domenica 14 aprile 2013

I PRIMATI DELLA MORTE


E Bari o meglio Carbonara con il suo Grande Ospedale
Di Venere, è tra i primi posti in classifica
 I numeri dell’ Agenas, Agenzia nazionale per i servizi sanitari , sono impressionanti quando relazionano sui sei ospedali pubblici di grandi dimensioni con un rischio di decesso dei pazienti superiore alla media nazionale, le medagliette sono attribuite all’ospedale civile di Venezia, il San Paolo a Civitavecchia, il San Giovanni Evangelista di Tivoli, il San Paolo a Napoli, il Gravina e San Pietro di Caltagirone e Udite Udite all’ospedale Di Venere di Carbonara – Bari uno dei principali ospedali baresi e pugliesi. In questo ospedale  c'è un reparto nel quale si rischia parecchio,  di morire: neurochirurgia, ridotta ai minimi termini con ginecologia  (punti di riferimento per i pazienti di tutta la Puglia), e fisiopatologia respiratoria e pediatria. Neurochirurgia, reparto unico dell’intera Asl provinciale , prevede interventi delicatissimi ormai ineseguibili a causa dei tagli che il reparto subisce ormai da anni, oltre all’ impressionante degrado strutturale  in cui verte. Non va meglio per Anatomia patologica ormai smantellata con gravi disagi per i pazienti e ritardi nelle consegne dei referti. All’aspetto trasandato dei reparti di questa enorme struttura fa da contraltare  il cantiere aperto a cui è sottoposta  per via di imponenti opere di ristrutturazione Al “Di Venere” infatti sono in corso lavori per 23 milioni di euro, di cui il 35 % erogati dalla Regione e il restante sono fondi europei, con la modifica della viabilità, il risanamento alberghiero dei reparti di degenza, le sale operatorie, nuove di zecca, praticamente  del tutto inutili, dal momento che mancano  gli operatori sanitari e i medici . E allora noi, comuni mortali, quelli cioè che pagano tasse e imposte per godere dei servizi pubblici, ci chiediamo come mai si licenzia il personale di una mega struttura ospedaliera  e si continua a costruire, risanare ristrutturare? Mistero dei fondi europei che corrono sempre lì, nelle solite tasche

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