lunedì 20 febbraio 2012

Bari la città del cemento


Ridisegnare la fisionomia della città parametrando lo sviluppo edilizio sulle reali esigenze abitative nel pieno rispetto del territorio non sembra un obiettivo politico strampalato ma semplicemente espressione di ciò che deve essere la politica, coerente e corretta in pieno rispetto dell’ambiente e della cultura storica di una città antica.Invece, anche qui a Bari ci hanno fatto ingoiare, con la scusa dei posti di lavoro, le recenti varianti del piano regolatore, che aumentano il rischio di una rapida cementificazione selvaggia violando gli stessi obiettivi del piano strategico che subordinavano l’edificazione alla riqualificazione delle strutture esistenti e al rispetto delle prospettive demografiche. Le nuove edificazioni costruite in luoghi e con caratteristiche diverse rispetto ai vecchi edifici hanno creato un immagine disomogenea della città senza tutelare né il patrimonio immobiliare nè quello ambientale
Come sarebbe dovuta essere Bari secondo le ispirazioni delle centrali politico –economiche scritte in tanti documenti programmatici ? lo abbiamo dimenticato, oltre il luccichio festoso del centro cittadino, ci confrontiamo quotidianamente con tutti gli aspetti promessi ma ancora inevasi: la mobilità, il verde , la sicurezza, la distribuzione dei servizi, il risanamento del patrimonio immobiliare degradato, il recupero di quartieri nati e sviluppati male, l’integrazione delle periferie, il raccordo con i comuni vicini e la conservazione della memoria, la promozione culturale,con tutti i teatri chiusi a parte il Petruzzelli mangia soldi.
Ci avevano promesso che si sarebbe lavorato in termini di riqualificazione e non di costruzione, di correzione degli aspetti negativi e di valorizzazione degli elementi di positività della dimensione metropolitana; ci hanno ingannato parlando di modernizzazione della città, e noi che conosciamo il senso delle parole sappiamo che “modernizzare” non significa solo riqualificare il centro storico o razionalizzare le periferie , modernizzare significa creare legami tra la città storica e le periferie ciascuna con i suoi luoghi di incontro che reciprocamente si acculturano superando la presunzione ottocentesca che il progresso si identifica con l’espansione selvaggia
Abbiamo assistito al dilagare dell’ iniziativa privata , con la consequenziale saturazione di aree edificabili, e all’incontrollato fenomeno di aggressione alle campagne periurbane di bari che nel corso degli anni hanno subito pratiche ed interventi violenti come gli sradicamenti di ulivi secolari e l’installazione di impianti rischiosi per la salute, alla violazione di tessuti storici come le lame, portatrici di una multiculturalità straordinaria dove si sono insediate comunità dal neolitico ai monaci; la distruzione di spazi agricoli nell’ottica di una mancata riconciliazione con l’ambiente per favorire interessi privati.
Ci è sembrato che il governo del territorio sia più guidato dalle categorie di imprenditori edili e proprietari immobiliari , che da un volontà di tutela del bene comune determinando una tumultuosa espansione urbana che ha accentuato ulteriormente le caratteristiche di città – dormitorio esponendo, tra l’altro, il territorio a rischio di inquinamento idrogeologico, atmosferico, più che di città a dimensione umana, giocando su un’ambigua interpretazione di una ben nota una manovra edificatoria che prevedeva una volumetria di 8 milioni di metri cubi (piano Quaroni) orientata verso previsione di 650.000 abitanti ,mentre attualmente se ne contano all’incirca 320.000
Ma nel 2008 esattamente il 7 luglio a questa sovradimensionata volumetria se ne aggiunsero altri tre milioni con una variante di delibera la n.64, oltre l’assurda incongruente logica della variante rilevammo alcune sfasature che furono oggetto di una lettera inviata all’assessore all’urbanistica della Regione dott.ssa Barbanente “Tale delibera, che autorizza la cementificazione di 11 milioni di metri cubi con la variante di un aumento di volumetria di 3 milioni di metri cubi rispetto agli 8 milioni previsti dal piano Quaroni su un ipotesi non verificatasi di un raddoppio della popolazione barese , dovrebbe essere Resa ineseguibile poiché il Consiglio Comunale in quella sede ha approvato anche le variazioni proposte dalle indicazioni della Regione nella delibera di Giunta Regionale n. 1358/2007, che includono il parere obbligatorio e vincolante delle Circoscrizioni, senza considerare che il Regolamento Comunale considera solo parere obbligatorio degli organi decentrati, pertanto, allo stato attuale , la Giunta Regionale non può prendere atto della delibera n.64.”
Ma non è finita nel gennaio 2009 un’altra variante aggiunge altro territorio da cementificare e riguarda le maglie 50 e 51 , meglio note come il Tondo di Carbonara, con cui si aggiungono altri milioni di metri cubi e il percorso espansivo della colata di cemento che seppellirà Bari si chiude il 6 febbraio 2012 con la delibera n.30.
E i cittadini cosa pensano di queste enormi ruspe disseminate nella città? più che altro non amano esprimersi perché è un discorso difficile e incomprensibile e poi queste case possono aprire prospettive lavorative , ma queste case da chi saranno abitate e quegli enormi edifici disabitati non potrebbero essere riqualificati ed essere anche loro motivo di lavoro? Le risposte che vengono date sono sempre quelle il volto nuovo della città e il lavoro , il progresso che da lavoro, perché in tempo di crisi seppellire il terreno sotto quintali di cemento armato fa bene alla crisi è una risposta di civiltà, magari noi pensiamo che la civiltà si potrebbe incontrare se quegli spazi agricoli fossero resi vitali al posto di enormi caseggiati vuoti
A noi persone comuni è facile ingannarci , diventa facile fare leva sulla nostra fiducia e sulla nostra ingenuità, sorprendendoci e ingannandoci facendoci accettare qualunque cosa attraverso un meccanismo elementare che utilizza i bisogni e i comportamenti collettivi conformemente a chi ambisce a dominarci, la macchina amministratrice si inventa posti di lavoro ,promuove il riutilizzo del territorio e la sua riqualificazione a noi sembra invece che dietro queste manovre vengano alimentati trasferimenti di grandi capitali infischiandosene dei diritti dei cittadini. Lo abbiamo scoperto con “stupore” grazie alle complesse investigazioni, all'esame di documenti bancari, contabili ed extracontabili, ai controlli incrociati presso gli enti pubblici e al sequestro di “12 milioni di euro alle società riconducibili alla famiglia di costruttori proprietari e del più grosso gruppo imprenditoriale della città. Truffa aggravata ai danni dello Stato e falso ideologico sui fondi pubblici destinati alla realizzazione di nuove strutture turistico-alberghiero, industriali e per la ristrutturazione di un centro medico-sportivo, nelle provincie di Bari, Taranto e Bat. Soldi pubblici per il sostegno all’attività imprenditoriale ricevuti dietro false attestazioni; contributi a fondo perduto erogati dal ministero dello Sviluppo economico per un totale di circa 23 milioni di euro (di cui 12 milioni oggetto della odierna misura cautelare”

Noi cittadini comuni e ignari dei grandi giochi che si operano sulle nostre teste ogni giorno veniamo depauperati di piccoli pezzi di quelle briciole di democrazia rimaste, avevamo avuto fiducia nella promessa che ci era stata fatta di avere più spazio nelle decisioni che ci riguardano da vicino, come le politiche urbanistiche o ambientali , anche attraverso l’attuazione del decentramento amministrativo, ma, pur essendoci un esplicito riferimento nel regolamento comunale, è stato perfettamente ignorato , ed ora con l’art 10 bis gli si da il colpo finale , infatti si nega alle circoscrizioni la funzione operativa , la quale sarà posta in essere solo dopo la verifica da parte della giunta ! Sempre più lontane le ipotesi di coinvolgimento dei cittadini dalle decisioni che lo riguardano , sempre meno influenti e condizionati da informazioni deformate , bisognerebbe allo stato attuale avere più coraggio nel conoscere i propri diritti e uscir fuori da quella pigrizia mentale e culturale che ci fa accettare il meno peggio o la parrocchietta di moda rendendoci ancora più schiavi degli uomini in catena dell’antica Roma, almeno loro avevano la consapevolezza della libertà come qualcos’altro dalla loro condizione infelice, noi abbiamo perso anche il nostro libero pensiero

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