mercoledì 31 ottobre 2012

Sanità - Sit - in Davanti alla Presidenza della Regione Puglia



Il movimento Politico Per il Bene Comune comunica di aver  partecipato al  sit-in di protesta svoltosi il 31 ottobre 2012 davanti alla presidenza della Regionale contro i tagli ospedalieri della giunta Vendola e in particolare contro il depotenziamento dell’ospedale di Monopoli, che in questi giorni è stato occupato simbolicamente dal sindaco di quella città. A dimostrazione di come, proprio nel giorno in cui il governatore è stato assolto nella vicenda che lo vedeva imputato per lo scandalo sanità, i pugliesi non sono disposti a rinunciare al diritto alla salute.

La protesta si allarga sempre più ad altri centri, condotta senza sigle di partito nonostante il tentativo di strumentalizzazione da parte del centrodestra e di suoi esponenti che in questi giorni si infiltrano nei presidi (è avvenuto oggi, ma anche a Carbonara pochi giorni fa) per fare passerelle davanti ai giornalisti e ai cittadini indignati. Tutti i partiti che hanno governato sono responsabili dello stato attuale, compresa la finta “opposizione” del PDL, senza dimenticare che il piano Vendola non è molto diverso da quello del predecessore Fitto: smantellare la sanità pubblica e ridurla a pochi grandi ospedali ingolfati di degenti a vantaggio dei gruppi privati (non dimentichiamo l’affare Don Verzè a Taranto sfumato per poco!).

Esprimiamo sconcerto inoltre in merito al tristissimo episodio verificatosi durante il sit-in, quando  un cittadino è stato investito da un auto sulle strisce pedonali a pochi metri di distanza dalla presidenza ,immediatamente soccorso dai nostri aderenti e da alcuni manifestanti e agenti che hanno regolato il traffico per agevolare l’arrivo del 118; rileviamo che ciò non si sarebbe verificato  se, come da noi richiesto nell’ inoltro del permesso di occupazione dello spazio pubblico per la manifestazione,  fosse  stato inibito il tratto di strada antistante il palazzo

Il Movimento di Liberazione Per il Bene Comune esprime tutta la sua solidarietà alla vittima di questo incidente di cui speriamo avere presto notizie rassicuranti,  
Inoltre si informa che il giorno 5 dicembre  alle ore 15 insieme alle  associazioni e alle  coppie che rivendicano il loro diritto alla genitorialità il Movimento incontrerà   il Presidente della Regione Vendola  per  sollecitare il tanto agognato centro di eccellenza PMA pubblico di Conversano, nonostante l’iter burocratico sia stato espletato e la copertura finanziaria confermata ancora sembra lontana una adeguata conclusione
Dopo  dieci anni di Fitto sette di Vendola ancora è bloccata l’apertura di questo istituto che decreterebbe la parola fine ai costosissimi viaggi della speranza di tanti genitori privati  del loro diritto ad avere figli dalle logiche mercantilistiche imposte dalle lucrose convenzioni ad enti privati.

martedì 30 ottobre 2012

lettera da atene: La guerra dell'Europa.

lettera da atene: La guerra dell'Europa.: Nuovo reportage di Monia Benini con interviste, conferenza stampa, racconti, materiali che saranno raccolti ad Atene dall'1 al 4 dicembre...

venerdì 26 ottobre 2012

Comunicato stampa: Partecipazione evento Carbonara 28 ottobre 2012 in solidarietà operatori sanitari e utenti Ospedale Di Venere

Il movimento Politico Per il Bene Comune informa che il giorno 28
ottobre 2012 ore 11 sarà presente alla manifestazione di protesta
degli operatori sanitari e utenti dell'Ospedale DI VENERE di Carbonara
- Bari contro i tagli della giunta Vendola che colpiscono anche il
Di Venere!
Il reparto di Dermatologia dell'ospedale sarà spostato
all'ospedale «Fallacara» di Triggiano. Da giorni sono bloccati i
ricoveri nel reparto, col pretesto di lavori nei reparti di Dialisi
e Nefrologia; ora però si inizia a capirne il vero motivo!
Intanto: degenti rimandati a casa o spediti a fare il giro della
provincia, fra code e attese estenuanti, con disagi anche per il
personale medico e il 118;
i pochi ospedali si ingolfano sempre
di più mentre i punti di pronto soccorso chiudono ovunque in pieno
sfregio al diritto alla salute e alle pratiche di buona politica che
non garantiscono affatto i livelli minimi di assistenza
Come cittadini difenderemo il nostro diritto alla salute - contro
tutte le inutili promesse e "poesie"!!!

giovedì 25 ottobre 2012

Le tasse occulte che vengono da lontano....


Che Bari fosse la città con il più consistente aumento di tasse (30%) d’Italia, supportando quei 6,6 miliardi che pesano sul contribuente pari 548 euro annui, è cosa vecchia, ma che gli aumenti siano indotti da una selva di tasse occulte tra addizionali comunali e provinciali , luce e polizze assicurative alcune delle quali provengono da vecchi Decreti Reggi, forse non tutti ne sono a conoscenza. C’è l’Arisgam ( Rif. normativi:      art. 6 della legge n. 158/1990, art. 10, co. 1 del d.lgs n. 398/1990, circolare Agenzia delle Dogane n. 17/D del 28 maggio 2007)
l' addizionale regionale sul consumo del gas metano sia per usi domestici che per usi industriali, che costa circa 26 euro all' anno, con un incasso medio annuo di  965 milioni tondi, fu introdotta da Andreotti e Formica nel lontano 1990
Chi non conosce poi l’Ipt meglio nota come  passaggio di proprietà che prevede una spesa di 206 euro per una utilitaria fino a quasi 700 euro per le auto di cilindrata maggiore.  Fu istituita dal primo governo Prodi nel 1997 e confermata dal duo Tremonti-Calderoli, è destinata alle province e può deliberare un aumento della tariffa base del 30 per cento: nemmeno a dirlo lo hanno fatto quasi tutte.
La più inquietante di tutte sicuramente è la Tassa sulle Tasse meglio nota come Tefa, un balzello aggiuntivo calcolato sulla Tarsu a favore dell' ambiente. E’ un tributo provinciale ambientale che spetta alle province, e che viene applicato nella misura compresa tra un minimo dell’1% e un massimo del 5%, delle addizionali sull’ex Eca, del 10% e dell’Iva del 10%.
Fu istituita nel 1992, ministro delle Finanze Visco, abrogata nel 2006 e riconfermata con il federalismo fiscale di Tremonti e Calderoli, per l' esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene dell' ambiente ed  è commisurato alla superficie degli immobili assoggettati dai Comuni alla tassa per lo smaltimento dei rifiuti (TARSU) o alla tariffa impatto ambientale (TIA).
La TARSU, però,  contiene un mistero antico dato   dall’ ADDIZIONALE COMUNALE EX E.C.A.  un’imposta aggiuntiva originariamente istituita, nella misura del 2%, dall’articolo 1 del Rdl 2145 del 30 novembre 1937 poi legge n° 847—elevata, nell’immediato dopo guerra, al 5 per cento dal Dlgs Lgt. 100 del 18 febbraio 1946. Una ulteriore maggiorazione di pari importo (5 per cento: quella che il lettore chiama «maggiorazione tout court») fu introdotta dalla legge 346 del 10 dicembre 1961. L’addizionale e la maggiorazione spettavano inizialmente agli enti comunali di assistenza (E.C.A., appunto), soppressi nel 1978, a seguito del trasferimento alle Regioni del sistema sanitario, ma la tassa sugli E.C.A., malgrado la loro soppressione, continuiamo a pagarla anzi da quel momento in poi la cosiddetta «addizionale Eca» da potere ai comuni di prelevare dette maggiorazioni con la tassa sui rifiuti ribadito dall’articolo 3, comma 39, della legge 549 del 28 dicembre 1995.

 Succede poi che nel 2008 -2009 la legge di semplificazione normativa di Calderoli( art. 24 del D.L. 25 giugno 2008 n. 112 attiva dal 16/12/2009) dovrebbe aver abolito la regolamentazione che aveva istituito l’addizionale
In altri termini, dovrebbe risultare che la riscossione dell’addebito era legittima e dovuta sino all’anno 2009 poiché si fa riferimento a disposizioni ormai prive di senso, perché rinviano a una norma non più in vigore!; da ciò la concreta possibilità di richiedere rimborsi qualora le fatture di pagamento TARSU relative agli anni successivi contengano tale voce di pagamento.  Ma non è così infatti, il marasma giuridico tipico in Italia,  ha consentito libere interpretazioni ai Comuni, con la conseguenza che i ricorsi sono stati tutti rigettati con la seguente motivazione ” il rimborso non compete in quanto la vigenza dell’applicazione dell’addizionale ex ECA alla TARSU è confermata, oltre che dalla norma della Legge 1346/1961, non abrogata dalla Legge 9/2009, anche dalla norma dell’articolo 3, comma 39, della Legge 549/1995, che assegna l’addizionale ex ECA e la relativa maggiorazione ai Comuni a decorrere dall’anno 1996. Peraltro l’attuale vigenza dell’addizionale è altresì confermata dalla sua esplicita abrogazione, con decorrenza però dal 2014,,,( Giovedì 11 Ottobre 2012  Brindisi su pareri della Corte dei Conti, sezione regionale della Lombardia, n.146/2009 e della Campania n.274/2011 e n.182/2010).
Infatti il decreto Salva Italia stabilisce nell’introdurre la TARES ( che manda in soffitta la Tarsu e la Tia cambiando solo il nome e aumentando di fatto il contributo) che a decorrere dal 1 Gennaio 2013 è soppressa l’imposta addizionale comunale di integrazione dei bilanci degli enti comunali di assistenza (ex ECA), nei Comuni che applicano la TARSUdi tutti i prelievi relativi alla gestione dei rifiuti urbani, sia di natura patrimoniale sia di natura tributaria, compresa l’addizionale per l’integrazione dei bilanci degli enti comunali di assistenza” (leggasi ex-eca), confermando implicitamente l’esistenza della medesima fino a tutto il 2012 e comunque fino all’entrata in vigore della Tares.
Insomma paghiamo una addizionale abrogata a parole nel 2009 su enti che non esistono più dal 1978, non solo ma la sostituzione con la TARES sarà tutta a nostro svantaggio perché contiene una nuova maggiorazione (TARES parte servizi) pari a 30 centesimi al metro quadrato, che i Comuni possono variare fino a 40 centesimi…..
Alla luce di quanto detto e dei soldini che lasciamo nelle tasche delle nostre benemerite istituzioni dovremmo quanto meno  aver meritato una Bari pulitissima e profumata all’avanguardia sul sistema di raccolta differenziata, una Bari che non ci faccia vergognare del cattivo odore e dei topi che infestano il lungomare e non solo o di quegli insetti rossastri simili a grossi scarafaggi che fanno sembrare questa città simile più a una metropoli da terzo mondo che ad una città che ambisce a divenire capitale europea, di monnezza e tasse

sabato 20 ottobre 2012

Esposto contesa locali I.C.S Mazzini - Modugno Amministrazione Comunale Bari


 
Alla Procura  della Repubblica di Bari

OGGETTO: esposto contesa locali  I.C.S  Mazzini- Modugno Amministrazione Comunale di Bari

In pieno riferimento alla lesione dei diritti fondamentali alla formazione  dei minori il Movimento di Liberazione Per il Bene Comune
 dichiara di presentare il presente atto di Esposto in merito alla contesa tra lì Amministrazione Comunale di Bari e l’Istituto Comprensivo Mazzini Modugno, sorta dopo la proposta di concessione  n.2021/120/0001 del 23 /1/2012 a cura della Ripartizione Patrimonio del Comune di Bari,poi approvata all’unanimità dall’intero Consiglio Comunale in  data 8.3.2012 relativa all’uso dei locali di proprietà del Comune di Bari alla Parrocchia di Santa Croce , locali appartenenti allo stabile a destinazione scolastica  Istituto comprensivo  Mazzini - Modugno ubicati nel cortile interno della suddetta scuola  con l’accesso carraio al cortile via Fornari n. 8 – Bari“. Si fa presente che tale provvedimento era stato preceduto dalla richiesta della Dirigenza della Scuola in oggetto per  l’ utilizzo didattico dell’intero edificio, esigenza  finalizzata  al dovere di soddisfare  i bisogni formativi e scolastici dell’utenza , 1600 alunni, e di garantire l’ applicazione delle misure connesse alla responsabilità dirigenziale previste dalla  normativa sulla sicurezza. Infatti l’esigibilità  dei  locali dati in concessione alla attigua chiesa di Santa Croce, il cui diritto scade tra quattro anni, sono giustificati dall’inidoneità del locale per la refezione dopo i controlli Asl, per cui il 31 dicembre  2012 deve essere chiuso, e  dalla promiscuità degli ingressi tra scuola e altri soggetti, in questo caso le attività della parrocchia, che viola la normativa sulla sicurezza (DL 9-4 – 2008 ,n.81).
Va sottolineato che la proposta n.2021/120/0001 non ha rispettato i criteri di trasparenza ad uso della legge, utilizzando nella proposta la trattativa privata e in fase di approvazione della  delibera comunale l’8 marzo 2012 è stato messo in atto uno stratagemma che ha deviato e condizionato il Consiglio Comunale  denominando la scuola in oggetto con  il vecchio nome ex Istituto  Giovanni XXIII  da anni ormai non più in uso anticipando non solo  di quattro anni il titolo di concessione dei locali in oggetto alla contigua  chiesa, ma estendendolo per ben 19 anni.
Si fa presente che a seguito della pressione dei genitori e degli operatori scolastici per revocare tale delibera in data 17.9.2012 vari consiglieri comunali hanno mostrato ferma volontà per far decadere tale provvedimento che di fatto tutela interessi privati a danno del bene pubblico.
Con la presente Il Movimento di liberazione Per il Bene Comune si augura che l’Amministrazione Comunale a tutela del benessere dei minori e del loro diritto alla formazione revochi il provvedimento in oggetto


Bari     19 ottobre 2012                                                                        FIRMA

domenica 14 ottobre 2012

CUI PRODEST?

Strane cose succedono a Bari come la immediata risposta del Comune di
Bari alla richiesta della Dirigenza della Scuola Mazzini  per  il
pieno utilizzo didattico dell’intero edificio, allo scopo di rendere
il servizio scolastico più conforme ai bisogni formativi e scolastici,
disfunzione causata dall’insufficienza strutturale e dalle carenze di
sicurezza del complesso. L’esigibilità  dei  locali dati in
concessione alla attigua chiesa di Santa Croce, il cui diritto scade
tra quattro anni, sono giustificati   dall'applicazione delle misure
connesse alla responsabilità dirigenziale previste dalla  normativa
sulla sicurezza: nella fattispecie, l’inidoneità del locale per la
refezione ritenuto tale  dopo i controlli Asl, per cui il 31 dicembre
2012 deve essere chiuso, e  la promiscuità degli ingressi tra scuola e
altri soggetti, in questo caso le attività della parrocchia, che viola
la normativa sulla sicurezza (DL 9-4 – 2008 ,n.81).
 La risposta del Comune  non si è fatta attendere, con solerzia,  il
23.1.2002,  nel Consiglio Comunale di Bari si è discusso furbamente
non della scuola Mazzini bensì dell’ex Istituto Giovanni XXIII ,
vecchio nome della scuola, in tal modo, invece di rispondere alla
richiesta della Dirigente, si è fatto finta di “parlare d’altro”
anticipando non solo  di quattro anni il titolo di concessione dei
locali in oggetto alla contigua  chiesa, ma estendendolo per ben 19
anni (delibera comunale del 8 marzo 2012).  La reazione dei genitori e
della scuola è stata di sconcerto e incredulità dal momento che appare
evidente che un’istituzione Pubblica , quale il Comune, invece di
tutelare interessi pubblici, quali la scuola , predilige favorire
interessi privati, tra l’altro utilizzando penosi sotterfugi . Da
sottolineare che la  sottrazione di questi locali al loro originario
uso scolastico è stato effettuato con una manovra discutibile,
operando cioè un cambio di destinazione d’uso come mostrano gli atti
della D.I.A  Ripartizione Edilizia e di fatto delegittimando
l’Assessorato alle politiche giovanili . Uno sgambetto mal digerito
dalle famiglie attente e risolute a difendere i diritti dei loro
figli, un’attenzione che è  stata determinanti nell’approvazione della
delibera comunale   del 17 settembre scorso, che ha riconosciuto come
la delibera di concessione del marzo scorso fosse contraria alla legge
sulla sicurezza oltre che “viziata  da un’ istruttoria fuorviante ed
in veritiera”

Non così fortunati i  quartieri più degradati dove il diritto allo
studio e alla scuola viene costantemente messo in secondo piano
rispetto ad altri interessi , forse perché l’attenzione delle famiglie
è più labile ed è più facile giocare con la loro ingenuità e con la
memoria corta. Così è per la penosa agonia della Scuola Media San
Nicola  così  avviene nel  quartiere popolare  di periferia del
Villaggio del lavoratore dove la costruzione della scuola materna e
primaria è un sogno sempre più sbiadito e lontano , nonostante
l’espletamento di tutte le procedure burocratiche sin  dal 2008 e la
una copertura di 2,7 milioni di euro stabilito nel piano triennale del
2009,  con il quale si prevedeva anche la riqualificazione della
piazzetta antistante la parrocchia, la manutenzione di via Mesagne e
la costruzione della fogna bianca.
 L’allora assessore Simonetta Lorusso assicurò che erano state
stanziate somme interessanti 7 milioni di euro per le scuole pubbliche
di Bari tra cui attenzione particolare al villaggio del Lavoratore.
Oggi nell’area di costruzione rimane un grosso buco ricoperto di
materiale di risulta, triste residuo di una storia vecchia 60 anni che
ci riconduce  alla nascita di questo quartiere a ridosso della zona
industriale , e di un progetto edilizio che prevedeva anche una scuola
mai sorta. Un deficit che fu colmato  dall’assessore Memola che per 18
anni ospitò nei suoi locali le classi di una  scuola fantasma, ma poi
tutto svanì sepolto da una montagna di promesse e oggi il diritto allo
studio  dei bambini grava  sui genitori che gioco o forza sono
obbligati a dover utilizzare il proprio mezzo di locomozione o sui
cittadini poiché del servizio di trasporto  se ne deve far carico il
comune o i comuni , dal momento che molti studenti frequentano le
scuole della vicina Modugno. Ma a questo punto c’è da chiedersi se i
ragazzi di Bari vecchia non hanno più una scuola , ma vengono dispersi
da una zona all’altra , se i bambini del Villaggio del Lavoratore
vanno a Modugno per studiare , di questi edifici e di questo grande
buco nel terreno cosa ne faranno?
Cui prodest?, certo non  ai minori, soprattutto se indifesi e a rischio
adele dentice

O sangue amare. Le stagioni dell'anima



O SANGUE AMARE
LE STAGIONI DELL'ANIMA 
di Adele Dentice  (Wip Edizioni, 2012)

È un racconto vero e immaginario, che attraversa le stagioni simboliche dell'esperienza umana nella zona più vecchia della città di Bari. Narra dell'incontro con una umanità contraddittoria e dolente, riconoscibile in una qualsiasi altra periferia del mondo, per lo più composta da figli e madri, uomini, uomini-nebbia; questi ultimi sono una realtà imprecisa e indifferente che funge da sfondo e si materializza solo nei momenti più violenti e drammatici. Nella narrazione si incontrano storie realmente accadute, che la memoria trasfigura, fonde, altera ma come in un quadro onirico lascia intatta la certezza dell'emozione, che solo la vita spogliata di sovrastrutture e mediazioni culturali può offrire.



domenica 7 ottobre 2012

L'Incultura


Nel '68 i giovani si sentivano più colti dei loro genitori, il pensiero critico a cui la conoscenza li allenava, fece sorgere in loro la convinzione che chi avesse  la responsabilità delle guerre nella storia moderna fossero le democrazie più che le dittature, ma questo è

un pensiero scorretto cancellato dall’idea diffusa che imparare e approfondire le proprie curiosità è superfluo, d'altra parte con internet tutto diventa più facile immediato,  così i genitori e i nonni sono diventati più anacronisticamente acculturati e la scuola non serve praticamente più a niente  né ad istruire e tanto meno ad educare. I giovani non imparano più nulla , perchè non c’è più nulla da imparare  ciò che si deve sapere viene veicolato dai mezzi di comunicazione di massa la scuola è trasformata ormai in un mercatino che eroga servizi educativi tratti dalla rete, eliminando qualsiasi forma di interesse dal momento che ciò che serve è lì pronto per l’uso e ciò che  risale a prima della nascita non è che retaggio romantico di un mondo perduto . Così è facile assistere alla ectoplasmatica diffusione di vuoti saperi ridondanti e ripetitivi, autorevolmente interpretati da servili giornalisti o intellettuali che si commuovono nell’annunciare disgrazie e fare la conta di vittime infelici e sofferenti; una forma di altruismo molto  utilizzata dai nostri politici saltellanti  che gareggiano nell’esporre le loro emozioni “scadenti” negli studi televisivi . Le loro lacrimevoli passerelle alimentano l’individualismo di massa trasformando i “diritti dell’uomo” in un umanismo spietato e cinico, mentre  il cittadino comune ipnotizzato dagli studi televisivi o dai distruttivi net work cade nella trappola dell’immediatezza dell’emozione, solo che tutta la passione altruistica si dissolve tra il moralismo benpensante e la percezione del proprio sé, svelando  inevitabilmente la vera natura di questo amore, puro  egoismo mascherato.
La prova del nove ci è data dalle strade vuote, abitate da individui soli e piegati dal peso dell’esistenza, infettati da personaggi più o meno pittoreschi che lanciano sfoghi veementi contro il sistema, la politica, i cattivi e il megapotere, che si appoggiano ai tardivi scopritori delle banche come responsabili abietti della crisi, i cittadini comuni sono ormai stati drogati dalla fame di notizie che si dissolvono appena enunciate, dagli scandali più o meno pruriginosi.
Mentre la Fame, quella vera, comincia a profilarsi su un orizzonte sempre più vicino. Qualunque altra notizia o voce non allineata passa sotto silenzio, in pace e in democrazia, come sempre in pace e democrazia sono ignorati le petizioni , quelle non benedette dal sistema ovviamente, come quella sul nucleare che non è stato degnata di interesse dal nostro capo dello Stato, quella sul Collegato lavoro che ambiva bloccare il ritorno a Medioevo-schiavista in cui siamo precipitati,  oggi si sbandiera ed enfatizza quella  ridicola , si fa per dire , promossa dal tribuno Di Pietro e dai suoi sinistra-mente amici , che vorrebbe ripristinare nella sua interezza l’art.18. Ora chiediamo l’oro dove fossero quando passava il pacchetto Treu o la legge Biagi del 2003 che introduceva ben 31 forme di contratti atipici
con l’indebolimento dei diritti contrattuali o la liberalizzazione del contratto a termine ( Dlgs.368 /01), che aboliva una legge avanzata del 1962, la 230, che riteneva nella sua formulazione il contratto a termine ricattatorio.
Si introduce ancora più sinistra-mente l’affitto dei lavoratori (Treu lavoro interinale, Biagi lavoro a somministrazione) abolendo la legge 1369/60 che vietava queste forme abiette di utilizzo dei lavoratori.

Ancora più scandaloso e colpevole il silenzio dei “nostri” politici e sindacalisti strappaconsensi in merito all’abolizione del Regio Decreto L. n. 692/23, una legge fascista che, a seguito delle lotte sindacali, fissava a otto ore il limite massimo della giornata lavorativa. C’è voluto il nuovo secolo che in nome del progresso ha potenziato il livello di sfruttamento della manodopera, indicato come produttività, aumentando, grazie il D.lgs. n. 66/03 , il limite massimo dell’orario di lavoro giornaliero sino a  dodici ore al giorno se full time e, con l’ignobile accordo con i sindacati del 23 luglio 2007, a sedici ore al giorno per i lavoratori full time.
Insomma gli smanicamenti Di Pietro le retoriche catto-comuniste vendoliane, i grugniti tosco-emiliani dello scontro a tavolino Bersani - Renzi, le alleanze sottobanco grillin-camaleontiche che oggi si infuriano per l’art 18, di fatto ormai inessenziale, avrebbero dovuto veicolare la loro rabbia in altri tempi , al contrario sono moralmente
e politicamente responsabili  della destrutturazione del lavoro a sostegno del mondo della grande impresa e delle grandi elites. 
Gli inganna popolo  hanno organizzato sciopericchi sfoga plebe tanto per allontanare il dissenso dai temi reali ed ora hanno sferzato l’ultimo attacco, sanno che la gente si è allontanata perché sulla propria pelle si è accorta della mercificazione della politica , ridotta a prostituta di infimo grado,  una strategia voluta per dividersi il consenso elettorale con la loro base “fedele e clientelare” inglobando ancora chi si potrebbe lasciare abbacinare da incaute speranze o entusiasmi,  il resto dei cittadini può tranquillamente astenersi dal’andare a votare e rimanere vittima della incultura di massa, controllati a vista dall’occhio vigile della Tv e della rete.
Adele Dentice