martedì 15 maggio 2012

Le professoresse PON PON


Non me ne vogliano i signori colleghi uomini , ma mi sembrava più
calzante utilizzare il genere femminile per titolare questo mio
ennesimo sfogo declinato sull’effimero ruolo che oggi svolge il
settore della formazione e dell’”Istruzione(!); nel reale nulla ci
differenzia , soprattutto siamo così simili  nella nostra vocazione
corale  alla servile sudditanza ideologica dell accettazione della
imperante scuola-progettificio con la giungla  di bandi e Fondi
strutturali europei , meglio noti come PON Le poche menti libere
provano a opporre una tenue resistenza  ma sono oscurate,come ormai è
consuetudine nel nostro civile mondo, mentre la stragrande  di noi  si
assoggetta alla liturgia dei PON e alla loro moltiplicazione, non
certo per rispondere ai bisogni formativi, sociali e culturali degli
studenti, ma per obbedire solo ad una logica affaristica, sperpero di
denaro per offrire il gioco pomeridiano del piccolo danzatore di balli
rituali di antiche comunità svizzere , o per emulare le imprese archeo
– fantasiose di Indiana Jones, oppure preparare  allo studio del
latino in 30 ore .

Siamo noi docenti il vero flagello della scuola italiana privati
della professionalità, stretti dallo stato di insoddisfazione,
demotivazione e avvilimento, una categoria di lavoratori abbandonata a
se stessa che recita una commedia priva di spettatori. Siamo stati,
negli anni passati,  responsabili  dell’opinione superficiale e
mutevole della grande massa dei cittadini sulle complesse funzioni di
governo e della politica, siamo stati strumenti  di condizionamento
mentale di quella antica pratica che assegna il ruolo politico a chi
meglio sa cogliere e mitigare gli umori della gente , ruoli dai quali
siamo stati estromessi poichè molto meglio e con maggiore minuziosità
lo svolgono  i  media e i più accreditati detentori dell’alta
formazione universit – aria fritta, ospiti fissi del circo
mediaticoAttualmente al  corpo docente svuotato della propria funzione
educativa e formativa non resta, nel prossimo immediato futuro,  che
fungere da  manovalanza, tramutare le proprie componenti in operatori
e assistenti di una scuola informatizzata che diffonde “saperi”
strutturati e incanalati in percorsi funzionali al sistema, puniti
perchè gli insegnanti hanno mostrato  «un'insufficiente comprensione
della realtà economica, degli affari e della nozione di profitto», in
particolare i professori di scienze cosi dette umane concentrati com’
erano a perdersi tra gli inutili  sproloqui dei vari Dante, Leopardi o
Montale o peggio ancora nei labirintici circuiti del pensiero
filosofico, carta straccia, perdita di tempo, l a conclusione che si
impone è quella che  industrie e istituti scolastici e universitari
devono lavorare «congiuntamente per lo sviluppo di programmi di
insegnamento», in particolare con il ricorso al «teleapprendimento»,
al «teleinsegnamento» e alla messa a punto di «Software didattici»
(per l'apprendimento attraverso il computer). ). "L'insegnamento a
distanza (...),è particolarmente utile (...) per assicurare un
insegnamento e una formazione redditizi (...). Un insegnamento di
elevata qualità può essere così concepito e prodotto in una sede
centrale, per essere quindi diffuso ai livelli locali, con la
possibilità di fruire di economie di scala (indicazioni  della
Commissione Europea Il 7 marzo 1990)

 La scuola del futuro, dopo aver eliminato o ridotto al minimo ogni
forma di umanità ormai inessenziale, sarà uno schermo e tante
postazioni e qualcuno che sorvegli che le giovani menti vengano
insaccate di contenuti virtuali prestabiliti e preconfezionati,
bloccando ogni  minimo accenno di pensiero critico e creativo; gli
insegnanti residuali si occuperanno della popolazione "non
redditizia", per intenderci  le scuole di periferia nei sobborghi
delle grandi città e nel sud, mentre ai migliori servi, trasformati in
collaborazionisti, verrà concessa la direzione di una mega suola
pollaio che elargirà ai propri vassalli la soddisfazione del ruoletto
di tutor o esperto esterno per racimolare (se gli va bene) qualche
soldino, immediatamente prosciugato dalle trattenute e dalla crisi
imperante. Questa è l’evoluzione  della scuola dell’autonomia
preconizzata dal ex-ministro Berlinguer ,il distruttore,  la
cosiddetta scuola democratica che mescola l’autoritarismo dei presidi
alle tessere sindacali più rappresentative, che svia il concetto di
serietà e merito,contrabbandandolo come derivazione fascio-destrosca,
sostituendolo  con il facilismo buonista di sinistra  deleterio e
distruttivo , legittimando di fatto la classificazione di scuole
d’elite o diplomifici , di solito scuole di periferia e scuole
private,  distorcendo  il messaggio di Don Milani che per gli ultimi
sognava una scuola seria e per tutti, facendolo diventare l’emblema
del cattocomunismo italiano e del suo populismo irrefrenabileSenza che
ce ne accorgessimo siamo giunti tramite  il processo di
democratizzazione  e di smantellamento della Riforma Gentile,
altamente meritocratica, ad  una scuola ridicolarmente  classista che
ci propinano come seria e meritocratica attraverso il “controllo”
dell’ente non meglio identificato OCSE e delle prove INVALSI, che
oltre ad essere pericolosamente invasive sono grottesche e poco
scientificamente  credibili , a cosa servono quindi? Semplicemente
sono il “giusto” strumento di ristrutturazione della scuola, messa
definitivamente sotto ricatto poiché legherà alla valutazione il
sistema di finanziamento alle scuole pubbliche , statali e private,
nel senso che per poter accedere e non venire soppresse  i saperi
diffusi nei vari istituti attraverso le farse dei curricula dovranno
rispondere ai criteri  dell'apprendimento aperto e a distanza  per
rimanere competitivi sul mercato globale “L'istruzione deve essere
considerata come un servizio reso (...) al mondo economico. (...) I
governi nazionali dovrebbero vedere l'istruzione come un processo
esteso dalla culla fino alla tomba (...). Istruzione significa
apprendere, non ricevere un insegnamento (...) Non abbiamo tempo da
perdere". (Bruxelles 26 maggio 1994 , in occasione del G7 da una
relazione della ERT).

 Purtroppo le mie non sono proiezioni , i modelli americani in cui
pochi godono di un sistema scolastico e sanitario eccellente, mentre i
ceti popolari sono costretti a mandare i figli nelle scuole pubbliche
rottamate, a curarsi negli ospedali pubblici depauperati, sono già
sono una realtà. Prepariamoci , quindi, a godere sicuramente di una
scuola di massa, composta da individui trasformati in clientes, buoni
ad essere forza lavoro e consumatori secondo il modello
dell’efficienza della scuola   ai fini del mercato, una scuola sempre
più povera di risorse e di contenuti, la scuola del fare ancora più
americaneggiante di come impostata dai vari governi degli ultimi venti
anni, buona a sfornare tecnici e operai in cui prevalgono  test e
tasti,che restringono la complessità del sapere a veri e propri quiz,
con meno cultura e con sempre più strumenti informatici , LIM, che
vanno a sostituire libri, gessetti e lavagne che, col latino e il
greco,vanno lasciate solo alle scuole d’elite, meglio se private, dove
fanno ressa i figli della classe dirigente.  Riappare, violentemente e
nel settore che più di ogni altro dovrebbe garantire pari opportunità
e uguaglianza,  la vecchia storia del  genere umano diviso in oppressi
e oppressori che non si è dileguata con la modernità e la
globalizzazione ; lo schiavismo, la colonizzazione,le guerre ancora
caratterizzano il nostro tempo anche  in forme diverse e
mistificatrici,ma non per questo meno atroci; ma ora siamo arrivati al
punto più basso con la vergognosa  negazione dei diritti dei più
deboli , i diversamente abili sia con l’aumento del numero massimo di
bambini nelle classi frequentate da alunni con disabilità, che con la
riduzione di ore degli insegnati di sostegno annullando per una
miseria il processo di integrazione scolastica .

La pseudo-riforma Gelmini, approvata e sostenuta dall’attuale ministro
Profumo,  con il suo retroterra di norme e accordi che hanno
accomunato i vari governi, nella sua legalità induce  a delinquere se
consideriamo il principio secondo cui far retrocedere dei cittadini
dalla priorità acquisita alla sua negazione significa cancellare i
diritti acquisiti significa negare il diritto sancito dalla
Costituzione e uno Stato che contraddice se stesso è un crimine

adele dentice

Nessun commento:

Posta un commento