venerdì 10 agosto 2012

OLTRE I CONFINI DELL'ILVA


 
C’è la CEMENTIR  con i suoi 19,5 milioni di euro sotto il controllo della Regione Puglia e c’è il controverso
INCENERITORE di MASSAFRA,  un vecchio impianto datato 1998 della società ECODI s.r.l e già ampiamente potenziato nel 2007 durante la procedura d'infrazione, conclusasi con condanna, da parte della UE; allora si giustificò la necessità di autorizzare l'impianto perché serviva a prestare la solidarietà pugliese alla grande emergenza campana. Quest’anno è stato riabilitato con determinazione del Dirigente del Servizio Ecologia regionale Antonello Antonicelli  del 13 gennaio 2012 (BURP 21 del 9 febbraio 2012) e sarà affiancato da un altro in località Santa Chiara Taranto. Un impianto di stoccaggio ed incenerimento di rifiuti pericolosi che già  raccoglie e incenerisce rifiuti provenienti da strutture sanitarie ambulatori, residui tossici provenienti da attività agricole intensive e raccolta differenziata e non urbana . Ma il raddoppio, soprattutto dopo l’attenzione mediatica sul recente caso Ilva, sembra incontrare pareri e opinioni sfavorevoli anche in seno al Consiglio regionale, in considerazione sia dell’impatto ambientale, il sito si trova nel Parco delle Gravine, sottoposto a vincolo ambientale, quindi contraddice la nuova legge regionale sulla  Riduzione delle emissioni inquinanti onde evitare ulteriori  aggravi di impatto sanitario per la salute pubblica in un’area ad elevato rischio ambientale come quella di Taranto, sia  dei finanziamenti con i suoi 60 milioni di euro.

All’incertezza la certezza del Progetto Nuova Taranto che prevede la dismissione di parte dell’impiantistica della vecchia Cementir , del gruppo Caltagirone  legato all’UDC del cognato Casini , dotandolo  di un co-inceneritore  che dovrà smaltire parte del combustibile da rifiuti o eco-balle che incrementerà  le emissioni  dell’azienda, grazie a una banca d’investimenti europea la BEA In cambio dell’aumento di agenti inquinanti Taranto varrà ripagata con l’assunzione tra  5 e 20  lavoratori, un centinaio di alberi piantati nella zona industriale , una pista atletica, per aprire meglio i polmoni e respirare meglio le polveri sottili, il tutto garantito dal Fondo Europeo per lo sviluppo PO FESR 2007-2013 per 19.334.852,51 euro.
 Positiva la relazione istruttoria del 28 luglio del 2010 redatta da Puglia Sviluppo, società controllata dalla regione Puglia , che cn la Delibera n. 1843 del 6 agosto 2010, firmata dal Presidente della Regione Vendola, concesse la delibera di ammissibilità della proposta alla fase di presentazione del progetto definitivo.

Ma oltre l’Ilva c’è soprattutto la stessa Ilva
e il pericolo  della  banalizzazione  del problema contrapponendo gli ambientalisti pro chiusura  al neo capitalismo “ecologico-imperialista” falsamente bonario i  cui alleati  istituzionali difendono cercando di frenare gli aiuti finanziari della BEI, probabilmente  veicolati a favore soprattutto della grandi imprese europee tedesche e francesi a discapito della acciaieria italiana (nel 2011 l’Italia ha prodotto quasi 29 milioni di tonnellate d’acciaio quantità inferiore, e di parecchio,  solo a quella prodotta in Germania ).In tale direzione vanno lette quindi le  dichiarazioni di Giorgio Napolitano, del Ministro Clini e di Vendola : Giorgio Napolitano “ Deve essere possibile – nel pieno rispetto dell’autonomia della magistratura e delle sue valutazioni ai fini dell’applicazione della legge – giungere a soluzioni che garantiscano la continuità e lo sviluppo dell’attività in un settore di strategica importanza nazionale, fonte rilevantissima di occupazione in particolare per Taranto e la Puglia, e insieme procedere senza ulteriore indugio agli interventi spettanti all’impresa e alle iniziative del governo nazionale e degli enti locali che risultino indispensabili per un pieno adeguamento alle direttive europee e alle norme per la protezione dell’ambiente e la tutela della salute dei cittadini “.
Il ministro Corrado Clini “ La nostra convinzione è che l’Ilva possa continuare a produrre acciaio e rapidamente allinearsi agli standard e alle indicazioni dell’Unione Europea in quattro anni “.
 Vendola: le attuali scelte influiranno molto anche sugli altri grossi siti industriali: Eni, Enel, Cementir anche perché non si può più pensare a riconvertire il Sud in pastorizia e artigianato, ma io credo che la riconversione ecologica non  debba essere un esodo dalla storia industriale del Paese”
La questione Taranto non potrà mai trovare soluzione in un’azione di superficie come quella della difesa della salute e dell’inquinamento ambientale, per cui il triste  il problema della salute dei lavoratori e della popolazione, e della tutela ambientale  rimarranno solo l’occasione per un altro grande businnes “il risanamento della città e del mare” i cui finanziamenti ingenti che riguardano il settore edilizio e delle infrastrutture e il settore ecologico sarà gestito da una combinazione di blocchi di potere il cui ammontare è di 336.668.320 di cui euro 329.468.000 di parte pubblica ed euro 7.200.000 di parte privata (Protocollo d’Intesa per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto firmato il 26 luglio 2012). Né ci si può far ingannare dalle rassicurazioni ipermediatiche che sponsorizzano grandi strutture produttive ecosostenibili poichè la produzione di merci nel sistema sociale “a modo di produzione capitalistico” è incompatibile con la difesa della natura.
Allora qual è il problema Taranto? le irreversibili forme di inquinamento che per anni sono state tollerate  , senza una ricerca sistematica, o il nodo irrisolto del ricatto occupazionale, domande le cui risposte sono  insufficienti per capire lo svolgimento delle strategie che sottendono le ragioni dell’ operazione di indebolimento dell’Ilva, congiuntamente   ad un  processo di deindustrializzazione del nostro  Paese, al servizio di creditori internazionali che a gran voce pretendono la neo colonizzazione della città ponte tra due continenti,come amò definirla Napoleone Bonaparte
Quindi troppo strategicamente importante la grande colonia di Sparta   per  le ambizioni industriali della suddita Italia, più produttivo rendere operativo finalmente un  documentodatato febbraio 2004 e firmato dal Pentagono (da Peacelink), annunciato dall’ex presidente Francesco Cossiga, e fare di Taranto ampliando la base  NATO , occhio vigile verso l’Europa Balcanica  rafforzando ulteriormente l’egemonia armata degli USA  nel Mediterraneo orientale

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