venerdì 12 marzo 2010

Una sconfitta improbabile...ma auspicabile



Come sanno bene i suoi fans accaniti in Puglia e nel resto d'Italia, il personaggio politico e prodotto pubblicitario Nichi Vendola deve assolutamente vincere per una seconda volta le elezioni regionali in Puglia, possibilmente con un margine di vantaggio più netto sugli avversari rispetto al risultato del 2005 (allora, 14000 voti in più di Fitto). Soprattutto... per allontanare il fantasma di una sconfitta che si ripercuoterebbe in negativo sulla forza politica che il governatore uscente della Regione Puglia guida a livello nazionale, Sinistra Ecologia e Libertà.

I suoi supporters di tutt'Italia, senza che nessuno li contraddica, parlano di 5 anni di governo regionale modello e "progressista" da ogni punto di vista, esportabile in altre regioni e buono per il governo nazionale. Logico quindi un indiretto successo del progetto di Sinistra e Libertà in tutta Italia con la vittoria del suo leader in Puglia. E la vittoria pare più che probabile: intanto grazie ai centristi che sembra proprio abbiano candidato la Poli Bortone apposta per favorire il demagogo di Terlizzi togliendo voti a Rocco Palese del PDL. Inoltre Vendola, che l'UDC lo corteggia da prima delle primarie con Boccia, può contare sul sostegno del PRC ferreriano: il suo ex-partito che gli ha lanciato anatemi per un biennio e ora come previsto lo appoggia alle regionali, non mostrando alcuna credibilità agli occhi della potenziale base al di là di estremismi solo verbali. Certo bisogna tener conto del PD e dell'avversione del suo 'apparato' verso il governatore uscente (contrapposizione dal sapore fittizio/di superficie e a carattere contingente), motivo di vanto per i vendoliani. Ma davvero gli eventuali voti disgiunti dei dalemiani (per la Poli Bortone) sarebbero così incidenti sul risultato?

Il punto di forza di Vendola è l'enorme visibilità propagandistica sui canali di comunicazione di massa, frutto del suo leaderismo ipertrofico e dei suoi discorsi ricolmi di affabulazioni retoriche e melense, fatte passare per poetici slanci di passione politica. Assi nella manica sono anche l'invasione delle città con la cartellonistica (quella delle filastrocche demenziali), le elefantiache kermesse pseudoculturali a nome e coi fondi della Regione (festival del cinema e primavere dei diritti), l'uso massiccio del web. L'effetto è il formarsi spontaneo di adunate di fans deliranti spinti alla fede religiosa per "Nichi", di ogni età e specie giovani: la generazione Facebook-dipendente che inonda la rete dei bollettini coi presunti successi della giunta (bollenti spiriti, energia eolica, acqua pubblica, no al nucleare...) e si ritrova nelle "fabbriche di Nichi", versioni odierne dei comitati elettorali americanoidi del 2005 che il presidente promise di lasciare aperti perchè la sua gente non lo "lasciasse solo" durante il mandato...e furono subito chiusi.

Durante questa competizione elettorale (a cui non partecipiamo) non solo vogliamo sfatare il mito di una "rivoluzione gentile" nella nostra regione, e la realtà dei fatti in questo ci è amica, ma rendere noto che il progetto di cui Vendola si fa promotore a livello nazionale è una rischiosa trappola di sistema per tanti cittadini ed elettori - e perciò ha il beneplacito di tutti i poteri forti del nostro paese, che le riservano crescente attenzione mediatica.

Il modo di fare politica dei vendoliani non è nato ieri e non solo in Puglia. E' riconoscibilissimo da più di un decennio, anzi ha radici più risalenti. Nichi Vendola ha formato il nucleo principale di Sinistra e Libertà con quella che è stata per 16 anni la maggioranza dirigente di Rifondazione Comunista, ereditandola quasi in blocco dal suo padrino e mentore Fausto Bertinotti.
Questo "nuovo che avanza" ha alle spalle una storia di alleanza quasi ininterrotta col centrosinistra, cioè con coloro che al governo si sono dimostrati i peggiori guerrafondai, privatizzatori e liberisti, cioè i rappresentanti degli interessi delle grandi imprese e delle banche (ricordarlo che fatica!) oltre che puntello dell'influenza americana nella politica interna.
Salvo due sole rotture di rilievo e comunque di breve durata, il PRC bertinottiano (Vendola compreso) ha sempre appoggiato in modo diretto o indiretto quello schieramento, dando in dote i voti degli elettori traditi e dei propri parlamentari. Ed ha fatto lo stesso a livello locale ottenendo incarichi e privilegi in cambio dell'entrata in giunte di centrosinistra.

Tale strategia andava legittimata per accreditarsi una volta per tutte nelle stanze del potere senza scontentare la base. La cricca di Bertinotti ha così normalizzato il PRC, già nato con l'enorme difetto di essere stato concepito da esponenti provenienti quasi tutti dal PCI, partito i cui grandi meriti sono i "compromessi storici" eterni, il controllo e soffocamento dei conflitti sociali, la persecuzione contro i critici della linea (matrice del menopeggismo sinistrese odierno), l'aver partorito "mostri" come D'Alema, Bersani, Veltroni.

La genesi del vendolismo sta nel processo di mutazione neocraxiana con cui si è cancellato quel poco che il PRC aveva di incompatibile con il sistema, soprattutto dal punto di vista della cultura politica.
E' stato bonificato il linguaggio con espressioni grottesche: riduzione del danno, contaminazione feconda, o "connessione sentimentale con il popolo di sinistra". Si è predicato il "partito di lotta e di governo", definendo "errori" le nefandezze dei "governi amici" votate dai parlamentari PRC e incorraggiando l'odio maniacale della base contro Berlusconi, per votare tutti uniti il "meno peggio" salvando la mistica "unità della sinistra" contro il "ritorno delle destre". In politica estera i popoli resistenti armati sono stati ridotti a "terroristi" con pretesti non-violenti, o demonizzati i paesi estranei od ostili all'orbita americana (Serbia, Cuba, Russia e oggi Venezuela, Iran...) aderendo alle veline dei mass-media.
Si è cercato quindi di attrarre il più possibile persone del ceto medio snob agiato, tanto rancorose verso la gente semplice (ritenuta ignorante e berlusconiana) quanto amanti di smielati discorsi buonisti e desiderosi di un partito leggero, d'opinione. Nei congressi si sono tesserati in massa i "cammelli" portavoti per la maggioranza bertinottiana che acquisiva i posti chiave negli organismi centrali, nelle realtà locali, tra le liste di candidati, nei centri culturali e nella stampa di partito, arrivando a calare le scelte e le iniziative dall'alto senza consultare gli iscritti e umiliando le correnti di minoranza. E diversi movimenti popolari e apartitici sono stati incanalati in dinamiche elettoraliste e fatti oggetto di cooptazioni nella gerarchia organizzativa, minandone l'indipendenza e la genuinità delle battaglie.
Così le sezioni diventavano club di ritrovo per radical-chic e ragazzetti "alternativi" di famiglie bene, con i dissenzienti pressati e costretti ad allontanarsi, con interi circoli in rotta con la linea governista/revisionista abbandonati a se stessi e fatti chiudere. Per tacere della militanza politica ridotta alla difesa dei "diritti civili" e rimpiazzata dalle comparsate in tv di qualche guitto (es. Vladimir Luxuria).
Risultato: il PRC ovunque servo fedelissimo del centrosinistra mentre Bertinotti interpretava nei talk-show il ruolo farsa di integerrimo Robin Hood. Un 6-7% di italiani ci ha anche creduto...ma non per sempre.

Solo due anni fa la "sinistra radicale", tanto serva da espellere due senatori contrari al rifinanziamento della guerra in Afghanistan (caso Turigliatto-Rossi, 2007) e tanto sciocca da non capire che a breve il menopeggismo e il votoutilismo le si sarebbero ritorti contro, si è quasi suicidata elettoralmente per entrambe le ragioni (elezioni politiche 2008).
Ora siamo nel 2010 e fanno tutto come prima. Vendola è protagonista indiscusso della politica della realtà virtuale, quella di Youtube e delle convention all'americana, lasciato nel frattempo ad altri il "cerino in mano" della rappresentanza testimoniale comunista per nostalgici. E' papabile per un futuro ruolo di leader del centrosinistra, un "Obama italiano" che rimpiazzi i grigi burocrati delle coop rosse tutti segretari e tutti rivali, al grido orwelliano di "Io Sogno. Io Amo. Io non ho Paura".
E' sostenuto sempre dai soliti ex-parlamentari, assessori, consiglieri, intellettuali chacchierati, professori universitari, giornalisti, nani e ballerine, tutti responsabili o compromessi e tutti ancora sulla cresta dell'onda, senza la minima autocritica o presa di distanza.

Ma il suo vero complice è il "popolo di sinistra", la middle class benestante, conformista e aristocratica dal linguaggio politically correct, che vomita meschinità sugli italiani "geneticamente di destra" spacciandosi per parte sana del paese e poi si stupisce perchè non vince le elezioni, propugnatrice dell'americanizzazione della politica (primarie+talk show+facebook), totalmente ostile a un analisi critica del reale che è invece il presupposto base di una forza antisistema. Ecco a chi piacerebbe un bel fantoccio mediatico con la parlantina poetica, che guidi l'agognata ricostruzione della sinistra, ossia riaggregazione di cocci di ceto politico disoccupato e disposto a sostenere sempre e comunque loschi figuri e venditori di fumo spacciati per "male minore" (come il razzista e inquisito De Luca in Campania).
Sia chiaro, per ora rimane un progetto con percentuali irrisorie, un affare di piccoli borghesi in minoranza in Italia (vedi "popolo viola"), ma è molto forte il pericolo che facciano presa sui lavoratori e i ceti produttivi impoveriti grazie ai mass-media e con la retorica demagogica. A tutto vantaggio di un centrosinistra che vuole ricomporsi per non scomparire.

Bisogna proprio sperare nella memoria e nell'incorreggibile materialismo dei pugliesi, oltre che nei tanti disillusi che ricordano bene le vicende eclatanti (scandalo della sanità, cacciata di Petrella dall'AQP) per vedere questo abominio incepparsi, punito dagli elettori. Come si può pensare oggi che Vendola sia così "estremista" e diverso da Palese o dalla Poli Bortone? Come è possibile una "primavera pugliese" in coalizione con gli ex-DS e Margherita che opereranno di nuovo le scelte fondamentali della giunta assecondando gli affari del Tedesco o Frisullo di turno, sempre con l'appoggio sottobanco del centrodestra?

Bisogna smascherare e contrastare, per liberarsene, tutte le forze fintoradicali e portatrici d'acqua, sia come ceti politici che come apparati ideologici di fiancheggiamento. Il crollo di Vendola e di SEL sarebbe un obiettivo in tal senso, sempre meno probabile ma ben più che auspicabile.

Andrea Russo

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