martedì 3 maggio 2011

il doppio inganno dei cip6 e dei CV che ci conduce verso il nucleare


L’inganno incrociato dei cip 6 e CV che ci conduce verso il nucleare
L’origine delle incentivazioni e delle sovratasse per le rinnovabili nasce con il provvedimento Cip 6 del 1992 a seguito del referendum antinucleare del 1987 .
Fu stabilito di incentivare le rinnovabili , ma lo stravolgimento e la beffa delle ormai stranote paroline “e assimilate” ha beneficiato chi produce gli scarti avvelenati delle raffinerie con costi che ricadono sugli utenti, costi che si sono aggirati dal 2001 al 2010 intorno ai 22,8 miliardi di euro finiti per metà nelle saccocce dei produttori di inquinanti. L’altra metà finisce in quelle degli imprenditori delle rinnovabili come l’eolico . Cercando di farsi strada nella folta giungla dei numeri e della normativa vaga con decretini strumentali alla sua disapplicazione, si scopre che per quanto riguarda l’eolico mentre il livello della rendita dei produttori in Germania è inferiore a 10 euro/MWh, e vale solo per i siti con maggiore ventosità, in Spagna, prima della crisi economica, la rendita era inferiore a 20 euro/MWh, quindi, un quinto circa di quella italiana, in Italia il livello della rendita è di circa 100 euro/MWh per un sito di media produttività
Né le cose cambiano con il fotovoltaico i cui incentivi , per dirla con 1'Authority, sono fra i «più profittevoli al mondo». Infatti mentre il costo medio dell'energia in Italia si aggira sui 60-70 €/kWh, chi produce elettricità con il fotovoltaico intasca ancora oggi fino a 402 euro. A danno degli gli utenti che dovranno pagare una sovrattassa di 5,7 miliardi di euro per le energie alternative. Di cui soltanto 3 miliardi per il solo fotovoltaico.L’affare è talmente grande che solo negli ultimi 4 anni sono stati presentate domande di impianti alternativi per 130 mila Megawatt, a fronte di una potenza elettrica installata, nel corso dell'ultimo secolo, di 105 mila Megawatt....Nella sola Puglia dei 295 Megawt operativi 239 sono prodotti da impianti collocati su 358 ettari di terreni agricoli .
Per i parchi eolici , sottoposti per produrre alla presenza di vento, è previsto un indennizzo per mancata produzione lì dove non è possibile immettere elettricità nella rete, dal momento che le pale sono state disseminate anche lì dove di vento ce n’è pochissimo e alcune linee hanno dimostrato di non avere la capacità di trasportare energia eolica negli intervalli di tempo tra una ventosità sostenuta e l’altra con conseguente riduzione di potenza “ Le direttici più colpite sono Andria – Foggia, Campobasso –Benevento e Benevento – Montecorvino, sulle quali insistono più di 1.500 MW eolici.” (Fonte APER – Associazione Produttori Energie Rinnovabili)
Cosa avviene in caso di mancata produzione? Si penserebbe ad un freno di incentivazione e invece i produttori vengono tutelati ancora una volta con un ‘insieme di norme che “premiano” la mancata produzione (calcolata sulle stime del GSE) attraverso il meccanismo della “priorità di dispaccimento”:
significa che le unità di produzione alimentate da fonti rinnovabili hanno diritto alla priorità di dispacciamento, come previsto dall’articolo 11, comma 4, del decreto legislativo n. 79/99.cioè devono obbligatoriamente essere acquistate per prima da Terna (gestore nazionale per la diffusione in rete dell’energia )e,con la deliberazione ARG/elt 5/10, vengono definite dall’ Autorità nuove modalità di remunerazione per la mancata produzione da impianti eolici , cioè gli utenti pagano anche per ‘energia non prodotta’!!!! In questo modo con l’eolico si hanno guadagni garantiti per 15 anni anche lì dove non c’è vento, poiché Terna è obbligata all’acquisto anche in mancanza di reti
Ma perché ci si chiede un MWh prodotto dall’eolico può arrivare a costare sino a 160 euro e un MWh prodotta dal fotovoltaico oltre 400 euro La risposta è nei certificati verdi, introdotti dal Decreto Legislativo 79/99, emessi dal GSE su richiesta del produttore italiano titolare di impianti alimentati da fonti rinnovabili e, in base alle direttive del protocollo di Kyoto, anche da chi non produce energia rinnovabile il quale deve acquistare un certo numero di CV per garantire lo sviluppo di una percentuale di energia da fonti rinnovabili Questi CV sono in pratica titoli emessisi richiesta dei produttori per ogni MWh il cui valore dovrebbe essere definito in base alla domanda-offerta . e, siccome il numero di cv ha superato ben oltre offerta, per evitarne il crollo il buon Prodi decise all’epoca ,che quelli in eccesso sarebbero stati acquistati dal GSE a un prezzo minimo, nel 2010 la cifra di acquisto dei CV è stata di 940 milioni mentre per il 2011 si ipotizza 1 miliardo e mezzo che il GSE dovrà spendere Il GSE (Gestore dei Servizi Elettrici, inoltre e sempre per il 2011 ha stabilito che il prezzo di offerta dei Certificati Verdi è pari a 88,13 €/MWh, superiore rispetto a quanto previsto dalla precedente normativa, come si evince dalla tabella sottostante
prezzo di ritiro CV con regole ex legge 122/10
(€/MWh)
2009 68,60
2010 62,23
2011 61,16
prezzo di ritiro CV con regole decreto Romani
(€/MWh)
2009 69,16
2010 87,99
2011 88,22
. In questo oceano di danaro sguazza il sistema integrato tra banche , produttori grandi piccoli e medi e soprattutto infiltrazioni malavitose . Non è un caso che la gran parte dei piccoli impianti sono stati finanziati dalle banche, le stesse che finanziano le centrali ad idrocarburi,i grossi impianti eolici e fotovoltaici e le centrali nucleari , e non è un caso che il sistema “democratico” favorisca le grandi multinazionali come Enel, Edison, E.On, ecc dal momento che gli incentivi così alti sono concessi indiscriminatamente.
Costi insostenibili
Ma ciò che deve allertare gli utenti sono i costi che nei prossimi anni diventeranno insostenibili , se consideriamo che solo nel 2010 per il solo fotovoltaico da qualche centinaia di MW si è passati a oltre 6000 MW portando gli incentivi ad oltre 19 miliardi di euro che ,spalmati sulle nostre bollette , si traduce in una aumento di oltre 300 euro all’anno nella bolletta elettrica. Senza contare poi i costi per l’adattamento della rete elettrica ( sappiamo che la rete non riesce a sostenere se non una piccola parte della trasmissione di energia prodotta dall’eolico) , significa che nella spesa totale risultano gli incentivi aumentati del 40% a fronte di una reale produzione del 10% e noi pagheremo milioni e milioni di euro per energia prodotta che non potrà essere immessa in rete
A questo punto si potrebbe pensare che la manovra necessaria sia quella di ridurre le incentivazioni se non eliminarle del tutto , spingendo (e sa tanto di una imposizione!!) verso la scelta nucleare le cui spese in ogni caso ricadranno sugli utenti dal momento che l’ENEL (accordo con la francese EDF per l’attivazione del nucleare in Italia) gode di un flusso di cassa determinato dalle bollette su cui spalmare i costi , e diventa “curioso” come le grandi aziende legate all’eolico italiano siano interessate al nucleare:
International Power plc
MW.
La strategia di sviluppo è incentrata sulla diversificazione delle fonti (carbone, petrolio, gas, acqua, vento); gli asset operativi in Italia
sono l’impianto a ciclo combinato ISAB Energy da 520MW e il portafoglio eolico IP Maestrale per un totale di 550MW.
International Power fa parte del gruppo francese GDF Suez(Gas de France Suez 29° posto delle maggiori imprese mondiali 2009) e la sua controllata Suez Environment è a capo del secondo gruppo mondiale dell'acqua, mentre per l'elettricità il gruppo è il decimo produttore a livello globale. Il 59% della sua produzione avviene in Europa, il15% in America Latina, il 17% in Asia e Africa, il 9% in Nord America. L'elettricità è ricavata da: gas (53%), idroelettrico (16%), carbone (11%), biomasse (1%), vento (1%), solare e altre rinnovabili, Nucleare !6%
FRI-EL Green Power S.P.A
Fri-El Green Power (sede Bolzano) è presente nel settore eolico italiano dal 2002. Fra i suoi principali partner ci sono la francese
EDF Energie Nouvelles (azienda produttrice e distributrice di energia in Francia impegnata nel nucleare ha partecipato alla realizzazione del reattore nucleare Phoenix) e la tedesca RWE Innogy, la società è collocata tra i primi produttori di energia da fonte eolica in Italia.

ENEL Green Power
settore energie rinnovabili di ENEL S.p.A., principale produttore italiano di energia elettrica. Va ricordato che la EDF ha stipulato il 24 febbraio un accordo con ENEL dando vita a “sviluppo nucleare Italia srl per la reintroduzione del nucleare in Italia con un progetto che prevede l’impianto di 6 o 7 centrali medie per la produzione di 1/4 di energia elettrica Fonte APER (Associazione produttori Energie Rinnovabili) , con una spesa prevista di 4/ 5 miliardi a impianto; naturalmente anche in questo caso nessun rischio perla grande azienda perchè i costi verranno spalmati sulle nostre bollette
Edison Energie Speciali
La Montedison è controllata dal 2001 da Italenergia (Fiat, EDF (principali azionisti), Tassara, Banca Roma, Banca Intesa, San Paolo) .Nel marzo del 2010 si è confermata la notizia che la EDF vuole coinvolgere nel progettonucleare la Edison con 4 centrali con Enel
E.ON AG
con sede a Düsseldorf (Germania),
La Repubblica, sez. Economia, pag. 22: 08 giugno 2010
MILANO “ Dopo le indiscrezioni, arrivano le conferme: il gruppo tedesco E. On e quello francese GDF-Suez sono pronti a dar vita alla seconda cordata per la realizzazione di centrali nucleari in Italia. Lanciando così la sfida a quella composta da ENEL e dall' ex monopolista transalpino EDF”
In pratica avremo due cordate la prima capeggiata dalla EDF (Francese prima al mondo in produzione) –Enel, la seconda GDF (sempre Francia ) Edison, allettate dall’apertura al nucleare dell’Italia confermato dalla nascita dell’agenzia nucleare in Italia

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