lunedì 15 agosto 2011

Decidiamo di Decidere


Quel che resta del Welfare ci parla di una nuova concezione dello Stato, che lascia indietro i più deboli, le persone senza lavoro, che stentano a pagare l'affitto, gli ammalati, i giovani e gli anziani, tutto questo dopo l’inganno del modello sociale europeo che ha migliorato la qualità della vita di decine di milioni di persone e ha permesso loro di credere che il destino dei figli sarebbe stato migliore di quello dei genitori. Un benessere apparente che si reggeva su un’opera di disinformazione totale, retta dalle oligarchie finanziarie, che ci ha spinto verso un consumo compulsivo e un indebitamento generale Adesso è la stessa disinformazione che ci colpevolizza inducendoci a pensare che sono stati i nostri cattivi comportamenti la causa di questo disastro mondiale.
In questo contesto trova ampio spazio un’abile propaganda che ci fa credere che la decurtazione al welfare sia giustificata e necessaria , una rottura della coesione sociale che ha trovato il suo humus privilegiato nella progressiva ’affermazione di una nuova struttura della società, caratterizzata dalla frammentazione dei rapporti social i determinati da interessi individuali
Trovano quindi facile giustificazione non solo tagli economici ma anche tagli di consenso ce lo conferma quella parte considerevole di italiani che propende per un’idea in cui solo i soggetti “meritevoli “ possano usufruire dei benefici sociali, chi siano i meritevoli rimane un mistero se i poveri aumentano e le strutture a sostegno degli ultimi diminuiscono. Le fredde cifre dell’Istat ci parlano di una povertà relativa che si attesta all’11,4% mentre peggiorano sensibilmente le condizioni dei più poveri 550.000 e aumentano i vulnerabili, cioè coloro che si apprestano a diventare poveri , in particolare i giovani 22% perché figli di cassaintegrati o perché in "working poor", cioè guadagnano troppo poco. Intanto peggiorano le condizioni di 2 milioni di anziani e altri due milioni di persone con limitazione alla salute non sono raggiunte da alcun tipo di sostegno, con maggiore criticità nel mezzogiorno dove da anni la carenza di welfare pubblico non viene compensata dalle famiglie che hanno perso ogni capacità di far fronte ai bisogni primari.

E proprio sul welfare ricade la mannaia della risanamento eludendo ogni legge di mercato che vuole che siano i responsabili a pagare e non la popolazione-vittima del connubio banche e governi , colpevoli questi ultimi di aver permesso di far emettere denaro in più di quanto ne avessero, chiedendo interessi su una massa monetaria inesistente. Una calamità che ha portato alla rovina gli Stati , che si sono indebitati per supportare le banche ad iniziare da quelle statunitensi alla BCE , mentre con cinismo assoluto gli stessi governi servi supportati da partirti complici , propongono interventi sulle pensioni .lo slittamento (per ora di due anni) del TFR , le modifiche dello Statuto dei Lavoratori , la generalizzazione ed estensione del modello globalizzato Marchionne, perché “siamo tutti sulla stessa barca”, destrutturando l’altro modello, quello di economia mista enunciato dalla carta costituzionale, che prevedeva il controllo e l’intervento diretto dello Stato nell’economia nazionale

Nel frattempo, in questa atmosfera di dramma sociale, dobbiamo prepararci all’ultima farsa quella portata avanti dalle opposizioni , filo Confindustria e filo USA , che, avvalendosi del consenso popolare, faranno le stesse cose imposte dall’UE e comunque dalle lobbie industrial-fimnaziarie, senza che nulla venga risolto salvo, forse, un maggiore accanimento contro la nostra indipendenza a favore dell’impero statunitense.Non possiamo certo illuderci che con l’insediamento di un nuovo governo arraffa soldi, l’attacco al lavoro sia fermato,sia in termini di perdita di diritti che di flessibilizzazione , dal momento che l’imprimatur al declassamento dei diritti dei lavoratori è tutto merito di questa raffazzonata sinistra, tanto per rinfrescare la memoria la strada passa dall’abolizione della “scala mobile” (governo Amato 1992),agli accordi sulla flessibilità (Ciampi 1993),al la controriforma delle pensioni (Dini) nel 1995al pacchetto Treu (Prodi 1997), sino all’attacco al diritto di sciopero (D’Alema 1999).
In poche ore e in poche battute la nostra povera Italia ha dato un addio a decenni di lotte sindacali e al processo di democratizzazione del Paese, ma il Paese siamo Noi e in Noi la forza di opporsi alle modifiche costituzionali imposte dai Poteri estranei e sovra nazionali ,
in Noi la forza di decidere
decidiamo di decidere

lunedì 8 agosto 2011

Il Nuovo che avanza

Il nuovo che avanza,una macchina perfetta per distruggere quanto resta delle coste e della bellezza del nostro territorio.
Lo dobbiamo ai piani regolatori, alle varianti ai progetti di riqualificazione che hanno fatto nascere quartieri periferici, svuotato e ripopolato centri storici,favorito l’ ascesa economica e sociale di personaggi responsabili delle speculazioni che hanno cambiato per sempre il volto della nostra regione, distruttori di bellezze storiche e di terreni agricoli e di pregio ambientale per realizzare architetture terrificanti. Un’ idea di sviluppo assimilata capillarmente da tutti, favorita dal’apatia politica dei cittadini, che passa attraverso la distruzione del territorio consentendo la spregiudicata speculazione edilizia anche in territori pregevoli, tutto in nome della “santa alleanza” politico-affaristica , e la chiara volontà di curare altri interessi privati ben lontani dal bene comune .
Così, come in tante parti d’Italia, si consuma a Polignano l’annosa vicenda di un’area tra le più suggestive del sud barese ultimo pezzo di natura spontanea mescolata a tradizione e storia con i suoi magnifici trulli dislocati sulla costa, condannata perennemente allo sfregio urbanistico.
La storia è lunga e risale agli anni 70 esattamente il 1975, quando in base al PRG , attuato poi nel 1980, l’idea del proprietario Andidero, di trasformare la zona in un centro turistico-alberghiero fu bloccata perché poco “conveniente sul piano dei profitti”, infatti in base al PRG l’area veniva suddivisa in tre zone, la più ampia per l’attivazione di strutture turistiche alberghiere, una seconda zona per il campeggio e la terza lungo la costa come area parcheggi. A questo vanno aggiunte le valutazioni della Sovrintentenza dei Beni culturali ed ambientali che riteneva lesivi della peculiarietà delle zone costiere i progetti di riqualificazione turistica
Le cose cambiano il 15 dicembre 2000 giorno in cui fu siglato l’accordo di programma tra Andidero e la Regione Puglia e il Comune di Polignano , accordo che prevedeva un progetto di villaggio turistico Agape, il più grande centro turistico in terra di Bari illustrato, recentemente,dalla brochure ideata dall’agenzia Proforma

A dieci anni da questo accordo la GIEM srl, che possiede un diritto di opzione su quei terreni , 1 milione e centomila metri quadri dislocati lungo via Cozze SS16, che costa quasi milione di euro ogni sei mesi , soldi che verranno defalcati nel momento in cui acquisterà i terreni di proprietà Andidero, presenta una variante, approvata il 6 dicembre 2010 dal consiglio comunale di Polignano, trasmessa poi alla Regione Puglia il 30 dicembre 2010 con richiesta di finanziamento. Il nuovo progetto denominato Parco dei Trulli ridimensiona l’assetto ricettivo e commerciale a favore della costruzione delle villette ,e prevede un campo da golf annesso, per poter accedere ai finanziamenti regionali .


La commissione ambiente della Regione Puglia ha rigettato la proposta della Giem srl, perché il piano di lottizzazione Parco dei Trulli (ex accordo di programma Agape) presenta un vizio di forma , poiché non è stata prodotta la documentazione attestante l'avvio delle procedure relative all'ottenimento delle autorizzazioni amministrative e dichiara inoltre “di non poter esprimere parere favorevole all'intervento della Giem srl, anche in considerazione del parere paesaggistico( progetto Agape) che prescriveva di destinare,la stessa area sulla quale è previsto il campo golf, a Parco pubblico, con clausola di conservare integralmente la vegetazione presente, i manufatti con copertura a trullo e i muretti a secco che configurano il paesaggio agrario storico e culturale meritevole di tutela.”
La Giem va all’attacco poiché sostiene che ha perso il finanziamento perché, a domande presentate è stato modificato il corpo del bando, venendo meno alla legge 241 del ’90 che di fatto vieta modifiche in corso d’opera.

Ci sarebbe poi da considerare il valore legale della variante approvata a dicembre nel consiglio comunale di Polignano in quando sottenderebbe un interesse privato in atti pubblici , facendo qualche calcolo elementare se ogni villetta, il progetto ne prevede 250, venisse venduta a 180.000 l’una, significa che dei 45 milioni di euro l’utile per la ditta sarebbe di 10 milioni una cifra importante che ci farebbe subito venire in mente cosa ne guadagnerebbe l’amministrazione , ma poi da considerare ancora più grave l’effetto domino poichè verrebbero ad essere coinvolte per via del PRG anche le altre 7 zone , Torre di Cina, San Giovanni, pozzo Vivo, La Compra, Cozze, Rigagnola Euxiridemus,in pratica si verrebbe a formare un’altra città.

Insomma una lotta a suon di carte bollate tra imprese edilizie importanti, per inciso insieme anche nella questione di Punta Perotti, e a quanto pare sostenute politicamente dalle diverse fazioni politiche ,che nell’interesse del bene di non si sa chi utilizzano slogan in difesa del bene pubblico e contro la “cementificazione selvaggia”. Il PD, i Verdi, Alleanza salverebbero il progetto a condizione che l’area sia destinata a strutture turistico-alberghiere, con la scusa dei posti di lavoro per giovani , ovviamente stagionale e precari, che le residenze non possano vendersi singolarmente, che le aree destinate a parco urbano e ad attrezzature private di interesse pubblico siano pari a quelle previste dal PRG e che sia eliminato a valle il campo da golf previsto dalla Giem srl che verrebbe a condizionare la realizzazione di quello previsto dall’ accordo del Comune con la Italprogram spa. Quindi il campo da golf si deve fare , sia per accontentare i pugliesi “notoriamente” giocatori appassionati di questa attività sportiva, che in spregio dell’ambiente e del consumo di acqua di cui questi impianti necessitano a dispetto della assetata Puglia
Un altro elemento di contestazione riguardano i 37mila metri cubi che saranno dedicati a servizi commerciali e turistici, rispetto ai 201mila metri cubi di Agape, quindi le osservazioni nella fattispecie non riguardano la difesa del territorio, ma si riduce alla diatriba tra villette o strutture turistiche-ricettive con l’ipocrita demagogia dei 400 posti di lavoro (ovviamente stagionali) e dei 210 esercizi commerciali . Non sappiamo come andrà a finire anche se onestamente non credo ci sia differenza tra l’una e l’altra proposta, è la solita commedia tra diverse fazioni nell’ottica tutta italiana che ormai considera come consuetudine la speculazione edilizia nelle deliberazioni politiche. Sappiamo a nostre spese come,dopo le promesse elettorali, ogni piano programmatico continua a basarsi sulla crescita e sull’aumento del consumo dei suoli, perché troppo grande è il guadagno ricavato dal passaggio da agricoli ad edificabili, e l’economia rimane tutta nelle mani delle immobiliari e delle banche mentre la ricchezza della terra è deprezzata e annullata .Eppure la cementificazione del territorio rappresenta tutta la nostra incapacità di guardare il futuro si continua a costruire a ritmo forsennato, si teorizzano persino le case ecologiche , pur i costruire, e non ci si rende conto che il territorio non è infinito che stiamo distruggendo il suolo fertile, che non sarà poi possibile ripristinare per migliaia di anni .Dovremmo pensare, se vogliamo conservare la vita, ad un altro modo di pianificare il territorio ,cominciando con ridare il giusto valore alle terre agricole , ma ci vuole un atto politico coraggioso, che coinvolga tutta la collettività che sappia resistere ai ricatti e alle lusinghe del mercato.

martedì 2 agosto 2011

TARANTO CHIAMA ITALIA 23 LUGLIO 2011




In una calda serata di luglio, nell'ampio e accogliente centro polifunzionale nel Rione Tamburi, simbolo delle battaglie ecologiste davanti al grande camino E312 dell'ILVA, il nucleo regionale di “Per il Bene Comune” ha presentato ufficialmente il programma di diffusione dei temi quanto mai attuali della DEMOCRAZIA DIRETTA E DELL FALSO ECOLOGISMO. All’evento hanno preso parte i cittadini di Taranto, alcune storiche associazioni e comitati ecologisti ma anche alcuni consiglieri comunali e della locale circoscrizione. La serata è stata aperta dalla proiezione della videoinchiesta “Scorie d'Italia”, ultima fatica di Gianni Lannes ideata per documentare l'attentato indiscriminato all'ambiente italiano e alla salute della popolazione.
Adele Dentice, in qualità di referente regionale pro-tempore, ha poi illustrato le finalità e la struttura organizzativa e politica del Movimento, sottolineandone gli aspetti fondamentali per il superamento dello storico deficit di democrazia che pervade e compromette la tenuta del sistema Paese, con particolare riferimento ai pericoli dei soggetti improntati al leaderismo, sostenuto da adoranti fanatici e propagandato per alimentare la falsa percezione di democrazia. Ma anche alla trasformazione dei partiti politici in oligarchie controllate da poteri finanziari e industriali italiani e non; strumenti di potere che gradualmente hanno determinato la caduta della sovranità monetaria e popolare e infine il disconoscimento delle garanzie previste dalla Costituzione
Gianni Lannes si è soffermato sui fattori critici dell’ambiente tarantino, ma anche sulle connessioni con le ecomafie, onde chiarire come quello delle scorie nucleari costituisca un pericolo sottovalutato dalla cittadinanza civile, come nel caso dei depositi radioattivi presenti in Lucania .
Alle relazioni sugli attentati ambientali ha poi fatto seguito un ampio dibattito animato dal pubblico. Il primo intervento, del professor Fabio Matacchiera, ha riguardato la necessità che lotte pacifiche e cortei acquisiscano validità e sostanzialità traducendosi in azioni giudiziarie. La soluzione non ha però trovato concorde Lannes, convinto che le azioni giudiziarie rallentino gli eventuali processi di chiusura dei megaimpianti, in particolare quello dell’Ilva. Il prof. Mattacchiera ha replicato ponendo in evidenza l’importanza economica dell’Ilva. Ma proprio in virtù del grande peso economico esercitato sulla intera collettività nazionale, Adele Dentice ha sostenuto la necessità di porre la questione Taranto all’attenzione della opinione pubblica tutta. A dimostrazione di come possa rivelarsi distruttiva per la salute degli uomini e l’equilibrio dell’ambiente la cinica logica dell’ideologia del progresso e della produttività , è stata ricordata la lotta degli abitanti della Val di Susa. Matacchiera ha ribadito che la questione Taranto si può e si deve risolvere all’interno del territorio con l’ausilio dei meccanismi giudiziari, mentre Lannes ha risposto sostenendo la necessità di una lotta pacifica in grado di mettere in rete le realtà associative non solo della regione, avvalendosi di numerosi altri esempi.
Uno spettatore ha richiamato la complessità della chiusura dell’Ilva in relazione al ricatto occupazionale esercitato, portando la referente pugliese del PBC a suggerire un possibile percorso di transizione, smantellamento e bonifica che possa riutilizzare la stessa forza lavoro dello stabilimento.
Gli ultimi temi dibattuti nel corso della serata hanno riguardato la controversa questione dei mitili ormai “ufficialmente riconosciuti” come contaminati dai PCB oltre i limiti di legge dalla diossina, il caso dei cetacei dell'Adriatico spiaggiati perché uccisi dalle onde sonore adoperate nelle introspezioni petrolifere in mare, infine le scorie nucleari sepolte nei terreni dei boschi lucani La serata si è conclusa annunciando la presenza del giornalista Lannes anche alla manifestazione ecologista programmata dal Comitato Avetranambiente.

lunedì 1 agosto 2011

"CRONACA DI UNA GIORNATA ROMANA"


Come al solito la gazzetta ha scritto un articolo senza essere presente sul posto e senza conoscere i fatti...io tutta questa tensione per l'uscita dei TIR proprio non la percepivo...anzi esattamente il contrario, visto che siamo così calmi che Gandhi potrebbe venire a prendere lezione da noi. Altra notizia non vera, noi abbiamo iniziato il presidio il 5 luglio dopo la notizia della chiusura data alle RSU alla Confindustria da parte dell'azienda, per cui si dà il caso che la matematica non è una opinione, quindi oggi che è il 1 agosto, non abbiamo fatto nemmeno un mese per cui non sono mesi che i dipendenti presidiano lo stabilimento, ma per l'esattezza sono appena 27 giorni ,e aggiungo 27 giorni tra stenti e fatica che non stanno minando il nostro morale al contrario lo stanno rafforzando.
L' opinione pubblica poi deve sapere che sono 27 giorni che i dipendenti della OM non dispongono di un bagno, tranne quando è aperto quello della stazione di servizio vicino l' azienda, per cui potete capire benissimo dove siamo costretti a fare i nostri bisogni, specialmente quelli che fanno la notte o il turno al presidio nei giorni festivi.
Questo per allontanare l'idea di alcuni non coinvolti nel presidio e non dipendenti OM, che al presidio si fa baldoria.
Signori e signore noi stiamo lottando per il nostro posto di lavoro e stiamo togliendo del tempo alle nostre famiglie e ai nostri amici più cari, ma allo stesso tempo devo riconoscere che tra di noi a prescindere delle nostre idee...per fortuna diverse per confrontarci meglio, i legami si stanno saldando oserei dire meglio che tra fratelli e sorelle.
Ritornando all'articolo sembra strano che in una azienda non in sicurezza ci siano lavoratori che entrano...forse sono dei superman e non corrono pericoli...BOH!
Ci sono divergenze tra i vertici aziendali? Forse sul compenso della prestazione, ma non credo sul piano che hanno prestabilito e cioè la chiusura dello stabilimento di Bari che secondo da quello che si evince sia partito già da anni senza che nessuno abbia percepito nulla.
Visto che la voce che girava, la Kion invece di puntare su Bari avendo uno stabilimento già attrezzato per una produzione a dire loro di 15.000 carrelli l'anno, stia iniziando lavori di ampliamento dello stabilimento di Luzzara spendendo altri soldi quando potevano spostare tutta la produzione su Bari come accade già nel lontano 1992.
Signori poi quando un giornalista deve fare un articolo non può farlo parlando di voci di corridoio...le voci di corridoio lasciamolo alle comari di paese.
Un giornalista con le palle sotto si alza dalla sedia e va a fare le indagini va a parlare con le persone interessate non fa un articolo per sentito dire...e i giornali di oratorio non fanno gli articoli in questo modo...intervistano direttamente il personaggio.
Una volta si diceva che la gazzetta serviva ai pescivendoli per mettere le cozze nere...ora ridotta come formato non serve nemmeno a quella.
Arriviamo alla giornata romana, oggi non ci sarà data una risposta definitiva, ma spero che quanto meno tutte le persone che andranno a Roma sapranno percepire le vere intenzioni della Kion riguardo al sito di Bari.
Questo anche per capire come ci dobbiamo muovere per il futuro.
Se bisogna sperare che la Kion ci ripensi e punti tutti i suoi progetti su Bari, visto che a modo mio di vedere le donne e gli uomini impegnati alla OM, scusate la modestia non sono secondi a nessuno e basta l'esempio di quello che sta succedendo in questi giorni e il fatto che un elefante come la Kion e la Still vogliono eliminare il topolino OM perchè dava fastidio sul mercato.
Altra speranza un compratore si parla della coreana DOOSAN. Ma qui non sono molto fiducioso non per altro ma la Kion venderebbe a un concorrente, sapendo che noi a Bari siamo bravissimi a fare carrelli elevatori?
La Tata o altri con diverse tipologie di produzione?
Ben vengano tutti, noi saremmo capaci di farlo, le professionalità a Bari non mancano le donne e gli uomini di questo sito hanno lauree specializzate, diplomi e qualifiche che farebbero gola a chiunque sappia fare l'imprenditore...di certo no ad una finanziaria.
Per ultimo stiano attenti alla giornata di oggi a Roma le O.O.S.S. per primi, che dovranno dare risposte non solo ai loro iscritti, alla politica, che a prescindere dal colore politico non ha saputo dare slancio alla economia italiana, approvando a volte leggi che facevano allontanare l'economia dal nostro paese.
Signori se non ve ne siete accorti qui tra poco se non ci svegliamo tutti andremo alla deriva e la barca ITALIA affonderà.
Per cui datevi una mossa perchè il paese ha bisogno di risposte e di fatti non di parole ad effetto e proclami.
Notizia di pochi giorni fa che al rientro dalle vacanze si saranno persi circa 67.000 posti di lavoro in tutta Italia.
Ma quando vi sveglierete "POLITICA" e noi quando ci sveglieremo dando il nostro contributo e capire che dobbiamo muoverci anche noi e non delegare soltanto?
Spero che questa esperienza ,per noi amara, ci abbia insegnato qualcosa e che lasci un segno in tutti noi.
Se stiamo lottando per il futuro dei nostri figli, allora cerchiamo di non lasciargli un futuro di "MERDA".

Giacinto Magliocchi, operaio OM Bari-Modugno