lunedì 12 dicembre 2011

c'è del marcio a Bari?


C’è del marcio a Bari ? Rivolgiamo questa domanda al senatore Bucciero che lo afferma con decisione ma, precisa, senza poter dire i nomi , e lo chiediamo al primo cittadino di Bari, che, in quanto difensore della nostra salute e della nostra città , è l’istituzione competente per chiarire il valore delle accuse mosse dall’ex senatore sulla travagliata questione dei presunti abusi edilizi realizzati in località Lama Balice, a Bari, dalla società Maestrale sulla antica masseria Gironda Maselli. L’episodio, per quanto sembri circoscritto, in realtà è’ un’ombra che viene gettata su una città come Bari dotata di un Piano Regolatore ambizioso che vorrebbe nelle intenzioni ridare fiato all´economia, sfruttando tutto il residuo potenziale edificatorio dell´ambiziosa Città-Regione pensata negli anni ‘60; ma l’ex senatore di alleanza nazionale, deponendo in tribunale, come testimone d’accusa, sembra voler sottintendere qualcos’altro che non alleggerisce affatto i dubbi che aleggiano tra i cittadini rispetto alle profonde contraddizioni insite nella politica espansionistica del mattone rosso-bruno della nostra città, ad iniziare da quella gigantesca idea che prevedeva una manovra edificatoria del PRG , orientata verso una mai realizzata città di 650mila abitanti. E Infatti i numeri non quadrano anche se le ultime delibere comunali sono tracciate su proiezioni iperdimensionate mai conseguite, come la n.64 del 7 luglio 2008 che liberalizzò ben 11 milioni di mc in aperta contraddizione con i fatti che parlano di solo 320.000 abitanti ,a fronte degli oltre 600.000 previsti , e per i quali fu prevista una volumetria di 8 milioni di metri cubi dal piano Quaroni, a cui se ne a aggiunsero con la variante,altri 3 milioni.
Le giustificazioni distratte e farfugliate si poggiarono sulla solita demagogia dei diritti dei lavoratori (il jolly che va bene da destra a sinistra),ad atti giuridici e amministrativi, varianti piani regolatori, che legittimavano la mega colata di cemento (???)
Ciò che invece è’ sotto gli occhi di tutti è la metamorfosi di Bari che già nel 97 fu definita città delle periferie dall’architetto Dino Borri , periferie che si estendono sino a raggiungere i confini di altri comuni , che a loro volta seguono lo stesso andamento, ingabbiando milioni di metri cubi di terreno agricolo deprezzato, anche e per merito di una distratta leggerezza di quei settori della politica, che avrebbero dovuto vigilare sulle amministrazioni a tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Invece si è continuato a lottizzare enormi aree in ossequio alla speculazione edilizia, figlia della speculazione fondiaria che nei lontani anni sessanta coltivava il sogno del CEP al di fuori della città dove convogliare i cittadini della Città vecchia di Bari, Torre fesca , un quartiere nuovo che sulla carta doveva essere corredato di servizi e di autonomia pur rimanendo legato al nucleo centrale della città; un sogno infranto ben presto, poichè si è rivelato come segregazione pianificata, uno dei tanti quartieri dormitorio, slegato dal contesto cittadino, che orbitano intorno alla città , ricettacolo della criminalità e del dissesto ambientale . Lo spazio tra il Cep e la città nel frattempo è stato occupato dalla zona industriale la cui realizzazione fu sostenuta da Aldo Moro negli anni 70, sulla scia del benessere e della glorificazione dello sviluppo capitalista, le cui forze produttive e tecnologiche, al servizio della massimizzazione dei profitti e del consolidamento del potere, sono cieche e indifferenti rispetto ai danni prodotti sul territorio e al suo valore naturalistico e storico. Il potere e l’enorme massa di denaro, che regola le dinamiche speculative edilizie, non possono per loro stessa implicita essenza considerare o dare valore a principi fondamentali che regolano gli equilibri naturali o estetici, né tanto meno considerano che, spogliando le fonti originali di ogni ricchezza, si impoverisce il suolo e che la trasformazione degli ecosistemi da via a fenomeni naturali catastrofici, verso cui , ormai, abbiamo fin troppa familiarità, intanto proliferano orrendi edifici eretti su terreni franosi e traballanti
L’ urbanizzazione in continua espansione sembra non impensierire più di tanto nemmeno l’opinione pubblica assuefatta alle ruspe e alla cantierizzazione selvaggia , anche perchè questo stravolgimento urbanistico viene dai più interpretato come occasione di lavoro, non è un caso che la campagna elettorale del 2009 è stata giocata sui 30.000 posti di lavoro dei 600 progetti del piano strategico, riguardanti però tutte le 31 città dell' area metropolitana.
La vocazione della città di Bari appare, quindi, indissolubilmente legata alla sua urbanizzazione alla lottizzazione di aree sempre più vaste, dopo aver ormai “edificato” il 75% del suo territorio, “con 30milioni addizionali di mc solo per abitazioni (senza contare uffici e servizi) in larga parte inutilizzati (D.Borri)”il futuro si orienta oltre i confini perimetrali urbani, sino a congiungersi con aree edificabili di altri territori assegnati dal consorzio ASI , ente Pubblico nel cui cda ci sono Sindaci, esponenti della Camera di Commercio e Confindustria , tecnici che decidono sui destini della salute e dell’economia di un’intera popolazione secondo teorie dette “ innovative”, che mantengono la antica tradizione da prima Repubblica dei bisbigli , delle carte, che si rincorrono e si perdono nelle stanze o tra i corridoi , delle lunghe attese e dei multipli incarichi, come il senatore- sindaco- presidente Antonio Azzollini, nonché componente del consiglio di amministrazione dell’Asi Bari. Un carrozzone, quello dell’Asi , accusato di agire con metodi assolutistici e totalitari non scevro da denunce come quelle della rappresentanti della Cna, la Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa, che puntano il dito contro l'Asi e sullo stato di abbandono nella zona industriale di Bari o quella del segretario della Funzione Pubblica-Uil Franco Liuzzi che con esposti, lettere e denunce ha ventilato l’ipotesi sul giro di favori ed assunzioni all’interno dell’azienda che gestisce l’Area dello Sviluppo Industriale (settembre 2010) Come mai non sono state utilizzate procedure ad evidenza pubblica per effettuare queste assunzioni, essendo l’ASI un Ente pubblico? Perché il Direttore dell’Ente alla nostra formale richiesta ha risposto con spavalda sicumera: “che vai cercando, qua si assume “intuitu personae”; “qua non c’è mai stato un concorso”; “vai dove vuoi?”, si chiede ancora più arrabbiato di prima il segretario Franco Liuzzi. (Quotidiano di Bari 6 settembre 2010)
Ombre e penombre sulle quali vorremmo essere rassicurati perché a noi piacerebbe pensare che a Bari si è in grado di tenere insieme sviluppo, lavoro e rispetto del territorio, che le promesse fatte hanno un loro peso, che i cittadini sono interlocutori non solo in occasioni preelettoralistiche, ma anche quando si decide del loro futuro e della loro vita, per questo chiediamo al Sindaco di Bari di darci delle risposte, magari , in un confronto pubblico con Bucciero per capire e liberarci per sempre delle ombre.

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