venerdì 6 gennaio 2012

La scuola nuova del nuovo governo


“Sarà necessario mirare all’accrescimento dei livelli di istruzione della forza lavoro, che sono ancora oggi nettamente inferiori alla media europea, anche tra i più giovani. Vi contribuiranno interventi mirati sulle scuole e sulle aree in ritardo – identificando i fabbisogni anche mediante i test elaborati dall’INVALSI – e la revisione del sistema di selezione, allocazione e valorizzazione degli insegnanti”.

Il breve e significativo passaggio di Monti sulla scuola mostra non solo il poco interesse per il sistema formativo del Paese ma, soprattutto, una lapidaria idea di scuola-azienda molto vicina a quella della Confindustria; in sostanza una scuola di massa sempre più povera di risorse e di contenuti, la scuola del fare ancora più americaneggiante di come impostata dai vari governi degli ultimi venti anni, buona a sfornare tecnici e operai in cui prevalgono test e tasti,che restringono la complessità del sapere a veri e propri quiz, con meno cultura e con sempre più strumenti informatici , LIM, che vanno a sostituire libri, gessetti e lavagne che, col latino e il greco,vanno lasciate solo alle scuole d’elite, meglio se private, dove fanno ressa i figli della classe dirigente.
Il ministro Profumo supera i nostri peggiori timori per lui la riforma Gelmini non si tocca, va bene così, anche con le deroghe alla sicurezza , le classi stracolme si superano facilmente , basta utilizzare i supporti informatici e 30 ragazzi in un’aula diventano pochi.
E’ la fine della suola statale , come è avvenuto negli USA, una fine preannunciata già da tempo il cui segno tangibile è dato dall’incremento delle iscrizioni del 10% a favore delle scuole private, mentre chi può permetterselo, manda i figli a studiare all’estero.
Nessuna prospettiva, quindi, per la massa di individui trasformati in clientes, buoni ad essere forza lavoro e consumatori secondo il modello dell’efficienza della scuola ai fini del mercato, in cui non si prevede nessuna possibile ipotesi di investimento sul capitale umano, al contrario l’aumento dei costi e dell’IVA dal 10 al 12 % ancora di più ridurranno gli approvvigionamenti per i laboratori e in generale per gli istituti scolastici. Si continua a tagliare con conseguenze gravissime per la popolazione il cui peggioramento delle condizioni economiche e l’aumento della povertà (nel Sud ci sono aree con il 40% di poveri Rapporto Svimet 2011) farà diminuire la percentuale di studenti poiché sempre meno le famiglie saranno in grado di sostenere i costi dell’istruzione e dell’università.
E i giovani, sempre meno preparati, sempre meno potranno sperare di essere inseriti nell’ambito lavorativo.
Da qualche parte si è esultato per i mancati tagli , ipocrita sequela di idiozie , cos’ altro si poteva togliere alla scuola dopo gli oltre 130.000 licenziamenti (prima sperimentazione dei licenziamenti di massa) con un risparmio calcolato nell’ordine di circa 8miliardi di euro, a cui si vanno ad aggiungere
il blocco degli stipendi con il congelamento degli scatti e del contratto, senza parlare della riduzione drastica dei finanziamenti , tanto da costringere le scuole, per poter garantire il livello qualitativo dell’ offerta formativa, a chiedere alle famiglie contributi , mentre si continuano ad erogare fondi a istituti privati con la scusa che svolgono un servizio pubblico.
Col cambio di governo qualche illuso pensava che ci sarebbe stato un cambio di rotta, poiché qua e là si legge sulla necessità di investire di più sull’istruzione, sulla formazione e sulla ricerca, ma i primi segnali vanno tutti in direzione della continuità con l’unica variante di qualche investimento nell’edilizia scolastica .
Come nel passato , tutto cambia per non cambiare nulla, si continua a mutilare economicamente il settore scolastico spingendo nel contempo verso la digitalizzazione e nuove tecnologie informatiche a pagamento nelle scuole, con l’obbligo di mettere tutte le informazioni in rete, come da protocollo dell’ottobre 2009, firmato dai ministri Gelmini e Brunetta e la Microsoft Italia, non privilegiando il software libero che non avrebbe alcun costo di licenza; né tanto meno si tiene conto della Direttiva Stanca del 19 dicembre 2003 “Sviluppo ed utilizzazione dei programmi informatici da parte delle pubbliche amministrazioni“ e il D. Lgs. 82/05 art. 68 (Codice dell' amministrazione digitale) che prevedeva l’adozione dell’open source per la P.A e per la scuola oltre a imporre una valutazione comparata prima di acquistare il software da adoperare, essenziale in un paese che riconosce il valore del libero mercato e della concorrenza.”
Si è parlato con grande enfasi di rigore, crescita, equità, lotta agli evasori, non c’è nulla di questo ,anzi vengono colpiti ancora una volta i più deboli , con l’innalzamento della età pensionabile le decurtazioni e trattamenti palesemente differenti rispetto a quelli che già sono andati in pensione, si eliminano i diritti acquisiti come i riscatti per gli anni di laurea o per il servizio militare (pagati e strapagati dai lavoratori della scuola). Probabilmente i professori che albergano nelle aule parlamentari pensano che insegnare in una scuola d’infanzia, o in zone a rischio , o in scuole professionali , a stranieri, disabili a settant’anni o giù di lì sia la stessa cosa che svolgere la propria docenza in prestigiose aule universitarie!!!
Un'altra misura demagogica e sicuramente non equa è l’inglobamento dell’INPDAP nell’INPS rendendo indistinguibili le poste corrispettive ai contributi versati dai lavoratori rispetto agli interventi di natura sociale e assistenziale , che devono avere un capitolo di bilancio a parte. Si dimentica con questo provvedimento che i versamenti dello Stato sono virtuali a meno che non si voglia far cassa
con chi non solo non evade per sua natura, ma ha coefficienti più elevati per l’erogazione delle pensioni, ma anche per provvedere alla cassa integrazione , alle pensioni sociali e di invalidità, cioè il welfare. Intanto sulla base di un discutibile criterio di equità si è introdotta una parvenza di tracciabilità sopra i 1000 euro , che salvaguarda il lavoro in nero, né si parla della riduzione delle ingentissime spese militari o delle rendite in capo al Vaticano (immobili, attività commerciali ..)
Eppure chi usufruirà di queste penalizzazioni è sempre più fortunato dei precari il cui destino si delinea sempre più gravoso e incerto .I precari, i giovani la cui condizione viene strumentalizzata per lanciare un attacco a 360° al diritto di lavoro per mettere i figli contro i padri definiti categoria iperprotetta, oppure contro i colleghi poco più anziani come vuole la sconcertante proposta del ministro Profumo, che pensa di risolvere il problema di 200.000 precari, a cui si aggiungeranno i nuovi neolaureati, costruendo un sistema artificioso di doppia graduatoria, concorsi, canali di accesso alle cattedre paralleli. Si prospetta per il futuro una tristissima e lacerante guerra tra poveri mentre le cattedre diminuiranno, per via dell’aumento dell’età pensionabile, e le classi saranno sempre più sovrabbondanti ,ingestibili e meno sicure, ma tanto con i supporti informatici non ce ne accorgeremo.

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