venerdì 21 settembre 2012

Sulle ambiguità della Regione Puglia in materia ambientale

Bisogna sfatare l’equivoco che addebita la responsabilità del
naufragio ambientale, che stiamo subendo per le prospezioni sismiche
nei mari dinanzi alle nostre coste pugliesi e nei nostri territori,
solo alle concessioni governative. E’ pur vero che esiste una
normativa a maglie larghe che concede facoltà assoluta allo Stato in
materia ambientale, una facoltà che si esprime soprattutto nel
rafforzare i vincoli relativi alla ricerca di idrocarburi escludendo
ogni peso politico dei pareri delle istituzioni territoriali e dei
cittadini. Ultima conferma la recente ratifica del decreto 83/2012 poi
 legge 134 datata 7 AGOSTO 2012, che  mostra la volontà del governo di
sfruttare il Mare Adriatico per scopi energetici a favore di
multinazionali straniere, non dando alcun peso alle mobilitazioni
popolari spontanee ; una legge tra l’altro  che introduce  elementi
decisamente peggiorativi rispetto al DLGS decreto 128/2010(Modifiche ed
integrazioni al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante
norme in materia ambientale, a norma dell’articolo 12 della legge 18
giugno 2009, n. 69), decreto  che limita ogni intervento di ricerca
a 12 miglia dalle coste protette, ridotte a 5 miglia lì dove non viene
riconosciuto alcun elemento di pregio naturalistico.
Ma le istanze di permesso di ricerca e i permessi di ricerca di
idrocarburi liquidi o gassosi presentati al Ministero dello Sviluppo
economico hanno incontrato anche il parere favorevole della Regione
Puglia. Prendiamo in esame  la multinazionale Northern Petroleum che
ha nuovamente inoltrato a metà marzo  gli atti al Ministero
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del - "Progetto
Definitivo e dello Studio di Impatto Ambientale comprensivo della
Valutazione di Incidenza e la Sintesi non Tecnica" relativi al
progetto criminale di "PROSPEZIONE GEOFISICA 3D ADRIATICO MERIDIONALE,
NELL'AMBITO DEL PERMESSO DI RICERCA F.R39NP, F.R40.NP" con riferimento
 al tratto di mare tra Polignano a Mare ed Otranto, nonostante una
sentenza sospensiva del TAR  depositata il 23 giugno 2011 che annulla
il decreto del Ministero dell'Ambiente.
 (Il progetto, elencato nell'Allegato II - "Progetti di competenza
Statale" del D.Lgs. 152/2006 al punto 7) "Prospezione, ricerca e
coltivazione di idrocarburi in mare", consiste in una prospezione
geofisica 3D su una superfice di circa 860 kmq, ) Ebbene , nonostante
le dichiarazioni ufficiali di dissenso, se si fa un passo indietro si
scopre che il primo permesso di ricerca, con tanto di firma del
governatore della regione Puglia, fu conferito il 21 giugno 2007 (aree
F39- F40) a riprova dell’interesse verso gli  effetti economici sul
territorio del settore idrocarburi che dovevano configurare la Puglia
come il nuovo Texas  d’Europa (L.Mineo P.Costantino)
"In realtà le aree dove si cercherà sono molto più vaste”, rilevavano
a suo tempo Mineo e Costantino. “Riguardano la concessione di
coltivazione idrocarburi "Torrente Celone", sei chilometri a sud della
città di Foggia in zona Masseria Sipari (gas) con delibera n°133 del
12 febbraio scorso; il permesso di ricerca idrocarburi nella zona di
"Monte Carbone", a cavallo tra le province di Bari, Taranto e Matera
che interessa i comuni pugliesi di Altamura, Santeramo, Laterza e
Ginosa e prevede entro tre anni lo scavo di un pozzo esplorativo della
profondità di 4.000 metri, spesa prevista 6,35 milioni di euro; il
permesso di ricerca denominato "Manduria" che con un'area di 95 ettari
e un costo di 6,32 milioni di euro interesserà un'area mai stata
oggetto di esplorazione petrolifera riguardante le province di
Taranto, Brindisi e Lecce; infine il permesso di ricerca denominato
Massafra" che con una area di 99 ettari, un investimento previsto di
6,35 milioni di euro e 14 comuni interessati tra le province di Bari,
Taranto e Matera ricomprende tutta la area occidentale della provincia
di Taranto includendo ancora una volta Ginosa, Laterza, Altamura e
Santeramo oltre ad Acquaviva, Gioia Castellaneta, Mottola,
Palagianello e Palagiano non annoverati nei precedenti permessi di
ricerca.....La eventuale scoperta di giacimenti fossili può aprire
nuovi scenari, sarà magari un piacere ricordare che questi assensi
sono stati firmati dal Presidente Vendola con una Giunta di
Centrosinistra”.
le 6 delibere cui fanno riferimento i due consiglieri regionali
approvate  dalla  GIUNTA Regionale Pugliese 12 febbraio 2008 nella
fattispecie sono :
 n.131 Istanza permesso di ricerca idrocarburi “Fiume Bradano”
n.132 Piano Regionale Attività Estrattiva – Proroga termini
prosecuzione attività strattiva.
n.133 Concessione di coltivazione idrocarburi “Torrente Celone”
Istanza variazione integrativa programma lavori.
n.134 Istanza permesso di ricerca idrocarburi “Monte Carbone”
n.135 Istanza permesso di ricerca idrocarburi “Manduria”
n.136 Istanza permesso di ricerca idrocarburi “Massafra”

In TUTTI i sei casi la "Giunta deliberò di esprimere il proprio
ASSENSO" su relazione dell'Assessore all'Ecologia, Prof. Michele
LOSAPPIO
Ma l’attenzione dei nostri amministratori “ecologisti” non si ferma
qui, nel 2008 l’allora assessore all’ambiente Onofrio Introna,
autorizzò, con molta poca pubblicità, l’ENI a operare ricerche nel
Golfo di Taranto ( Mar Grande), purchè ci siano le procedure per
minimizzare l’impatto con i mammiferi marini
Il 31 marzo 2009 con il protocollo 4150 la regione Puglia  espresse
parere favorevole alla Northern Petroleum Itd e, successivamente, il
15 ottobre 2009 le venne dato il permesso di ricerca di idrocarburi
dl49 F.R.-.NP a 25 km a Est di Monopoli per una superficie di 735,7 km
quadrati; la cittadinanza non rimase inerme come testimonia la
manifestazione del gennaio 2010 ma nei fatti tutto è rimasto
inalterato.  La volontà politica va da un’altra parte nonostante i
proclami pro-ambiente, non si spiegherebbe altrimenti la ripresa, il 7
luglio 2011, delle trivellazioni nel mar grande di Taranto, nonostante
il decreto 128 del 2010 e le proteste dei cittadini e degli
ambientalisti.
Talmente irrisorio è il peso del malcontento popolare che ben sette
società petrolifere Shel, Northern Petroleum, Canada Northwest, Consul
Service, Nautical Petroleum Transunion, Enel sono state indotte a
presentare richieste per la ricerca petrolifera nei mari Adriatico e
Jonio!
 Attualmente in Puglia sono stati già accordati due permessi di
ricerca di idrocarburi in mare ed uno sulla terraferma; sei
concessioni di coltivazione (la produzione vera e propria) in mare e
15 sulla terraferma. Le zone interessate sono quelle denominate "D" ed
"F" ovvero, nel loro complesso, tutta l'area costiera della Puglia,
dal Gargano al Salento (la zona "D" è quella che si estende nel Mare
Adriatico a sud del 42° parallelo e nel Mare Ionio fino allo stretto
di Messina;si tratta della zona più vicina alla costa; la zona "F"
ricalca lo stesso percorso della "D" ma più al largo). L'area
interessata da queste attività si estende in tutto per 1.407,01 km
quadrati.
•       Il primo permesso, codice “d 1 F.P-.SP”, richiesto dalla Spectrum
Geo Limited,interessa una superficie di mare di 16.300 chilometri
quadrati (avete letto bene: sedicimilatrecento), che va dal Gargano
fino a sud di Lecce.
•       Il secondo permesso, codice “d 2 F.P-.PG”, richiesto dalla
“Petroleum Geo Service Asia Pacific”, interessa una superficie di mare
di 14280 Kmq chilometri quadrati (avete letto bene:
quattordicimiladuecentottanta), anch’esso dal Gargano fino a sud di
Lecce “Le sopraindicate istanze di permesso di prospezione in mare
vengono citate anche nel Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e
delle Georisorse del 31 maggio 2012, a pagina 31, al seguente link:
•       http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/buig/56-5/56-5.pdf

Una corsa all’oro nero,anche se di bassa qualità, che si giustifica
con il raggiungimento del  picco massimo per cui le riserve mondiali
si stanno riducendo e le  società petrolifere si stanno orientando
verso l’Artico o verso zone vergini come Adriatico e Jonio, coadiuvati
da governi accomodanti e da un sistema guidato dai soldi che
condiziona e orienta l’opinione pubblica con la solita manfrina
dell’occupazione,ma non esiste nessuna parte del mondo dove il
vampirismo delle multinazionali del petrolio abbia portato vantaggi o
benessere alle popolazioni locali, e un’irrisoria quanto tragicamente
ridicola tutela su ambiente e salute; ma  a quanto pare  il sistema
deve  mantenere il passo con la continua crescente domanda di energia
! D’altronde lo stesso  vigente regolamento europeo sulle prospezioni
petrolifere non lascia molte possibilità di intervento ai territori
Günther Oettinger, Commissario Europeo per l’Energia, ha dichiarato:
“Oggi, la maggior parte della produzione di idrocarburi in Europa si
svolge offshore, spesso in condizioni geografiche e geologiche molto
difficili. Data la continua crescente domanda di energia, dovremo far
ricorso a tutte le riserve di gas e petrolio che giacciono nei nostri
fondali marini. Dobbiamo però evitare che si ripetano catastrofi come
quella della piattaformaDeepwater Horizon nel Golfo del Messico. È
imperativo garantire che l’industria del settore operi secondo le
migliori pratiche.” 
ohimè!!

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