrati e del lavoro nero, categorie già di per sé fortunate (!). In questo stato di confusione il rischio più severo che si profila sarà che   i danni  prodotti vengano pagati non dai veri colpevoli ma solo dai lavoratori e dalla popolazione vittima, in una situazione di generale abbandono e di competizione di tutti contro tutti.
Adele Dentice

giovedì 16 agosto 2012

NO ILVA, NO NATO


Nella diatriba che avvolge lo scontro tra ambientalisti No Ilva e difensori del lavoro le grandi manovre continuano, i politici, servi ormai  inservibili, si affannano con magistrali salti a cambiare casacca, dopo essere  stati  scaricati e delegittimati , spettacolo già visto  con i vari  i cambi di guardia  consumati dalle rivoluzioni oligarchiche.
Anche oggi  a Taranto c’è una rivoluzione,  al centro l’Ilva e la sua chiusura o ipotesi di bonifica per mettere in atto l'ultima ipocrisia dell'eco sostenibilità, per non spaventare troppo chi ancora demagogicamente fa finta di essere dalla parte degli operai e della cittadinanza.
 In queste ore assistiamo  a un fronte ambientalista finalmente  compatto che si schiera a favore della magistratura e della chiusura dello stabilimento più discusso d’Italia. Nota positiva se non ci fossero  diverse ombre  e troppe coincidenze strane per non dubitare , sperando ovviamente di essere in errore, ma, come disse il “vecchio” saggio, a pensar male si evita di sbagliare o di  illudersi, puntualizzerei.
Per prima cosa  ci sarebbe da interrogarsi su a chi fa comodo ora l’emergenza ambientale e perché solo l’Ilva è sotto attacco diretto e non la Cementir o il famigerato inceneritore di Massafra, ora addirittura ampliato, e perché non mobilitarsi anche contro    il rischio ambientale del più grande deposito sotterraneo di rifornimento per  tutte le basi per aeree dell’ Italia del Sud con una petroliera che va e viene nel mar Piccolo ?

Allontanando lo sguardo dai veleni sputati dai camini dell’Ilva per soffermarci  sui mari di Taranto e sul suo immenso porto, osserviamo le grandi basi navali  , la prima è occupata dalla  La Marina Militare Italiana e dal deposito dell’aereonautica;
la seconda a comando italiano si trova nel Mar Grande in zona Chiapparo iniziata a metà degli anni Ottanta con un costo di  150 milioni di euro  di cui un terzo proveniente da finanziamenti Nato per questo  dotata di alcune infrastrutture Nato che verranno condivise con le unità militari di altre nazioni facenti parte della coalizione
Infine ci sarebbe la terza base collocata nel molo polisettoriale a ridosso del Molo Ovest , in uso dell’Ilva, con una insenatura in comune , che potrebbe essere utilizzata dai sommergibili nucleari se Taranto dovesse diventare il Quartier generale della Forza di pronto intervento marittimo delle forze navali americane come si evince dal  documento Usa, “ottobre 2002, volume 11A, capitolo 9, allegato 1 (DoD Financial Management Regulation, volume 11A, Chapter 9, Annex 1).
La dizione riportata sul documento del governo Usa è "High Readiness Force (Maritime) HQ -IT (TarantoIT)" e Taranto è contrassegnato con una stellina.
Questa ipotesi “fantascientifica” si combina con il processo economico liberoscambista  che mira a spostare il capitale produttivo verso mega-poli industriali nel Nord Europa deindustrializzando la seconda Europa del Sud ; in questo quadro di smantellamento e confusione  Taranto potrebbe accogliere la sesta flotta statunitense come, a suo tempo,  pronosticò Marescotti  sulla base di un   progetto del Pentagono risalente  al 30 settembre 1998 . Si trattava  di installare a Taranto il sistema Usa di comunicazione satellitare e di spionaggio telematico C4I che  PeaceLink rivelò pubblicamente denunciando il rischio atomico per l’intera città di Taranto, ipotesi smentita poi sia dal braccio destro di D’Alema  Marco Minniti il 20 settembre del 2002, che dalla marina militare, ma poi confermata da un documento  ufficiale del Pentagono, reso pubblico sul sito : http://www.defenselink.mil/contracts/1998/c09301998ct507-98.html
Si evince quindi  l’enorme importanza del collegamento diretto di Taranto all’interno del sistema di comando americano come  terminale per le operazioni militari confermano che la città jonica  viene accreditata come base certificata come HQ HRF NATO ad accogliere il comando della VI Flotta nella direzione Sud-Est ,ottima postazione per controllare i Balcani , ma soprattutto occhio vigile e operativo sugli scenari di guerra in medio Oriente.
 In questo quadro angosciante i tristi camini  dell’Ilva si potranno pure spegnere ma si  profilerà per la città un aumento del rischio atomico e una servitù perenne al padre padrone made in USA, d’altronde non siamo un paese orgogliosamente  a sovranità limitata e  in n modo o nell’altro dobbiamo pur sempre morire? (DAlema docet)

domenica 12 agosto 2012

Trullallero Trullalà i soldoni a chi li do? Parco dei trulli Polignano


Trullallero Trullalà i soldoni a chi li do?
Apparentemente potrebbe essere recepito come un’opportunità di sviluppo del territorio a vantaggio della popolazione , per via dell’enorme complesso di 250 se non 280 villette più due alberghi discoteca e  campo da golf. Una mega struttura, in quel che rimane di incontaminato nella campagna  di Polignano, che la si vuol far passare come fattore  attrattivo per il turismo; un’operazione  che  in realtà penalizza pesantemente il territorio e anche l’economia del paese, poiché il grosso del guadagno rimarrà circoscritto nelle mani di pochi e i cittadini si ritroveranno, se andrà bene, solo con le briciole e un territorio spogliato delle sue peculiarità in termini di habitat naturale e valore archeologico e culturale.
La prima evidente contraddizione si incentra sul campo da golf la cui realizzazione si rileva alquanto costosa , partiamo da un minimo di 8/ 10 miliardi di vecchie lire con una manutenzione annuale media di300.000 euro,un capitale che viene ammortizzato dopo decenni , uno studio austriaco parla addirittura di 42 anni ,ma l’aspetto più sconcertante è il fallimento economico di questi complessi il cui volume d’affari è nel migliore dei casi un quinto di quello dell’edilizia. Viene spontaneo chiedersi come mai gli imprenditori,sempre molto prudenti nei loro investimenti giocano su un’ipotesi di per se  fallimentare. La risposta è semplice il campo  da golf è la chiave di accesso finanziamenti europei, a linee di credito agevolate,pensiamo al protocollo con l’Istituto di credito per le attività sportive che ha stanziato in plafond di50.000.000 di euro, infine i cospicui finanziamenti regionali che quest’anno con la delibera 257 del 14 febbraio sono aumentati. La delibera è stata accompagnata dalle parole elogiative nei confronti dello sviluppo del turismo in Puglia dell’assessore Capone, Godelli e del presidente della Regione Vendola il quale ci tiene a sottolineare che verrà sostenuto turismo di charme che non andrà ad alterare il territorio anzi verrà valorizzato ecc. Parole che si  contraddicono se poi se  si legittima una mega struttura a ridosso di un’area di pregio archeologico. Alla luce di quanto detto risulta chiaro quindi che il campo da golf e la mole di finanziamenti serve ad ammortizzare il capitale d’investimento delle villette che rappresentano il vero guadagno per l’investitore proponente. Tra l’altro il Parco dei trulli rappresenta un precedente inquietante infatti con variante del 6 -12 -2010 che per la prima volta ha determinato cambio di destinazione  si può determinare un effetto domino sugli altri territori come Cozze , Torre San Giovanni Torre la Cina ecc  seppellendo sotto una colata di cemento tutta la zona .
Questi luoghi antichissimi pieni di bellezza e natura rischiano  nel disinteresse generale di ospitare schiere di villette numerose e insopportabilmente vicine, trasformando un  habitat pregevole e unico in una squallida periferia artificiale; ma il danno maggiore  è costituito dal rischio archeologico,  poiché i ritrovamenti di reperti del neolitico o frammenti di utensili più recenti testimoniano che il territorio ha  un valore culturale che potrebbe essere riconvertito in termini economici e di opportunità lavorativa, ed è colpevolmente inammissibile che non ci sia stata una verifica di rischio  archeologico dell’intera area del Parco dei trulli onde evitare il danneggiamento di eventuali reperti.

Se poi volessimo tralasciare le questioni ambientali e culturali per concentrarci sull’eventuale ricaduta occupazionale ci sarebbe da evidenziare in primis che  la mole di denaro  confluisce nelle mani di pochi sfregiando  per sempre il territorio a proprio vantaggio; inoltre, considerazione che il territorio non è infinito ed in particolare si sta parlando di  una terra ricca di opportunità, si potrebbero dirottare quei   finanziamenti verso i cittadini , favorendo per esempio la costituzione di cooperative finalizzate alla  rivalutazione e ristrutturazione di  vecchi edifici rupestri,  in modo da farli diventare strutture ricettive e trasformare l’area in parco naturale archeologico, allora si che  si potrebbe parlare di rivalutazione del territorio e di un turismo di qualità.
Ma questa operazione prevede una coscienza collettiva protesa a difendere i propri luoghi e i propri interessi  che si opponga alla famelica volontà di dividersi gli utili  anche contro ogni logica urbanistica per favorire speculazioni stupra territori ; considerando come  il guadagno da suolo agricolo a suolo edilizio è enorme e legittima il deprezzamento della terra, inevitabilmente legata alla vita, ma appetibilissima per i proprietari terrieri. Contro queste dinamiche e un sistema normativo che a parole tutela il diritto ma poi di fatto viene reso inefficace da varianti, accordi,  leggi d’urgenza,  si rischia di  assistere  passivamente all’ennesimo  attacco violento al nostro patrimonio culturale e naturale, nostra unica ricchezza, sognando che   venga sciolta la santa alleanza tra il mondo politico e il mondo degli affari. 

venerdì 10 agosto 2012

OLTRE I CONFINI DELL'ILVA


 
C’è la CEMENTIR  con i suoi 19,5 milioni di euro sotto il controllo della Regione Puglia e c’è il controverso
INCENERITORE di MASSAFRA,  un vecchio impianto datato 1998 della società ECODI s.r.l e già ampiamente potenziato nel 2007 durante la procedura d'infrazione, conclusasi con condanna, da parte della UE; allora si giustificò la necessità di autorizzare l'impianto perché serviva a prestare la solidarietà pugliese alla grande emergenza campana. Quest’anno è stato riabilitato con determinazione del Dirigente del Servizio Ecologia regionale Antonello Antonicelli  del 13 gennaio 2012 (BURP 21 del 9 febbraio 2012) e sarà affiancato da un altro in località Santa Chiara Taranto. Un impianto di stoccaggio ed incenerimento di rifiuti pericolosi che già  raccoglie e incenerisce rifiuti provenienti da strutture sanitarie ambulatori, residui tossici provenienti da attività agricole intensive e raccolta differenziata e non urbana . Ma il raddoppio, soprattutto dopo l’attenzione mediatica sul recente caso Ilva, sembra incontrare pareri e opinioni sfavorevoli anche in seno al Consiglio regionale, in considerazione sia dell’impatto ambientale, il sito si trova nel Parco delle Gravine, sottoposto a vincolo ambientale, quindi contraddice la nuova legge regionale sulla  Riduzione delle emissioni inquinanti onde evitare ulteriori  aggravi di impatto sanitario per la salute pubblica in un’area ad elevato rischio ambientale come quella di Taranto, sia  dei finanziamenti con i suoi 60 milioni di euro.

All’incertezza la certezza del Progetto Nuova Taranto che prevede la dismissione di parte dell’impiantistica della vecchia Cementir , del gruppo Caltagirone  legato all’UDC del cognato Casini , dotandolo  di un co-inceneritore  che dovrà smaltire parte del combustibile da rifiuti o eco-balle che incrementerà  le emissioni  dell’azienda, grazie a una banca d’investimenti europea la BEA In cambio dell’aumento di agenti inquinanti Taranto varrà ripagata con l’assunzione tra  5 e 20  lavoratori, un centinaio di alberi piantati nella zona industriale , una pista atletica, per aprire meglio i polmoni e respirare meglio le polveri sottili, il tutto garantito dal Fondo Europeo per lo sviluppo PO FESR 2007-2013 per 19.334.852,51 euro.
 Positiva la relazione istruttoria del 28 luglio del 2010 redatta da Puglia Sviluppo, società controllata dalla regione Puglia , che cn la Delibera n. 1843 del 6 agosto 2010, firmata dal Presidente della Regione Vendola, concesse la delibera di ammissibilità della proposta alla fase di presentazione del progetto definitivo.

Ma oltre l’Ilva c’è soprattutto la stessa Ilva
e il pericolo  della  banalizzazione  del problema contrapponendo gli ambientalisti pro chiusura  al neo capitalismo “ecologico-imperialista” falsamente bonario i  cui alleati  istituzionali difendono cercando di frenare gli aiuti finanziari della BEI, probabilmente  veicolati a favore soprattutto della grandi imprese europee tedesche e francesi a discapito della acciaieria italiana (nel 2011 l’Italia ha prodotto quasi 29 milioni di tonnellate d’acciaio quantità inferiore, e di parecchio,  solo a quella prodotta in Germania ).In tale direzione vanno lette quindi le  dichiarazioni di Giorgio Napolitano, del Ministro Clini e di Vendola : Giorgio Napolitano “ Deve essere possibile – nel pieno rispetto dell’autonomia della magistratura e delle sue valutazioni ai fini dell’applicazione della legge – giungere a soluzioni che garantiscano la continuità e lo sviluppo dell’attività in un settore di strategica importanza nazionale, fonte rilevantissima di occupazione in particolare per Taranto e la Puglia, e insieme procedere senza ulteriore indugio agli interventi spettanti all’impresa e alle iniziative del governo nazionale e degli enti locali che risultino indispensabili per un pieno adeguamento alle direttive europee e alle norme per la protezione dell’ambiente e la tutela della salute dei cittadini “.
Il ministro Corrado Clini “ La nostra convinzione è che l’Ilva possa continuare a produrre acciaio e rapidamente allinearsi agli standard e alle indicazioni dell’Unione Europea in quattro anni “.
 Vendola: le attuali scelte influiranno molto anche sugli altri grossi siti industriali: Eni, Enel, Cementir anche perché non si può più pensare a riconvertire il Sud in pastorizia e artigianato, ma io credo che la riconversione ecologica non  debba essere un esodo dalla storia industriale del Paese”
La questione Taranto non potrà mai trovare soluzione in un’azione di superficie come quella della difesa della salute e dell’inquinamento ambientale, per cui il triste  il problema della salute dei lavoratori e della popolazione, e della tutela ambientale  rimarranno solo l’occasione per un altro grande businnes “il risanamento della città e del mare” i cui finanziamenti ingenti che riguardano il settore edilizio e delle infrastrutture e il settore ecologico sarà gestito da una combinazione di blocchi di potere il cui ammontare è di 336.668.320 di cui euro 329.468.000 di parte pubblica ed euro 7.200.000 di parte privata (Protocollo d’Intesa per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto firmato il 26 luglio 2012). Né ci si può far ingannare dalle rassicurazioni ipermediatiche che sponsorizzano grandi strutture produttive ecosostenibili poichè la produzione di merci nel sistema sociale “a modo di produzione capitalistico” è incompatibile con la difesa della natura.
Allora qual è il problema Taranto? le irreversibili forme di inquinamento che per anni sono state tollerate  , senza una ricerca sistematica, o il nodo irrisolto del ricatto occupazionale, domande le cui risposte sono  insufficienti per capire lo svolgimento delle strategie che sottendono le ragioni dell’ operazione di indebolimento dell’Ilva, congiuntamente   ad un  processo di deindustrializzazione del nostro  Paese, al servizio di creditori internazionali che a gran voce pretendono la neo colonizzazione della città ponte tra due continenti,come amò definirla Napoleone Bonaparte
Quindi troppo strategicamente importante la grande colonia di Sparta   per  le ambizioni industriali della suddita Italia, più produttivo rendere operativo finalmente un  documentodatato febbraio 2004 e firmato dal Pentagono (da Peacelink), annunciato dall’ex presidente Francesco Cossiga, e fare di Taranto ampliando la base  NATO , occhio vigile verso l’Europa Balcanica  rafforzando ulteriormente l’egemonia armata degli USA  nel Mediterraneo orientale