sabato 31 dicembre 2011

Troppo comodo, troppo ipocrita


Troppo comodo E troppo ipocrita
Sbandierare una sincera carità verso gli umili o accoglienza per gli altri poveri che vengono da lontano, orchestrando una campagna mediatica che guarda sempre all’immagine soprattutto in fase preelettorale . Si gioca con cavillosità bizantine sulla vita dei poveracci ma irrimediabilmente al di là delle lezioncine che ci vengono impartite dalle parole di qualche politichino locale, di sinistra o di destra non fa alcuna differenza , o la proiezione di film di propaganda, che rievoca tanto un ventennio passato, la vuota demagogia si manifesta in tutto il suo splendore di falsità e opportunismo su cui siede il vertice della nostra politichetta locale, svendutasi ai più potenti
Da sinistra come da destra implacabilmente arrivano a ritmo scandito le grandi iniziative di bontà dei nostri rappresentanti che opportunamente scelgono il caso che fa notizia e lo espongono come un trofeo, lo abbiamo visto recentemente a Bari con i coniugi disabili che sono stati premiati dai media nazionali , selezionati per la loro diversità tra gli altri morti di fame senza tetto che sempre più numerosi invadono la città , ma sono un caso limite che fa notizia, come, dopo anni di silenzio, fanno notizia i fieri ragazzi del Ferrhotel oggetto di un documentario che ha acceso gli entusiasmi di una parte della borghesia rosata di sinistra .
Ma ci sono persone , come la sottoscritta, che non ritrovandosi in alcun schieramento calibrato su ismi anacronistici non più interpreti della base sociale, si pongono delle domande sul destino degli altri derelitti,come gli ospiti di quel campo di concentramento che è il CARA di Palese, o i Rom, o i senza tetto baresi sparpagliati agli angoli della città sempre più numerosi, sempre sgomenti e sempre più vicini al nostro benessere finto, come i nostri piagnistei e promesse di fine anno.
Passeggiando per le vie del centro oltre i negozi che magnificano i loro saldi pre fallimento, sempre più facile scorgere anziani a frugare nei cassonetti dell’immondizia e code sempre più lunghe alle mense dei poveri, dove si vedono sempre più “facce conosciute”, ma questo fa parte del mondo degli invisibili sono un problema un grattacapo da relegare nelle periferie o in quartieri ghettizzati e degradati per renderlo impercettibile al salotto buono della città di Bari ,quel centro murattiano sempre più luminoso e sempre più lontano dalle periferie.
Ma anche i poveri servono, basta sfruttare il loro dramma nella logica assistenzialista, perché ci sono i PON o i vari progetti finanziati con soldi pubblici che affidano ad associazioni “storiche” centri polifunzionali sportelli di orientamento al Lavoro (!!!) che controllano , verificano e organizzano convegni corredati di pranzi di beneficenza che si consumano tra cristallerie preziose e vini super raffinati per intellettuali di lusso vestiti di buonismo Tutti bravi a coniugare il verbo della solidarietà nelle situazioni ufficiali o davanti ai media assoldati , ma poi nei fatti tanta demagogia e dietro il vuoto , poggiato sui privilegi e l’ipocrisia di una casta che utilizza gli ultimi come pacchi postali spostandoli a piacimento. Nessuno dall’alto della propria “immunità” può o vuole percepire il dramma sociale che si consuma quotidianamente, le parole di circostanza smaterializzano le sofferenze e le preoccupazioni legate alla precarietà e allo spettro di una nuova povertà che non lascia speranze nemmeno qui a Bari che, come altrove, padroni pubblici e privati operano per scaricarne i costi dei loro affari sui lavoratori e sugli altri ceti deboli., spostando quote sempre maggiori del reddito nazionale ai profitti ed alle rendite di pochi. La borghesia nostrana insediata stabilmente sugli scranni del Consiglio Comunale vuole mantenere intatti i propri privilegi sociali ed economici tracciando una strada pericolosa che conduce verso l’isolamento sociale e alle guerre tra i poveri, non del tutto spontanee, in cui ciascuno crede di difendere i propri miserevoli averi attaccando i poveri che vengono da lontano, un stratagemma per dividere e distogliere l’attenzione da altri problemi o da quella riprovevole sceneggiata che si celebra nei saloni del potere e della politica in cui si finge di litigare e, con altrettanta maestria, si sbandiera la solidarietà o l’integrazione
I cittadini, d’altro canto, avvinghiati nei loro quotidiane affanni, privati di futuro, disdegnano la casa del popolo che dovrebbe essere il Comune, sono insensibili alle scaramucce tra notabili simbolicamente divisi in opposizione aree amiche, tra l’altro sempre più difficile diventa l’accesso alle sedute pubbliche, grandi impalcature che nascondono quella piccola porticina che conduce alle sedute dei Consigli Comunali , i quali non vengono neppure più trasmessi da reti televisive locali preposte a quello che era un sprazzo residuo di trasparenza e democrazia
Troppo comodo e ipocrita il loro augurio per un anno nuovo.
ma i miei auguri sono sinceri

venerdì 30 dicembre 2011

Dal blog di Gianni Lannes

http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2011/12/grillo-le-parole-che-non-ti-ho-detto.html

29.12.11

L'OMBRA DEL GRILLO

Mario Monti e Alberto Quadrio.
di Gianni Lannes

Niente complotti, né dietrologie. Non ci vuole granché per smascherare l’approvazione di Beppe Grillo per il premier Monti. Il canale si chiama Aspen Institute e ci porta direttamente allo spietato gruppo di potere Bilderberg e alla Commissione Trilaterale. Tradotto: Fmi, Bce, multinazionali, eccetera. Vi ricordate la mappa del potere esibita dal comico? Domanda non concordata. Perché non vi compare nessuno della Casaleggio Associati né la società stessa che gestisce il blog di Grillo? In particolare Enrico Sassoon, attuale responsabile del mensile di management Harvard Business Review Italia (rivista edita da StrategiQs Edizioni, di cui è co-fondatore e amministratore delegato), Presidente di Leading Events (The Ruling Companies Association) e Presidente di Global Trends, società di studi, ricerche e comunicazione. Il giornalista Sasson - socio Casaleggio - è soprattutto il director della Camera di Commercio Usa in Italia. Al suo interno figurano personaggi che all’epoca avevano ruoli di rilievo: il vice di Microsoft Italia, Umberto Paolucci, Gian Battista Merlo, presidente e amministratore delegato Exxon Mobil Mediterranea, Gianmaria Donà dalle Rose, amministratore delegato della Twentieth century Fox home entertainment Italia, Massimiliano Magrini, country manager di Google Italia, Luciano Martucci, presidente e amministratore delegato di Ibm Italia, Gina Nieri, consigliere di amministrazione Mediaset, Maria Pierdicchi, direttore generale Standard & Poor’s, Massimo Ponzellini, presidente di Impregilo, Cristina Ravelli, country legal director The Walt Disney co. Italia, Dario Rinero, presidente e numero uno di Coca-Cola Hbc Italia, Cesare Romiti, presidente onorario Rcs. Micromega nel 2010 segnalava che «oggi nell’American chamber of commerce in Italy troviamo altre figure di spicco come Gianluca Comin, dirigente Enel e Giuseppe Cattaneo dell’Aspen Institute Italia, il prestigioso pensatoio, creatura di Gianni Letta, presieduto da Giulio Tremonti. E l’Aspen Institute pesa, ovunque agisca. Luogo di incontro fra intellettuali, economisti, politici, scienziati e imprese. Nell’Aspen transita l’élite italiana, che faccia riferimento al centrodestra o al centrosinistra».

Parola dello Zio Sam - Nel sito dell’Aspen Institute si legge: «Identità. Aspen Institute Italia è un’associazione privata, indipendente, internazionale, apartitica e senza fini di lucro caratterizzata dall’approfondimento, la discussione, lo scambio di conoscenze, informazioni e valori. La comunità Aspen è composta di Soci Sostenitori, Soci Ordinari, Amici di Aspen e, dal 2001, dagli Aspen Junior Fellows. Dai loro contributi l’Istituto trae le risorse necessarie per il proprio funzionamento. Il network internazionale Aspen è composto da altri centri di attività - indipendenti ma coordinati - con sede negli Stati Uniti, in Francia, Germania, Giappone, India, Romania e Spagna. The Aspen Institute nasce negli Stati Uniti nel 1950 per iniziativa di un gruppo di intellettuali e uomini di affari americani convinti della necessità di rilanciare il dialogo, la conoscenza e i valori umanistici in una realtà geopolitica internazionale complessa e in evoluzione, appena uscita dalla devastante esperienza della Seconda Guerra Mondiale. In Italia l’Istituto inizia la propria attività nel 1984 con una forte caratterizzazione transatlantica, oggi ancora ugualmente molto presente.

Tremonti e Bertone.

Missione. La missione di Aspen Institute Italia è l’internazionalizzazione della leadership imprenditoriale, politica e culturale del Paese attraverso un libero confronto tra idee e provenienze diverse per identificare e promuovere valori, conoscenze e interessi comuni. L’Istituto concentra la propria attenzione verso i problemi e le sfide più attuali della politica, dell’economia, della cultura e della società, con un’attenzione particolare alla business community italiana e internazionale.

Metodo. Il “metodo Aspen” privilegia il confronto ed il dibattito “a porte chiuse”. Attorno al tavolo Aspen discutono leader del mondo industriale, economico, finanziario, politico, sociale e culturale in condizioni di assoluta riservatezza e di libertà espressiva. The Aspen Institute con sede oggi a Washington DC e centri d'attività ad Aspen (Colorado) e a Wye River (Maryland) nasce nel 1950 e, da allora, promuove e favorisce lo sviluppo di una leadership illuminata, formata al dialogo e in grado di affrontare le sfide della società globale. Partecipano agli incontri organizzati dall’Istituto personalità di primo piano della politica, dell’economia, della scienza e dei media nazionali e internazionali. L’intensa attività editoriale testimonia ulteriormente l’impegno per la missione di creare negli Stati Uniti e nel mondo una leadership illuminata e consapevole, formata su valori umanistici universali».

Stefano Parisi Carlo e De Benedetti.

Eterodiretti - Casaleggio plasma gli orientamenti di Beppe Grillo il quale forgia le politiche del Movimento cinque stelle. Il video aziendale di Casaleggio “Gaia” prevede nel 2045 un mondo controllato da internet dove la politica sarà morta. All’interno di Casaleggio ci sono esponenti dell’Aspen Institute, un tink tank conservatore americano che ha il chiodo fisso puntato sulla riduzione drastica della popolazione. Di che si tratta? Di un potente sodalizio di personaggi influenti: studiosi, politicanti, professionisti affermati, giornalisti; che hanno il ruolo di elaborare le nuove strategie politiche e anche le nuove ideologie come il neoconservatorismo americano, che ha fatto da guida ai 10 anni di Presidenza e governo di George W. Bush, inclusa “la guerra al terrore” e tutto ciò che comportò nella riduzione delle libertà civili dei cittadini americani ma non solo.

Sorpresa - Nel comitato esecutivo dell’Aspen Italia, tra gli altri figurano Mario Monti, Giuliano Amato, Lucia Annunziata, Francesco Caltagirone, Giuseppe Cattaneo, Fedele Confalonieri, Gianni De Michelis, Umberto Eco, John Elkann, Franco Frattini, Enrico Letta, Gianni Letta, Emma Marcegaglia, Paolo Mieli, Romano Prodi, Cesare Romiti, Paolo Savona, Carlo Scognamiglio, Lucio Stanca, Giulio Tremonti, Giuliano Urbani. Per una mappa del potere sarebbe fondamentale sottolineare i collegamenti che ci sono tra questi personaggi ed alcune società. La Aspen ha come scopo (si legge nel loro sito web) «l’internazionalizzazione della leadership imprenditoriale, politica e culturale del Paese attraverso “il ‘metodo Aspen’ che privilegia il confronto ed il dibattito ‘a porte chiuse’». Alcuni di quei personaggi fanno parte del Bilderberg Group, della Commissione Trilaterale e il Consiglio per le Relazioni Estere. Per quale ragione una società che ha al suo interno membri del genere che si vedono “a porte chiuse” non è stata inserita nella mappa del grillo parlante? Dalle mie parti, in lingua dialettale si dice: “Sput’ c’adduin’” (sputa che indovini). Dal comico ligure è stata nascosta volutamente una parte dell’organigramma di potere? Singolare coincidenza: proprio quella collegabile alla Casaleggio e quindi a Grillo. Per la cronaca: sulla rivista Aspenia (edita dall’Aspen Institute Italia e sfacciatamente favorevole al nucleare civile e militare) scrive il generale Carlo Jean, già protagonista in negativo sotto il governo Berlusconi del tentativo di realizzare in Lucania un deposito illegale di scorie atomiche, in seguito arrestato dalla mobilitazione popolare. Un’altra singolare coincidenza: Marta Dassù, già direttore generale per alle attività internazionali di Aspen Italia è stata recentemente nominata sottosegretario al ministero degli Affari Esteri (governo Monti). Allora, da chi è influenzato la star Beppe? Serenetta Monti, grillina romana della prima ora dice che «Beppe prende ordini» da Gianroberto Casaleggio. Beppe Grillo stesso, nella prefazione di «Web ergo sum», racconta: «Lo incontrai per la prima volta a Livorno, una sera di aprile del 2004. Venne in camerino e cominciò a parlarmi di rete. Di come potesse cambiare il mondo. Pensai che fosse un genio del male o una sorta di San Francesco. Ebbi un attimo di esitazione. Casaleggio ne approfittò. Mi parlò allora di Calimero, il pulcino nero, Gurdjieff». Il guru del guru fa il suo esordio nell’Olivetti di Roberto Colaninno, poi transita in Webegg, un’azienda allora controllata da Telecom. Casaleggio appunto è il manager che ha persuaso Grillo dell’utilità della rete. La società che presiede, la Casaleggio associati (fondata nel 2004 a Milano), ha l’obiettivo dichiarato di «sviluppare in Italia la cultura della Rete». Ha creato e gestisce, tra le altre cose, non solo il blog del comico genovese ma anche la distribuzione di tutti i suoi gadget (video, libri…). Casaleggio non ha traghettato su internet solo Grillo: nel gennaio 2006 il manager convinse anche Antonio Di Pietro ad aprire un suo blog. Per comprendere la strategia di Casaleggio basta leggere la dichiarazione rilasciata al Corsera il 25 maggio 2011: «La Rete condizionerà il potere e cambierà le forme di rappresentanza democratica. Passando dalla delega alla partecipazione diretta. Gli Usa sono davanti anni luce e noi siamo il fanalino di coda». In soldoni: la democrazia diretta che dalle antiche arene in pietra si sposta nell’arena della Rete e si fa democrazia digitale, per dirla come la annuncia lui: «La Rete che spossessa i governi della rappresentanza e i media della gestione dell’informazione», mettendo «in crisi il sistema della delega democratica», quella che passa attraverso il Parlamento.
Ora Grillo spieghi la faccenda ai suoi fans o almeno ai grulli a pagamento.

lunedì 26 dicembre 2011

Diritto alla salute, art. 32 della Costituzione






diritto alla salute, art. 32 della Costituzione
Per il 2012 si prevede la perdita di 4000 posti di lavoro nella sanità pugliese, colpa dei tagli imposti dal governo e dei ritardi, l’accanimento contro la sanità non si limita solo alle strutture complesse , ma è più incisiva con i pronto soccorso eliminati anche in zone con un numero cospicuo di abitanti come per esempio Mola di Bari , cittadina di oltre 28.000 abitanti a cui progressivamente è stato tolto prima l’ospedale , poi il pronto soccorso e ora è ridotto ad un punto di primo intervento operativo solo dalle 8 del mattino alle 20
il fiore all’occhiello della campagna elettorale di una Puglia migliore nel 2005 si è trasformato nel punto più raccapricciante del’intera politica della Regione Puglia I conti sono in profondo rosso e i servizi sono scadenti. Se fosse già in vigore la legge sul federalismo fiscale, Vendola decadrebbe da Governatore per il mancato rispetto del patto di stabilità e per gli aumenti di tasse e ticket, senza la fornitura di maggiori servizi.
Talmente profondo è l’abisso del deficit che l’amministrazione è stata indotta ad abrogare i comma 1 e 2 dell’art. 13 della legge regionale di bilancio 2011 (L.R. 19/2010).che prevedono l’esenzione ticket per visite specialistiche anche per gli ultrasessantacinquenni e per i bambini piccoli, questo per onorare l’impegno assunto con il Governo al fine di rispettare il Piano di rientro 2010-2012. Il giro di vite prosegue con la chiusura degli ospedali , alcuni sostituiti da Punti di Primo Intervento territoriale, poi chiusi dal 31 agosto scorso come è accaduto per Mola, Polignano , Ruvo di Puglia, Alberobello, Grumo Appula nelle ore notturne privando i cittadini di quel residuo di diritto alla salute garantito anche dalle singole unità territoriali almeno nella prima fase del soccorso.
Inoltre l’abbassamento del deficit sanitario del 2011 ,l’assicurazione dei fondi statali, tutti quei risparmi significativi che stanno registrando dalla chiusura di ben 18 ospedali in puglia, potrebbero essere investiti per potenziate le strutture attuali mostrando un concreto segnale di volontà politica dell’amministrazione regionale in difesa del diritto primario alla salute Sarebbe deludente per i cittadini scoprire a cose fatte che i sacrifici sopportati non sono serviti a nulla e , addirittura, i risparmi stornati verso la realizzazione di strutture private.
il Movimento Per il Bene Comune sensibile al bisogno espresso dai cittadini molesi ha perorato la loro causa promuovendo la petizione per la riapertura anche nelle ore notturne del presidio sanitario

sabato 24 dicembre 2011

Buon Anno con L'ORO


Buon Anno, con la fine del vecchio mondo , da antiche profezie Maya, e, forse, con la nascita di una nuova era, con nuove elezioni, delle quali si sente con sempre più intensità l’odore: Intanto qui a Bari il parapiglia elettorale fa smuovere il sonnacchioso panorama politico locale, e lo scacchiere delle alleanze “strategiche” cambia volto, così il sindaco Emiliano circondato dalla famiglia costruisce una nuova lista autoreferenziale alleandosi con il consigliere regionale Attanasio PDL , scompaginando gli equilibri locali della sinistra SEL, PD, i quali si ricompattano attorno a ex compagni (!!!) liste civetta e associazioni “amiche “, con le quali si fa “finta” di litigare, per dimostrare l’assoluta democraticità del sistema (ma sono sempre l’oro), infatti nel momento del l’oro bisogno si ritrovano amici più di prima per dividersi pezzi di elettorato e pezzi di potere.
E’ lo stesso copione che i replicanti leader politici ci ripropongono periodicamente, personalizzazione della politica e acrobatici voli, facilitati dall’inconsistenza totale dei l’oro programmi, comunque ben architettati ma inattuati, per cui leggeri e lievi possono zompettare indisturbati da destra a sinistra, evocando la benedizione della Chiesa o illudendo le poche frammentate e confuse oramai teste pensanti che, il l’oro, è il luogo della rivoluzione colorata gioiosa e, soprattutto, cangiante sinonimo di progresso. PD/PDL/SEL la farsa delle false promesse e delle parole pronunciate alternando ai ritmi pacati di una accattivante affabulazione, un’arcigna veemenza che, con battute sprezzanti, tacita l’intervento di altri pur di rimanere al centro della scena. Si dicono politici, in realtà mestieranti del potere non altro , offendendo l’Idea della Politica declamata da Platone nella Repubblica o nelle Leggi di Aristotele che, al di la di ipocriti moralismi, la individuano come gestione del bene comune, i signori invece gestiscono molto efficientemente il l’oro bene privato a danno di quello comune, tradendo i cittadini che, si sa, scelgono su basi emotive e irrazionali, non si spiegherebbe il consenso e la credibilità anche di fronte ed evidenti contraddizioni, smentite e falsità subito dimenticate. Mi si dirà che è il gioco della politica, quella dei poteri che sanno più di noi e per noi vendono la loro anima, ma allora se è per il nostro bene come mai si continua distruggere il territorio a macchia di leopardo cementificando oltre il 75% del territorio agricolo barese, disapplicando le belle parole sul’urbanistica partecipata, rivelatasi della pratica come accumulo di delibere e varianti, mentre la partecipazione delle assemblee popolari o forum, dopo i primi inizi tumultuosi e carichi di aspettativa, ora si rivela stancamente deserta, come deserte sono le speranze degli abitanti del quartiere Libertà dove perdura una situazione di profondo disagio, o come il lungomare dopo Torre Quetta, il non luogo abitato da una umanità dolente e dimenticata; a spegnere gli entusiasmi la mancata valorizzazione , sempre promessa, della memoria storica e visiva di questa città , nessuna attenzione all’ambiente , pensiamo allo scempio operato nella zona delle lame, che manifesta la perfetta continuità tra le varie amministrazioni, la distruzione di strutture architettoniche e potremmo continuare all’infinito sino ad arrivare alla grottesca farsa della caserma Rossani del malinteso tra il Comune e La Regione.Puglia , della nuova alleanza e della chiassata disastrosa nel Consiglio Comunale
Dopo la condivisione del piano di riqualificazione dell’ex caserma la Regione si è resa indisponibile a stanziare quei 17 milioni fondi FESR da integrare con i 13 del Comune, facendo svanire la gestione dell’ex caserma interamente pubblica, i privati – affermava Sindaco qualche giorno fa – dovranno entrare e a qualcosa dovremo rinunciare".

Va precisato come memoria storica che il PS MTB, approvato dal Nucleo di Valutazione regionale e sottoposto favorevolmente alla VAS regionale, prevedeva, tra i progetti strategici più significativi proprio quello della caserma Rossani, come polo integrato di servizi, ponendosi ai primi posti nella graduatoria di finanziabilità dal Consiglio Metropolitano e dal partenariato pubblico-privato. Stiamo parlando di 270M€ per le aree vaste che ha consentito a Bari il finanziamento del teatro Piccinni e del il waterfront di san Girolamo.

Dopo varie contese si giunge finalmente ad un accordo , la Regione stanzierà 13 dei 17 milioni promessi, ma si sa chi si contenta gode, e i finanziamenti ai privati dovranno subire un ritocchino. La sensazione di pace e condivisione però non si è registrata nel consiglio comunale di Bari , dove tutti gli schieramenti hanno rivelato la loro “anima Ambientalista” pro Rossani ,dopo aver approvato lo stanziamento di 450.000 euro per l’erba sintetica del campetto comunale di Palese (!!!).
La bagarre è iniziata ad opera di Maria Maugeri (PD) che ha sottolineato come “una parte della maggioranza volesse marciare ed approfittare del tema della Rossani in vista della campagna elettorale”, reazione provocata dalla richiesta di Introna (SEL) , di revocare la delibera della Giunta sullo studio di fattibilità per la riqualificazione dell’ex immobile militare. Sono intervenuti tutti, compreso l’assessore Elio Sannicandro che per pacificare gli animi ha precisato come lo studio di fattibilità fosse superato a seguito del nuovo accordo con la Regione , ma Introna continuava imperterrito nella sua richiesta , tra interventi che appoggiavano urla e concitazione generale, sino a quandouando quando la destra si è intrufolata evidenziando la spaccatura della sinistra e chiedendo un a seduta monotematica,che la sinistra (tutta questa volta) non ha accettato perché la proposta veniva dalla opposizione. Insomma tutto rimandato al forse 20 dicembre 2011 mentre i nostri consiglieri ambientalisti si compatteranno contro la cementificazione e in difesa della Rossani , che certamente avrà un ampio parcheggio sotterraneo per i residenti(?) con pub e gallerie commerciali di richiamo turistico e centri di vario genere utili a consolidare il mondo dell’associazionismo e perché no dell’imprenditoria ,;
e gli asili nido , i centri Diurni per i malati di Alzheimer di cui si era favoleggiato , o sono progetti legati a quell’idea senza prezzo e improduttiva di politica sociale così lontana dagli interessi politico –economico-finanziari per cui tutto ha un prezzo?
Noi siamo tranquilli e certi che vincerà il progresso e la modernità e la lite di Natale sicuramente troverà sfocio in una pace duratura che accontenterà tutti…l’oro.

lunedì 12 dicembre 2011

c'è del marcio a Bari?


C’è del marcio a Bari ? Rivolgiamo questa domanda al senatore Bucciero che lo afferma con decisione ma, precisa, senza poter dire i nomi , e lo chiediamo al primo cittadino di Bari, che, in quanto difensore della nostra salute e della nostra città , è l’istituzione competente per chiarire il valore delle accuse mosse dall’ex senatore sulla travagliata questione dei presunti abusi edilizi realizzati in località Lama Balice, a Bari, dalla società Maestrale sulla antica masseria Gironda Maselli. L’episodio, per quanto sembri circoscritto, in realtà è’ un’ombra che viene gettata su una città come Bari dotata di un Piano Regolatore ambizioso che vorrebbe nelle intenzioni ridare fiato all´economia, sfruttando tutto il residuo potenziale edificatorio dell´ambiziosa Città-Regione pensata negli anni ‘60; ma l’ex senatore di alleanza nazionale, deponendo in tribunale, come testimone d’accusa, sembra voler sottintendere qualcos’altro che non alleggerisce affatto i dubbi che aleggiano tra i cittadini rispetto alle profonde contraddizioni insite nella politica espansionistica del mattone rosso-bruno della nostra città, ad iniziare da quella gigantesca idea che prevedeva una manovra edificatoria del PRG , orientata verso una mai realizzata città di 650mila abitanti. E Infatti i numeri non quadrano anche se le ultime delibere comunali sono tracciate su proiezioni iperdimensionate mai conseguite, come la n.64 del 7 luglio 2008 che liberalizzò ben 11 milioni di mc in aperta contraddizione con i fatti che parlano di solo 320.000 abitanti ,a fronte degli oltre 600.000 previsti , e per i quali fu prevista una volumetria di 8 milioni di metri cubi dal piano Quaroni, a cui se ne a aggiunsero con la variante,altri 3 milioni.
Le giustificazioni distratte e farfugliate si poggiarono sulla solita demagogia dei diritti dei lavoratori (il jolly che va bene da destra a sinistra),ad atti giuridici e amministrativi, varianti piani regolatori, che legittimavano la mega colata di cemento (???)
Ciò che invece è’ sotto gli occhi di tutti è la metamorfosi di Bari che già nel 97 fu definita città delle periferie dall’architetto Dino Borri , periferie che si estendono sino a raggiungere i confini di altri comuni , che a loro volta seguono lo stesso andamento, ingabbiando milioni di metri cubi di terreno agricolo deprezzato, anche e per merito di una distratta leggerezza di quei settori della politica, che avrebbero dovuto vigilare sulle amministrazioni a tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Invece si è continuato a lottizzare enormi aree in ossequio alla speculazione edilizia, figlia della speculazione fondiaria che nei lontani anni sessanta coltivava il sogno del CEP al di fuori della città dove convogliare i cittadini della Città vecchia di Bari, Torre fesca , un quartiere nuovo che sulla carta doveva essere corredato di servizi e di autonomia pur rimanendo legato al nucleo centrale della città; un sogno infranto ben presto, poichè si è rivelato come segregazione pianificata, uno dei tanti quartieri dormitorio, slegato dal contesto cittadino, che orbitano intorno alla città , ricettacolo della criminalità e del dissesto ambientale . Lo spazio tra il Cep e la città nel frattempo è stato occupato dalla zona industriale la cui realizzazione fu sostenuta da Aldo Moro negli anni 70, sulla scia del benessere e della glorificazione dello sviluppo capitalista, le cui forze produttive e tecnologiche, al servizio della massimizzazione dei profitti e del consolidamento del potere, sono cieche e indifferenti rispetto ai danni prodotti sul territorio e al suo valore naturalistico e storico. Il potere e l’enorme massa di denaro, che regola le dinamiche speculative edilizie, non possono per loro stessa implicita essenza considerare o dare valore a principi fondamentali che regolano gli equilibri naturali o estetici, né tanto meno considerano che, spogliando le fonti originali di ogni ricchezza, si impoverisce il suolo e che la trasformazione degli ecosistemi da via a fenomeni naturali catastrofici, verso cui , ormai, abbiamo fin troppa familiarità, intanto proliferano orrendi edifici eretti su terreni franosi e traballanti
L’ urbanizzazione in continua espansione sembra non impensierire più di tanto nemmeno l’opinione pubblica assuefatta alle ruspe e alla cantierizzazione selvaggia , anche perchè questo stravolgimento urbanistico viene dai più interpretato come occasione di lavoro, non è un caso che la campagna elettorale del 2009 è stata giocata sui 30.000 posti di lavoro dei 600 progetti del piano strategico, riguardanti però tutte le 31 città dell' area metropolitana.
La vocazione della città di Bari appare, quindi, indissolubilmente legata alla sua urbanizzazione alla lottizzazione di aree sempre più vaste, dopo aver ormai “edificato” il 75% del suo territorio, “con 30milioni addizionali di mc solo per abitazioni (senza contare uffici e servizi) in larga parte inutilizzati (D.Borri)”il futuro si orienta oltre i confini perimetrali urbani, sino a congiungersi con aree edificabili di altri territori assegnati dal consorzio ASI , ente Pubblico nel cui cda ci sono Sindaci, esponenti della Camera di Commercio e Confindustria , tecnici che decidono sui destini della salute e dell’economia di un’intera popolazione secondo teorie dette “ innovative”, che mantengono la antica tradizione da prima Repubblica dei bisbigli , delle carte, che si rincorrono e si perdono nelle stanze o tra i corridoi , delle lunghe attese e dei multipli incarichi, come il senatore- sindaco- presidente Antonio Azzollini, nonché componente del consiglio di amministrazione dell’Asi Bari. Un carrozzone, quello dell’Asi , accusato di agire con metodi assolutistici e totalitari non scevro da denunce come quelle della rappresentanti della Cna, la Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa, che puntano il dito contro l'Asi e sullo stato di abbandono nella zona industriale di Bari o quella del segretario della Funzione Pubblica-Uil Franco Liuzzi che con esposti, lettere e denunce ha ventilato l’ipotesi sul giro di favori ed assunzioni all’interno dell’azienda che gestisce l’Area dello Sviluppo Industriale (settembre 2010) Come mai non sono state utilizzate procedure ad evidenza pubblica per effettuare queste assunzioni, essendo l’ASI un Ente pubblico? Perché il Direttore dell’Ente alla nostra formale richiesta ha risposto con spavalda sicumera: “che vai cercando, qua si assume “intuitu personae”; “qua non c’è mai stato un concorso”; “vai dove vuoi?”, si chiede ancora più arrabbiato di prima il segretario Franco Liuzzi. (Quotidiano di Bari 6 settembre 2010)
Ombre e penombre sulle quali vorremmo essere rassicurati perché a noi piacerebbe pensare che a Bari si è in grado di tenere insieme sviluppo, lavoro e rispetto del territorio, che le promesse fatte hanno un loro peso, che i cittadini sono interlocutori non solo in occasioni preelettoralistiche, ma anche quando si decide del loro futuro e della loro vita, per questo chiediamo al Sindaco di Bari di darci delle risposte, magari , in un confronto pubblico con Bucciero per capire e liberarci per sempre delle ombre.

sabato 3 dicembre 2011

C'è qualcosa di immorale nel non voler soffrire per la perdita della bellezza


Da Noi in Puglia , scarseggiano grandi ricchezze , però abbiamo il paesaggio e l’arte radicata nel territorio, pregevoli tesori che avremmo potuto sfruttare turisticamente , ma che, cedendo alle lusinghe di abili costruttori di lussuose ville o abitazioni popolari , li abbiamo umiliati facendo affogare nella melma secoli di storia, per costruirci sopra un bell’ipermercato dove trascorrere il nostro tempo libero Così non fa rumore se la Traiana antica, che per secoli ha attraversato gli antichi solchi erosivi che caratterizzano il paesaggio della Puglia carsica della terra di Bari , venga trasformata in una pratica camionabile che collegherà qualche capannone industriale, né fa scalpore se la Collina dei Fanciulli e delle ninfee sarà aggredita da enormi pale d’acciaio , per via dei lucrosi incentivi destinati alle rinnovabili. Gli amministratori, attenti all’ambiente solo in fase pre-elettoralistica , si trinceano tutti nei troppi soldi che ci vorrebbero per il recupero dei “troppi” beni artistici e paesaggistici ormai morenti, sommersi da sterpi e cumuli di lamiere , e poi c’è la giungla delle autorizzazioni e delle varianti rilasciate dalle precedenti amministrazioni, né si può retrocedere, perché le penali sono esosissime e ricadrebbero tutte sui cittadini ignari, il danno ormai è stato fatto e in un’epoca lontana, quella dei pre-condoni .
Ma la grigiastra politica del consumo del territorio non ha solo infierito sulla bellezza, e già questo sarebbe motivo per confinare i responsabili in qualche patria galera, essa mette a serio rischio l’incolumità dei cittadini poiché la morfologia del terreno è stata irreparabilmente modificata. Non è raro, passeggiando per il vasto reticolato di lame, imbattersi in loro colmamenti , riporti di terra , manufatti che potrebbero ostacolare seriamente durante le piogge il corso delle acque. Anche in questo caso l’avidità si è sposata con una sorta di fatalismo irresponsabile: in Puglia si sa piove poco e, se ci dovessero essere alluvioni, la responsabilità ricadrebbe sui cambiamenti climatici, una BUFALA PAZZESCA , da sempre esiste in questo territorio il fenomeno delle piogge improvvise e abbondanti e non sono mai state una rarità le piene“Le Mene”, lungo le lame, se danni più evidenti ci sono negli ultimi tempi andrebbero addebitati allo stato del territorio e alle responsabilità umane e agli astrusi strumenti giuridici che tutelano imprenditori e politici nella azione di cannibalizzazione del territorio. Anche la vecchia Direttiva n. 92/43/CEE del 21 maggio 1992 meglio nota come direttiva Habitat mostra tutti i suoi limiti , essa si dispone a difendere gli habitat naturali della flora e della fauna, ma non tiene conto delle tradizioni locali come i muretti a secco o i pozzi o palmenti, componenti essenziali della nostra tradizione agricola, che vengono legittimati ad essere distrutti con chirurgica capillarità , per sempre maciullati dalle livide colate di cemento o rumoreggianti super strade o megastrutture che miserevolmente emulano i grandi edifici importati da una civiltà che non ci appartiene
Eppure nonostante la direttiva europea comunque imponga certi limiti paesaggistici nessuno scrupolo blocca l’avanzata delle ruspe, anni fa nessuno si fermò davanti alla pregevole e rarissima vegetazione della lama Balice DPGR n. 352/92, zona vincolata ai sensi del D. M. 01/08/85 “Galassino” e della Legge Regionale 30/90. , al sequestro dei cantieri , seguito dagli incendi che hanno distrutto in quella famosa caldissima estate del 2004 gran parte del biotopo che ormai risulta decisamente compromesso, si contrapposero gli interessi lesi degli acquirenti e dei costruttori .All’epoca il sindaco Emiliano affermò che non c’era alcun problema ambientale a Lama Balice , che si trattava “più di questioni personali che rispondenti ai beni comuni,e il Comune in quanto difensore dei cittadini si riteneva” prima persona danneggiata dal sequestro”
Eppure ci dovrebbe essere un interesse comune , quello che dovrebbe preservare l’ambiente e gli equilibri ambientali ma l’episodio della lama Balice, come le mille altre speculazioni edilizie che investono il nostro territorio , mostra come le amministrazioni comunali a stento riescono a mantenere sotto controllo un fenomeno che è quello del consumo indiscriminato del territorio. Dopo il silente massacro, che infierisce sulla zona carsica ricca di avvallamenti e solcata dal fitto reticolato di lame con i loro millenni di storia della terra , reperti di antiche civiltà insediatesi la nostra cultura i suoi palmenti , masserie, grotte carsiche di grande pregio , insediamenti rupestri ,pezzi di strade romane come la Traiana, non resta che approfittare e a piede libero costruire, edificare , anche se enormi edifici o scheletri di vecchie industrie restano inutilizzate E’ la politica del mattone, quella che dicono dia posti di lavoro(!), ma perché non è un bel lavorare coltivare la terra o custodire parchi archeologici, supportati da cooperative di giovani esperti nella raccolta differenziata e nel riciclo Ma nella logica del progresso le lame riempite di materiale di risulta devono sostenere ipermercati o centrali o parchi fotovoltaici ,e , mentre le antiche cattedrali rupestri affondano sotto il peso di strade e strade che collegano enormi padiglioni , a noi non resta che la nostra antica memoria

quella che ci riporta a un patrimonio unico al mondo ormai completamente massacrato dalla tolleranza delle amministrazioni e dall’incuria dei cittadini che utilizzano questi spazi come ricettacolo di immondizia o rifiuti speciali.