giovedì 9 febbraio 2012

Dopo le classi, le scuole pollaio


L’eccesso di zelo fa della nostra regione l’avanguardia delle “innovazioni”, come scolaretti diligenti i nostri amministratori si fanno in quattro per applicare rigorosissimamente, anche se con dolore, le indicazioni governative. La giustificazione è nell’obbligo di legge, che forse presto obbligherà a disseminare la Puglia di ulivi OGM, che sono belli e crescono in fretta(!!!!), ma questa volta tocca rivolgere l’attenzione alla scuola e al nuovo devastante intervento sulla scuola pubblica che viene fatto passare come "Dimensionamento della rete scolastica", secondo quanto previsto dall’art. 19, commi 4 e 5, della legge di conversione n. 111 del 15 luglio 2011, come integrato dalla legge 183/2011.
Un provvedimento con cui si prevede, oltre all’abrogazione delle direzioni didattiche e delle scuole medie a favore degli Istituti comprensivi (per mantenere la propria autonomia devono raggiungere i mille iscritti), l’eliminazione tout court delle autonomie scolastiche sottodimensionate , cioè con meno di 600 alunni.
Con questi interventi La Puglia perde 28 autonomie per le scuole superiori e 160 per il primo ciclo (materne, elementari e medie).
Verrebbero soppresse, in pratica, oltre 202 scuole autonome del I ciclo (circoli didattici e scuole medie inferiori) e 35 del II ciclo (secondaria superiore), con la perdita di quasi 1.000 posti di lavoro (237 direttori scolastici, 237 direttori dei servizi amministrativi, circa 100 assistenti amministrativi e circa 150 collaboratori scolastici). Portando la sola provincia di Bari al vertice della classifica nazionale con l’eliminazione del 10% di istituti scolastici, con 180 posti che salteranno tra dirigenti, direttori dei servizi e personale ATA. Le conseguenze di questa ennesima scure ricadranno impietose sui lavoratori che temono il rischio di soprannumerarietà, di mobilità , ma soprattutto grazie al patto di stabilità sempre più tangibile si rivela la cassa integrazione, in particolare per i DSGA; a questo disagio lavorativo si aggiunge poi ciò che le famiglie subiranno a causa dell’interruzione dell’attività didattica e dello spostamento degli uffici di segreteria “È un piano doloroso – ha aggiunto l’assessore Alba Sasso– sappiamo che ci saranno proteste, ma lo abbiamo dovuto presentare per rispettare la legge. Le scuole saranno accorpate perlopiù in poli "di settore", tenendo insieme i tecnici, gli artistici e le altre specializzazioni». 
La verità è che la realizzazione di un istituto comprensivo, che non può ridursi ad un mero calcolo sommatorio di alunni né diventare terreno di conquista per qualcuno, non è altro che l’appendice di quei famosi 8,5 miliardi di euro scaricati sulla scuola, né sarà chiaro comprendere quali saranno gli eventuali benefici con meno operatori a gestire poli didattici così spropositatamente numerosi. Il dimensionamento dovrebbe sostanziarsi, in linea di principio, nella costruzione di un curricolo verticale, “questo” dimensionamento, invece, sembra tutt’altra cosa, se mai molto vicino alle logiche tutt’altro che trasparenti per chi opera e vive nella scuola, con la minaccia quotidiana della perdita del posto di lavoro e lo stravolgimento dell’offerta formativa sempre più dequalificata con studenti parcheggiati lì dove imperano confusione e deficit organizzativo.
Al di là delle parole tranquillizzanti dei sindacati che chiedono garanzie in merito all’edilizia scolastica per la formazione di istituti comprensivi organizzati come college (Giovanni Verga, segretario generale della Uil Scuola Puglia) o ai tempi distesi prefigurati dalla CGIL, dobbiamo considerare i primi deleteri effetti dovuti alla combinazione di ordini di scuole differenti a cominciare dall’impossibilità di far convivere nello stesso edificio minimo 1000 alunni con attività didattiche, orari e attività di amministrazione completamente diversi e tutto sotto un’unica dirigenza. 
Dopo le classi pollaio tocca alle scuole C’è da stupirsi se la qualità della formazione decade impietosamente?
Adele Dentice

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