mercoledì 23 maggio 2012

SU LA TESTA! di Gianni Lannes: IL GOVERNO USA E’ RESPONSABILE DEL TERREMOTO IN E...

SU LA TESTA! di Gianni Lannes: IL GOVERNO USA E’ RESPONSABILE DEL TERREMOTO IN E...: di Gianni Lannes Violentano il pianeta Terra nell’indifferenza generale. Un’arma elettromagnetica a stelle e strisce - tecnologicamen...

La mia Personalissima Sfida


Di Monia Benini

Me lo riprometto da due giorni, da quando la notte è stata squarciata dal terremoto. Mentre faccio ancora i conti con la mia paura e con il bisogno di ritornare alla normalità, ho pensato di scrivere una nota molto personale.

Notte inquieta. Mi addormento presto, ma alle 23 e 15 mi sveglio, agitata. Faccio su e giù dal letto continuamente, non c’è posizione adatta che possa conciliare il sonno. La giornata è trascorsa serena e proprio non capisco la mia inquietudine. Vado a vedere mio figlio nel suo lettino e gli sistemo le coperte. Mi rassegno e verso le 3 e 40 guardo la radio sveglia per l’ultima volta: finalmente riesco a dormire.

Arriva come il tuono. Un fulmine che si schianta a pochi metri da me. E’ come un treno nella camera da letto. Apro gli occhi mentre comincio ad essere sobbalzata verso l’alto: un pesantissimo armadio di legno massiccio davanti a me sta oscillando paurosamente, mentre il boato cupo diventa frastuono. Mio marito si sveglia una frazione di secondo dopo di me e mi chiede: “Cos’è?”. Mentre un flash mi attraversa la mente “Impossibile qui!”, urlo “E’ il terremoto! Scappiamo! Vai da Ricky!!!” Mi puntello con mani e gomiti sul letto e cerco di correre in stanza del bambino, ma il terremoto mi sbatte da una parte all’altra. Arrivo in cameretta quasi a carponi. Mio marito è sopra di lui: vuole proteggerlo dalla caduta degli oggetti che fuoriescono dagli armadi che la furia del terremoto apre e sbatte violentemente.

Si tratta di pochi secondi, in tutto; una sequenza temporale di una rapidità indescrivibile. E’ istantanea, ma il ricordo dilata il tempo). Io urlo “Fuori! Via, fuori da qui!”, prendo in braccio mio figlio strappandolo dal lettino insieme alle lenzuola e alle coperte e comincio a correre. Attraverso il soggiorno, senza mai guardare indietro: cadono le suppellettili, ci sono rumori di vetri che vanno in frantumi, quadri che sbattono, mentre la furia del terremoto continua a squassare le pareti, il pavimento, il palazzo intero. Due piani di scale per farcela, per sopravvivere. Sì quello è il pensiero in quel momento: “dobbiamo salvarci. Qui vien giù tutto”. Stringo mio figlio e sento che lui è sveglio e si tiene aggrappato a me. Trovo il fiato di dirgli “Coraggio amore. Ce la facciamo. Stiamo arrivando fuori, ormai ci siamo!”. Non ho più fiato, il terrore mi toglie la voce. Il terremoto mi sbatte da una parte all’altra, ma continuo a correre. Non vedo i gradini. C’è la luce accesa, ma le coperte mi tolgono la visibilità. Non so come, ma arrivo al piano terra. Poco prima di toccare il pavimento, il frastuono e la violenza del terremoto si spengono. Ci sono solo urla intorno: sono la prima a uscire, con la mia vicina del piano terra. Ho volato. Non so ancora come ci sono riuscita, come ho fatto a non cadere. Stringo Riccardo a me e lo bacio. Siamo vivi.

Arrivata fuori mi rendo conto di come sono messa: ho addosso solo la maglia del pigiama e le mutande e sono scalza. Ho camminato sul marciapiede e sull’erba e non avevo realizzato. Prendo una delle lenzuola che ho strappato dal lettino insieme a mio figlio e me la metto intorno. Non sento freddo. Il cuore batte così forte che sembra uscire da un momento all’altro dal petto; mi manca il fiato; la paura mi stritola la gola. Mio figlio trema così forte che sembra avere delle convulsioni: “Hai freddo?”  “No, mamma. Ho paura.” Lo abbraccio forte e lo rincuoro. Arrivano gli altri inquilini: i volti sono sconvolti e sono maschere di terrore. Non ci sono parole. Arriva anche mio marito: ha preso con sé il telefono, per chiamare i nostri parenti e amici. Entrambi abbiamo lo stesso pensiero: “con una scossa così forte, chissà quante case sono andate giù”.

Eppure il nostro palazzo è qui davanti ai nostri occhi: “ho seguito la costruzione, ed è antisismico”, ci rassicura mio marito. Telefono ai miei genitori; abitano a 25 km chilometri da me. Sono spaventati a morte, ma stanno bene. Chiamo Max a Genova: sento subito che è preoccupatissimo. Mi lascio andare: “… è stato come all’Aquila. Qui da noi. Sarà andato giù di tutto. Chissà com’è in centro!”. Mx comprende la gravità e si dispera: è collegato con Barbara e condivide subito le informazioni. “Nando non risponde. Il suo telefono suona, ma lui non risponde”. Ci prende l’angoscia: ora siamo in tre a tentare di chiamarlo, ma non ci risponde. Inoltre, pensando di dover restare fuori a lungo, mi rendo conto che ci serve qualcosa da mangiare, da  bere e da coprirci. Mi faccio coraggio e salgo in casa, turnandomi con mio marito. E’ mostruoso rientrare nell’appartamento, anche se è una toccata e fuga. Prendo coperte, vestiti, cracker, biscotti, acqua e succhi e prendo al volo il computer che è vicino alla porta. E corro di nuovo giù, velocissima.

Con mio marito e mio figlio prendiamo l’auto: Nando abita a un paio di chilometri da me. Lo troviamo nel parco di fianco a casa sua, insieme a tutti i suoi inquilini. Nella parete laterale del palazzo si è aperta una vistosissima crepa, trasversale. Sta bene, ma come noi è scioccato: “Ho pensato che stavo morendo”. Siamo tutti increduli, con la paura che trasuda dalla nostra pelle. Ma siamo vivi.

Avverto Max: siamo in salvo tutti. Non ce la sentiamo di salire nelle nostre case: passiamo un po’ di tempo accanto al parco, poi torno verso casa mia. Sono ancora tutti fuori: la protezione civile avrebbe inviato dei messaggi dicendo di non entrare in casa perché verso le 7 si attende una nuova scossa. Sembra un po’ strana questa cosa (la protezione civile avrebbe i numeri di cellulare di alcuni di noi e saprebbe con certezza a che ora arriva una nuova scossa?) e decidiamo di salire in casa per pochi minuti: il tempo di fare le valigie. Pochi vestiti, alcuni giochi e peluches per ricky, cuscini, piumoni, giubboni, acqua, cibo, carica batteria per il telefono. E poi giù di nuovo di corsa, insieme agli altri vicini. Pochi minuti dopo arriva Nando in auto: ha portato un pallone e i bambini del palazzo possono distrarsi giocando insieme. Li vediamo correre rincorrendo il pallone e guardiamo la vita andare avanti.
Ora la cosa più difficile per me è smorzare il ricordo della violenza del terremoto e vincere la paura che mi è entrata dentro e che ancora mi impedisce di dormire, nonostante – dopo una prima notte passata integralmente in auto – ieri sia rientrata in casa, nel mio letto. Mio figlio ha dormito accanto a me. Vicino alla porta una coperta e uno zaino con dei viveri. Il telefono dentro alla borsa sul comodino. Vestita, come è vestito anche il mio bambino, che sconfigge il suo terrore e si addormenta. Lo guardo per tutta la notte, in allarme a ogni piccolo dondolio del letto (sono arrivate piccole scosse), pronta a scattare fuori. Oggi sono distrutta. Sfinita. Stremata non solo per la stanchezza, ma anche per questo nuovo nemico, la paura, fatta del frastuono, del boato cupo che è entrato dentro e che continua a rimbombarmi nelle orecchie, del ricordo della violenza del terremoto che scorre davanti agli occhi ogni volta che li chiudo.

Questa è la mia sfida adesso: affievolire la dirompenza del ricordo, rassegnarmi all’impotenza di fronte a un evento tanto traumatico, tornare alla normalità, sapendo che nulla comunque sarà come prima. Le emozioni, le sensazioni ora sono tutte amplificate: quelle negative, ma anche quelle positive. Stavo per mettermi a piangere quando l’altra notte, mio figlio, che non ha ancora 6 anni, dormendo in braccio a me in auto, si svegliava abbracciandomi e dandomi tanti bacetti, oppure quando ieri sera mi ha stretta dicendomi “Ieri notte, mamma, mi hai salvato.”

In questa nuova linfa per questa mia vita che si è rinnovata, per la mia esistenza che ha un nuovo senso, per il futuro e la serenità di mio figlio e per l’importanza e l’urgenza delle battaglie in sospeso: devo sconfiggere le mie paure e impegnarmi nel nuovo tempo che mi è stato donato, per le cose davvero importanti e fondamentali, per le persone che amo, per la mia città ferita e per i comuni vicini che soffrono e piangono lutti. Per questo paese, mortificato e strangolato da chi si è immolato al dio denaro e non conosce il valore della vita e la pienezza di un’esistenza vissuta per il bene della gente. Vincerò la mia paura.

domenica 20 maggio 2012

ATTENTATO AL FUTURO



Il movimento politico di liberazione Per il Bene Comune-Puglia esprime il suo profondo cordoglio per le vittime dell’attentato occorso alla scuola professionale femminile dedicata a“'Francesca  Laura Morvillo Falcone”, di Brindisi.
Il vile assassinio, volutamente organizzato per uccidere e provocare una strage, considerando l’ allocazione dell’ordigno e il timer che per fortuna si è inceppato evitando conseguenze ben più gravi, crea sgomento e paura; ancora non è chiara la matrice, a suffragare l’ ipotesi mafiosa è la recrudescenza della minaccia della criminalità ipotesi poco credibile che,se si dovesse dimostrare esatta, ci proietterebbe la rappresentazione di una svolta della strategia criminale mafiosa, poiché sarebbe il primo caso  di ritorsione contro un’ istituzione scolastica con la chiara volontà di uccidere studenti.


In queste ore si stanno rincorrendo  varie interpretazioni, tra cui la ciclica pista anarchico-insurrezionalista, che compare puntualmente quando  gli scenari sociali si mostrano inquietanti  e poco definibili, mentre  timidamente  si sta anche affacciando quella dell’estrema destra e del terrorismo internazionale, un chiaro tentativo di riproposizionare  quadri ideologici dietro i quali nascondere le vere responsabilità di questo omicidio particolarmente efferato.

Fermo restando la condanna aprioristica contro ogni forma di associazione e di terrorismo, qualunque sia la natura del delitto di Brindisi non va sottovalutato come, in  questo clima di forte destabilizzazione e dissolvimento della credibilità dei sub-poteri, l’empietà di questo attentato al futuro apra scenari  inquietanti che, accompagnati da strategia  di panico mediatico e il salmodiare buonista profuso a piene mani dai nostri rappresentanti istituzionali che nello stesso tempo ci attenzionano dal pericolo terrore, potranno legittimare l’ avvio di uno stato repressivo di polizia, accettato da milioni di persone che, colpiti dall’onda emotiva e dalla paura , verranno ricondotte  all’interno di sistemi intellettuali preconfezionati e controllate  dalla falsa dissidenza addomesticata.

giovedì 17 maggio 2012

SU LA TESTA! di Gianni Lannes: FORZE ARMATE: SPESE FOLLI

SU LA TESTA! di Gianni Lannes: FORZE ARMATE: SPESE FOLLI: di Gianni Lannes L’Italia già in guerra dalla metà degli anni ’90 per smembrare e distruggere la Jugoslavia (grazie anche a Prodi , ...

martedì 15 maggio 2012

Le professoresse PON PON


Non me ne vogliano i signori colleghi uomini , ma mi sembrava più
calzante utilizzare il genere femminile per titolare questo mio
ennesimo sfogo declinato sull’effimero ruolo che oggi svolge il
settore della formazione e dell’”Istruzione(!); nel reale nulla ci
differenzia , soprattutto siamo così simili  nella nostra vocazione
corale  alla servile sudditanza ideologica dell accettazione della
imperante scuola-progettificio con la giungla  di bandi e Fondi
strutturali europei , meglio noti come PON Le poche menti libere
provano a opporre una tenue resistenza  ma sono oscurate,come ormai è
consuetudine nel nostro civile mondo, mentre la stragrande  di noi  si
assoggetta alla liturgia dei PON e alla loro moltiplicazione, non
certo per rispondere ai bisogni formativi, sociali e culturali degli
studenti, ma per obbedire solo ad una logica affaristica, sperpero di
denaro per offrire il gioco pomeridiano del piccolo danzatore di balli
rituali di antiche comunità svizzere , o per emulare le imprese archeo
– fantasiose di Indiana Jones, oppure preparare  allo studio del
latino in 30 ore .

Siamo noi docenti il vero flagello della scuola italiana privati
della professionalità, stretti dallo stato di insoddisfazione,
demotivazione e avvilimento, una categoria di lavoratori abbandonata a
se stessa che recita una commedia priva di spettatori. Siamo stati,
negli anni passati,  responsabili  dell’opinione superficiale e
mutevole della grande massa dei cittadini sulle complesse funzioni di
governo e della politica, siamo stati strumenti  di condizionamento
mentale di quella antica pratica che assegna il ruolo politico a chi
meglio sa cogliere e mitigare gli umori della gente , ruoli dai quali
siamo stati estromessi poichè molto meglio e con maggiore minuziosità
lo svolgono  i  media e i più accreditati detentori dell’alta
formazione universit – aria fritta, ospiti fissi del circo
mediaticoAttualmente al  corpo docente svuotato della propria funzione
educativa e formativa non resta, nel prossimo immediato futuro,  che
fungere da  manovalanza, tramutare le proprie componenti in operatori
e assistenti di una scuola informatizzata che diffonde “saperi”
strutturati e incanalati in percorsi funzionali al sistema, puniti
perchè gli insegnanti hanno mostrato  «un'insufficiente comprensione
della realtà economica, degli affari e della nozione di profitto», in
particolare i professori di scienze cosi dette umane concentrati com’
erano a perdersi tra gli inutili  sproloqui dei vari Dante, Leopardi o
Montale o peggio ancora nei labirintici circuiti del pensiero
filosofico, carta straccia, perdita di tempo, l a conclusione che si
impone è quella che  industrie e istituti scolastici e universitari
devono lavorare «congiuntamente per lo sviluppo di programmi di
insegnamento», in particolare con il ricorso al «teleapprendimento»,
al «teleinsegnamento» e alla messa a punto di «Software didattici»
(per l'apprendimento attraverso il computer). ). "L'insegnamento a
distanza (...),è particolarmente utile (...) per assicurare un
insegnamento e una formazione redditizi (...). Un insegnamento di
elevata qualità può essere così concepito e prodotto in una sede
centrale, per essere quindi diffuso ai livelli locali, con la
possibilità di fruire di economie di scala (indicazioni  della
Commissione Europea Il 7 marzo 1990)

 La scuola del futuro, dopo aver eliminato o ridotto al minimo ogni
forma di umanità ormai inessenziale, sarà uno schermo e tante
postazioni e qualcuno che sorvegli che le giovani menti vengano
insaccate di contenuti virtuali prestabiliti e preconfezionati,
bloccando ogni  minimo accenno di pensiero critico e creativo; gli
insegnanti residuali si occuperanno della popolazione "non
redditizia", per intenderci  le scuole di periferia nei sobborghi
delle grandi città e nel sud, mentre ai migliori servi, trasformati in
collaborazionisti, verrà concessa la direzione di una mega suola
pollaio che elargirà ai propri vassalli la soddisfazione del ruoletto
di tutor o esperto esterno per racimolare (se gli va bene) qualche
soldino, immediatamente prosciugato dalle trattenute e dalla crisi
imperante. Questa è l’evoluzione  della scuola dell’autonomia
preconizzata dal ex-ministro Berlinguer ,il distruttore,  la
cosiddetta scuola democratica che mescola l’autoritarismo dei presidi
alle tessere sindacali più rappresentative, che svia il concetto di
serietà e merito,contrabbandandolo come derivazione fascio-destrosca,
sostituendolo  con il facilismo buonista di sinistra  deleterio e
distruttivo , legittimando di fatto la classificazione di scuole
d’elite o diplomifici , di solito scuole di periferia e scuole
private,  distorcendo  il messaggio di Don Milani che per gli ultimi
sognava una scuola seria e per tutti, facendolo diventare l’emblema
del cattocomunismo italiano e del suo populismo irrefrenabileSenza che
ce ne accorgessimo siamo giunti tramite  il processo di
democratizzazione  e di smantellamento della Riforma Gentile,
altamente meritocratica, ad  una scuola ridicolarmente  classista che
ci propinano come seria e meritocratica attraverso il “controllo”
dell’ente non meglio identificato OCSE e delle prove INVALSI, che
oltre ad essere pericolosamente invasive sono grottesche e poco
scientificamente  credibili , a cosa servono quindi? Semplicemente
sono il “giusto” strumento di ristrutturazione della scuola, messa
definitivamente sotto ricatto poiché legherà alla valutazione il
sistema di finanziamento alle scuole pubbliche , statali e private,
nel senso che per poter accedere e non venire soppresse  i saperi
diffusi nei vari istituti attraverso le farse dei curricula dovranno
rispondere ai criteri  dell'apprendimento aperto e a distanza  per
rimanere competitivi sul mercato globale “L'istruzione deve essere
considerata come un servizio reso (...) al mondo economico. (...) I
governi nazionali dovrebbero vedere l'istruzione come un processo
esteso dalla culla fino alla tomba (...). Istruzione significa
apprendere, non ricevere un insegnamento (...) Non abbiamo tempo da
perdere". (Bruxelles 26 maggio 1994 , in occasione del G7 da una
relazione della ERT).

 Purtroppo le mie non sono proiezioni , i modelli americani in cui
pochi godono di un sistema scolastico e sanitario eccellente, mentre i
ceti popolari sono costretti a mandare i figli nelle scuole pubbliche
rottamate, a curarsi negli ospedali pubblici depauperati, sono già
sono una realtà. Prepariamoci , quindi, a godere sicuramente di una
scuola di massa, composta da individui trasformati in clientes, buoni
ad essere forza lavoro e consumatori secondo il modello
dell’efficienza della scuola   ai fini del mercato, una scuola sempre
più povera di risorse e di contenuti, la scuola del fare ancora più
americaneggiante di come impostata dai vari governi degli ultimi venti
anni, buona a sfornare tecnici e operai in cui prevalgono  test e
tasti,che restringono la complessità del sapere a veri e propri quiz,
con meno cultura e con sempre più strumenti informatici , LIM, che
vanno a sostituire libri, gessetti e lavagne che, col latino e il
greco,vanno lasciate solo alle scuole d’elite, meglio se private, dove
fanno ressa i figli della classe dirigente.  Riappare, violentemente e
nel settore che più di ogni altro dovrebbe garantire pari opportunità
e uguaglianza,  la vecchia storia del  genere umano diviso in oppressi
e oppressori che non si è dileguata con la modernità e la
globalizzazione ; lo schiavismo, la colonizzazione,le guerre ancora
caratterizzano il nostro tempo anche  in forme diverse e
mistificatrici,ma non per questo meno atroci; ma ora siamo arrivati al
punto più basso con la vergognosa  negazione dei diritti dei più
deboli , i diversamente abili sia con l’aumento del numero massimo di
bambini nelle classi frequentate da alunni con disabilità, che con la
riduzione di ore degli insegnati di sostegno annullando per una
miseria il processo di integrazione scolastica .

La pseudo-riforma Gelmini, approvata e sostenuta dall’attuale ministro
Profumo,  con il suo retroterra di norme e accordi che hanno
accomunato i vari governi, nella sua legalità induce  a delinquere se
consideriamo il principio secondo cui far retrocedere dei cittadini
dalla priorità acquisita alla sua negazione significa cancellare i
diritti acquisiti significa negare il diritto sancito dalla
Costituzione e uno Stato che contraddice se stesso è un crimine

adele dentice

martedì 8 maggio 2012

E ARRIVARONO LE CAVALLETTE

Da giorni il circo televisivo e giornalistico ripete che Grillo è l'antipolitica e Grillo è populista. Di conseguenza diverse persone - in quanto legate ancora alle tifoserie del centrodestra, e soprattutto del centrosinistra - ripetono migliaia di volte al giorno che Grillo è populista e che Grillo è l'antipolitica. Se a ciascuno venisse chiesto di spiegare il significato di questi termini, si accorgerebbe almeno in parte di averli utilizzati in base a un "senso comune" che è interamente frutto del martellamento dei mass-media, i quali ci portano sempre a ragionare secondo schemi logici distorti.

Con "antipolitica" si intende oggi definire tutto ciò che si contrappone alla politica ufficiale, all'attuale teatrino istituzionale-partitico con i suoi riti-farsa (che poi sarebbe in teoria la vera anti-politica, nel senso di ostacolo all'agire umano che fa l'interesse della comunità). Ed appena qualcuno si proclama contro i partiti e gli schieramenti (affermando che sono oramai tutti uguali - sacrosanta verità) viene saccentemente accusato da certi “impegnati”, a prescindere dalla sua proposta programmatica, di antipolitica, cioè di essere qualunquista, reazionario e addirittura una "minaccia per la democrazia" (dando a intendere che il sistema liberaldemocratico in cui viviamo sia invece "democratico").
Con il termine "populista" viene definito qualsiasi leader o partito che si rivolga ai ceti sociali bassi e mediobassi della popolazione mediante un linguaggio semplice ed immediatamente comprensibile. Cosa che quindi sarebbe in se e per se positiva, soprattutto in un contesto di totale distacco fra politica al potere e gente comune disillusa. Come il nostro, in cui domina il "politicamente corretto", fatto di discorsi incomprensibili in politichese, di slogan conditi di parole astratte (democrazia, giustizia, eguaglianza, libertà), di antagonismi puramente di facciata riprodotti dalla televisione.

Nel caso specifico, quindi, impostare una critica del “grillismo” sulla base dell’”antipolitica” e del “populismo” è decisamente fuorviante. Il vero problema sta nei suoi fini reali e nella visione complessiva della realtà che esso propone. Come mai molti dei suoi detrattori - quelli interni al teatrino, specialmente i tifosi “di sinistra” - non lo attaccano su questi punti?
Perché la loro visione di fondo e i loro obiettivi sono proprio gli stessi di Beppe Grillo. Il grillismo è nato come versione “movimentista” e urlata dell’antiberlusconismo, la cultura politica dello schieramento del centrosinistra e dei suoi apparati di fiancheggiamento mediatico e culturale; quella forma mentis che ha distratto e rimbambito milioni di italiani con l’avversione per un ridicolo imprenditore milionario trovatosi a fare il primo ministro, mentre i suoi rivali politici nel frattempo portavano avanti un progetto criminale di smantellamento del welfare e di svendita dell’Italia ai potentati finanziari internazionali. I soliti “indignati”, dai moderati agli estremisti, non possono perciò muovere una critica a tutto tondo al grillismo, visto che con esso hanno molto in comune, ma invece si agitano scandalizzati dall’allarme giornalistico e televisivo sul “vento d’antipolitica”, che in realtà sta rendendo il leader del 5 stelle simpatico a tutti, facendogli una buona pubblicità. Quella cosa senza la quale adesso nessun panettiere, o pensionato, o giornalaia sarebbe tornato a parlare del sig. Beppe Grillo e tantomeno del suo “movimento di protesta”. Per la cronaca, anche nei servizi del Tg3 e nei programmi in stile Servizio Pubblico Grillo ha avuto i suoi bravi minuti di visibilità assicurati.

In termini di bacino elettorale - esclusi i militanti osservanti, spesso provenienti dal “popolo di sinistra” - Grillo può piacere a quegli italiani che hanno da sempre due nemici principali. Da un lato, Berlusconi  e il "berlusconismo". Dall’altro, specialmente adesso che il “fattore B.” è in declino, la casta partitocratica. Queste persone sono ossessionate dalla corruzione e dai privilegi bipartisan della classe dirigente maneggiona, e perciò hanno bisogno di seguire un capo che "gliele canti” ai politici con villa abusiva, auto blu e vitalizio da nababbo. Dopo averlo cercato senza successo fra gli esponenti di centrosinistra (sono rimasti delusi anche da Di Pietro, precursore diretto del 5 Stelle) lo hanno trovato invece in Grillo, il cui solo obiettivo davvero certo è quello di “mandare a casa” i furbacchioni condannati, indagati, o eccessivamente stipendiati.
Tutto questo non c’entra nulla con un movimento anti-sistema. Infinitamente più della casta politica ci danneggiano le oligarchie finanziarie, bancarie ed industriali, che stanno togliendo al popolo italiano la sua sovranità e che sono poi i mandanti degli stessi politici. Il malessere anti-casta è l'arma di distrazione di massa con cui queste oligarchie impediscono ai cittadini di rendersene conto, e difatti (casomai non ce ne fossimo accorti!) il taglio alla casta oggi è una priorità per Confindustria e per i portavoce dei mercati finanziari, tema al centro dell’attenzione massmediatica ed editoriale, ed oggetto di iniziative sterili e ridondanti (il moltiplicarsi di petizioni per il taglio di stipendi e sprechi, rivolte in forma di patetici appelli a Monti perché ci ascolti!). Il grillismo fomenta appunto questo sdegno anticasta, e rappresenta quindi una tanica di benzina sull’incendio dell’inganno collettivo congeniale ai poteri forti.

Si dirà che Grillo ora sta criticando qua e là la finanza e le banche. Però ha iniziato a farlo solo poco tempo fa, per l'esattezza nei mesi in cui erano evidenti i segnali di un’imminente uscita di scena del "nano" di Arcore, che quindi non avrebbe potuto più fare da spauracchio agitabile in ogni occasione con l'incombere delle ricadute della crisi finanziaria sui cittadini. Mentre un piccolo ma nutrito manipolo di studiosi, movimenti e tendenze teorico-politiche sviluppava un vero pensiero critico del sistema e anticipava il grosso dei mutamenti nazionali e internazionali che sarebbero avvenuti, per Beppe Grillo le cause dei mali dell'Italia erano ancora gli inquisiti e condannati in parlamento ed il Cavaliere, con i suoi scherani analfabeti e ladroni, insieme a un centro-sinistra "influenzato dal berlusconismo" e "troppo moderato" per cancellare leggi-vergogna e conflitto d'interessi. Questo è sempre stato il nucleo centrale della visione grillina, le cui restanti posizioni sono solo posticce e sempre assunte tardivamente. Come mai? Ma per adeguarsi all'attualità giornalistica e alle polemiche quotidiane, e anteporsi senza ritegno a personalità e movimenti che non hanno la sua stessa visibilità, ma sono molto più coerenti e lungimiranti di lui.
Grillo è una banderuola al vento, e mantiene spesso il piede in due scarpe. Va ricordato come alle scorse amministrative non prese mai provvedimenti contro i suoi rappresentanti locali che spingevano a votare per il centrosinistra nei vari ballottaggi, facendosi lui stesso sfuggire più volte fugaci apprezzamenti al candidato di turno (Emiliano, Vendola, De Magistris…) salvo poi dire di essere stato frainteso.
Va ricordato che il leader 5 Stelle, mentre tira frecciatine alle banche, contemporanemente auspica il maledetto risanamento del debito pubblico che è diventato la spada di Damocle sulle teste dei cittadini; e ultimamente parla di un referendum per uscire dall'euro, quando fino a ieri snobbava completamente la questione monetaria .
Ma il giravolta più recente e più grave di Beppe Grillo è stato quello sul governo tecnico: prima lo ha invocato (con Berlusconi ancora in carica) come soluzione per risanare il debito; poi, arrivato Monti, ha riposto fiducia in lui per il "compito ingrato" che avrebbe dovuto svolgere (sempre sanare il debito); infine, dopo alcuni mesi, si è scagliato contro di lui rientrando nelle vesti del duro e puro.

Del resto, l’ex-comico si era candidato a segretario del partito neoliberista, privatizzatore e filoamericano per eccellenza, cioè il PD (2009), una mossa che passò come una semplice provocazione, come se non si fosse mandato in realtà un segnale di legittimazione rivolto al centrosinistra e alla sua forza principale, fra l’altro assecondando il luogo comune cretino per cui gli ignavi del “popolo di sinistra”, i buoni, hanno ancora bisogno di una vera guida che intervenga in loro soccorso a salvarli dai vecchi rappresentanti dirigenti, i cattivi, perché troppo morbidi con il nano.

Ciliegina sulla torta, l’assenza di un orientamento sulle questioni internazionali (si vedano ad es. i suoi post sulla guerra contro la Libia - non si capisce mai da che parte sta) e la visione d’impianto neoliberista in campo economico (nel suo programma figurano moneta elettronica obbligatoria e abolizione del valore legale del titolo di studio), condita da una critica moralista degli “eccessi” della finanza e dal refrain “facciamo come l’America”, dove “la giustizia funziona”.

Dato che le sue basi sono queste, si intuisce che il grillismo ha la funzione di mero parafulmine elettorale del malcontento che sta crescendo fra le persone comuni, per impedire che possa dare vita a un fronte di protesta contro governo dei mercati, UE e grande finanza. Il guaio è che già da ora sta intercettando consensi fra gli astensionisti e i delusi dalla Lega, sola forza parlamentare rimasta in opposizione a Monti e guardacaso colpita da uno scandalo mediatico-giudiziario per screditarla presso le categorie sottomesse che l’hanno da tempo sostenuta (operai, pensionati, piccoli imprenditori e commercianti). Del resto, si può ben immaginare che i voti conquistati vengano regalati, in un secondo momento, al centrosinistra. E c'è da aspettarsi che con l'exploit del leader genovese migliaia di trombati, finti agitatori, voltagabbana e opportunisti di ogni parte d’Italia si scoprano improvvisamente "movimentisti", e vadano a ingrossare le fila delle liste grilline sperando in una poltrona da consigliere. 

In conclusione: siamo di fronte a un autentico movimento di protesta, che magari possa trasformarsi in una forza di liberazione del paese dalla globalizzazione finanziaria e dal dominio USA? Assolutamente NO, ed ora è tempo di smascherare seriamente l’ambiguità di questo ennesimo fenomeno funzionale al sistema. Finora ci si è limitati a citare il legame di Grillo con il gruppo mediatico-finanziario-multinazionale della Casaleggio, ma questo aspetto non dimostra da solo la disonestà del personaggio - anche perché i cinquestellati minimizzano in vari modi, affermando che lui è un comico e non vuol'essere un leader, che è un semplice “ispiratore” dei meetup e dei gruppi locali, in ogni caso autonomi da lui, e così via.
Adesso che bisogna far capire alla maggioranza degli italiani, ancora inferocita con i politici e i loro privilegi, quali sono i veri responsabili della situazione attuale, la menzogna anticasta e antiberlusconiana del grillismo costituisce un enorme incentivo alla menzogna, che rovina tutto il lavoro portato avanti dai veri critici del sistema per smuovere le coscienze dei cittadini ignari. È questa mistificazione che dobbiamo denunciare e combattere.

ANDREA RUSSO

La rinascita del polpo


Tenta la rinascita dopo la brutta caduta sul pesce di Natale il sindaco di Bari , la ritenta sfruttando il dissenso popolare rispetto all’IMU, che la sua area di riferimento il PD in Parlamento ha stravotato e condiviso insieme al blocco ai tagli delle pensioni d’oro; un’ennesima vessazione ai danni dei cittadini le cui responsabilità con le solite retoriche acrobazie si cerca di far ricadere sul governo precedente, ritenuto  unica causa del disastro attuale. Nella città di Bari Emiliano, di sinistra e fedele al copione nazionale pro-Monti,   attacca direttamente la controparte politica che nella recita della massima assise comunale si oppone all’IMU,  ben sapendo che i numeri per strangolare la povera gente ci sono tutti anche se l’oro si asterranno.
A questa “opposizione”  Emiliano risponde: “Invece di trincerarsi dietro la polemica, dovrebbero tenere bene a mente i richiami del presidente del Consiglio sulla vicenda dell’Ici e dire ai cittadini che l’introduzione dell’Imu è stata voluta e attuata dal Governo Berlusconi e dalla Lega, avendo l’attuale Governo disposto l’anticipazione in via sperimentale dell’imposta, la cui entrata in vigore era stabilita per il 2014” e conclude “"Il Comune di Bari ha un equilibrio finanziario che ci ha consentito di rispettare il Patto di stabilità, ma è difficile quadrare i conti”, mentre l’assessore al Bilancio Giannini , se mestamente ripropone lo slogan nazionale dei “Sacrifici inevitabili” dal’altro chiarisce che "Quello che arriva adesso è un ulteriore taglio di 1,4 miliardi da distribuire tra tutti i comuni che per Bari corrisponde a 9 milioni di euro. Se lo Stato ha circa 1900 miliardi euro di debito, il Comune di Bari non ha alcun debito e non avrebbe bisogno di aumentare la pressione fiscale Le aliquote del Comune di Bari sono le più basse d'Italia sia per quanto riguarda l'Irpef (0,5) si per quanto riguarda l'ex ICI (4,25 x 1000), sia perché il Comune non ha applicato alcuna accisa sull'energia elettrica, pur potendo - conclude Giannini - Applicare il 2 per mille come proposto dal centrodestra significa avere a disposizione 17 milioni in meno per il Comune di Bari. Considerando che tra entrate e uscite ci sarà un disavanzo di circa 51 milioni, è necessario ragionare su queste cifre per fare un bilancio più equo possibile. Chi più ha, più deve pagare". Ma davvero con l’IMU chi più ha, più deve pagare? Sarebbe sorprendente , ma  approfondendo  la fumosa e ingarbugliata vicenda IMU  sembra leggere alcune contraddizioni;  fermo restando che il dovere di ogni italiano è di pagare le tasse, è anche suo diritto difendersi  dalle vessazioni  di una pressione fiscale  che non si limita più a togliere il superfluo o una parte di esso, ma erode e intacca anche il minimo necessario per vivere. 

Il sindaco Emiliano, invece di  emulare furbescamente le accuse che Monti ha rivolto a Berlusconi avrebbe dovuto ricorrere alla memoria e ricordarsi che  L’ICI nacque, come imposta straordinaria sugli immobili (ISI), con il governo Amato e sarebbe dovuta conseguentemente scomparire, una volta raggiunto l’obiettivo per il quale era stata imposta, invece si trasformò in ICI, che l’ultimo Governo Prodi tagliò  del 40%, e Berlusconi dopo  le elezioni del 2008 con il DL 93/2008 eliminò del tutto sulla prima casa mentre rimase in vigore sulle seconde case (che costituiscono effettivamente una ricchezza patrimoniale) e quelle di un certo valore (ville, castelli ecc.) con un costo per le casse dello Stato di 3 miliardi di euro ben lontano dai  favoleggiati 21,4 miliardi , che vuole racimolare Monti lì dove è più facile prelevarli, solo per pagare la  metà degli interessi sul debito maturato  nel corso del 2012 e non certo per migliorare il welfare,per via del fatto che metà del gettito dell'Imu finirà allo Stato (esclusi solo gli incassi da prime case e fabbricati rurali strumentali)L’IMU è iniqua , scelleratamente  crudele e classista  , colpisce in modo inversamente proporzionale  i proprietari di immobili, rovinando i ceti più poveri e umili della nostra società quelli che hanno come unico patrimonio una casa costruita dopo anni di lavoro e sacrifici.  Dopo essere  stata accettata dalla gente con la somministrazione  ingannevole di informazioni deformate che da un lato convincono l’opinione pubblica sulla necessità dei sacrifici per il risanamento fiscale , dall’altra utilizzano la pratica  del ricatto  fiscale praticata  dagli usurai di sistema, Equitalia, Agenzia delle entrate, spuntano senza eccessiva enfatizzazione dei media, le esenzioni per i soliti privilegiati, come le banche, la chiesa (comprese le attivita' commerciali della chiesa come hotel, case dello studente ecc...),associazioni Onlus e ONG,  sindacati, sedi di partiti politici e c’è  chi presenta emendamenti, sostenendo che i grandi costruttori proprietari di  decine palazzi vuoti, non dovranno pagare l'Imu «In un momento in cui l'edilizia è in crisi, l'Imu sulle case prodotte rappresenta solo un costo improprio da sostenere». Sarebbe un po' come se un'officina meccanica dovesse pagare una tassa sul ferro che compra da tenere in magazzino. «Le case invendute sono il nostro magazzino merci - - e lo Stato vuole tassarle come se fossero case vacanza. Capiamo lo stato di difficoltà del Governo, ma così non ci riprenderemo più».

Sarà poi interessante qui a Bari, la cui politica è da sempre condizionata dall’imprenditoria edilizia rosso-bruna, capire quale sarà l’atteggiamento dell’amministrazione e anche dell’opposizione, in merito alle grandi società edilizie che hanno costruito su oltre il 70% del territorio con n numero sconsideratamente alto di appartamenti sfitti. Possibile che  daranno seguito ai proclami demagogici e populisti difendendo i diritti negati del “popolo” e chi più ha più pagherà come declamato dall’assessore Giannini?Sicuramente i rappresentanti  della destra si opporranno , avendo essi un seguito elettorale soprattutto nel ceto medio (in specie piccolo-imprenditoriale), devono agitare la bandiera della diminuzione della pressione fiscale ma, senza doversi ritenere dei preveggenti, è facile intuire che  non saranno incisivi più di tanto non avendo i numeri necessari, per l’oro fortuna; la sinistra istituzionale, quella che va dal PD al Prc, passando per Idv e Sel  è invece per definizione a favore del  pagamento delle tasse, anche se con mal di pancia, perché ribellarsi è di destra e poi ostentare  zelo al capitalismo che conta e senso dello Stato, l’oro, è un ottimo lasciapassare per tornare al governo,

Infine , c’è la sinistra che non vuole pagare il debito ma mostra sudditanza alla sinistra fantoccia  del capitalismo senza esprimersi più di tanto in merito alle tasse, fedeli sino all’ultimo  alla logica del meno peggio aprendo, di fatto, la strada alla mobilitazione reazionaria

Al di fuori della frammentazione politica c’è il reale che sta diventando, sempre di più, quello della sopravvivenza quotidiana,dello scollamento sociale. E’utopia necessaria  in questa fase trovare il coraggio di superare i contrasti , certo oggettivi , tra il lavoro autonomo e quello dipendente , tra il ceto medio (ormai vaporizzato e proletarizzato) e i poveri sempre più poveri tra i precari e gli stabilizzati precarizzati , tra chi ha una sola casetta e chi non ha nemmeno un tetto dove potersi riparare, è fondamentale lasciare il comodo dissenso tasti eristico e unirsi per contrastare il disegno dittatoriale dell’ipercapitalismo che si nutre  della mummificata dicotomia destra-sinistra , una desta e una sinistra che andrebbero subito spazzate via.

Adele Dentice

IL 13 MAGGIO ORE 10 PRESSO L'ASSOCIAZIONE PIETRA SU
PIETRA STRADA INCURIA N.1 BARI ORE 10,30, CI SARA' IL PRIMO INCONTRO DI
AUTOFORMAZIONE POLITICA DEL POPOLO
 IL TEMA TRATTATO DOPO UNA PRIMA
ANALISI SUL RECENTE VOTO AMMINISTRATIVO , CON UNO SGUARDO ALL'EUROPA,
SARA'  LAVORO E DISOCCUPAZIONE

sabato 5 maggio 2012

Il sistema banche e le promesse mancate della politica distruggono il sogno del Kursaal


Il sistema banche e le promesse mancate delle istituzioni distruggono il sogno del Kursaal
Il Movimento di Liberazione per il Bene Comune chiede alla politica quali possibili  spiegazioni convincenti possa dare in merito alla mancate risposte   sul futuro dei contenitori culturali della città, come mostra la morte annunciata di un ennesimo pezzo del volto storico di Bari  rappresentato da uno dei teatri più belli il Kursaal Santalucia un gioiello liberty del valore di 7 milioni di euro svenduto all’asta il 4 maggio 2012 per poco più di 2 milioni.Episodio questo  esemplificativo, nella migliore delle ipotesi, di una incapacità gestionale, al di là dei comunicati ridondanti di promesse, della amministrazione e delle istituzioni rispetto alla  questionedei teatri e in genere della cultura   Negli anni molte sono state le dichiarazioni pubbliche di aiuto e sostegno, ad iniziare dal lontano 22 novembre 2004 quando  negli indirizzi e linee programmatiche del2004 - 2009 proposte al Consiglio comunale dal sindaco Michele Emiliano  “ si prevedeva la riapertura del teatro del Petruzzelli  e del Kursaal e del Margherita “bisognerà aprire spazi a chi fa culturae arte , valorizzando il patrimonio culturale locale nella sua storicamolteplicità , valorizzando grandi complessi esistenti attraverso laregolare organizzazione in essi di iniziative culturali di primorilievo” . Anche  un anno fa  in occasione della rimozione della scala antincendio lo stesso sindaco proclamò “Piuttosto sarebbe opportuno chela Fondazione Petruzzelli, cioè la Regione Puglia, la Provincia diBari e il Comune di Bari, per conto del quale posso dare già la disponibilità, si impegnasse per acquistare la struttura e renderla un contenitore unico per la cultura della città”. Promesse che il Comune non ha mantenuto giustificato dal   patto di stabilità ,ma la volontà a mantenere in vita l’impianto fu palesemente espressa  dalla Regione Puglia che ne fece il contenitore de “La Case delle Musiche”nell’ambito del progetto Puglia Sounds e sembrava avesse aperto unospiraglio, che a quanto pare si è chiuso immediatamente lasciando adito, anche e in virtù di aste andate deserte, di svalutare il teatro e svendendolo  all’unico concorrente il cui nome rivelato  nei prossimi giorni
La sorte del Kursaal si lega inequivocabilmente  alla  morte di Antonio Buonpastore nel 2001 e all’eredità lasciata  alle sorelle Cinzia e Antonella Buonpastore  che si sobbarcarono anche i debiti maturati nel tempo, un miliardo e mezzo di vecchie lire cresciuti esponenzialmente a causa degli interessi bancari, per cui il teatro fu messo all’asta nel 2007 e ripartito in due lotti il primo venduto perun milione e 270 mila euro il secondo lotto , del valore di oltre 6milioni di euro, ora svenduto a una misteriosa società che non cimeraviglierà scoprire legata all’imprenditoria edilizia della città.
A demolire il teatro poi la grottesca vicenda della scala antincendio che aveva il torto di essere vicina ai balconi dello stabile nel quale abitava l'architetto Mirizzi all'epoca presidente dell'Ordine degliarchitetti della provincia di Bari. Dopo anni di battaglie giudiziarie l’architetto ha avuto la meglio e cosi lo scorso anno con grande dispiegamento di truppe antisommossa  il primo febbraio 2011 la scala fu abbattuta col risultato che, pochi giorni dopo, il Kursaal rimase privo dell'agibilità e fu condannato alla chiusura.Ora non ci resta che attendere e sperare che il nuovo proprietario abbia la sensibilità di non cafonizzare  questo magnifico edificiotrasformandolo in un supermercato di lusso o in un casinò d’avanguardia con annesso garage sotterraneo e porticciolo turistico antistante

venerdì 4 maggio 2012

Giuseppe Marcato:informazione negata forse perchè i più povreri sono un pericolo


l 25 aprile2012 sotto la sede Rai di Bari si è incatenato per protesta un uomo, di nome Marcato Giuseppe, nello spettacolo decadente che i media ci propinano quotidianamente  la sua provocazione  si rappresenta come un segno di umana civiltà ; la sua è una denuncia contro chi dovrebbe per funzione istituzionale e per etica professionale evitare che il decoro di una famiglia sia calpestato e umiliato, soprattutto se la città e la regione vantano il minor numero di poveri del Meridione, si dimentica però di rilevare che la povertà estrema è aumentata di quasi dieci punti  passando da un già di per se alto 21, 02 % ad 28,69% % in meno di un anno, mentre la percentuale in Italia e del 13,8%  .
Lo spazio mediatico , che di solito viene ampiamente destinato  a fiere paesane che promuovono mozzarelle o a costosi convegni  imbalsamati dalla retorica autoreferenziale di  esperti vaganti come mine, al signor Marcato Giuseppe viene negato; anzi da subito si percepisce una resistenza forzosa a prendere in esame il suo caso , le giustificazioni sono varie principalmente si fa riferimento alla mancanza di giornalisti tutti impegnati a seguire, dietro sventolio di bandiere , le auliche parole delle autorità  sulla Liberazione d’Italia  e la conquista dei diritti fondamentali di giustizia e solidarietà di cui la nostra bella regione si fa merito.
La verità è che  il signor Giuseppe viola le regole del l’oro buon vivere chiedendo senza piegare la schiena il diritto legittimo a vivere la sua povertà decorosamente , a non vedere la sua famiglia disperdersi e perdersi. Le sue lacrime quella calda mattina sembra non interessino più di tanto  la  direzione della Rai che tergiversa, rifiuta di dare rilievo alla notizia;forse perchè  i più povreri sono un pericolo e Giuseppe, dal luogo profondo della sua disperazione, non si limita a piagnucolare  sulla sua cattiva sorte, come ci si aspetterebbe che facesse, ma denuncia le false  promesse della classe politica e l’ipocrita indignazione dei rappresentanti istituzionali che si infastidiscono, quando l’attenzione pubblica impallidisce, delle sue “lamentele”, girano le spalle sostenendo che non è compito l’oro, che è inutile portare alla l’oro presenza questo caso, che non si può dare ascolto a tutti i morti di fame di Bari.
Per mesi Giuseppe è stato sballotto lato da un ufficio all’altro costretto a compilare moduli, a elemosinare un lavoro che non esiste, a vivere in attesa dei servizi sociali che ancora non sono andati a verificare le condizioni abitative in cui è costretto, a credere alle promesse di un alloggio e di un vivere civile in questo inferno, alla fine la sua rabbia è esplosa rivolgendo accuse non vaghe e inconsistenti, esse hanno nome e cognome  e potrebbero creare un certo imbarazzo tra gli esponenti dei vari assessorati e consigli comunali o regionali  a cui si è rivolto, anche  perché il caso di Giuseppe non è isolato ma paradigmatico di una sempre più vasta condizione sociale della quale sembra che  nessun politico se ne voglia far carico, se non a parole.
Quella mattina sotto la sede Rai c’erano solo un uomo incatenato e un gruppetto di volontari che  hanno avuto l’ardire di ostacolare la resistenza della direzione Rai  e solo dopo una a dir poco testarda insistenza finalmente  viene  accordata una telecamera con  giornalista annesso. “L’intervista verrà trasmessa” ci hanno detto , mentre venivamo liquidati cortesemente  “ma ovviamente bisognerà verificare, controllare”, ovviamente ancora si aspetta che la Rai  accerti la veridicità delle parole di quest’uomo, anche se non credo sia difficile riscontrare che Giuseppe Marcato abiti  in un luogo ai margini del possibile , un ambiente degradato sul piano umano e sanitario  , senza servizi igienici,privato di acqua , luce , vive  solo della solidarietà di pochissimi, attorniato da topi e amianto con una famiglia che non c’è più

Nel frattempo ampio spazio viene concesso  all’encomiabile  aiuto somministrato dal  governatore delle Puglie  ad un altro povero che un bislacco destino vuole che si chiami anche lui Giuseppe; ma anche tra poveri ci sono differenze perfino se portano lo stesso nome, c’è chi  viene abbracciato dalla commiserazione del potente di turno e chi ne vien escluso , forse perchè troppo povero, di una povertà che rende quasi liberi di esprimere la vera protesta, quella  che deve essere prevenuta, perché imprevedibile;  nel nostro sistema si ammette soltanto quella innocua, testimoniale, priva di effetti rilevanti, sostanzialmente funzionale alla stabilità del sistema di potere vigente. Giuseppe numero 1 quello del25 aprile, per intenderci, risulta troppo sgradevolmente  povero, troppo  insofferente al pacifismo post ghandiano recitato dai  moltissimi Indignados militanti di tastiera, rigorosamente assenti e disinteressati alla denuncia individuale,  che replicano, se proprio devono schiodarsi dalla sedia,   rituali marce autoesaltandosi  della loro educata disapprovazione, digerita e approvata dal sistema; sono i soliti pacifinti che presenziano le domenicali adunate variopinte rallegrate da concerti e palloncini , presenti lì dove la circostanza risulti chiaramente  inquadrabile e riconoscibile  nella cultura di  sinistra , mentre  lo sguardo diventa arcigno e insofferente  lì dove l’odore della miseria rende l’aria irrespirabile, perché le cose che possono essere dette potrebbero non coincidere con le mummificate categorie acriticamente ingurgitate insieme a slogan logori che non rispecchiano più i drammi sociali che la storia ci sta regalando

Giuseppe rappresenta la materialità della povertà, dello sfruttamento, della precarietà non deve fare  notizia perché non cercando compromessi è una   minaccia, anche soltanto potenziale, a lui vien negato il diritto alla solidarietà classista della svaporata e servile cultura borghese di sinistra, perché non allineato, non “politicamente corretto” , non plasmato adeguatamente per poter essere adattato a vivere in questa dimensione che impone tabù inviolabili.

mercoledì 2 maggio 2012

TFA truffa a danno dei precari


La questione scolastica è un pezzo della questione dell'indipendenza nazionale.

TFA truffa a danno dei precari
E’ un inganno quella  dei Tirocini Formativi Attivi o  TFA,  in teoria dovrebbero essere propedeutici   all’accesso alla professione docente, comparto già abbastanza ingarbugliato, che con questo nuovo stratagemma sarà arricchito da una nuova sottocategoria di aspiranti precari. Verranno sfornati  nuovi abilitati che, non solo non avranno diritto al posto di lavoro, poichè il TFA è pensato solo per la formazione, ma non si saprà neanche in quale graduatoria inserirli in quanto non esiste attualmente un canale di reclutamento definito per legge. Per chi non è addentro alle “cose” scolastiche è bene rivelare  che già dal 2007, anno dell’ avvio dell’ultimo ciclo SSIS il Governo italiano non fu in grado di assicurare alcuna modalità di formazione iniziale e di abilitazione   (Legge n. 296 del 2006 finanziaria 2007 al comma 605 dell’art. 1, ha trasformato le Graduatorie Permanenti in Graduatorie ad Esaurimento ,poi l’art. 64 del Decreto Legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni dalla Legge n. 133 del 2008, ha stabilito la sospensione delle procedure per l’accesso alla SSIS per l’anno accademico 2008/2009). Per sopperire alle disfunzioni prodotte dalla  mancanza di personale abilitato per le supplenze,  sono stati chiamati diversi insegnanti dalla graduatoria di istituto non abilitati, a questi  lavoratori  il Ministero si rifiuta di dare qualsiasi riconoscimento neanche attraverso un sistema di punteggio relativo ai titoli di servizio , per cui viene  loro negata qualsiasi priorità nella nuova formazione rispetto a tutti gli altri cittadini che volessero tentare questa strada . Questa scelta viene “giustificata” dalla necessità di meritocrazia che, però, non vale nei confronti di chi ha ottenuto, con prezzi poco accessibili per i più, il riconoscimento di punteggi e priorità attraverso mini corsi organizzati in Italia senza alcuna selezione.
A parte l’azione discriminante operata dal Governo   nei confronti di questa “sottocategoria” di lavoratori vanno  considerati altri aspetti contraddittori e dissonanti rispetto all’indizione dei TFA.
 Se, infatti,  si lamenta una crisi devastante   da rendersi necessari i tagli ingenti al decentramento che si traducono in minori risorse per l'istruzione, per il diritto allo studio, per le scuole dell'infanzia, per l'edilizia scolastica, per il cablaggio delle scuole ecc, e se alla già effettuata de pauperizzazione del sistema scuola si aggiunge il rapporto sulla spending review “Elementi per una revisione della spesa pubblica" del ministro Piero Giarda, in cui risulta evidente che il pensiero del Governo è  di risparmiare sulla SCUOLA, il cui  il grosso della spesa (circa il 90 per cento) è destinato agli stipendi, viene spontaneo  chiedersi a chi giova la formazione di un nuovo precariato Sicuramente n on è funzionale all’indizione di eventuali  concorsi a cattedra, poiché  non ci sono gli elementi oggettivi per bandirne di nuovi , secondo l’Art. 400 del Decreto Legislativo Legislativo 16 aprile 1994, n. 297 (Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione) “ L indizione dei concorsi è subordinata alla previsione del verificarsi nell ambito della regione, nel triennio di riferimento, di un’effettiva disponibilità di cattedre o di posti di insegnamento” e in alcune province ancora sono da espletare le liste dei concorsi ordinari del  1990 e del 1999.
In più   ci sono in Italia 250.000 precari storici da stabilizzare perché inseriti in graduatorie ad esaurimento  più altri 20.000 docenti abilitati in attesa di essere inseriti a pieno titolo in queste liste .
Sulla base di questi dati appare incomprensibile l’attuazione di nuovi corsi abilitanti alla docenza come il Tirocinio Formativo Attivo (TFA), fortemente voluto dall’On. Maurizio Lupi e da Comunione e Liberazione, in una situazione di grande incertezza aprire nuovi percorsi di abilitazione senza alcuna trasparenza sia sulle procedure che sulle attività di reclutamento, oltre a mortificare le legittime aspettative di tutti coloro che si accingeranno a spendersi per cercare di ritagliarsi uno spazio lavorativo, rischia nei fatti di spaccare ulteriormente la categoria e di mettere  i lavoratori l’uno contro l’altro.
Lavoratori che per accedere a questo tirocinio dovranno sborsare alle Università non pochi soldi , solo l’iscrizione per la preselezione  dovrebbe partire da un minimo di 30 euro (la cifra varierà da una sede all’altra!!) e, nel caso fortunato si dovesse superare  questa prima fase di accesso, subito ci saranno 3000 euro da sborsare in un'unica soluzione per accedere al corso, soldi  che aiuteranno molto le casse delle università italiane sempre più in rosso per via dei continui tagli. Sembra quindi più un’operazione studiata per rispondere alle esigenze delle Università che dei precari, sui quali lucreranno anche i sindacati, con i vari tesseramenti e corsi di formazione , enti accreditati e tutto l’universo che orbita attorno alla formazione
Un altro aspetto che dovrebbe allertare sarà il sistema di reclutamento e i criteri di valutazione nella prima fase selettiva,  oltre  il solito quizzone,  le altre prove saranno strutturate dai docenti universitari attorno ai quali ruotano i vincitori di dottorati di ricerca che potrebbero risultare in una posizione di vantaggio “culturale” rispetto alla pletora di precari,  magari con decenni di insegnamento sulle spalle, non riconosciuti!

Adele Dentice