domenica 7 ottobre 2012

L'Incultura


Nel '68 i giovani si sentivano più colti dei loro genitori, il pensiero critico a cui la conoscenza li allenava, fece sorgere in loro la convinzione che chi avesse  la responsabilità delle guerre nella storia moderna fossero le democrazie più che le dittature, ma questo è

un pensiero scorretto cancellato dall’idea diffusa che imparare e approfondire le proprie curiosità è superfluo, d'altra parte con internet tutto diventa più facile immediato,  così i genitori e i nonni sono diventati più anacronisticamente acculturati e la scuola non serve praticamente più a niente  né ad istruire e tanto meno ad educare. I giovani non imparano più nulla , perchè non c’è più nulla da imparare  ciò che si deve sapere viene veicolato dai mezzi di comunicazione di massa la scuola è trasformata ormai in un mercatino che eroga servizi educativi tratti dalla rete, eliminando qualsiasi forma di interesse dal momento che ciò che serve è lì pronto per l’uso e ciò che  risale a prima della nascita non è che retaggio romantico di un mondo perduto . Così è facile assistere alla ectoplasmatica diffusione di vuoti saperi ridondanti e ripetitivi, autorevolmente interpretati da servili giornalisti o intellettuali che si commuovono nell’annunciare disgrazie e fare la conta di vittime infelici e sofferenti; una forma di altruismo molto  utilizzata dai nostri politici saltellanti  che gareggiano nell’esporre le loro emozioni “scadenti” negli studi televisivi . Le loro lacrimevoli passerelle alimentano l’individualismo di massa trasformando i “diritti dell’uomo” in un umanismo spietato e cinico, mentre  il cittadino comune ipnotizzato dagli studi televisivi o dai distruttivi net work cade nella trappola dell’immediatezza dell’emozione, solo che tutta la passione altruistica si dissolve tra il moralismo benpensante e la percezione del proprio sé, svelando  inevitabilmente la vera natura di questo amore, puro  egoismo mascherato.
La prova del nove ci è data dalle strade vuote, abitate da individui soli e piegati dal peso dell’esistenza, infettati da personaggi più o meno pittoreschi che lanciano sfoghi veementi contro il sistema, la politica, i cattivi e il megapotere, che si appoggiano ai tardivi scopritori delle banche come responsabili abietti della crisi, i cittadini comuni sono ormai stati drogati dalla fame di notizie che si dissolvono appena enunciate, dagli scandali più o meno pruriginosi.
Mentre la Fame, quella vera, comincia a profilarsi su un orizzonte sempre più vicino. Qualunque altra notizia o voce non allineata passa sotto silenzio, in pace e in democrazia, come sempre in pace e democrazia sono ignorati le petizioni , quelle non benedette dal sistema ovviamente, come quella sul nucleare che non è stato degnata di interesse dal nostro capo dello Stato, quella sul Collegato lavoro che ambiva bloccare il ritorno a Medioevo-schiavista in cui siamo precipitati,  oggi si sbandiera ed enfatizza quella  ridicola , si fa per dire , promossa dal tribuno Di Pietro e dai suoi sinistra-mente amici , che vorrebbe ripristinare nella sua interezza l’art.18. Ora chiediamo l’oro dove fossero quando passava il pacchetto Treu o la legge Biagi del 2003 che introduceva ben 31 forme di contratti atipici
con l’indebolimento dei diritti contrattuali o la liberalizzazione del contratto a termine ( Dlgs.368 /01), che aboliva una legge avanzata del 1962, la 230, che riteneva nella sua formulazione il contratto a termine ricattatorio.
Si introduce ancora più sinistra-mente l’affitto dei lavoratori (Treu lavoro interinale, Biagi lavoro a somministrazione) abolendo la legge 1369/60 che vietava queste forme abiette di utilizzo dei lavoratori.

Ancora più scandaloso e colpevole il silenzio dei “nostri” politici e sindacalisti strappaconsensi in merito all’abolizione del Regio Decreto L. n. 692/23, una legge fascista che, a seguito delle lotte sindacali, fissava a otto ore il limite massimo della giornata lavorativa. C’è voluto il nuovo secolo che in nome del progresso ha potenziato il livello di sfruttamento della manodopera, indicato come produttività, aumentando, grazie il D.lgs. n. 66/03 , il limite massimo dell’orario di lavoro giornaliero sino a  dodici ore al giorno se full time e, con l’ignobile accordo con i sindacati del 23 luglio 2007, a sedici ore al giorno per i lavoratori full time.
Insomma gli smanicamenti Di Pietro le retoriche catto-comuniste vendoliane, i grugniti tosco-emiliani dello scontro a tavolino Bersani - Renzi, le alleanze sottobanco grillin-camaleontiche che oggi si infuriano per l’art 18, di fatto ormai inessenziale, avrebbero dovuto veicolare la loro rabbia in altri tempi , al contrario sono moralmente
e politicamente responsabili  della destrutturazione del lavoro a sostegno del mondo della grande impresa e delle grandi elites. 
Gli inganna popolo  hanno organizzato sciopericchi sfoga plebe tanto per allontanare il dissenso dai temi reali ed ora hanno sferzato l’ultimo attacco, sanno che la gente si è allontanata perché sulla propria pelle si è accorta della mercificazione della politica , ridotta a prostituta di infimo grado,  una strategia voluta per dividersi il consenso elettorale con la loro base “fedele e clientelare” inglobando ancora chi si potrebbe lasciare abbacinare da incaute speranze o entusiasmi,  il resto dei cittadini può tranquillamente astenersi dal’andare a votare e rimanere vittima della incultura di massa, controllati a vista dall’occhio vigile della Tv e della rete.
Adele Dentice

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