sabato 7 agosto 2010

Michele Panella

Mi chiamo Michele Panella, ho 47 anni, sono residente a Rodi Garganico e ritengo di essere la prima vittima dell’ex Gestor. In data 5 luglio 1990 fui assunto presso la concessionaria servizi tributi comunali: inizialmente la ditta era la Mondelli S.r.l., poi tale ditta fu assorbita dalla Gestor S.p.A. a sua volta rilevata dalla Tributi Italia S.p.A. Il 5 luglio 2009 ho accumulato 19 anni di servizio, con qualifica terzo livello impiegato di concetto. Nei primi mesi dell’anno 2009 la ditta Tributi Italia S.p.A. ha avuto problemi finanziari: la conseguenza è stata la mancata corresponsione degli stipendi e delle competenze alle amministrazioni con le quali aveva rapporti. Cosicché anche al comune di rodi la ditta Tributi Italia S.p.A. era insolvente nei pagamenti trimestrali di competenza. Il Comune dal 5 febbraio di quest’anno ha così deciso di revocare il servizio per insolvenza contrattuale; dal 17 agosto 2009 la ditta Tributi Italia S.p.A. mi ha così notificato il licenziamento per giustificato motivo oggettivo, per decadenza contratto con il Comune di Rodi Garganico. Ricordo che ho sempre lavorato da solo per 19 anni, ero il solo dipendente. Dal 28 aprile 2009 il Comune di Rodi Garganico ha indetto una nuova gara d’appalto per la riscossione degli stessi servizi tributi comunali (imposta pubb.tosap, diritti di affissioni); gara d’appalto vinta dall’Aipa S.p.A. di Milano; ma ciò che è più terrificante è che il comune di Rodi non mi ha tutelato dopo ben 19 anni di servizio. Infatti, ha segnalato un nuovo “nominativo” per sostituirmi. Sono rimasto allibito in quanto nella gran parte dei Comuni d’Italia sono stati riassorbiti tutti i vecchi dipendenti. Un “benservito” proprio a me che ho famiglia e un figlio di 10 anni. Sono così disoccupato da 60 giorni. Il sindaco di Rodi e il suo vice hanno fatto di tutto per non tutelarmi. Tutto questo mi sembra indegno dopo quasi vent’anni di servizio. Così ho deciso di protestare pacificamente, con la speranza che qualcuno mi ascolti, sono disperato!».

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