venerdì 21 settembre 2012

Sulle ambiguità della Regione Puglia in materia ambientale

Bisogna sfatare l’equivoco che addebita la responsabilità del
naufragio ambientale, che stiamo subendo per le prospezioni sismiche
nei mari dinanzi alle nostre coste pugliesi e nei nostri territori,
solo alle concessioni governative. E’ pur vero che esiste una
normativa a maglie larghe che concede facoltà assoluta allo Stato in
materia ambientale, una facoltà che si esprime soprattutto nel
rafforzare i vincoli relativi alla ricerca di idrocarburi escludendo
ogni peso politico dei pareri delle istituzioni territoriali e dei
cittadini. Ultima conferma la recente ratifica del decreto 83/2012 poi
 legge 134 datata 7 AGOSTO 2012, che  mostra la volontà del governo di
sfruttare il Mare Adriatico per scopi energetici a favore di
multinazionali straniere, non dando alcun peso alle mobilitazioni
popolari spontanee ; una legge tra l’altro  che introduce  elementi
decisamente peggiorativi rispetto al DLGS decreto 128/2010(Modifiche ed
integrazioni al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante
norme in materia ambientale, a norma dell’articolo 12 della legge 18
giugno 2009, n. 69), decreto  che limita ogni intervento di ricerca
a 12 miglia dalle coste protette, ridotte a 5 miglia lì dove non viene
riconosciuto alcun elemento di pregio naturalistico.
Ma le istanze di permesso di ricerca e i permessi di ricerca di
idrocarburi liquidi o gassosi presentati al Ministero dello Sviluppo
economico hanno incontrato anche il parere favorevole della Regione
Puglia. Prendiamo in esame  la multinazionale Northern Petroleum che
ha nuovamente inoltrato a metà marzo  gli atti al Ministero
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del - "Progetto
Definitivo e dello Studio di Impatto Ambientale comprensivo della
Valutazione di Incidenza e la Sintesi non Tecnica" relativi al
progetto criminale di "PROSPEZIONE GEOFISICA 3D ADRIATICO MERIDIONALE,
NELL'AMBITO DEL PERMESSO DI RICERCA F.R39NP, F.R40.NP" con riferimento
 al tratto di mare tra Polignano a Mare ed Otranto, nonostante una
sentenza sospensiva del TAR  depositata il 23 giugno 2011 che annulla
il decreto del Ministero dell'Ambiente.
 (Il progetto, elencato nell'Allegato II - "Progetti di competenza
Statale" del D.Lgs. 152/2006 al punto 7) "Prospezione, ricerca e
coltivazione di idrocarburi in mare", consiste in una prospezione
geofisica 3D su una superfice di circa 860 kmq, ) Ebbene , nonostante
le dichiarazioni ufficiali di dissenso, se si fa un passo indietro si
scopre che il primo permesso di ricerca, con tanto di firma del
governatore della regione Puglia, fu conferito il 21 giugno 2007 (aree
F39- F40) a riprova dell’interesse verso gli  effetti economici sul
territorio del settore idrocarburi che dovevano configurare la Puglia
come il nuovo Texas  d’Europa (L.Mineo P.Costantino)
"In realtà le aree dove si cercherà sono molto più vaste”, rilevavano
a suo tempo Mineo e Costantino. “Riguardano la concessione di
coltivazione idrocarburi "Torrente Celone", sei chilometri a sud della
città di Foggia in zona Masseria Sipari (gas) con delibera n°133 del
12 febbraio scorso; il permesso di ricerca idrocarburi nella zona di
"Monte Carbone", a cavallo tra le province di Bari, Taranto e Matera
che interessa i comuni pugliesi di Altamura, Santeramo, Laterza e
Ginosa e prevede entro tre anni lo scavo di un pozzo esplorativo della
profondità di 4.000 metri, spesa prevista 6,35 milioni di euro; il
permesso di ricerca denominato "Manduria" che con un'area di 95 ettari
e un costo di 6,32 milioni di euro interesserà un'area mai stata
oggetto di esplorazione petrolifera riguardante le province di
Taranto, Brindisi e Lecce; infine il permesso di ricerca denominato
Massafra" che con una area di 99 ettari, un investimento previsto di
6,35 milioni di euro e 14 comuni interessati tra le province di Bari,
Taranto e Matera ricomprende tutta la area occidentale della provincia
di Taranto includendo ancora una volta Ginosa, Laterza, Altamura e
Santeramo oltre ad Acquaviva, Gioia Castellaneta, Mottola,
Palagianello e Palagiano non annoverati nei precedenti permessi di
ricerca.....La eventuale scoperta di giacimenti fossili può aprire
nuovi scenari, sarà magari un piacere ricordare che questi assensi
sono stati firmati dal Presidente Vendola con una Giunta di
Centrosinistra”.
le 6 delibere cui fanno riferimento i due consiglieri regionali
approvate  dalla  GIUNTA Regionale Pugliese 12 febbraio 2008 nella
fattispecie sono :
 n.131 Istanza permesso di ricerca idrocarburi “Fiume Bradano”
n.132 Piano Regionale Attività Estrattiva – Proroga termini
prosecuzione attività strattiva.
n.133 Concessione di coltivazione idrocarburi “Torrente Celone”
Istanza variazione integrativa programma lavori.
n.134 Istanza permesso di ricerca idrocarburi “Monte Carbone”
n.135 Istanza permesso di ricerca idrocarburi “Manduria”
n.136 Istanza permesso di ricerca idrocarburi “Massafra”

In TUTTI i sei casi la "Giunta deliberò di esprimere il proprio
ASSENSO" su relazione dell'Assessore all'Ecologia, Prof. Michele
LOSAPPIO
Ma l’attenzione dei nostri amministratori “ecologisti” non si ferma
qui, nel 2008 l’allora assessore all’ambiente Onofrio Introna,
autorizzò, con molta poca pubblicità, l’ENI a operare ricerche nel
Golfo di Taranto ( Mar Grande), purchè ci siano le procedure per
minimizzare l’impatto con i mammiferi marini
Il 31 marzo 2009 con il protocollo 4150 la regione Puglia  espresse
parere favorevole alla Northern Petroleum Itd e, successivamente, il
15 ottobre 2009 le venne dato il permesso di ricerca di idrocarburi
dl49 F.R.-.NP a 25 km a Est di Monopoli per una superficie di 735,7 km
quadrati; la cittadinanza non rimase inerme come testimonia la
manifestazione del gennaio 2010 ma nei fatti tutto è rimasto
inalterato.  La volontà politica va da un’altra parte nonostante i
proclami pro-ambiente, non si spiegherebbe altrimenti la ripresa, il 7
luglio 2011, delle trivellazioni nel mar grande di Taranto, nonostante
il decreto 128 del 2010 e le proteste dei cittadini e degli
ambientalisti.
Talmente irrisorio è il peso del malcontento popolare che ben sette
società petrolifere Shel, Northern Petroleum, Canada Northwest, Consul
Service, Nautical Petroleum Transunion, Enel sono state indotte a
presentare richieste per la ricerca petrolifera nei mari Adriatico e
Jonio!
 Attualmente in Puglia sono stati già accordati due permessi di
ricerca di idrocarburi in mare ed uno sulla terraferma; sei
concessioni di coltivazione (la produzione vera e propria) in mare e
15 sulla terraferma. Le zone interessate sono quelle denominate "D" ed
"F" ovvero, nel loro complesso, tutta l'area costiera della Puglia,
dal Gargano al Salento (la zona "D" è quella che si estende nel Mare
Adriatico a sud del 42° parallelo e nel Mare Ionio fino allo stretto
di Messina;si tratta della zona più vicina alla costa; la zona "F"
ricalca lo stesso percorso della "D" ma più al largo). L'area
interessata da queste attività si estende in tutto per 1.407,01 km
quadrati.
•       Il primo permesso, codice “d 1 F.P-.SP”, richiesto dalla Spectrum
Geo Limited,interessa una superficie di mare di 16.300 chilometri
quadrati (avete letto bene: sedicimilatrecento), che va dal Gargano
fino a sud di Lecce.
•       Il secondo permesso, codice “d 2 F.P-.PG”, richiesto dalla
“Petroleum Geo Service Asia Pacific”, interessa una superficie di mare
di 14280 Kmq chilometri quadrati (avete letto bene:
quattordicimiladuecentottanta), anch’esso dal Gargano fino a sud di
Lecce “Le sopraindicate istanze di permesso di prospezione in mare
vengono citate anche nel Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e
delle Georisorse del 31 maggio 2012, a pagina 31, al seguente link:
•       http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/buig/56-5/56-5.pdf

Una corsa all’oro nero,anche se di bassa qualità, che si giustifica
con il raggiungimento del  picco massimo per cui le riserve mondiali
si stanno riducendo e le  società petrolifere si stanno orientando
verso l’Artico o verso zone vergini come Adriatico e Jonio, coadiuvati
da governi accomodanti e da un sistema guidato dai soldi che
condiziona e orienta l’opinione pubblica con la solita manfrina
dell’occupazione,ma non esiste nessuna parte del mondo dove il
vampirismo delle multinazionali del petrolio abbia portato vantaggi o
benessere alle popolazioni locali, e un’irrisoria quanto tragicamente
ridicola tutela su ambiente e salute; ma  a quanto pare  il sistema
deve  mantenere il passo con la continua crescente domanda di energia
! D’altronde lo stesso  vigente regolamento europeo sulle prospezioni
petrolifere non lascia molte possibilità di intervento ai territori
Günther Oettinger, Commissario Europeo per l’Energia, ha dichiarato:
“Oggi, la maggior parte della produzione di idrocarburi in Europa si
svolge offshore, spesso in condizioni geografiche e geologiche molto
difficili. Data la continua crescente domanda di energia, dovremo far
ricorso a tutte le riserve di gas e petrolio che giacciono nei nostri
fondali marini. Dobbiamo però evitare che si ripetano catastrofi come
quella della piattaformaDeepwater Horizon nel Golfo del Messico. È
imperativo garantire che l’industria del settore operi secondo le
migliori pratiche.” 
ohimè!!

sabato 15 settembre 2012

i lecchivendoli .


NEOLOGISMO DI ADELE, anzi di Adel, che fonde le due grandi tipologie umane più funzionali al sistema di controllo del regime, i lecchini e i traditori opportunisti. Una genia che è sempre esistita, i vecchi cortigiani pronti a mercificare se stessi e la propria madre per uno sguardo elargito dal potente di turno si riproducono dalla notte dei tempi. Si caratterizzano per l’incapacità patologica a formulare un minimo pensiero autonomo, per la piattezza emotiva e culturale; per cui non provano alcun sentimento buono o cattivo che sia, sono solo animati da avidità feroce e  distruttiva su cui impiantano tutta la loro miserabile esistenza chiusa negli spazi angusti dei loro sepolcri opachi e stracolmi di oggetti inutili.
Non appartengono a nessuna classe sociale ma sono trasversali e facilmente riconoscibili da chi ha la pessima abitudine ad utilizzare il proprio pensiero in piena libertà, sanno mimetizzarsi, fingono  solidarietà e si esprimono con le parole degli altri da vendere, poi, al miglior offerente. Per chi ha delle difficoltà ad individuarli basta osservarne l’untuosa benevolenza e la perfidia con cui distruggono i diversi o i più deboli. Sono i custodi, naturalmente infedeli, del moralismo e del perbenismo e per questo  ostacolano le convinzioni forti e i comportamenti ad esse connesse, perché creano scandalo, molto meglio la discussione mielata che faccia appello alla ragione, al compromesso. Molto meglio vivere all’ombra del potente di turno, dissuadendo gli oppressi da ogni forma di ribellione al proprio destino. Si dicono pratici e concreti per cui ogni spesa superflua – pubblica o privata che sia, se investita a favore della cultura, deve essere abolita dal momento che essa è un bene immateriale da non poter  ridurre in termini di unità calcolabile, per cui priva di vantaggi immediati e concreti, senza parlare, poi, della scuola che deve solo “insegnare” mestieri funzionali al mercato degli schiavi e dei servi. Infatti il “lavoro ” nell’ottica della teologia del  “fare” è un “valore” assoluto mentre l’Essere è sinonimo di ozio, pericolosissima ampia zona che ha il sapore della libertà da, possibilmente, debellare o per lo meno ridurre al minimo. In tal modo  la sfera dei bisogni individuali viene sempre di più limitata dando priorità all’accumulazione dei beni materiali!
I “Lecchivendoli” sono profondamente ed essenzialmente materialisti dediti alla subordinazione, scevri dal costruire  rapporti tra simili  perché intendono gli esseri umani come oggetti intercambiabili. Utilizzano lotte giuste per poi convertirle agli interessi delle elites dominanti anche se poi gli eventi si ritorceranno contro di loro e i propri discendenti ( Povertà, Morte e Malattie),  ma  la loro funzionalità cerebrale è inesistente nel migliore dei casi. Si dichiarano contro la guerra, ma sono biechi “pacifinti”, promuovendo l’odio tra  civiltà, si tingono di verde ma sono solo “egologisti” che strumentalizzano il dissenso per  la distruzione dei territori,  scompaginando la spontaneità dei movimenti successivamente aizzandoli l’uno contro l’altro: dividono per poi invitare a seguire il loro gruppo, sembrano tanti, ma fanno riferimento ad un’unica grande organizzazione mutabile negli aspetti esteriori, aggregano al grido di “Vieni, vieni , vieni via con me!” ( canzone di  Paolo Conte  quanto mai pertinente) 

venerdì 14 settembre 2012

o sangue amare : la scuola è della mafia

NEET,ovvero un’intera generazione di giovani dai 15 ai 29 anni che non
studia e non lavora . I dati dell’Ocse sono impietosi oltre a farci
precipitate al penultimo posto della classifica ci danno un quadro
inquietante dei figli delle periferie ,quelli i cui genitori hanno un
tasso di istruzione modesto che non riescono a migliorare e sono
esclusi da qualsiasi percorso , destinati ad essere schiavi , a vivere
ai margini della società facile preda della criminalità organizzata che,
approfittando della crisi, sta gonfiando le proprie fila di militanti
Altro che ascensore sociale! la scuola pubblica è stata destrutturata
e depotenziata nella sua funzione formativa e preventiva soprattutto
in territori  con alta vocazione criminale . In queste zone più che in
altre sarebbe dovuta essere imperativa per le scuole la necessità di porsi come
istituzioni attente,oltre che  alle esigenze degli adolescenti, allo
sviluppo e alla radicalizzazione della  cultura della legalità e della
solidarietà   che possano fungere da  barriera   contro le
infiltrazioni delle organizzazioni criminali che intendono i minori
come fonte di danaro e di consenso politico. La scuola rappresenta,
infatti, un vivaio e la sede ottimale per il reclutamento, ma quando
isolatamente purtroppo
si vuole anteporre al modello sotto-culturale forte, che si impone ai
giovani, un sapere  radicalmente alternativo, allora diventa oggetto di
atti vandalici e le persone che vi operano oggetto di atti
intimidatori.
Oggi la scuola nei territori disagiati  è il centro delle
contraddizioni, perché pur rimanendo il presidio per eccellenza della
legalità nel quartiere è anche il punto di incontro dei conflitti
virtuali tra la criminalità organizzata, che si materializza nelle
dinamiche comportamentali e relazionali tra bambini, donne, a volte
complici e a volte vittime, e gli operatori scolastici. Questi ultimi,
privi di adeguati strumenti strategici, si mostrano a volte inadeguati
al compito di dover arginare e contrastare fenomeni tanto complessi.
Un tragico fenomeno riconducibile alla politica di disinvestimento nella scuola
pubblica, che in zone  depresse dovrebbe prevedere l’utilizzo dei
migliori insegnati e dell'allungamento del tempo scuola, impedire la saltuarietà
dei docenti e delle programmazioni. IAl contrario si lavora sull’
emergenza, sull'approssimazione
e sul contenimento .e  lo scenario attuale, si limita a conferire
all’istituzione, qual’ora non si proceda alla sua definitiva
eliminazione,  il ruolo di  un contenitore di ragazzi o bambini, che di fatto
utilizzano la scuola come spazio utile a favorire l’apprendistato
della criminalità organizzata. E’ infatti ormai riconosciuto anche
processualmente  che le organizzazioni mafiose per garantire la
continuità operativa ed usufruire dell’impunità  dei minori, reclutano
tra le loro fila molti giovanissimi la cui età si abbassa  sempre di
più. Vengono, naturalmente  privilegiati  quartieri ad alto tasso di
disoccupazione,
in cui vige la regola del più forte, della violenza, e di solito sono
ragazzi che provengono da famiglie disagiate che spesso abbandonano la
scuola prima dell’assolvimento dell’obbligo scolastico. Questi ragazzi
privi di  adeguati strumenti culturali di difesa si lasciano
affascinare  dal carisma del leader, in particolare se latitante,
perché ai loro occhi è più forte dello Stato, incapace di catturarlo,
e il boss diventa un modello da imitare e di cui fidarsi. Ed è qui
la forza aggregativa della Mafia, nel suo porsi come Mito senza negare la
realtà ma purificandone l’immagine, ne deriva una profonda equivocità
sui valori  e la giustizia la famiglia, la religione, la fedeltà
vengono usati per mascherare la vera identità criminale
dell’organizzazione; né aiutano i messaggi controversi diffusi da
fiction televisive, molto seguite dai ragazzi, che hanno favorito e
rinforzato una mentalità controversa rispetto alla riconoscibilità del
ruolo del boss delineato come un modello forte da imitare, la stessa
reclusione viene interpretata e ostentata come un valore aggiunto.
 La mafia promette  ai giovani ciò che la società non riesce ad
offrire. Essa rappresenta per i giovani una risposta al loro bisogno
di identità, di appartenenza, di rispetto e di ricchezza, in cambio
dell’obbedienza: la Mafiosità quindi non è un fatto criminale,
risolvibile con l'intervento repressivo,
ma è soprattutto “cultura diffusa”  che alimenta l’illegalità e l’omertà
innescando un circuito da cui è difficile uscire, fondato da dati
comportamentali, emotivi e cognitivi, un patrimonio trasmesso
attraverso reti relazionali composte dalla famiglia e dalle comunità
di appartenenza.
Se la famiglia è il luogo fondativo dei processi relazionali, la
scuola come agenzia principale della socializzazione secondaria è la
fucina di apprendimento dei codici che, se interpretati in maniera
distorta, come l’obbedienza e l’autorità, accentuano il mantenimento
del Pensare mafioso appreso in famiglia. Di fronte a comportamenti
devianti l’istituzione, e più in generale la società civile, tende ad
interpretarli più come una malattia da controllare o da cui
difendersi, che considerarla come una condizione esistenziale
riproponendo modalità di intervento che non producono alcun
giovamento, privilegiando iniziative frammentate o
slegate oppure  applicando il modello moralistico della
istituzionalizzazione che ghettizza i ragazzi più che favorirne
l’inclusione sociale. Ambedue i sistemi consentono solo di stornare
cospicue somme di danaro pubblico senza incidere minimamente sul
fenomeno e rinforzano circuiti clientelari , garanti di appoggi
elettorali.
C'è chi poi interpreta ottimisticamente il declino delle organizzazioni,
poiché non emergono fatti di cronaca rilevanti, ma viene
clamorosamente smentito
quotidianamente dai fatti;si continua a spacciare in
prossimità dei luoghi di aggregazione giovanile , a
lucrare sui rifiuti tossici e sul traffico delle armi , soprattutto si
continua a sostenere un ruolo socializzante nelle aree più degradate e
povere , nei quartieri dormitorio, dove l’organizzazione criminale
sembra essere l’unica forma
di potere riconosciuto e d ove il radicamento culturale le consente di
rigenerarsi, dove bambini e i ragazzi rimangono
incastrati a vita nelle scelte delinquenziali e nella cultura mafiosa.
E’ in questi territori, dove sembra impossibile il contrasto alla
criminalità che la scuola pubblica avrebbe dovuto essere  difesa, evitando la
costruzione degli ennesimi cartelli di associazioni  ma costruendo un
laboratorio permanente in cui ciascuno possa partecipare senza
abbandonare la propria identità istituzionale associativa o
individuale con l’obiettivo comune di risolvere in chiave creativa i
fenomeni di devianza superando la logica assistenzialistica e
clientelare,

adele dentice

giovedì 13 settembre 2012

Su La Testa!: GIOCHI DI GUERRA SU FEDERICO II

Su La Testa!: GIOCHI DI GUERRA SU FEDERICO II: Castelfiorentino, scie chimiche. di Gianni Lannes I segreti più insidiosi volano sotto e sopra gli occhi di tutti. Ufficialme...

martedì 11 settembre 2012

domenica 9 settembre 2012

Su La Testa!: LUCANIA: VAPORI RADIOATTIVI

Su La Testa!: LUCANIA: VAPORI RADIOATTIVI: Lucania, inceneritore Fenice. di Gianni Lannes Chissà chi lo sa. Calma, non è un gioco televisivo degli anni '70, ma un semplice i...

martedì 4 settembre 2012

petroli d'Italia: POCHI VANTAGGI E MOLTI LUTTI


SSEMBRA NON ESSERCI VIA D’USCITA se è la legge dello Stato a blindare la volontà popolare e delegittimarne la sovranità, disconoscendo la Costituzione che comunque nega se stessa se l’art 117 di fatto  concede facoltà assoluta allo Stato in materia ambientale, una facoltà che si esprime soprattutto nel rafforzare i vincoli relativi alla ricerca di idrocarburi escludendo ogni peso politico dei pareri delle istituzioni territoriali e dei cittadini
La recente ratifica del decreto 83/2012 poi  legge 134 datata 7 AGOSTO 2012, mostra la volontà del governo di sfruttare il Mare Adriatico per scopi energetici a favore di multinazionali straniere, non dando alcun peso alle mobilitazioni popolari spontanee e alle resistenze delle istituzioni e delle associazioni dei territori coinvolte. L’attuale recentissima legge ora in vigore predispone tra l’altro elementi decisamente peggiorativi rispetto al DLGS decreto 128/2010(Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale, a norma dell’articolo 12 della legge 18 giugno 2009, n. 69), decreto  che limita ogni intervento di ricerca   a 12 miglia dalle coste protette, ridotte a 5 miglia lì dove non viene riconosciuto alcun elemento di pregio naturalistico, entro il quale non è possibile effettuare trivellazioni, ma tale soglia non sarà applicabile lì dove  le domande di concessioni di coltivazione  erano sotto esame in occasione del DLGS 128/2010, né varrà  per le licenze di esplorazione, che erano già state  rilasciate prima DLGS 128/2010, inoltre sarà  possibile prevedere un procedimento di estensione .
Il Dr. Bill Higgs, Amministratore Delegato di Mediterranean Oil and Gas, ha commentato che la pubblicazione di questa nuova legge italiana consente alla Società da ora in avanti di 
 continuare lo sviluppo del progetto Ombrina Mare, di notevole importanza strategica per la Società.  Stiamo già lavorando a stretto contatto con le autorità di regolamentazione per progredire nell'assegnazione della concessione Lo sviluppo del campo Ombrina Mare darà un contributo molto positivo al l'economia italiana e locale (un risibile aumento del 3% delle royalties da dividere con lo Stato e le autorità locali sic!).  Crediamo che questa notizia, insieme ad altra nostra licenza  Area Malta 4 , garantisce  di massimizzare il valore di due risorse fondamentali per la Società.  
Un impegno inequivocabilmente finalizzato ad aumentare la produzione petrolifera del 20%  con una proiezione dell’innalzamento del PIL di mezzopunto , a cui si devono aggiungere opere infrastrutturali faraoniche (gasdotti, centrali , trivellazioni ) tutti obiettivi che necessitano, dati i tempi dichiarati, di una normativa più snella che abolisca ogni burocrazie e tutela ambientale ma soprattutto  liberi i petrolieri di perforare la terra e il mare d’Italia
Questa sferzata governativa, oltre a favorire le multinazionali straniere,  secondo gli annunci  del capo del dicastero dello Sviluppo economico rientrerebbero  nel piano energetico che prevede da qui al 2020 ben 180 miliardi di euro di investimenti al fine di  adeguare agli standard internazionali la nostranormativa di autorizzazione e concessione che oggi richiede passaggi autorizzativi lunghissimi ed è per molti aspetti molto più restrittiva di quanto previsto dalle normative europee

 I numeri elencati solo nel settore degli idrocarburi parlano di investimenti dell’ordine di 15.000 miliardi con  25.000 posti di lavoro assicurati e 6.500. milioni di tonnellate all’anno di greggio a fronte degli attuali 5.400milioni di tonnellate in più meno gas serra immessi nell’atmosfera nelle aree interessate della Val Padana, Alto Adriatico, Abruzzo, off shore Ibleo (quindi Sicilia), ela Basilicata. 
La tolleranza delle leggi italiane è  già di per sé molto ampia e favorevole allo scempio se consideriamo che il Decreto Legge 152 del 3 aprile 2006 nell’art 104 recita“..per le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi o gassosi in mare lo scarico delle acque diretto in mare avviene secondo modalità previste dal Ministro  dell’ambiente e del territorio  con proprio decreto , purchè la concentrazione di oli minerali sia inferiore a 40mg/l“.
Consideriamo sul lungo termine l’effetto a ridosso  delle Tremiti dei  rifiuti speciali quali fanghi e fluidi perforanti e al raro ma possibile tragico incidente dello  scoppio di un pozzo petrolifero   Conseguenze ritenute evidentemente inessenziali per il  processo finale di colonizzazione dell’Italia se la modernizzazione e il “progresso” non si fermano davanti all’aumento dei tumori, (nella zona di Priolo, in Sicilia, il 35% dei decessi  avviene per tumore), al collasso del turismo, alla definitiva compromissione dell’habitat tutto a vantaggio delle multinazionali straniere e per di più per un petrolio di bassa qualità e pochi spiccioli. Senza contare poi  la devastazione prodotta dalle  esplosioni prodotte dai dispositivi air gun, micidiali bolle d’aria che si propagano nell’acqua e provocano tra  i tantissimi negativissimi effetti gli spiaggiamenti da non dimenticare i 7 capodogli nel dicembre del 2009 sul Gargano, forse non del tutto slegati da questa tecnica invasiva
Ma in tutto questo, c’è da chiedersi , mentre si decideva dell’ambiente e della vita, dove si trovavano   le segreterie di partito, le stesse  che oggi veicolano il messaggio di essere contro le estrazioni, di essere vicino alle popolazioni locali che soffrono della presenza del petrolio, che accusano il governo nazionale deresponsabilizzandosi, solo per arrivare col vento del populismo in poppa alle elezioni del 2013 e a quelle che verranno?


adele dentice

Su La Testa!: PETROLIO AMARO

Su La Testa!: PETROLIO AMARO: Italia, petrolio amaro. di Gianni Lannes In Italia non esistono più luoghi sacri, da rispettare e tramandare alle future generazi...

lunedì 3 settembre 2012

Concorsi e concorsini


Un altro brutale inganno ai danni dei precari e dei giovani aspiranti futuri insegnanti. Un altro elemento distruttivo per la massa degli italiani rassegnati ad un programma di totale delegittimazione dei diritti fondamentali dei lavoratori della scuola, che pur essendo centinaia di migliaia ancora una volta vengono massacrati da una elefantiaca e costosissima macchina organizzativa, quella del concorso quizzone che vorrebbe apparire come soluzione del gran pasticcio della scuola; una trovata quella del Ministro Profumo utile solo a tentare di guadagnare, con l'aiuto di organi di stampa acquiescenti, qualche facile consenso ma innesca solo nuove tensioni tra gli una volta giovani , ormai alle soglie anagrafiche della pensione, e gli attuali giovani aspiranti frustrati docenti. Provvedimenti propagandistici privi di efficacia e maldestri, lo testimonia la generica destinazione dei posti riservati a coloro che già sono abilitati , ma poi si parla di altri da “accantonare”, non si sa bene per chi , una confusione che ingenera il reale sospetto che il governo bandisca il concorso tanto per far passare l’idea di un ipotetico suo interesse per il mondo dell’istruzione e della formazione, che in verità è ritenuto inessenziale e costoso.

Da sottolineare poi come hanno reagito i sindacati che in linea ipotetica approvano i concorsoni – quiz ma non possono non esprimere riserve e direi imbarazzo! Poiché al di là dei roboanti annunci di rilancio della pubblica istruzione, un po’ alla Berlusconi maniera con il suo milione di lavoratori e di qualche sindaco sceriffo con i più modesti 30.000, le nuove assunzioni previste quest’anno (che riguardano, peraltro, solo il personale docente) non rappresentano nuovi posti di lavoro ma, semplicemente, la copertura, peraltro parziale, delle cessazioni dal servizio(pensionamenti ritardati, peraltro, dai provvedimenti della Fornero ) senza contare che 10.000 posti saranno coperti dai docenti di ruoli in “esubero”, messi fuori gioco dalla cosiddetta riforma Gelmini con l’impoverimento dei curricula e dalla riduzione dell’orario scolastico. A questi vanno aggiunti i precari, in coda da decenni nelle graduatorie,vittime delle assunzioni centellinate non adeguatamente tutelati dai sindacati, che non sono parassiti buoni a nulla che pretendono il posto senza alcun diritto e privi di ogni professionalità, ma sono competenti ed esperti vincitori di concorsi semplicemente vittime della stoltezza di una classe politica-sindacale che cambiava le norme di reclutamento sulla base dei giochi e degli interessi economici a cui è subordinata "Purtroppo non è vero che il sindacato abbia operato, e continui a operare, alla luce del valore della solidarietà tra le generazioni. Se lo avesse fatto, probabilmente non avremmo una situazione in cui i giovani incontrano enormi difficoltà a entrare nel mercato del lavoro".

Invece di permettere il turn over, lasciando andare in pensione gli aventi diritto, diminuire il numero di alunni per classe, creare nuove cattedre riformando di nuovi i licei e i curricula degli altri tipi di istituti, i sindacati, miserevolmente svenduti alla perfida oligarchia finanziaria strangola – diritti, manifestano stupore e sdegno per la genialata del ministro Profumo così, dopo mesi di silenzio e di servile plauso al governo tecnico, ora tardivamente non possono non ergersi a difensori dei 150.000 ultra quarantenni se non cinquantenni che verranno sbattuti fuori all’ombra di un concorso che costerà 120 milioni di euro…se non di più… Senza contare il businnes della prova preselettiva con almeno 100 euro a testa per la partecipazione, più tutta la truffetta dei testi e dei corsi di formazione a pagamento organizzati dai sindacati,università ed enti di formazione. Basterebbe che l’opinione pubblica, ignara e rassegnata alla politica della miseria in cui ci hanno scaraventati, fosse informata sul fatto che i posti ci sono per tutti precari che ci lavorano da anni (e quindi chiarire l’imbroglio dell’organico di diritto e di fatto), il che equivarrebbe ad una stabilizzazione a costo zero, e che, se sul serio si investisse sulla scuola (classi da 20 alunni, lotta alla dispersione, ritiro dei tagli, lasciare andare in pensione la gente), i posti ci sarebbero anche per i nuovi laureati.

Adele Dentice

domenica 2 settembre 2012

SCUOLA E SPENDING REVIEW: LA POLITICA DELLA MISERIA, soprattutto morale



Bilanci scolastici, ai tagli per le scuole all'estero, ferie non godute, vicari, pagelle online, soprannumerari ed inidonei e altro.
La prima lettura ci fa capire che chi ha operato i tagli lineari valevoli su tutte le amministrazioni , non sa come si muove la macchina organizzativa della scuola, l’ignoranza pilotata fa  saltare agli occhi le contraddizioni profonde che caratterizzano questa ennesima finanziaria celata, a partire  dalla giostra del  sistema pensionistico che in una prima fase  impone l’uscita dei pubblici dipendente su  base anagrafica  poi reintroduce  i vecchi sistemi , però escludendo i docenti della scuola e gli inidonei costretti a transitare nei profili ATA (non docenti, segreterie ecc). Altri pessimi esempi sono rappresentati dal divieto di monetizzare le ferie non godute e l’obbligo di accesso ai servizi on line. Nel primo caso , art 5 comma 8, non si tiene conto che il divieto è inapplicabile con i supplenti perché c’è l’obbligo di assicurare il diritto allo studio e la scuola non può mettere in ferie il dipendente prima che termini il rapporto di lavoro, nel secondo caso non si considera  che la de materializzazione degli atti amministrativi obbligatori per gli utenti esterni ed interni , potrebbe colpire  magari qualche milione di famiglie che non ha né gli strumenti tecnici né le competenze necessarie per accedere ai servizi on line.  
Tra i punti critici più discutibili e iniqui c’è art 14 comma 13 e 15 in riferimento a  3,765 docenti permanentemente o temporaneamente inidonei per motivi di salute , i quali dovrebbero  essere utilizzati nei profili ATA mettendo sul lastrico  3.800 lavoratori e altrettanti docenti precari  , inoltre gli inidonei  alle soglie della pensione e malati si vedrebbero costretti a svolgere il lavoro gravoso di assistente amministrativo magari  in provincia. E’ questa una norma “illegittima” poiché il personale mantiene lo status quo di docente nonostante siano posti “temporaneamente “ fuori ruolo, l’art 2103 dello Statuto dei lavoratori chiaramente prevede che “il prestatore di lavoro deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quella corrispondenti alla categoria superiore  che abbia successivamente acquisito…. Senza alcuna diminuzione della retribuzione
Poi ci sono i docenti in esubero e parliamo di 10.000 lavoratori , docenti soprannumerari resi tali dai vari dimensionamenti e revisioni ,che sono utilizzati in ambito provinciale senza alcun rapporto con la formazione  professionale ( nel senso che un docente di artistica potrebbe trovarsi a fare da tappabuchi su una cattedra di matematica!), con conseguenze deleterie per le prestazioni professionali, sui livelli occupazionali di docenti abilitati , specializzati con anni di esperienza, ma precari, sugli interessati che verrebbero utilizzati come tappabuchi
Così in un colpo solo 15.000 lavoratori con decenni di esperienza alle spalle vengono fatti fuori
Un’altra sferzata importate quella sui docenti italiani all’estero  una combinazione perfetta di interventi che aprono  definitivamente la porta alla privatizzazione infatti con il taglio del 41% degli investimenti che colpiscono corsi di lingua e cultura nelle scuole e università all’estero.Volendo mantenere gli attuali standard qualitativi lo Stato deve per forza delegare al privato, smantellando di fatto due leggi che garantivano uno dei pochi servizi di qualità del nostro sistema scolastico il S.Lgs 297/94 e la legge 153 /71. Le scusanti miserevoli sono quelle di far cassa in realtà , e temo che il tempo mi darà ragione, si trasformerà in un'altra contribuzione a enti privati che sulla carta manterranno il servizio sacrificando ancora una volta il personale precario in servizio all’estero : Insomma un intervento drastico che sfigura ancora la suola rendendola incapace di agire, senza alcuna finalità di miglioramento , risparmiando e privilegiando le scuole private e le ore di religione che diventano “credito formativo”, risparmio a seno unico , quindi  in questa alleanza tra banche e altare!|

Adele Dentice