sabato 1 maggio 2010

1° Maggio: quando le riforme le fa l'opposizione!


I tre sindacati confederali insieme per inerzia al concertone, per festeggiare la giornata del Lavoro; intanto si profila, non più all’orizzonte ma molto vicina, la giornata lavorativa di 13 ore e la settimana di 60 ore e i giornali, al servizio del padronato, diramano la falsa notizia dell’accoglimento delle modifiche richieste dal Capo dello Stato alla 1167.
I sindacati “commentano“, con toni diversi a seconda degli schieramenti, non possono fare altro!
D’altronde c’è una crisi in atto e bisogna drasticamente diminuire i costi mediante riduzione del personale e abbassamento delle qualifiche richieste, ma si tace dell’ attacco al welfare che permette lo smantellamento di pezzi di Stato ,affidati a privati (l’ultima il Decreto Biondi) o alle cooperative sociali, che rappresentano un peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori.
Si critica il servizio pubblico, senza far nulla per debellarne le inefficienze, i baroni universitari , la malasanità, la scuola secondaria ancora ferma a una struttura anacronistica , ma nessuno ha messo in discussione la logica aziendale-mercantile riprodotta, per esempio, nelle cooperative ed, anzi, in esse accentuata dal carattere mistificante del “lavorare senza un padrone". Così in nome della crisi si sono accentuati i meccanismi di deregolamentazione e di precarizzazione attuati per ribassare il costo dei servizi che si sono tradotti nell’aumento smisurato della ricattabilità e di conseguenza nell’abbassamento dei salari e nell’intensificazione dei ritmi lavorativi e della flessibilità in generale.
Ma oggi è il 1 maggio e tutti festeggeremo insieme e appassionatamente il Lavoro e i Lavoratori (privilegi) , anche il partito Confindustriale per eccellenza il PD, promotore del Contratto Unico di Ingresso (Ddl 2000) , nuovo strumento di oppressione nelle mani del datore di lavoro che può , con una piccola penale , licenziare prima dei 3 anni, sospendendo di fatto l’art. 18, o “cittadella fortificata”, (il diritto alla reintegrazione).

Fino ad ora il rischio serio che correva datore di lavoro, in caso di successione di contratti a termine di volta in volta rinnovati, era di vedersi costretto a garantire il posto a tempo indeterminato al dipendente che si rivolgeva al Tribunale, ottenendone giustizia. Con il C.U.I. il problema non si pone: alla scadenza del terzo anno, o anche prima secondo la sua convenienza, l’azienda si può sbarazzare del dipendente in cambio di una modesta somma di denaro . Le ragioni (?) di questa proposta “complice” del partito erede del PCI, sono chiarite nella relazione di accompagnamento al decreto:
"Una quantità crescente di lavoratori sta invecchiando all’interno di schemi contrattuali che, se nelle intenzioni dei loro proponenti dovevano funzionare come strumenti inclusivi, di incentivazione e accompagnamento verso il lavoro stabile e regolare, si sono trasformati – anche a causa di concorrenti fattori di crisi del sistema produttivo nazionale – in recinti e barriere invalicabili, percepiti e sofferti dalle persone come un’esclusione dalla “cittadella fortificata” in cui i diritti e le tutele dei lavoratori hanno piena cittadinanza. (relazione di accompagnamento!) "
E’ chiaro no? Poichè non tutti godono degli stessi diritti, meglio eliminarli.


Adele Dentice

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