venerdì 27 agosto 2010

A scuola di amianto



Cinque scuole su cento hanno accertata la presenza di amianto. In Italia sono 2400 gli edifici scolastici (forse anche di più) che devono essere soggetti a bonifica, come stabilisce una legge lontana, la n. 257 pubblicata il 13 aprile del 1992, che avrebbe dovuto cancellare l’amianto dalle scuole, e non solo.

Una calamità che attraversa il Nord e il Sud Italia in egual maniera, e in egual maniera riscontra disinteresse e incuria da parte di cittadinanza e amministrazioni.
La legge viene disattesa sottacendo il terribile rischio che corrono ragazzi e lavoratori , non più di un anno fa si parlò di strage quando 27 docenti di scuole torinesi morirono a causa di un tumore provocato da fibre tossiche. La giustificazione che viene apposta è che a quanto pare non ci sono spazi sufficienti e quei pochi non sono adeguatamente attrezzati per lo smaltimento.

Un così grave problema è accompagnato dall’incertezza totale e dal vuoto legislativo, infatti non c’è nemmeno una circolare che dia priorità alla tragedia dell’amianto nelle scuole così come ancora oggi il dato di 2.400 scuole infette sembra essere difettoso, in mancanza di un’anagrafe dell’edilizia scolastica , nonostante fosse stata istituita nel 1996 dall’allora sottosegretario Masini; infine ci sono i balletti dei finanziamenti , che accompagnano la questione sicurezza nelle scuole e, in ordine di tempo, quei 358 milioni di euro stanziati dalla Gelmini per la bonifica delle scuole , poi spariti ingoiati dalla finanziaria.

La Puglia poi con il Molise, dopo 18 anni, ancora non ha approvato il piano regionale nonostante ci siano oltre 2.751 strutture contaminate, per un totale di 1.140.000 metri quadrati e ad oggi sono state bonificate 400 strutture, ossia solo il 15% di quelle censite.
Eppure la molto pubblicizzata campagna eternit free, che promuove la sostituzione di tetti in eternit con impianti fotovoltaici presso le aziende del territorio beneficiando degli incentivi speciali introdotti dal DM del 19 febbraio 2007, non trova riscontro dal momento che mancano impianti di smaltimento, sia forni che trasformano le fibre in cristalli, sia discariche; un problema serio la carenza di strutture adeguate che fa lievitare i costi e giustifica i ritardi dell’attività di bonifica di cui , in ogni caso, in Puglia non è neanche prevista la realizzazione.

Intanto l’amianto continua a mietere vittime e nel registro nazionale dei mesoteliomi sono recensiti 9.166 casi, di questi 478 in Puglia.

Adele Dentice

giovedì 26 agosto 2010

I diritti perfetti


Basta con i lussi eccesivi e con “diritti talmente perfetti” da essere un ostacolo per la produzione capitalista spingendo verso la delocalizzazione delle aziende. Così Tremonti ci offre l’ennesima sua ricetta iniziando con l’eliminazione del diritto più fastidioso e non coincidente con la logica del profitto e del mercato, “la sicurezza sul posto del lavoro”. D’altronde investire parte degli utili su corsi di formazione per dipendenti o nel mantenere standard di sicurezza sugli impianti sono tutti costi a perdere, per essere in regola un’azienda deve più o meno spendere per ogni dipendente, tra corsi di formazione, attrezzature tipo scarpe, caschetto mascherine oltre 1000 euro a persona!

Un “lussuoso spreco” denunciato dal Ministro, mentre in Puglia e Campania morivano altri lavoratori, ma lo scandalo delle morti bianche ormai sembra non fare più presa sull’opinione pubblica, così come la perdita progressiva dei diritti fondamentali legati alla vita e alla salute. Ci vengono offerte notizie che ci infondono ottimismo, la fine della crisi o i dati dell’Inail che pronunciano una lieve flessione sulle disgrazie nei posti di lavoro rispetto all’anno precedente . Ma le cifre del primo semestre di 642 morti , 642634 infortuni , 16065 invalidi, che comunque non ci negano il primato europeo di disgrazie , nascondono un altro dato forse più significativo e meno “ottimista” , cioè che le ore di lavoro tra licenziamenti, cassaintegrazione e mobilità sono notevolmente diminuite, di conseguenza,viene da pensare, anche gli incidenti.

Come ci viene anche da pensare che il rispetto della l. 626 sia un optional e che la cultura della sicurezza non fa parte de nostro vivere quotidiano ce lo attesta l’ indagine dell’Osservatorio sulla Sicurezza di Vega Engineering che mostra come la maggior parte delle vittime hanno un’età che si aggira tra i 40 e i 49 anni (22,6%), cioè una popolazione adulta e con una professionalità consolidata, indicatori che ci spingono a pensare che troppe certezze, specialmente in agricoltura e nell’edilizia, spingono a trascurare le misure basilari di sicurezza. In questo quadro fatto di superficialità e ignoranza, inteso come non conoscenza della normativa, la Puglia si attesta al terzo posto nella classifica nazionale, e il maggior numero di incidenti avviene nel comparto dell’agricoltura quasi a convalidare il tipo di approccio dell’imprenditore al concetto di sicurezza, non considerata un’assicurazione sul patrimonio familiare ma interpretata solo come un inutile esborso di denaro.

Produrre, essere nel mercato dilaniando il territorio calpestando i diritti fondamentali dell’uomo e anni di lotte e di sacrifici , pur di essere competitivi. I lussi vanno abbattuti e un input di avanzata ed efficiente gestione delle imprese può essere importato dal sistema adottato nelle campagne della Daunia, in provincia di Foggia, dove le nuove leggi rendono ancora più ricattabili e meno tutelata la salute e la vita dei lavoratori , i nuovi schiavi gli extracomunitari che vivono condizioni drammatiche di vita. Questo è un esempio del capitalismo avanzato, di una nuova, moderna , efficiente forma di contratto di lavoro, andare avanti tornando indietro incrementare la guerra tra i poveri, creare condizioni lavorative sempre più precarie, sempre più ai limiti del’igiene, della sicurezza, della vita.

Adele Dentice

lunedì 23 agosto 2010

L'Eldorado della green energy


In Puglia ci manca solo il nucleare, per il resto è l’Eldorado della green energy in tutte le sue forme. Alla soddisfazione di chi ha promosso il proliferare dei megaparchi eolici o fotovoltaici che siano, premiando «anni di ricerca, lavoro e investimenti finalizzati all’attuazione di una innovazione tecnologica», fanno da contraltare dubbi e preoccupazioni che si levano dai territori interessati; lasciano perplesse, infatti, le pale eoliche che producono energia elettrica in perdita, considerando che per ogni chilowattora di energia elettrica prodotta, il contribuente ne paga tre.

Il vero business dell'eolico deriva dall'incentivo pubblico che va ad arricchire i soliti furbacchioni dal momento che gli utenti non ricavano alcun beneficio e il territorio viene letteralmente divorato. Anche i più acerrimi difensori di queste scellerate pseudopoliche ambientaliste non possono non considerare la diminuzione repentina dei campi ad uso agricolo e la presunta violazione delle aree Zps (Zona a protezione speciale) o gli strani intrecci con società locali come si evince dall’inchiesta del sostituto procuratore della Repubblica di Bari Renato Nitti in merito al parco eolico dell’Alta murgia zps dove sono state erette 256 torri eoliche. Tutti dati che fanno riflettere sulla “opacità“ con cui certi affari vengono gestiti.

E fa pensare anche la reazione del sindaco di Palo del Colle, in provincia di Bari, Luigi Viola che ha dichiarato di non essere a conoscenza del parco eolico che l’Enel vuole realizzare nelle campagne confinati con i comuni di Binetto, Mariotto e Palombaio, un parco di trentasei aerogeneratori , pari a 2000 kw. In pratica la richiesta di assoggettabilità e valutazione di impatto ambientale giunta al Comune tramite posta il 9 luglio 2010, non è passata dal gabinetto del sindaco e l’ufficio tecnico tramite il responsabile l’ingegner Scicutella ha proceduto alla pubblicazione dell’avviso , generando l’indignazione del primo cittadino che ha minacciato provvedimenti disciplinari. Onestamente c’è da chiedersi come mai al sindaco sia sfuggito un progetto di queste dimensioni, chi non ha fatto recapitare la documentazione, possibile che l’ incartamento sia arrivato all’ufficio tecnico bypassando il primo cittadino di Palo del Colle? E’ un altro giallo pugliese del’estate 2010 come le delibere della Regione introvabili e non accessibili, ma è agosto i funzionari sono in ferie (tutti) e la politica si rallentata!
Va da se che se il comitato cittadino pro-ambiente di Palo non avesse fatto pressioni circa il corretto espletamento della procedura, probabilmente il sindaco non avrebbe saputo nulla e non avrebbe richiesto la proroga della scadenza dell’avviso (23 agosto 2010) alla Provincia per consentire al Consiglio Comunale , alle associazioni ai partiti di produrre osservazioni e potersi democraticamente esprimere, e i cittadini palesi si sarebbero ritrovati le campagne “arricchite” di torri alte 100 metri.

Questa è una delle tantissime contraddizioni che costellano la Puglia felix, terra del sole e del mare, nuova frontiera degli affari i cui rischi sono residuali se confrontati al grande valore dell’incentivazione italiana, che, rispetto alle altre nazioni europee, rappresenta un’anomalia evidente se si analizza la stridente quantità di finanziamento pubblico che l’Italia destina alle rinnovabili, basta dare un’occhiata alla seguente tabella del rapporto Eurobserver pubblicata da "Quale energia" nell’aprile del 2008:


Sono numeri che parlano di un eldorado su cui si sono buttati a capofitto le grandi lobby occultate da una rete capillare di microsocietà diffuse sul territorio. Un giro d’affari spaventoso che trova conforto nell’ assenza delle Linee guida nazionali per l'autorizzazione unica alla realizzazione di impianti da fonti rinnovabili, un vuoto legislativo che ha dato vita a normative regionali spesso contraddittorie rispetto alle indicazioni del Dlgs 387/2003 e delle direttive europee del 2001. Per esempio in Puglia si era deciso che le soglie delineate dal decreto circa la potenza degli impianti era troppo bassa e così nella legge 31 del 21 ottobre 2008 art. 3 (dichiarato incostituzionale - sentenza n. 119 del 22 Marzo) fu stabilito che bastava solo una DIA per concedere l’autorizzazione prevista.

Fermo restando che si auspica una capillare diffusione del fotovoltaico sui tetti delle abitazioni e degli edifici pubblici, c’è da scongiurare l’ipotesi di uno stato di calamità ambientale artificiale che la politica energetica spinta sta determinando con l’approvazione di migliaia di progetti di torri eoliche e di ettari di terreno per il fotovoltaico.

Adele Dentice

sabato 21 agosto 2010

La trasparenza oscurata - parte 2




Don Verzé e i trucchi di Vendola
Bari, 19 agosto dell’era astrale berlusconian-vendoliana. Ore 9 e 40 del mattino: parte la caccia alla delibera numero 1154, datata 11 maggio 2010. Di che si tratta? Di un oggetto apparentemente scarno: lo statuto; in altri termini, soci, regole, finalità, proprietà, durata (a tempo indeterminato?). Torniamo alla missione del giorno. Recita il frontespizio del testo istituzionalmente smaterializzato: “Struttura ospedaliera nella città di Taranto. San Raffaele del Mediterraneo. Correzione e integrazione DGR 10/02/2010 n. 331”.

Il terreno di ricerca – prima di sondare il territorio raffaeliano all’ombra della “Madunina” – è delimitato dall’attuale regno pro tempore del governatore Vendola. Ecco la sede regionale sul lungomare. Si scomoda in sordina anche Gianni Lannes protetto dalla sua scorta della Polizia di Stato. L’ingresso del segretariato regionale è al terzo piano: in loco regna Romano Donno, ma il funzionario non è in servizio. Cortesia, buone maniere, ma niente timori reverenziali. “Buongiorno, vorrei visionare la delibera di giunta regionale” esordisce il vulcanico cronista. La segretaria di Nichi a domanda risponde: “Deve attendere il gabinetto, l’ufficio di gabinetto. E’ loro la competenza. Deve attendere il capo di gabinetto. L’avvocato Francesco Manna quando arriva non lo so. Lei deve venire a settembre”. Si, a Natale. Passo e chiudo. Lannes non si arrende, inforca l’ascensore personale di Nichi, azzanna l’olezzo di violetta e scende al primo piano del mastodontico edificio. Qui fa irruzione negli uffici del bollettino regionale. Il quesito è scontato: come mai questo atto deliberativo non è stato pubblicato? “Non lo so … - balbetta il funzionario incaricato – non c’è la richiesta specifica di pubblicazione”. Insomma, a conti fatti e in barba alla tanto sbandierata trasparenza amministrativa, una delibera emana i suoi effetti legali ma è ignota all’opinione pubblica. Cosa nasconde il governatore Vendola?

Riassunto delle puntate precedenti. La partita è incentrata su un ospedale privato – a tutti gli effetti e prove alla mano – da realizzarsi a Taranto con denaro pubblico, non prima di aver cancellato ben due nosocomi pubblici ed aver consentito alla Fintecna srl (ministero delle Finanze) di costruire 250 appartamenti in una città dove gli alloggi disabitati aumentano a dismisura. In complesso non si tratta di speculazione, ed è tutto sotto controllo del pubblico, rassicura qualche esperto rigorosamente anonimo in libera uscita sulla realtà virtuale che, però, non ha mai messo piede in Puglia e meno che mai nell’area jonica, limitandosi al copia e incolla su Internet.

Come già ampiamente anticipato da ItaliaTerraNostra, la giunta regionale il 6 agosto di quest’anno, prima di evadere alla “mamma li turchi”, ha scucito a don Luigi Maria Verzé (materialmente ai suoi fidati), ben 60 milioni di euro (la prima tranche); altri 60 saranno concessi a breve a chi lucra sulla salute umana. Infatti, la sentenza del Consiglio di Stato numero 3897 del 24 marzo 2009, attesta: “la finalità della Fondazione San Raffaele prevede che essa possa svolgere in Italia e all’estero ogni attività utile al raggiungimento dello scopo sociale e quindi ogni attività economica”. Insomma, tutto tranne che filantropia. La sanità pubblica in terra levantina rischia di esalare l’ultimo respiro e i nostri dipendenti invece di rianimarla fanno i generosi con i soldi della collettività. Altro che cure gratis agli indigenti. Meglio non rivelarlo ai 4 milioni di cittadine e cittadini pugliesi: un milione di loro sopravvive al di sotto della soglia di povertà materiale e non potranno mai accedere a quelle cure ecclesiastiche a pagamento; in fondo si tratta di invisibili elettori. E poi vuoi mettere il danno d’immagine all’Obama bianco nello Stivale e i cori da stadio delle fabbriche? Spropositi a parte: Nixon è caduto grazie a due giornalisti del Washington Post. Ovviamente non osiamo tanto, anche se i debiti della sanità pubblica sono ormai un buco nero. Chi è il responsabile della voragine? Vuoi vedere che è colpa dell’arcangelo Michele? Restate di stucco è un vendolo trucco. Scherzi a parte, l’odissea continua. A presto.

Gianni Lannes

venerdì 20 agosto 2010

La trasparenza oscurata - parte 1



18 agosto 2010: una cittadina qualsiasi si presenta agli uffici della regione Puglia per richiedere una delibera, appena varcata la soglia subito si percepisce un kafkiana sensazione di vuoto paranoico; viene rimbalzata tra uffici, corridoi deserti e dinieghi e alle ore 9,30 la cittadina qualsiasi, a cui hanno riferito che in Italia esiste una legge sul diritto di accesso agli atti pubblici, a meno che non si tratti di segreto di Stato, tranquillamente chiede che venga espletato un suo diritto , cioè ricevere quella delibera n.1154 del 11 maggio 2010 per la quale già è stata depositato il modulo di richiesta; con altrettanta tranquillità le viene riferito che il 18 agosto gli atti sono depositati in cassaforte, che la responsabile finirà le ferie il 30 agosto, che bisogna fare la domandina, e poi c'è internet se vuole leggere vada a consultare il sito della Regione; lo si dice soavemente, e, altrettanto soavemente, la cittadina fa rilevare che sul sito c'è solo il frontespizio della delibera in questione.

La responsabile dell'ufficio, vestita di rosso, sembra non capire, parla confusamente di domande da fare, richieste, le si fa presente che la richiesta è già stata inoltrata, alla fine, la cittadina viene inviata ad informasi meglio presso gli uffici del primo piano. Qui si imbatte con alcuni impiegati che ignari e stupiti della sua presenza la informano sull'inutilità del suo essere in quelle stanze dal momento che è competenza della segreteria della giunta e poi c'è internet, il sito della Regione; viene di nuovo fatto notare che la suddetta delibera non esiste, o meglio esiste, ma è stato pubblicato solo il frontespizio, anche loro siedono al computer per provare a rintracciare l'atto fantasma, niente da fare, nonostante i vani tentativi appare solo il frontespizio.

La cittadina comune,questa volta accompagnata dal solerte e incuriosito impiegato, risale le scale e ritorna da quella signora vestita di rosso, che, con un altro dipendente della Regione, inizia a chiedere le generalità della cittadina e fa notare con toni sempre meno gentili che per certe richieste bisogna mostrare la propria carta d'identità, le viene risposto che la carta d'identità sarà mostrata nel momento in cui salterà fuori il documento e la sete di giustizia del cittadino comune verrà soddisfatta. Queste parole non sembrano gradite e la discussione procede oziosamente fino a che si invita di nuovo a fare una ricerca su internet sul sito della Regione, viene ribadito che la presenza della fastidiosa cittadina lì quella mattina di metà agosto, nasce proprio dal fatto che sul sito della regione c'è solo il frontespizio della delibera, quella con il numero 1154 del 10 maggio 2010. Una terza persona, che evidentemente ben conosce il contenuto del'atto , finalmente mette fine alla discussione offrendo un riferimento preciso "l'assessorato alla sanità" dove sicuramente saranno disponibili a risolvere l'intricata questione. Prima di andar via la cittadina qualunque rivolge una domanda in merito alla mancata pubblicazione e le viene risposto che non tutti gli atti vengono pubblicati, sono decisioni prese in giunta. Come per i segreti di Stato? No basta fare una semplice richiesta e tutti vi possono accedere chiaro no?
Sono già le 12 e qualcosa alla fine l'assessorato è stato raggiunto sulle scale persone guardano incuriosite la cittadina qualunque che ostinatamente si inoltra tra uffici vuoti; alla fine compaiono delle signore alle quali viene chiesto come fare per ottenere questa benedetta delibera, Basta una semplice fotocopia, anche loro affermano che non è loro competenza e che c'è questa cattiva abitudine di scaricare le rogne agli altri . Che non è possibile che ci sia solo il frontespizio senza delibera , viene chiesto il contenuto della delibera e la cittadina parla dell'ospedale, quello che devono fare a Taranto il San Raffaele Mediterraneo; le signore si calmano e invitano anche loro la cittadina a cercare altrove, al settimo piano magari , ma sono già le 13,30 e gli uffici sono chiusi.

Adele Dentice (una cittadina qualunque)

domenica 15 agosto 2010

Benvenuti in Puglia, la terra del sole!



I colossi dell’energia, che siano indiani, tedeschi, spagnoli, statunitensi hanno tutti un minimo comune denominatore “accaparrarsi la terra e le sue pianure e investire sul valore del loro potenziale energetico”.

La terra nel mondo globale è stata già lottizzata, l’America centrale, parte dell’Africa, l’ estremo Oriente sono state aggiudicate ai cinesi e agli indiani , mentre il Sud Africa e l’africa sahariana sono terra di conquista della Libia. E le nostre pianure? Anche loro rappresentano elemento attrattivo per le multinazionali dell’ambiente soprattutto il meridione, soprattutto la Puglia.

La Puglia, con le sue pianure e il suo sole, ma soprattutto con una normativa a maglie larghe si pone all’avanguardia nello sviluppo delle energie rinnovabili e in particolare del fotovoltaico, più che dell’eolico. Un settore questo in espansione che non presenta particolari rischi di mercato , infatti per i prossimi 20 anni tutta l’energia prodotta dagli impianti in costruzione sarà venduta.
Questa prospettiva di guadagno ha fatto si che una tecnologia pulita, che andava favorita da un rigoroso assetto giuridico e scientifico , si sia trasformata in una corsa alla proliferazione di enormi parchi solari ,mega impianti produttori di energia come quello promosso da Enel Green Power, la società di Enel per le energie rinnovabili, che vuole impiantare in Puglia il più grande impianto fotovoltaico d’Italia se non d’Europa di 71,64 megawatt (attualmente il più grande in esercizio in Italia è da 28 mw, a Montalto).

L’impatto ambientale,annuncia la società ,sarà ovviamente visivo , ma si dichiara anche nell’avviso che comunque saranno assorbiti alcuni terreni agricoli e ne risentirà il parco naturale Saline di Punta della Contessa; ma questo sarebbe il minimo se non ci fosse il reale pericolo dell’ennesima beffa consumata sulla salute dei cittadini , quella cioè di un mega parco che produce energia pulita che a sua volta alimenta la centrale a carbone di Cerano; d’altronde il protocollo di Kyoto prevede che si continuino a tenere in vita le centrali a carbone, basta essere corredati di certificati verdi.

Anche la legge regionale, con la delega ai Comuni in merito alla pianificazione degli impianti, non aiuta a frenare l’assedio di imprenditori piccoli e grandi allettati proprio dal Distretto per le Energie Rinnovabili , una rete di aziente dietro le quali si nascondono grandi multinazionali.
Un esempio per tutti è la Kaitech-KR Energy e le sue diramazioni, che portano lontano sino agli USA. Questa società attraversa la Puglia controllando la Murge Green Power S.r.l. (Impianti di Cassano) Molfetta (BA) 100,00 Molfetta Energia S.r.l. Molfetta (BA) 51,00 - Puglia Sole S.r.l. Milano 100,00 - Fotovoltaico Puglia S.r.l. Milano 100,00 - Salento Sole S.r.l. Milano 100,00.
La KAITECH spa e le sue società controllate sono finanziate da INTERBANCA spa, a sua volta controllata al 100 % da GE Capital, controllata al 100% da Goldman Sachs, quest’ultima in merito alla progetto di quotazione in borsa della Enel Green Power (quella del mega parco di Cerano), è un componente del consorzio di collocamento, insieme a Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Credit Suisse.

Ma cosa può spingere questi grandi poteri economici ad interessarsi tanto del fotovoltaico in Puglia? soprattutto in considerazione del limitato valore economico dell’ energia prodotta dalla rinnovabili, la quale non può nemmeno essere venduta in quanto più lontano va e più si disperde.
La risposta è nel conto energia e nei certificati verdi, con il primo le aziende godono degli incentivi governativi che pagano tre volte il costo di 1 kw, mentre i certificati attestanti la non immissione di gas serra vengono venduti alle aziende di produzioni inquinanti come l’Ilva, come Cerano.

E quali saranno per i semplici cittadini in questo immenso giro d’affari gli eventuali vantaggi? Al massimo qualche migliaio di euro sarà sarà destinato ai contadini che, se non vendono il proprio terreno, potranno godere di un vitalizio ventennale, salvo poi sobbarcarsi le spese di smaltimento degli impianti; gli altri poi continueranno a pagare bollette, tra l’altro sempre più care, senza contare i danni alla salute e al territorio e alla perdita irreversibile di bellezze storiche e paesagistiche.

Adele Dentice

venerdì 13 agosto 2010

Ambientalisti a corrente alternata



Le alterne vicende dell'intricata storia della discarica Martucci di Conversano, che raccoglie i rifiuti di ben 21 comuni del sud – est della provincia di Bari, sembra non abbiano sbocchi.

Questo impianto , che continua a produrre un forte impatto ambientale, già era stato sottoposto ad una elevazione di 10 metri e per via del decreto commissariale n. 80 del 30 dicembre '09 firmato da Nichi Vendola, doveva essere chiuso entro il 9 agosto 2010.

La cessazione definitiva dell'esercizio della discarica, prevede che il Comune di Conversano (titolare dell'impianto) e la Regione (responsabile delle autorizzazioni) adempiano agli impegni assunti e al loro ruolo, cioè l'attivazione dell'impianto CDR, che non essendo stato realizzato, ha indotto la regione Puglia, nel maggio 2010, a garantire il proprio impegno nel farsi carico di trovare un bacino per il conferimento dei rifiuti e nella copertura delle spese di trasferimento . «La soluzione - informava una nota della Regione - non penalizzerà le popolazioni più vicine alla discarica, in considerazione soprattutto del periodo estivo».

Ma , in piena contraddizione con la politica sostenuta dal governatore regionale, l'ordinanza n. 1 del 29 giugno ,di fatto, proroga di 6 mesi (quindi al 30 dicembre 2010) la chiusura della discarica di proprietà della Lombardi Ecologia e il 6 agosto la Provincia di Bari (n. di Prot. 1878/AR del 6 agosto 2010) e La Regione, con i pareri tecnici di ARPA e ASL, rivedono il loro piano e promuovono un'ulteriore elevazione di mezzo metro. Tra l'altro la stessa Lombardi Ecologia aveva stabilito che il limite massimo di colmatura era stato abbondantemente raggiunto, nè si è tenuto minimamente conto del parere espresso dal COTAM (Comitato Tutela Ambientale), che ritiene pericoloso il sopralzo della discarica per via anche delle emissioni gassose che si riverseranno in particolare sui comuni di Conversano e Mola.

Di questo repentino balzo indietro, non convince la ipocrita "scusa" ufficiale relativa ai costi eccessivi di trasferimento dei rifiuti, quello che si intravede, e che ha il sapore della verità, è piuttosto il contenzioso giudiziario tra i due concorrenti grandi divoratori di rifiuti la COGEAM , il consorzio che praticamente gestisce in Puglia lo smaltimento dei rifiuti, e la COLARI di quel Manlio Cerroni, noto come l'ottavo re di Roma, da tempo inquisito dalle procure laziali per traffico illegale di rifiuti e falsificazione dei codici Cer. La manifstazione d'interesse verso Conversano potrebbe nascere dall'obiettivo di mantenere il flusso di rifiuti nelle sue discariche laziali e accedere ai lauti proventi economici pubblici del Cip6 bruciando CDR , togliendo il bottino alla concorrente COGEAM-Lombardi Ecologia.

Per tagliare la testa al toro, a seguito della sentenza del Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso della Colari quando ormai la Cogeam aveva già completato l' opera e parzialmente avviato l' impianto, la regione Puglia ripropone una nuova gara d'appalto, soluzione suggerita alla giunta regionale dall' assessore all'Ambiente, Lorenzo Nicastro, per risolvere il caso.

Ci si aspetterebbe a questo punto una levata di scudi in difesa del territorio e della salute dei cittadini da parte dei sindaci di Conversano, Giuseppe Lovascio e di Mola Stefano Diperna, che dovrebbero dimostrare non solo a parole ma con i fatti, la loro contrarietà al provvedimento, impugnando dinanzi al Tar Puglia l'ordinanza del Presidente della Provincia che autorizza il sopralzo della discarica della Lombardi Ecologia.

Magari, le amministrazioni comunali potrebbero anche pensare con urgenza di andare verso la raccolta porta a porta, vera nemica degli imprenditori della monnezza, vero e proprio crimine da evitare ad ogni costo, poiché significherebbe perdere una quota enorme di profitti derivante dal futuro incenerimento della mondezza accumulata, oltre che quelli provenienti dal servizio di stoccaggio cosi generosamente fornito.

Adele Dentice

giovedì 12 agosto 2010

Inceneritori e contadini


Nella questione inceneritori è importante capire quanto questo tipo di impianti siano dannosi.


Non c’è argomento di maggiore priorità di quello relativo alla salute pubblica e all’ambiente in cui viviamo. Lo dicono la Carta dei diritti dell’uomo (diritto alla vita), la Costituzione (artt. 9 e 32), le leggi italiane.


Il capo di un’Amministrazione, a qualsiasi livello, è il primo responsabile della salute umana.


Chiarito questo punto, e valutate le effettive ricadute in termini di inquinamento, si mette un no secco alla costruzione di questi impianti. Poi si passa a considerare le alternative eco-sostenibili che la scienza e le imprese ci mettono a disposizione. E ve ne sono.Passando alla questione inceneritori in Puglia, Vendola è presidente dal 2005, l’emergenza esiste già da allora. Se io comincio ad occuparmi di come sistemare questa faccenda, mi informo sui vantaggi e gli svantaggi delle soluzioni in campo. Bastava che chiedesse informazioni ad esperti liberi e non legati ad interessi vari, per constatare che la soluzione dell’incenerimento è una follia, sotto ogni punto di vista.


Utilizzare cdr-q al posto del tal-quale non costituisce soluzione, è la combustione che trasforma ogni materia in gas e particelle solide fini e ultrafini altamente tossiche per la salute e l'ambiente.


Quindi, da scartare a priori. Non c’è accordo precedente da rispettare se in ballo c’è la salute umana e quella dell’ambiente. Gli iter autorizzativi hanno subito mille variazioni dal 2003, compresa quella di ridurre il numero di inceneritori ed affidarne la gestione ai privati anziché ai Comuni. Scelta rivendicata proprio da Vendola. La negligenza con cui la vecchia amministrazione regionale ha preso queste decisioni, farebbe ricadere i risarcimenti su di loro. Dal 2005 ad ora solo un impianto è finito, quello di Statte, il quale è stato fermo tre anni per ulteriori controlli. Gli altri sono da costruire. Deve filare tutto liscio ed occorrono due anni perché entrino in funzione.


Se a questi due anni aggiungiamo i cinque trascorsi da quando Vendola è presidente di regione, sono ben sette anni! Non possiamo continuare a far passare tempo lasciando che l’emergenza monti e poi dire “non voglio fare la fine della Campania”. Le persone che da anni si battono per cancellare gli inceneritori e nel contempo propongono altre soluzioni fattibili, sanno benissimo chi sono i colpevoli di questa situazione: gli amministratori di qualsiasi livello, Vendola compreso.


Nel video di maggio scorso fatto dagli amici di Napoli, Nichi Vendola dice di avere il problema della produzione di diossina causata dagli incendi appiccati dagli agricoltori alle sterpaglie. Ohibò! Ma allora perché preferisce produrre energia elettrica dalle biomasse?Conoscendo il processo chimico della combustione, il nostro Presidente, avrebbe capito anche che gli impianti a biomasse non sono altro che inceneritori, i quali possono successivamente accogliere anche il cdr (d.lgs. n.387 art. 2). Non ci si affida alle biomasse (in quantità che non esistono in loco) per ricavare energia da fonti rinnovabili da destinare a quel 20% che l’Unione europea ci impone.


Le biomasse sono i combustibili che producono più diossina di tutti. Bruciare le sterpaglie è certamente dannoso e produce diossine, ma i contadini non brucerebbero sui nostri luoghi anche quelle dei contadini dell’est asiaticoAttaccarsi alla burocrazia è la peggior ipocrisia che si possa dire.


Opporsi alle centrali nucleari e legiferare contro la privatizzazione dell’acqua, non è più complicato che mettere al bando gli inceneritori. Se vi fosse consultazione del popolo (sovrano?) su questioni così importanti, attraverso un referendum e con una corretta informazione, senza quorum, questi impianti sarebbero spazzati via senza indugio. E indurrebbe un numero enorme di persone a saperne di più sulla questione.Ricordo che in ultima istanza (in questo caso non necessaria) esiste sempre la possibilità delle dimissioni, quando non si riesce ad influire su scelte di così grave responsabilità.

Matteo Loguercio

sabato 7 agosto 2010

Michele Panella

Mi chiamo Michele Panella, ho 47 anni, sono residente a Rodi Garganico e ritengo di essere la prima vittima dell’ex Gestor. In data 5 luglio 1990 fui assunto presso la concessionaria servizi tributi comunali: inizialmente la ditta era la Mondelli S.r.l., poi tale ditta fu assorbita dalla Gestor S.p.A. a sua volta rilevata dalla Tributi Italia S.p.A. Il 5 luglio 2009 ho accumulato 19 anni di servizio, con qualifica terzo livello impiegato di concetto. Nei primi mesi dell’anno 2009 la ditta Tributi Italia S.p.A. ha avuto problemi finanziari: la conseguenza è stata la mancata corresponsione degli stipendi e delle competenze alle amministrazioni con le quali aveva rapporti. Cosicché anche al comune di rodi la ditta Tributi Italia S.p.A. era insolvente nei pagamenti trimestrali di competenza. Il Comune dal 5 febbraio di quest’anno ha così deciso di revocare il servizio per insolvenza contrattuale; dal 17 agosto 2009 la ditta Tributi Italia S.p.A. mi ha così notificato il licenziamento per giustificato motivo oggettivo, per decadenza contratto con il Comune di Rodi Garganico. Ricordo che ho sempre lavorato da solo per 19 anni, ero il solo dipendente. Dal 28 aprile 2009 il Comune di Rodi Garganico ha indetto una nuova gara d’appalto per la riscossione degli stessi servizi tributi comunali (imposta pubb.tosap, diritti di affissioni); gara d’appalto vinta dall’Aipa S.p.A. di Milano; ma ciò che è più terrificante è che il comune di Rodi non mi ha tutelato dopo ben 19 anni di servizio. Infatti, ha segnalato un nuovo “nominativo” per sostituirmi. Sono rimasto allibito in quanto nella gran parte dei Comuni d’Italia sono stati riassorbiti tutti i vecchi dipendenti. Un “benservito” proprio a me che ho famiglia e un figlio di 10 anni. Sono così disoccupato da 60 giorni. Il sindaco di Rodi e il suo vice hanno fatto di tutto per non tutelarmi. Tutto questo mi sembra indegno dopo quasi vent’anni di servizio. Così ho deciso di protestare pacificamente, con la speranza che qualcuno mi ascolti, sono disperato!».

Il pensiero unico del'inciucio



La storia corre...e nulla è uguale a se stesso soprattutto in politica dove i trasformismi coperti da strategie retoriche fanno muovere le pedine a proprio piacimento per ricercare “opportunamente” strategie di fondo comuni.
Esemplificativo il caso tutto pugliese di De Donatis dirigente della Regione Puglia con undici presidenti. Amico di famiglia dei Fitto e, con la presidenza di Raffaele, capo di gabinetto. La giunta Vendola lo esiliò, ma la permanenza nell’Udc lo ha riabilitato, sino a concedergli un nuovo incarico cucito su misura, nell’ottica di una futura collaborazione segnale preciso di chi lavora già per limare le differenze in vista di una sinistra di governo. Emblematica è stata la ricerca spasmodica dell'alleanza con l'Udc di Casini, e persino con l'ex missina, ex ministra e ex sindaco di Lecce Adriana Poli Bortone.

La storia, quindi. corre e si ripete e i partiti in assenza di democrazia assomigliano sempre più a comitati d’affari che si legano e si sciolgono con estrema disinvoltura, sempre più lontani dalla loro funzione originaria che pretendeva fossero strumenti democratici per coinvolgere la base nei processi decisionali (parliamo di preistoria!).
Allo stato attuale l’elettorato della cosi detta sinistra non sembra più essere in grado di leggere autonomamente i compromessi a cui Vendola sembra essere sempre più propenso; appare più che altro suggestionato e illanguidito dal linguaggio pre-moderno; i giovani poi illusi di essere forza attiva pensano di poter contrastare il malgoverno. la corruzione, la Mafia. Sicuramente accorreranno per la prima edizione del Forum internazionale Otranto Legality Experience, organizzato dal network "Flare" per il quale  l’assessore Fratoianni ha chiesto un finanziamento di 70.000 euro, che verrà concesso all’associazione Libera e ad Agnoletto. Sarà quello il luogo gioioso della moltiplicazione dei forum, delle discussioni guidate con la presenza dei soliti volti locali ,nazionali e internazionali e l’assoluta indifferenza della classe operaia e del popolo pugliese. Non credo che ci saranno gli 800.000 abitanti della nostra regione che vivono in condizione di povertà o quei tanti giovani esclusi dai circuiti lavorativi e i cui bollenti spiriti si sono raffreddati definitivamente.

Saranno presenti, quelli si, i trecento e più movimenti che rivendicano il nuovo, l’originalità quelli che veleggiano nell’area di Vendola o della triade Di Pietro, Grillo, Travaglio, tutti nuovi agglomerati eticamente e politicamente altri, ma tutti pronti a riprodurre i difetti della politica maggiore, con personalismi sfrenati, all’insegna del litigio, in attesa di appropriarsi di un comodo seggiolino. Il nuovo che si inventa il look della lontananza dai partiti, rimpinzandolo di una retorica a seconda dell'utenza salvifica o di dissenso usando o criminalizzando i movimenti no global o no tav o quello di Genova.
Si discuterà nei forum, e ampiamente, e tutti potranno avere il loro spazio e uscire dal loro anonimato, basterà condividere la cultura dominante e non creare “fastidio”, osando visioni e interpretazioni che scivolano fuori da quell’unico pensiero in un unico mondo possibile.

Adele Dentice

mercoledì 4 agosto 2010

999: i numeri del fotovoltaico nella Puglia di Vendola


Il 999 rappresenta il limite di kw per chiudere un terreno ed istallare un impianto di fotovoltaico con i finanziamenti europei.
In Puglia, dove la giunta Vendola ha incoraggiato l’istallazione di micro impianti inferiori a 1 MW, basta una semplice Dichiarazione di Inizio Attività presentata al Comune e si pagano gli incentivi al produttore Il fenomeno politico-imprenditoriale che fa leva sula paura dell’effetto serra e si serve di forme pubblicitarie che enfatizzano i i successi della Puglia nel campo delle rinnovabili per salvare il pianeta ,ha utilizzato la legge regionale n. 31/2008 dichiarata incostituzionale da una Sentenza di emessa dalla Corte Costituzionale, il 26 marzo 2010, che liberalizza, solo gli impianti fotovoltaici finalizzati all’autoconsumo e con potenza elettrica nominale sino a 40 KW, ovvero realizzati sulle coperture degli edifici o da realizzarsi in aree industriali dismesse (art. 2, 3 comma, della L.R. 31/2008). Per gli impianti fotovoltaici superiori a 40 KW la stessa legge stabilisce che non possono essere realizzati in aree agricole di particolare “pregio”.

Per eludere questo limite imposto dalla normativa e dalle procedure, basta ricorrere al frazionamento di un medesimo impianto in piu’ sottoimpianti, vicini, con più progetti presentati magari in tempi separati.Il gioco è fatto e migliaia e migliaia di ettari di terreno potranno essere espropriati e desertificati in una regione a vocazione agricola , dove si sbandiera la filosofia ambientalista ma si è di fatto consegnata alle lobby di potere e alla criminalità la possibilità di appropriarsi dei considerevoli incentivi pubblici, dove si continua a sostenere la moltiplicazione di numerosi inceneritori, che vengono fatti passare come centrali a biomasse da 1MW e dove numerose industrie e centrali continuano indisturbate a inquinare pesantemente il territorio, per produrre una quantità enorme di energia di molto superiore al fabbisogno pugliese; tra l’altro tutti impianti che utilizzano indisturbati fonti fossili avvalendosi dei "certificati verdi”, venduti loro dalle “industrie delle fonti rinnovabili, come a Cerano (Brindisi) o la più recente centrale di Modugno (Bari)

La corsa al business non si limita a danneggiare l’ambiente deve colpire anche le tasche dei cittadini , secondo la fonte Enel anticipando di ben 8 anni l’obiettivo della quota del 20% di elettricità prodotta fonti rinnovabili , gli aiuti aumenteranno dai 20 miliardi ai 41 miliardi di euro. Gia’ dal 2010 gli incentivi per le rinnovabili circa 2,3 miliardi hanno superato i contributi del Cip6. Questa accelerazione farà crollare il prezzo dei certificati verdi e toccherà allo stato comprarli a prezzo protetto scaricandone sulle bollette il costo . Ma ancora più compromessa e drammatica sarà la condizione economica e lavorativa dei piccoli proprietari terrieri in Puglia.
In questa regione, che è diventata il luogo dove poter accedere ai lauti finanziamenti pubblici collegati alla produzione delle eco-energie, con un euro si possono comprare terreni di ottima qualità, installare pannelli fotovoltaici e dopo 20 anni, terminata la concessione d’uso, trasformare le aree un tempo a destinazione agricola in territori edificabili con un innalzamento del valore di 200, 300 sino a 500 volte superiori a quello con cui si è svenduto. Senza contare poi i costi per lo smantellamento degli impianti. Questa è l’ultima commistione tra imprenditoria, politiche ambientaliste e criminalità.

I terreni fertilissimi e limitrofi ad arterie di comunicazione importanti o di espansione urbana verranno tolti a contadini stremati dai padroni del grande circuito commerciale, che impone loro prezzi bassissimi. Gli stessi terreni una volta motivo di orgoglio a seguito delle lotte sostenute dagli agrari sono ora diventati il campo dei maneggi speculativi e dello consumo indiscriminato del territorio.
Di nuovo il grande spreco si abbatte sui piccoli: agricoltori, consumatori cittadini tutto a favore delle grandi aziende, delle Banche europee e degli imprenditori e politici locali che, fingendosi ambientalisti, pensano ancora una volta a intascare i lauti incentivi e a colonizzare il territorio depredando i cittadini e l’ambiente togliendo alla Puglia, il suo paesaggio, la sua cultura, la sua identità.

Adele Dentice