mercoledì 6 ottobre 2010

Mondo disabile



“Basta disabili a scuola. Non imparano e disturbano. Meglio per tutti una comunità, dove mandarli seguiti da personale specializzato”: parole dell’assessore all’Istruzione di Chieri, comune torinese. Che momento di vergogna…rassicurante è comunque che molti siano stati i dissensi che ha riscontrato tale affermazione. Questo genere di esternazioni dei nostri politici associate ai tagli che coinvolgono il mondo della scuola e in particolar modo gli insegnati di sostegno rappresentano delle profonde ferite per le famiglie che vivono tali realtà.
Ci troviamo nella società del consumo, della sovrapproduzione, del dinamismo, dell’alienazione … nella società dell’individualismo, dell’egocentrismo e della prevaricazione del forte sul debole. La società, che, per sua natura, dovrebbe rappresentare lo scheletro funzionante di una nazione, pian piano viene distrutta, annientata dai nostri gruppi dirigenziali, dai nostri politici volti a creare e a sottolineare le “diversità”… di ceto, di sesso, di nazionalità, etc. Una società evoluta dovrebbe permettere al debole di essere supportato dal più forte, avvolto e portato per mano, invece che essere soggiogato, schiacciato e annullato.

La disabilità in questo mondo viene letta come “non produttività”, quindi inutilità. Eppure bisognerebbe cominciare ad insegnare ai nostri figli a scoprire e comprendere la disabilità in termini di “altra abilità”. Del resto, poi, tra i cosiddetti disabili spiccano personaggi autorevoli che in vari ambiti si sono distinti, come ad esempio il noto campione Oscar Pistorius. Vi sono, inoltre, numerosi artisti disabili, famosi o meno che siano, che non hanno gli arti superiori, altri sono ipovedenti, molti hanno disabilità mentali (autistici). Un esempio tra tanti è rappresentato da Stephen Wiltshire: è uno degli autistici più famosi al mondo grazie all’abilità di poter creare dei disegni ultradettagliati dopo una vista soltanto (una memoria fotografica all’ennesima potenza). Ha imparato a parlare a 9 anni e a 10 ha iniziato a disegnare. Perché dunque non ambire alla ricerca di metodi per poter esprimere le potenzialità di queste persone al fine anche di migliorare la società in cui viviamo? Forse è chiedere troppo?

Per poter capire e accettare la disabilità bisognerebbe anzitutto immedesimarsi in chi è costretto a viverla tutti giorni, tralasciando qualsiasi forma di pietismo e pensando, invece, agli sforzi continui e alle difficoltà che deve cercare di superare attimo per attimo e al sacrificio delle famiglie coinvolte, sacrificio non solo emotivo e morale, ma anche materiale ed economico. Facile credere che questi siano problemi lontani da noi e che riguardino solo una piccola fetta della società: ci sbagliamo alla grande! Disabile non sempre si nasce… questo dovrebbero impararlo soprattutto i nostri politici!

Dove andremo a finire se costruiamo classi separate per i disabili, per gli immigrati …classi separate per i “diversi” da noi? Alla fine ci saranno classi per i belli e ricchi da una parte e poveracci dall’altra? Del resto, però, come meravigliarsi se già oggi in quasi tutte le scuole esiste la cosiddetta sezione d’elìte?
Poi, alla fin fine cos’è questa normalità di cui tutti parlano? Qualcuno sia in grado di darci una definizione!

Bianca De Laurentis

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