Si parla di boccata d’ossigeno per la scuola rispetto alla notizia di pochi giorni fa la quale annunciava che la commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento che cancella i tagli previsti per un totale di 75 milioni di euro da operare in due anni: il 2014 e il 2015, più che ossigeno direi l’ultimo respiro del morente, la scuola è e continua ad essere la maschera del mercato, lo certifica il decreto non abolito n.72 dell’8 marzo del 2013 che di fatto ha consegnato all’Invalsi il sistema di valutazione e autovalutazione della scuola pubblica, che viene controllata quindi da nuclei esterni.
Questi nuclei, esterni e misteriosi è bene ribadirlo, saranno incaricati di intervenire direttamente sui percorsi di miglioramento dell’apprendimento e sul funzionamento delle scuole. Viene, con questo atto, persino indebolita la pur discutibilissima legge del 15 marzo 1997 n. 59 (autonomia scolastica)- Capo IV-Art. 21 comma 9 in cui si afferma che "L'autonomia didattica è finalizzata al perseguimento degli obiettivi generali del sistema nazionale di istruzione, nel rispetto della libertà di insegnamento, della libertà di scelta educativa da parte delle famiglie e del diritto ad apprendere. Va sottolineato inoltre che con l’ approvazione del decreto abbiamo assistito a un vero ricatto infatti la scuola italiana, se non ci fosse stata la ratifica, “non avrebbe più avuto accesso ai fondi europei”, come da impegni assunti nel 2011 dall’Italia con l’Unione europea, in vista della programmazione dei fondi strutturali 2014/2020
, per consolarci del colpo mortale inferto alla libertà di insegnamento ecco sopraggiungere il contentino del nuovo governo Letta dei 75 milioni distribuiti in due anni, meno di briciole.
L’aspetto più velenoso di questo definitivo ultimo attacco alla scuola lo verificheremo sulla nostra pelle, a settembre, quando personale amministrativo, docenti e dirigenti scolastici dovranno render conto del loro operato a un'agenzia esterna (che ha già dato pessima prova) e a genitori trasformati in acquirenti del "prodotto scuola" immesso sul "mercato".
Il decreto, infatti, obbliga alla pubblica rendicontazione sociale delle istituzioni scolastiche, che sarà effettuata da un’ agenzia esterna i cui risultati non potranno essere messi in discussione, per cui il ministero, giunto il momento delle iscrizioni, renderà pubblico il presunto valore delle istituzioni scolastiche, in modo che “la diffusione dei risultati raggiunti, attraverso indicatori e dati comparabili”, consenta alle famiglie di scegliere le scuole migliori.
E quali saranno le scuole migliori? Secondo i criteri Invalsi quelle che meglio delle altre avranno risposto all'imposizione di test standardizzati che valutano il "merito" a scapito del tempo dedicato alla formazione di coscienze critiche alla fine c’è da chiedersi cosa si vuole realmente misurare realmente con l’Invalsi? Com'è possibile quantificare il livello d’apprendimento di un bambino solo per alcune materie e altre no? Perché fare solo domande chiuse che non permettono allo studente di esprimere la sua capacità di rielaborazione personale, di riflessione, di interpretazione?
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