La storia è una grande maestra, troppo spesso inascoltata.
Anni fa la triade
D’Alema Cossutta Cossiga inaugurò l’era dei rinnovi USA NATO , sostenuti
dai
dissensi di facciata di Bertinotti che in seduta parlamentare tendeva a distrarsi quando si affrontavano certi argomenti.
Cosi, mentre con la italica partecipazione alla guerra nel Kosovo si dava
avvio alla stagione delle guerre umanitarie , si individuava in Taranto la sede
ideale per una base NATO, poiché la Maddalena non può reggere il carico di una
elevata concentrazione di navi da guerra . Nello sfogliare ricordi
e vecchi articoli si può facilmente ricostruire l’interesse degli US per il porto
di Taranto. Il primo significativo snodo è uno stralcio del documento No. 507-98 September
30, 1998 Defense Logistics agency per i servizi di assistenza tecnica computer e
intelligence (C4I) con riferimento a Taranto:
"Logicon,
Inc., Tactical Systems Division, Arlington, Va., is being awarded a $9,889,408
modification to previously awarded contract N00244-96-C-5078 for technical
support services for standard design engineering, analysis, developmental and
certification testing, test operations analysis support and configuration
management as they pertain to command, control, communications, computers and
intelligence (C4I) systems at the Navy Center for Tactical Systems
Interoperability, San Diego, Calif. This contract combines purchases for the U.S. Navy (94%) and the government of Italy (6%)
under the Foreign Military Sales (FMS) Program. This contract contains options
which, if exercised would bring the total cumulative value of the entire
contract to $49,908,613. Work will be performed in San Diego, Calif. (71%),
Eglin AFB, Fla. (11%), Fort Monmouth, N.J. (7%), Bahrain (4%), Norfolk,
Va.(3%), Arlington, Va. (2%), Taranto, Italy (2%), and is expected to be completed by
September 1999. Contract funds will not expire by the end of the current fiscal
year. The Fleet and Industrial Supply Center ,
San Diego , Calif. , is the contracting activity".
Il C4I è un
sofisticatissimo sistema tattico
del sistema di comando e intelligence della Difesa statunitense nel
Mediterraneo, che è stato impiantato nella città pugliese senza che i cittadini ne sappiano
niente al di là di ogni giudizio umano
A questo fa seguito il documento del Pentagono ottobre 2002, volume 11A, capitolo 9, allegato 1 (DoD
Financial Management Regulation, volume 11A, Chapter 9, Annex 1), nel
maggio del 2003 l’ambasciatore americano Selmer
incontrò le autorità portuali e successivamente, circa un anno dopo,
giunse a Taranto, per un’operazione “commerciale” Barbara Lief (funzionaria
dell’ambasciata statunitense a Roma) accompagnata da uomini dell Westland
Securities , agenzia statunitense esperta in studi di fattibilità, seguita poi
da un sopralluogo della nave della VI flotta US.
In Italia l’allora
presidente Ciampi si dimostrò propenso a sostenere la NATO come simbolo di unità
tra l’Europa e gli USA , che si è poi rivelata come nuova evoluzione del colonialismo occidentale più spietato. Ma
ancor più sostenitore fu l’allora ministro della Difesa nei Governi Berlusconi
II e III Antonio Martino che, all’ interrogazione parlamentare in merito alla COMIT-MAR-FOR istituito
ufficialmente il 4 settembre del 2002 sulla più importante base navale della
Marina Militare , quella di Taranto, senza che il Parlamento ne fosse
informato, così rispose :
“con riferimento specifico alla nuova
stazione navale in Mar Grande a Taranto, essa è stata realizzata per soddisfare
le esigenze operative delle Unità della Marina Militare italiana.
In relazione agli accordi vigenti potranno, occasionalmente e su base di
reciprocità, essere ormeggiate anche Unità navali di passaggio, appartenenti
alla Nato.
Ciò detto, nell'ambito del processo di ristrutturazione delle Forze della Nato,
volto a dotare l'Alleanza di forze proiettabili, si è provveduto nel contesto
dei programmi di ristrutturazione dei comandi dipendenti dal comando in capo
della Squadra navale (CINCNAV), ad operare la riconfigurazione del comando
delle Forze d'Altura (COMFORAL), che ha sede a Taranto, in una nuova struttura
di Comando destinata ad operare sia in ambito nazionale sia nel quadro
dell'Unione europea che in quello Nato (COMFORAL/COMITMARFOR).
Analoghi Comandi sono stati riconfigurati in Gran Bretagna (COMUKMARFOR) e in
Spagna (COMSPMARFOR).
Il Comando in questione, il cui staff è
costituito da personale italiano, è integrabile nei rispettivi contesti per le
operazioni a guida europea e Nato da alcuni rappresentanti multinazionali
(Spagna, Germania, Paesi Bassi, Gran Bretagna, USA, Turchia).
Lo stesso Comando è deputato, a rotazione con i Comandi navali spagnolo e
britannico, alla condotta delle operazioni marittime della Forza di risposta
Nato (NRF).
A tale riguardo, la creazione di una Forza di reazione rapida della Nato
risponde appunto all'esigenza di far fronte ai nuovi rischi e alle nuove
minacce. È infatti necessario poter contare su Forze di reazione rapidamente
dispiegabili e dotate di una capacità operativa e interoperabilità molto
spinte, diverse da quelle che erano richieste precedentemente per fronteggiare
una minaccia sostanzialmente «statica».
Alla luce del quadro delineato, si assicura l'interrogante che la base navale
di Taranto è e rimane ad esclusivo controllo nazionale”
Una risposta ambigua che non
da certezze, come ambivalenti furono
quelle del ministro Frattini, al
Consiglio Atlantico il 3 marzo 2004, che pur prendendo certe distanze da
questo progetto di grande Medio Oriente lo riteneva comunque condivisibile, pur
stabilendo dei distinguo. Successivamente, il 26 Giugno 2004, Antonio Martino inaugurò a Taranto la nuova base navale della Marina Militare in Mar
Grande a Chiapparo , costata 150 milioni
di euro di cui un terzo proviene da finanziamenti Nato. Va sottolineato che una delle
caratteristiche peculiari del COMIT-MAR-FOR è la capacità di intervenire con
estrema rapidità alla guida di forze aeronavali e anfibie NATO , caratterizzate
da una composizione multinazionale, che in tempo di crisi possono sviluppare il
Mediterraneo allargato, che comprende il Mar Rosso, il Golfo Persico ed i mari
limitrofi.
Cioè l'area del Grande Medio
Oriente (Greater Middle East) individuata negli ambienti politici
americani come obiettivo della politica di sicurezza nazionale, in particolare
della lotta contro il terrorismo, che giustificherebbe ulteriori iniziative che la Nato potrebbe intraprendere,
qualora emergessero nella regione le condizioni adatte
Poi l’ultima tranche e il molo
polisettoriale che potrebbe ospitare la
VI flotta a testata nucleare, ovviamente; nel frattempo c’è chi sorvola e minimizza non mettendo in relazione con un precedente similare, quello di Bagnoli che
negli anni 80 ospitava uno stabilimento Ilva poi dismesso, anche se con
motivazioni diverse, e una base Nato che doveva essere chiusa e invece continua ad essere attiva. Non
sembra nemmeno di particolare rilievo il fatto che nel porto di Taranto
dovrebbero transitare navi e sottomarini a propulsione nucleare con pericoli di
incidenti che ci garantiscono rari , rarissimi , ma non scordiamo l’episodio
del sottomarino Scorpion esploso, misteriose ancora le cause, nell’Atlantico il 22 maggio del 1968 dopo essere passato per
Napoli e Taranto. Sembra comunque sussistere una generale sottostima dei rischi
sia in merito alla predisposizione di piani di emergenza, che sembra siano inadeguati per la popolazione
di Taranto, che di natura ambientale per via del rilascio dei radionuclidi,
che aumentano col tempo, causato dall’andirivieni delle navi.
Intanto oggi Taranto divisa e disuguale combatte una guerra
contro i poteri forti, ma non fortissimi, che forse riusciranno a trovare un
accordo dopo aver sgretolato l’attuale sistema politico disvelando, come nel
1992, segreti e connivenze, al fine di sostituirlo con un altro cane da
guardia delle grandi elites dominanti. In queste ore non si parla d’altro che
di una sentenza giusta, ma che nel contempo mette sul lastrico migliaia di
lavoratori a causa delle malefatte dei gestori dell’Ilva, tra l’altro in un
momento storico in cui l’Italia sta perdendo produttività e non solo nel Mezzogiorno, pensiamo al numero crescente
dei cassaintegrati e del lavoro nero, categorie già di per sé fortunate (!). In
questo stato di confusione il rischio più severo che si profila sarà che i danni
prodotti vengano pagati non dai veri colpevoli ma solo dai lavoratori e
dalla popolazione vittima, in una situazione di generale abbandono e di competizione
di tutti contro tutti.
Adele Dentice
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