giovedì 12 agosto 2010

Inceneritori e contadini


Nella questione inceneritori è importante capire quanto questo tipo di impianti siano dannosi.


Non c’è argomento di maggiore priorità di quello relativo alla salute pubblica e all’ambiente in cui viviamo. Lo dicono la Carta dei diritti dell’uomo (diritto alla vita), la Costituzione (artt. 9 e 32), le leggi italiane.


Il capo di un’Amministrazione, a qualsiasi livello, è il primo responsabile della salute umana.


Chiarito questo punto, e valutate le effettive ricadute in termini di inquinamento, si mette un no secco alla costruzione di questi impianti. Poi si passa a considerare le alternative eco-sostenibili che la scienza e le imprese ci mettono a disposizione. E ve ne sono.Passando alla questione inceneritori in Puglia, Vendola è presidente dal 2005, l’emergenza esiste già da allora. Se io comincio ad occuparmi di come sistemare questa faccenda, mi informo sui vantaggi e gli svantaggi delle soluzioni in campo. Bastava che chiedesse informazioni ad esperti liberi e non legati ad interessi vari, per constatare che la soluzione dell’incenerimento è una follia, sotto ogni punto di vista.


Utilizzare cdr-q al posto del tal-quale non costituisce soluzione, è la combustione che trasforma ogni materia in gas e particelle solide fini e ultrafini altamente tossiche per la salute e l'ambiente.


Quindi, da scartare a priori. Non c’è accordo precedente da rispettare se in ballo c’è la salute umana e quella dell’ambiente. Gli iter autorizzativi hanno subito mille variazioni dal 2003, compresa quella di ridurre il numero di inceneritori ed affidarne la gestione ai privati anziché ai Comuni. Scelta rivendicata proprio da Vendola. La negligenza con cui la vecchia amministrazione regionale ha preso queste decisioni, farebbe ricadere i risarcimenti su di loro. Dal 2005 ad ora solo un impianto è finito, quello di Statte, il quale è stato fermo tre anni per ulteriori controlli. Gli altri sono da costruire. Deve filare tutto liscio ed occorrono due anni perché entrino in funzione.


Se a questi due anni aggiungiamo i cinque trascorsi da quando Vendola è presidente di regione, sono ben sette anni! Non possiamo continuare a far passare tempo lasciando che l’emergenza monti e poi dire “non voglio fare la fine della Campania”. Le persone che da anni si battono per cancellare gli inceneritori e nel contempo propongono altre soluzioni fattibili, sanno benissimo chi sono i colpevoli di questa situazione: gli amministratori di qualsiasi livello, Vendola compreso.


Nel video di maggio scorso fatto dagli amici di Napoli, Nichi Vendola dice di avere il problema della produzione di diossina causata dagli incendi appiccati dagli agricoltori alle sterpaglie. Ohibò! Ma allora perché preferisce produrre energia elettrica dalle biomasse?Conoscendo il processo chimico della combustione, il nostro Presidente, avrebbe capito anche che gli impianti a biomasse non sono altro che inceneritori, i quali possono successivamente accogliere anche il cdr (d.lgs. n.387 art. 2). Non ci si affida alle biomasse (in quantità che non esistono in loco) per ricavare energia da fonti rinnovabili da destinare a quel 20% che l’Unione europea ci impone.


Le biomasse sono i combustibili che producono più diossina di tutti. Bruciare le sterpaglie è certamente dannoso e produce diossine, ma i contadini non brucerebbero sui nostri luoghi anche quelle dei contadini dell’est asiaticoAttaccarsi alla burocrazia è la peggior ipocrisia che si possa dire.


Opporsi alle centrali nucleari e legiferare contro la privatizzazione dell’acqua, non è più complicato che mettere al bando gli inceneritori. Se vi fosse consultazione del popolo (sovrano?) su questioni così importanti, attraverso un referendum e con una corretta informazione, senza quorum, questi impianti sarebbero spazzati via senza indugio. E indurrebbe un numero enorme di persone a saperne di più sulla questione.Ricordo che in ultima istanza (in questo caso non necessaria) esiste sempre la possibilità delle dimissioni, quando non si riesce ad influire su scelte di così grave responsabilità.

Matteo Loguercio

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