venerdì 4 maggio 2012

Giuseppe Marcato:informazione negata forse perchè i più povreri sono un pericolo


l 25 aprile2012 sotto la sede Rai di Bari si è incatenato per protesta un uomo, di nome Marcato Giuseppe, nello spettacolo decadente che i media ci propinano quotidianamente  la sua provocazione  si rappresenta come un segno di umana civiltà ; la sua è una denuncia contro chi dovrebbe per funzione istituzionale e per etica professionale evitare che il decoro di una famiglia sia calpestato e umiliato, soprattutto se la città e la regione vantano il minor numero di poveri del Meridione, si dimentica però di rilevare che la povertà estrema è aumentata di quasi dieci punti  passando da un già di per se alto 21, 02 % ad 28,69% % in meno di un anno, mentre la percentuale in Italia e del 13,8%  .
Lo spazio mediatico , che di solito viene ampiamente destinato  a fiere paesane che promuovono mozzarelle o a costosi convegni  imbalsamati dalla retorica autoreferenziale di  esperti vaganti come mine, al signor Marcato Giuseppe viene negato; anzi da subito si percepisce una resistenza forzosa a prendere in esame il suo caso , le giustificazioni sono varie principalmente si fa riferimento alla mancanza di giornalisti tutti impegnati a seguire, dietro sventolio di bandiere , le auliche parole delle autorità  sulla Liberazione d’Italia  e la conquista dei diritti fondamentali di giustizia e solidarietà di cui la nostra bella regione si fa merito.
La verità è che  il signor Giuseppe viola le regole del l’oro buon vivere chiedendo senza piegare la schiena il diritto legittimo a vivere la sua povertà decorosamente , a non vedere la sua famiglia disperdersi e perdersi. Le sue lacrime quella calda mattina sembra non interessino più di tanto  la  direzione della Rai che tergiversa, rifiuta di dare rilievo alla notizia;forse perchè  i più povreri sono un pericolo e Giuseppe, dal luogo profondo della sua disperazione, non si limita a piagnucolare  sulla sua cattiva sorte, come ci si aspetterebbe che facesse, ma denuncia le false  promesse della classe politica e l’ipocrita indignazione dei rappresentanti istituzionali che si infastidiscono, quando l’attenzione pubblica impallidisce, delle sue “lamentele”, girano le spalle sostenendo che non è compito l’oro, che è inutile portare alla l’oro presenza questo caso, che non si può dare ascolto a tutti i morti di fame di Bari.
Per mesi Giuseppe è stato sballotto lato da un ufficio all’altro costretto a compilare moduli, a elemosinare un lavoro che non esiste, a vivere in attesa dei servizi sociali che ancora non sono andati a verificare le condizioni abitative in cui è costretto, a credere alle promesse di un alloggio e di un vivere civile in questo inferno, alla fine la sua rabbia è esplosa rivolgendo accuse non vaghe e inconsistenti, esse hanno nome e cognome  e potrebbero creare un certo imbarazzo tra gli esponenti dei vari assessorati e consigli comunali o regionali  a cui si è rivolto, anche  perché il caso di Giuseppe non è isolato ma paradigmatico di una sempre più vasta condizione sociale della quale sembra che  nessun politico se ne voglia far carico, se non a parole.
Quella mattina sotto la sede Rai c’erano solo un uomo incatenato e un gruppetto di volontari che  hanno avuto l’ardire di ostacolare la resistenza della direzione Rai  e solo dopo una a dir poco testarda insistenza finalmente  viene  accordata una telecamera con  giornalista annesso. “L’intervista verrà trasmessa” ci hanno detto , mentre venivamo liquidati cortesemente  “ma ovviamente bisognerà verificare, controllare”, ovviamente ancora si aspetta che la Rai  accerti la veridicità delle parole di quest’uomo, anche se non credo sia difficile riscontrare che Giuseppe Marcato abiti  in un luogo ai margini del possibile , un ambiente degradato sul piano umano e sanitario  , senza servizi igienici,privato di acqua , luce , vive  solo della solidarietà di pochissimi, attorniato da topi e amianto con una famiglia che non c’è più

Nel frattempo ampio spazio viene concesso  all’encomiabile  aiuto somministrato dal  governatore delle Puglie  ad un altro povero che un bislacco destino vuole che si chiami anche lui Giuseppe; ma anche tra poveri ci sono differenze perfino se portano lo stesso nome, c’è chi  viene abbracciato dalla commiserazione del potente di turno e chi ne vien escluso , forse perchè troppo povero, di una povertà che rende quasi liberi di esprimere la vera protesta, quella  che deve essere prevenuta, perché imprevedibile;  nel nostro sistema si ammette soltanto quella innocua, testimoniale, priva di effetti rilevanti, sostanzialmente funzionale alla stabilità del sistema di potere vigente. Giuseppe numero 1 quello del25 aprile, per intenderci, risulta troppo sgradevolmente  povero, troppo  insofferente al pacifismo post ghandiano recitato dai  moltissimi Indignados militanti di tastiera, rigorosamente assenti e disinteressati alla denuncia individuale,  che replicano, se proprio devono schiodarsi dalla sedia,   rituali marce autoesaltandosi  della loro educata disapprovazione, digerita e approvata dal sistema; sono i soliti pacifinti che presenziano le domenicali adunate variopinte rallegrate da concerti e palloncini , presenti lì dove la circostanza risulti chiaramente  inquadrabile e riconoscibile  nella cultura di  sinistra , mentre  lo sguardo diventa arcigno e insofferente  lì dove l’odore della miseria rende l’aria irrespirabile, perché le cose che possono essere dette potrebbero non coincidere con le mummificate categorie acriticamente ingurgitate insieme a slogan logori che non rispecchiano più i drammi sociali che la storia ci sta regalando

Giuseppe rappresenta la materialità della povertà, dello sfruttamento, della precarietà non deve fare  notizia perché non cercando compromessi è una   minaccia, anche soltanto potenziale, a lui vien negato il diritto alla solidarietà classista della svaporata e servile cultura borghese di sinistra, perché non allineato, non “politicamente corretto” , non plasmato adeguatamente per poter essere adattato a vivere in questa dimensione che impone tabù inviolabili.

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