domenica 19 agosto 2012

Tu vuò fa l’Amerikano


La storia è una grande maestra, troppo spesso inascoltata.
Anni fa la triade  D’Alema Cossutta Cossiga inaugurò l’era dei rinnovi USA NATO , sostenuti  dai  dissensi di facciata di Bertinotti che in seduta parlamentare tendeva a  distrarsi  quando si affrontavano certi argomenti.
Cosi, mentre con la italica  partecipazione alla guerra nel Kosovo si dava avvio alla stagione delle guerre umanitarie , si individuava in Taranto la sede ideale per una base NATO, poiché la Maddalena non può reggere il carico di una elevata concentrazione di navi da guerra . Nello sfogliare ricordi e vecchi articoli si può facilmente ricostruire l’interesse degli US per il porto di Taranto. Il primo significativo snodo è uno stralcio del documento No. 507-98 September 30, 1998 Defense Logistics agency per i servizi di assistenza tecnica computer e intelligence (C4I) con riferimento a Taranto:
"Logicon, Inc., Tactical Systems Division, Arlington, Va., is being awarded a $9,889,408 modification to previously awarded contract N00244-96-C-5078 for technical support services for standard design engineering, analysis, developmental and certification testing, test operations analysis support and configuration management as they pertain to command, control, communications, computers and intelligence (C4I) systems at the Navy Center for Tactical Systems Interoperability, San Diego, Calif. This contract combines purchases for the U.S. Navy (94%) and the government of Italy (6%) under the Foreign Military Sales (FMS) Program. This contract contains options which, if exercised would bring the total cumulative value of the entire contract to $49,908,613. Work will be performed in San Diego, Calif. (71%), Eglin AFB, Fla. (11%), Fort Monmouth, N.J. (7%), Bahrain (4%), Norfolk, Va.(3%), Arlington, Va. (2%), Taranto, Italy (2%), and is expected to be completed by September 1999. Contract funds will not expire by the end of the current fiscal year. The Fleet and Industrial Supply Center, San Diego, Calif., is the contracting activity".

Il C4I  è un sofisticatissimo sistema tattico del sistema di comando e intelligence della Difesa statunitense nel Mediterraneo, che è stato impiantato nella città pugliese  senza che i cittadini ne sappiano niente  al di là di ogni giudizio umano
A questo fa seguito il documento del Pentagono ottobre 2002, volume 11A, capitolo 9, allegato 1 (DoD Financial Management Regulation, volume 11A, Chapter 9, Annex 1), nel maggio del 2003 l’ambasciatore americano Selmer  incontrò le autorità portuali e successivamente, circa un anno dopo, giunse a Taranto, per un’operazione “commerciale” Barbara Lief (funzionaria dell’ambasciata statunitense a Roma) accompagnata da uomini dell Westland Securities , agenzia statunitense esperta in studi di fattibilità, seguita poi da un sopralluogo della nave della VI flotta US.
 In Italia l’allora presidente Ciampi si dimostrò propenso a sostenere la NATO come simbolo di unità tra l’Europa e gli USA , che si è poi rivelata come nuova evoluzione  del colonialismo occidentale più spietato. Ma ancor più sostenitore fu l’allora ministro della Difesa nei Governi Berlusconi II e III Antonio Martino che, all’ interrogazione parlamentare in merito alla COMIT-MAR-FOR istituito ufficialmente il 4 settembre del 2002 sulla più importante base navale della Marina Militare , quella di Taranto, senza che il Parlamento ne fosse informato, così rispose :


con riferimento specifico alla nuova stazione navale in Mar Grande a Taranto, essa è stata realizzata per soddisfare le esigenze operative delle Unità della Marina Militare italiana.
In relazione agli accordi vigenti potranno, occasionalmente e su base di reciprocità, essere ormeggiate anche Unità navali di passaggio, appartenenti alla Nato.

Ciò detto, nell'ambito del processo di ristrutturazione delle Forze della Nato, volto a dotare l'Alleanza di forze proiettabili, si è provveduto nel contesto dei programmi di ristrutturazione dei comandi dipendenti dal comando in capo della Squadra navale (CINCNAV), ad operare la riconfigurazione del comando delle Forze d'Altura (COMFORAL), che ha sede a Taranto, in una nuova struttura di Comando destinata ad operare sia in ambito nazionale sia nel quadro dell'Unione europea che in quello Nato (COMFORAL/COMITMARFOR).
Analoghi Comandi sono stati riconfigurati in Gran Bretagna (COMUKMARFOR) e in Spagna (COMSPMARFOR).

Il Comando in questione, il cui staff è costituito da personale italiano, è integrabile nei rispettivi contesti per le operazioni a guida europea e Nato da alcuni rappresentanti multinazionali (Spagna, Germania, Paesi Bassi, Gran Bretagna, USA, Turchia).
Lo stesso Comando è deputato, a rotazione con i Comandi navali spagnolo e britannico, alla condotta delle operazioni marittime della Forza di risposta Nato (NRF).

A tale riguardo, la creazione di una Forza di reazione rapida della Nato risponde appunto all'esigenza di far fronte ai nuovi rischi e alle nuove minacce. È infatti necessario poter contare su Forze di reazione rapidamente dispiegabili e dotate di una capacità operativa e interoperabilità molto spinte, diverse da quelle che erano richieste precedentemente per fronteggiare una minaccia sostanzialmente «statica».

Alla luce del quadro delineato, si assicura l'interrogante che la base navale di Taranto è e rimane ad esclusivo controllo nazionale

Una risposta ambigua che non da  certezze, come ambivalenti furono quelle del ministro Frattini, al  Consiglio Atlantico il 3 marzo 2004, che pur prendendo certe distanze da questo progetto di grande Medio Oriente lo riteneva comunque condivisibile, pur stabilendo dei distinguo. Successivamente, il 26 Giugno 2004, Antonio Martino inaugurò a Taranto la nuova base navale della Marina Militare in Mar Grande a Chiapparo ,  costata 150 milioni di euro di cui un terzo proviene da finanziamenti Nato.  Va sottolineato che una delle caratteristiche peculiari del COMIT-MAR-FOR è la capacità di intervenire con estrema rapidità alla guida di forze aeronavali e anfibie NATO , caratterizzate da una composizione multinazionale, che in tempo di crisi possono sviluppare il Mediterraneo allargato, che comprende  il Mar Rosso, il Golfo Persico ed i mari limitrofi.
Cioè l'area del Grande Medio Oriente (Greater Middle East) individuata negli ambienti politici americani come obiettivo della politica di sicurezza nazionale, in particolare della lotta contro il terrorismo, che giustificherebbe  ulteriori iniziative che la Nato potrebbe intraprendere, qualora emergessero nella regione le condizioni adatte
Poi l’ultima tranche e il molo polisettoriale che potrebbe ospitare la VI flotta a testata nucleare, ovviamente; nel frattempo  c’è chi sorvola  e minimizza non mettendo in relazione   con  un precedente similare, quello di Bagnoli che negli anni 80 ospitava uno stabilimento Ilva poi dismesso, anche se con motivazioni diverse, e una base Nato che doveva essere  chiusa e invece continua ad essere attiva. Non sembra nemmeno di particolare rilievo il fatto che nel porto di Taranto dovrebbero transitare navi e sottomarini a propulsione nucleare con pericoli di incidenti che ci garantiscono rari , rarissimi , ma non scordiamo l’episodio del sottomarino Scorpion esploso, misteriose ancora le cause,  nell’Atlantico il 22  maggio del 1968 dopo essere passato per Napoli e Taranto. Sembra comunque sussistere una generale sottostima dei rischi sia in merito alla predisposizione di piani di emergenza,  che sembra siano inadeguati per la popolazione di Taranto, che di natura ambientale per via del rilascio dei radionuclidi, che aumentano col tempo, causato dall’andirivieni delle navi.
Intanto oggi Taranto divisa e disuguale combatte una guerra contro i poteri forti, ma non fortissimi, che forse riusciranno a trovare un accordo dopo aver sgretolato l’attuale sistema politico disvelando, come nel 1992, segreti e connivenze, al fine di sostituirlo con un altro cane da guardia delle grandi elites dominanti. In queste ore non si parla d’altro che di una sentenza giusta, ma che nel contempo mette sul lastrico migliaia di lavoratori a causa delle malefatte dei gestori dell’Ilva, tra l’altro in un momento storico in cui l’Italia sta perdendo produttività e  non solo  nel Mezzogiorno, pensiamo al numero crescente dei cassaintegrati e del lavoro nero, categorie già di per sé fortunate (!). In questo stato di confusione il rischio più severo che si profila sarà che   i danni  prodotti vengano pagati non dai veri colpevoli ma solo dai lavoratori e dalla popolazione vittima, in una situazione di generale abbandono e di competizione di tutti contro tutti.
Adele Dentice

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