sabato 3 dicembre 2011

C'è qualcosa di immorale nel non voler soffrire per la perdita della bellezza


Da Noi in Puglia , scarseggiano grandi ricchezze , però abbiamo il paesaggio e l’arte radicata nel territorio, pregevoli tesori che avremmo potuto sfruttare turisticamente , ma che, cedendo alle lusinghe di abili costruttori di lussuose ville o abitazioni popolari , li abbiamo umiliati facendo affogare nella melma secoli di storia, per costruirci sopra un bell’ipermercato dove trascorrere il nostro tempo libero Così non fa rumore se la Traiana antica, che per secoli ha attraversato gli antichi solchi erosivi che caratterizzano il paesaggio della Puglia carsica della terra di Bari , venga trasformata in una pratica camionabile che collegherà qualche capannone industriale, né fa scalpore se la Collina dei Fanciulli e delle ninfee sarà aggredita da enormi pale d’acciaio , per via dei lucrosi incentivi destinati alle rinnovabili. Gli amministratori, attenti all’ambiente solo in fase pre-elettoralistica , si trinceano tutti nei troppi soldi che ci vorrebbero per il recupero dei “troppi” beni artistici e paesaggistici ormai morenti, sommersi da sterpi e cumuli di lamiere , e poi c’è la giungla delle autorizzazioni e delle varianti rilasciate dalle precedenti amministrazioni, né si può retrocedere, perché le penali sono esosissime e ricadrebbero tutte sui cittadini ignari, il danno ormai è stato fatto e in un’epoca lontana, quella dei pre-condoni .
Ma la grigiastra politica del consumo del territorio non ha solo infierito sulla bellezza, e già questo sarebbe motivo per confinare i responsabili in qualche patria galera, essa mette a serio rischio l’incolumità dei cittadini poiché la morfologia del terreno è stata irreparabilmente modificata. Non è raro, passeggiando per il vasto reticolato di lame, imbattersi in loro colmamenti , riporti di terra , manufatti che potrebbero ostacolare seriamente durante le piogge il corso delle acque. Anche in questo caso l’avidità si è sposata con una sorta di fatalismo irresponsabile: in Puglia si sa piove poco e, se ci dovessero essere alluvioni, la responsabilità ricadrebbe sui cambiamenti climatici, una BUFALA PAZZESCA , da sempre esiste in questo territorio il fenomeno delle piogge improvvise e abbondanti e non sono mai state una rarità le piene“Le Mene”, lungo le lame, se danni più evidenti ci sono negli ultimi tempi andrebbero addebitati allo stato del territorio e alle responsabilità umane e agli astrusi strumenti giuridici che tutelano imprenditori e politici nella azione di cannibalizzazione del territorio. Anche la vecchia Direttiva n. 92/43/CEE del 21 maggio 1992 meglio nota come direttiva Habitat mostra tutti i suoi limiti , essa si dispone a difendere gli habitat naturali della flora e della fauna, ma non tiene conto delle tradizioni locali come i muretti a secco o i pozzi o palmenti, componenti essenziali della nostra tradizione agricola, che vengono legittimati ad essere distrutti con chirurgica capillarità , per sempre maciullati dalle livide colate di cemento o rumoreggianti super strade o megastrutture che miserevolmente emulano i grandi edifici importati da una civiltà che non ci appartiene
Eppure nonostante la direttiva europea comunque imponga certi limiti paesaggistici nessuno scrupolo blocca l’avanzata delle ruspe, anni fa nessuno si fermò davanti alla pregevole e rarissima vegetazione della lama Balice DPGR n. 352/92, zona vincolata ai sensi del D. M. 01/08/85 “Galassino” e della Legge Regionale 30/90. , al sequestro dei cantieri , seguito dagli incendi che hanno distrutto in quella famosa caldissima estate del 2004 gran parte del biotopo che ormai risulta decisamente compromesso, si contrapposero gli interessi lesi degli acquirenti e dei costruttori .All’epoca il sindaco Emiliano affermò che non c’era alcun problema ambientale a Lama Balice , che si trattava “più di questioni personali che rispondenti ai beni comuni,e il Comune in quanto difensore dei cittadini si riteneva” prima persona danneggiata dal sequestro”
Eppure ci dovrebbe essere un interesse comune , quello che dovrebbe preservare l’ambiente e gli equilibri ambientali ma l’episodio della lama Balice, come le mille altre speculazioni edilizie che investono il nostro territorio , mostra come le amministrazioni comunali a stento riescono a mantenere sotto controllo un fenomeno che è quello del consumo indiscriminato del territorio. Dopo il silente massacro, che infierisce sulla zona carsica ricca di avvallamenti e solcata dal fitto reticolato di lame con i loro millenni di storia della terra , reperti di antiche civiltà insediatesi la nostra cultura i suoi palmenti , masserie, grotte carsiche di grande pregio , insediamenti rupestri ,pezzi di strade romane come la Traiana, non resta che approfittare e a piede libero costruire, edificare , anche se enormi edifici o scheletri di vecchie industrie restano inutilizzate E’ la politica del mattone, quella che dicono dia posti di lavoro(!), ma perché non è un bel lavorare coltivare la terra o custodire parchi archeologici, supportati da cooperative di giovani esperti nella raccolta differenziata e nel riciclo Ma nella logica del progresso le lame riempite di materiale di risulta devono sostenere ipermercati o centrali o parchi fotovoltaici ,e , mentre le antiche cattedrali rupestri affondano sotto il peso di strade e strade che collegano enormi padiglioni , a noi non resta che la nostra antica memoria

quella che ci riporta a un patrimonio unico al mondo ormai completamente massacrato dalla tolleranza delle amministrazioni e dall’incuria dei cittadini che utilizzano questi spazi come ricettacolo di immondizia o rifiuti speciali.

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