sabato 30 aprile 2011

Libertà di inquinare


Il 13 agosto dello scorso anno 2010 un decreto legge sospendeva una vecchia legge, valida dal primo gennaio del 1999, che poneva il limite di un nanogrammo al metrocubo di emissioni di benzoapirene. Con il Decreto Legislativo 13 agosto 2010, n. 155 (in attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa), pubblicato il 15 settembre (GU n. 216 del 15-9-2010 - Suppl. Ordinario n.217) , fino al 31 dicembre del 2012 si stabilisce che nelle città superiori ai 150mila abitanti non ci sarà più alcun limite, cioè Libertà assoluta di inquinare.

C’è da immaginarsi cosa avverrà sulla base di queste disposizioni , in una città come Taranto la più inquinata d’Europa, una città tra l’altro compressa tra il rallentamento di produzione della colata d’acciaio e lo spettro della cassa integrazione e dall’altra parte la necessità di arginare la proliferazione di malattie ambientali . Non si è perso tempo in coerenza con la libertà di inquinare e l’ipocrita tutela del lavoro il 20 aprile con la benedizione dall’arcivescovo Mons. Benigno Luigi Papa, alla presenza del sindaco Ippoliti Stefano e del presidente della provincia Gianni Florio l’Ilva riprende quasi a pieno regime la sua attività con l’inaugurazione dell’alto forno n.4

Tutti felici gli ambientalisti “vicini” agli operai e i sindacati con i partiti di sinistra a favore anche loro dei lavoratori perché il colosso siderurgico, che si pensava finito in ginocchio con la cassa integrazione per migliaia di tute blu, è tornato a bruciare a pieno regime per rispondere alla crescita di richieste di acciaio.

Anche il settore sanitario ne trarrà i suoi benefici le aziende sanitarie, medici, case farmaceutiche, ecc potranno godere di entrate sicure indotte dalle malattie oncologiche e immunitarie che da quelle parti, che sono anche le nostre, hanno ormai carattere endemico. Non è un caso che su Taranto si è tuffata la grande speculazione del San Raffaele.

Ma il problema lavoro e quello dei diritti civili sono una questione molto seria , né è lecita la superficialità del No all’ILVA senza una controproposta concreta che potesse riequilibrare il problema lavoro con quello sanitario e ambientale, anche se in una situazione di collasso umanitario , come testano le migliaia di morti provocati da Ilva, Eni, inceneritori e discariche, tra gli abitanti dell’ormai tristemente noto rione Tamburi e la cittadina Statte, gli operai e impiegati della grande acciaieria, prioritario sembra doversi chiedere perché non si è pensato , o voluto pensare, a un risarcimento per la vita dei molti, vita che, a quanto pare, ha valore residuale, rispetto ai mega interessi di “pochi”. I soloni e falsi profeti hanno vita facile in questo contesto perché la maggior parte delle persone sembra non accorgersi di nulla e continua a vivere una vita normale come se niente fosse e i vari movimenti e associazioni ambientaliste rimangono in bilico senza mostrare una contrapposizione netta rispetto alle logiche mercantilizie che barattano le esistenze di migliaia di individui. Queste aree alternative sono espressione della debolezza del pensiero Unico frammentato in diversità apparenti, vittime del leaderismo e del ricatto occupazionale e registrano di fatto il fallimento del processo di mutazione collettiva, come conseguenza di idee che aggregano, di energie e di giusta rivendicazione. Siamo arrivati al punto in cui per pensare a un cambiamento di stato bisogna avere il coraggio di cambiare direzione e per agire, un nuovo percorso il mutamento deve cominciare con l’ essere coscienza individuale dotandosi anche di una buona dose di coraggio, perché sempre maggiori sono l’isolamento e le restrizioni per chi non vuole vivere omologato

Il processo di cambiamento, quello vero, nasce dal vedere e consapevolizzare giorno dopo giorno lo sgretolarsi sotto i nostri occhi, a causa di numerosi fattori inquinanti, non solo gli equilibri biologici ma anche la polverizzazione del settore agricolo e dell’allevamento, che sarebbero potuti essere risorse inestimabile per le loro straordinarie implicazioni economiche, sociali, ambientali e territoriali. Lo sviluppo delle tecnologie eco-compatibili e il lavoro nei campi, senza scivolare nell’interpretazione bucolica dell’esistenza, sono un’opportunità di lavoro, di riscoperta del territorio, in particolare le attività del settore primario possono concorrere a determinare la ricchezza della regione con la duplice funzione economica e produttiva, legata al valore del Pil delle produzioni vegetali e animali e la loro qualità .e tipicità sono volte a garantire la sicurezza alimentare e offrire il valore aggiunto della filiera turismo-ambiente-cultura, di cui Taranto avrebbe potuto essere l’asse trainante della regione.

venerdì 22 aprile 2011

la scuola deve morire : lettera di Tremonti al Ministro Gelmini

http://nevogliamoparlare-nvp.blogspot.com/2011/04/lettera-ministro-tremonti-gelmini-la.html
Questa lettera non fa che riproporre gli obiettivi espressi nel 1996 al Faermont Hotel di San Francisco dai grandi della terra secondo cui il mondo si sarebbe dovuto dividere in due, il 20 % avrebbe comandato e il restante 80% educato a diventare un ottimo consumatore e lobotomizzato dalla disinformazione di massa . In questa logica la scuola è un costo eccessivo e inutile, per cui meglio trovare dei buoni soldatini robotizzati farli diventare ministri e distruggere la scuola pubblica potenziando e valorizzando alcune eccellenze collocate in precise aree geografiche, aggravando le divergenze sociali . E' comunque un vecchio progetto , risalente al dopo guerra che ha avuto uno stop in Italia nel 62 , con l'abolizione della classista media di avviamento, e i decreti delegati del 74, ma poi ripreso a fasi alterne , tra gli anni 80 e 90, dai governi di sinistra – destra che, prigionieri di un'idea fordistica della politica, non hanno più considerato il sapere come strumento di crescita e di sviluppo della qualità della vita, ma hanno adeguato la scuola e l'Università alla domanda di mercato

In particolare negli anni tra il 96 e il 2001 in preda alla convulsione da consensi i ministri dichiararono che le spese per l'istruzione sarebbero dovute aumentare , furono, infatti, introdotte importanti riforme che poi non trovarono la possibilità di essere supportate da investimenti a redditività differita, in particolare l'autonomia scolastica si è rivelata fallimentare, poiché in assenza di progetti forti, ha favorito un'opera di rinforzo dei poteri verticistici e il favoleggiato rapporto con il territorio si è trasformato in opportunità per operazioni clientelari di piccolo cabotaggio.

Con la parità scolastica e l’incostituzionale finanziamento alle scuole private si è sostanziato un sistema che ha trasformato il Diritto all'Istruzione in una variabile esigenza delle imprese spianando definitivamente la strada ai governi di destra e alla cosiddetta triangolare riforma Gelmini , Tremonti Brunetta.

Oggi il nostro paese è tra i più poveri di conoscenza del mondo ( vedi i tassi di abbandono scolastico e l'analfabetismo di ritorno) è privo di un progetto reale e tutt si è ridotto a un degradante dibattito tra i soloni della cultura interessati più alla loro immagine che alla loro funzione comprendo tutto con l'ideologia del merito che, soprattutto nell'Università, nasconde solo la discrezionalità delle scelte.

Con il pretesto della crisi il settore della conoscenza è stato letteralmente strangolato e sta passando l'idea che ci si deve abituare a produzioni di basso valore , diventa così chiaro il senso delle parole del Ministro dei Lavori pubblici sulla necessità dei giovani ad abituarsi a lavori umili, che non va confuso con il principio della valorizzazione del saper fare, ma con l'annichilimento della conoscenza imponendo un nuovo , si fa per dire, paradigma culturale secondo cui per far cassa non è necessaria l'intelligenza e la cultura

venerdì 15 aprile 2011

mercoledì 13 aprile 2011

falsi profeti e soliti noti:Taranto


Falsi profeti e soliti noti: Taranto

I primati di Taranto sono tanti : ha l’acciaieria più produttiva d’Europa con utili per 2,5 miliardi in quattro anni senza investire nulla sul territorio ma il vero primato è quello dei dati pubblicati nel 2010 diossine con soglia minima 0,1 a fronte di effettiva produzione di 99,6 g , oppure l'ossido di azoto 12.933,3 contro i 100

numeri che non hanno bisogno di commenti, basta solo pensare che ciascuno dei numerevoli componenti che vengono sputati fuori dalle ciminiere dell'ILVA è una sostanza killer proviamo a pensare agli effetti della loro combinazione sull’organismo umano e in particolare sui bambini



La conseguenza è l’incremento del 40% dei tumori da fumo nella popolazione del posto (cfr blog del dottor Patrizio Mazza, primario del reparto di Ematologia dell'ospedale Moscati di Taranto) , senza considerare poi l’inquinamento del mare e del territorio circostante, ne sanno qualcosa gli imprenditori agricoli e gli allevatori della zona.

Per tranquillizzare le coscienze (se esistono) sarebbero stati installati dei filtri all’ILVA per privare i fumi delle sostanze inquinanti, ma a parte il fatto che non sembra che siano stati effettuati controlli , l'impianto ad urea e il depolverizzatore sono solo sperimentali nè si hanno dati certi circa la loro efficacia nella soluzione dei problemi, in ogni caso sembrano essere insufficienti sia perché sul cielo di Taranto incombe perennemente la nube rossa , ma soprattutto i dati dei morti e degli ammalati continua a salire e a detenere il triste primato a livello europeo. Ai fumi, cosiddetti “filtrati”, va aggiunta la carica dell’altoforno composta da polveri di minerali e combustibili che il vento trasporta lontano con raggio medio di 30 chilometri



I numeri degli ammalati e dei morti sono impressionanti e ci sono reparti dello stabilimento che sembrano camere a gas nella storia dell’Ilva si contano 180 morti sul lavoro, 8 mila invalidi e circa 20 mila morti di cancro e leucemia in più bisogna considerare gli effetti della raffineria Eni cementificio della Cementir, centrali elettriche ma lasciano ancora più sgomenti i Falsi Profeti incarnati dai rappresentanti istituzionali dai partiti e sindacati e dai movimenti ecologisti che cavalcando l’onda del malessere della popolazione si rendono correi del genocidio tarantino se alla denuncia dei dati antepongono l’arma velenosa del il ricatto occupazionale e la subdola tiritela dell’ammodernamento degli impianti.

A chiunque , dopo aver letto i dati ,verrebbe spontaneo chiedersi come mai il sindaco in qualità di ufficiale di governo non sia intervenuto chiudendo la micidiale zona a caldo dell'ILVA, traslocata da Genova e rifilata a Taranto, né si è mai spinto per l’ammodernamento del processo produttivo. Bagnoli i cui pezzi sono stati venduti ai coreani godeva di un impianto moderno a confronto delle vecchie e pericolosissime strutture antiche di 50 anni. C’è stato un tentativo referendario per la chiusura dello stabilimento, che ha messo in allerta i promotori pro ILVA, tutta la classe politica si era dichiarata decisamente contraria dalla Confindustria ai Sindacati - alla stessa Regione Puglia, con il rieletto Presidente Nichi Vendola e l’Arpa, l’Agenzia regionale per l’ambiente evidenziando come le questioni relative all’impatto ambientale della grande acciaieria “stiano trovando ormai da tempo efficaci soluzioni grazie ai massicci investimenti sinora realizzati dal Gruppo Riva “ , in ogni caso l’escamotage è stato trovato e a pochi giorni il referendum è stato bloccato con la scusa che nel quesito non erano chiariti i criteri per il reimpiego dei lavoratori.

Ma anche molti partiti radicali e movimenti ambientalisti si sono mostrati contrari alla chiusura della grande industria influenzati e condizionati da una serie di domande a cui è difficile rispondere: Potrebbe Taranto e la sua provincia, qualora si dismettesse il suo sito siderurgico, privarsi di 12.859 posti di lavoro diretti, cui si aggiungono 2.703 unità fra gli indiretti? E il solo capoluogo può privarsi di 4.021 dipendenti dell’Ilva, cui si uniscono 676 indiretti residenti in città? E quali concrete alternative offre oggi il mercato del lavoro cittadino e dell’hinterland a chi perdesse il lavoro in questa fabbrica?

Ma soprattutto la provincia può rinunciare a 219 milioni di stipendi netti,? E il territorio può rinunciare ad un impianto che dal 1995 al gennaio 2010 ha corrisposto ben 2 miliardi e 437 milioni di euro di subforniture a favore di 929 aziende iscritte alla locale Camera di Commercio?

Ed ancora, si può dismettere un opificio che alimenta il 76%, ovvero i ¾ della movimentazione del porto, che assicura gettito anche agli Enti locali per il pagamento delle imposte ad essi dovute, e le cui vendite all’estero rappresentano ormai da anni la prima voce dell’export pugliese, nonché il cardine di una sezione strategica dell’industria meccanica italiana?

A domande così complesse le risposte possono solo essere molto semplici , il Diritto alla VITA e il Diritto al Lavoro perchè ai numeri ad alta intensità della Grande Industria si devono anteporre quelli del tracollo economico di centinaia di imprese del settore primario, del turismo e della cultura ,anche i contadini e gli allevatori e i loro dipendenti sono lavoratori che vanno tutelati . In termini di perdita poi ci sarebbe da fare i conti con i costi sanitari e con l’abbattimento degli animali e le terre ormai rese improduttive, rimane solo l’olio d’oliva anche se anche questo sarà oggetto di controllo e allora addio all’olio extra vergine pugliese tarantino

Ma i difensori della Grande Industria ,Profeti e Sindacalisti e falsi ambientalisti di fronte alle pressioni collettive sempre più insistenti rispondo accusando gli ecologisti radicali di demagogia e intravedono come unica soluzione mediata l’ ecosostenibilità di un polo siderurgico, non c è bisogno di chissà quale analisi complicata per rilevare la non riscontrabilità , ma è anche irrealistico e irrispettoso per i lavoratori proporla come soluzione nel breve, medio o quant’anche lungo periodo

Non ci sono altre risposte se non un Radicale Cambiamento di sistema teso verso lo sviluppo di una strategia di diversificazione del sistema produttivo locale e, considerando che le produzioni “verdi” sono ad elevata intensità di lavoro, si potrebbe persino pensare di conservare i livelli occupazionali correnti

Basta avere come modelli i paesi che hanno un livello maggiore di investimento nei settori “verdi” ottenendo risultati economici migliori

E’ giusto però fare i conti con il grande nemico della disorganizzazione imperante in questo campo prodotta dalla proliferazione di associazioni e gruppi spesso in discordanza tra di loro , un movimento confuso e dispersivo funzionale ai poteri forti che si servono anche di un sistema giuridico protettivo della Grande Industria che si estende dall’inefficace legge regionale sulla diossina, sino alle direttive europee che danno all’Italia la licenza per inquinare per anni. Come quella del 2010 che autorizza .gli impianti industriali e le centrali a carbone che finora hanno potuto inquinare senza adeguarsi alle BAT a continuare a farlo per almeno un altro decennio, con deroghe sino al 30 giugno 2020 ( attraverso la redazione di Piani nazionali da inviare entro la fine del 2013.). Tra i peggiori impianti industriali per inquinamento atmosferico troneggia tra tutti l’Ilva di Taranto, con le sue 248.000 tonnellate di monossido di carbonio, 12.500 tonnellate di ossidi di azoto (NOx), 12.700 tonnellate di ossidi di zolfo (SOx), 11,2 tonnellate di piombo, 105 kg di mercurio e i 97 grammi di diossine e furani e altro non si può dire

venerdì 1 aprile 2011

Presidio a Ostuni contro la guerra in Libia


Pubblichiamo la testimonianza del tenore Joe Fallisi, testimone e vittima nel maggio del 2010 del violento blitz israeliano contro la Freedom flottiglia, che ha organizzato coraggiosamente un presidio di sensibilizzazione per i cittadini di Ostuni, ove risiede, contro la guerra di aggressione contro la Libia.

Cara Adele, il volantinaggio, nella piazza centrale di Ostuni, è andato molto bene. Ho fatto tutto quello che dovevo, compresa un'intervista con la televisione locale che spero non taglieranno e/o ammorbidiranno... così, almeno, mi è stato promesso... In ogni caso c'è il mio appello agli ostunesi [cfr. http://it.groups.yahoo.com/group/libertari/message/83022]: scripta manent. Non avevo chiesto a nessuno di venire, limitandomi a far sapere la notizia. E mi si è aperto il cuore quando ho visto ad attendermi alcuni giovani amici, tra cui l'ottimo mandolinista-chitarrista di "Un momento" e la redattrice di 'Liber@mente'. Mi hanno aiutato a distribuire il volantino e hanno affisso sul cancello del municipio un manifesto (VERDE!) che avevo portato e su cui c'era scritto:

FUORI L'ITALIA DALLA GUERRA!
FUORI LA GUERRA DALLA LIBIA!
GIU' LE SGRINFIE, PREDONI IMPERIALISTI,
DALLA LIBIA LIBERA, SOVRANA E INDIPENDENTE!

W LA GIAMAHIRIA!

A prendere e leggere il volantino sono stati soprattutto degli studenti, che si trovavano in piazza non so bene perché - forse una gita scolastica... meglio così... hanno senz'altro la testa meno inquinata e cloroformizzata di quella dei loro genitori.
Un abbraccio.

Joe Fallisi