domenica 21 novembre 2010

I giovani



Sono i potenti sogni di emancipazione e trasformazione; i partigiani che nella seconda guerra mondiale contribuirono a riscattare una nazione che altri giovani avevano trasformata in dittatura. Ora è un dato ineludibile che i giovani provino un sempre maggiore allontanamento dalla politica, che percepiscono non come “il servizio per il bene comune”, ma uno spazio inessenziale confinati come sono nel limbo consumistico, considerati al più interlocutori solo dai pubblicitari che devono vendere canzoni, videogiochi o scarpe alla moda. La conseguenza è che l i luoghi tradizionali della partecipazione si svuotano le assemblee studentesche sono presenziate solo dai soliti accoliti dei vari partiti.

Sempre con meno idee e più spinelli.

Di fronte a questo quadro, che può apparirci desolante, le scelte che il mondo della scuola può operare sono due: arrendersi, e lasciare che tutto continui ad esistere cosi com’è, oppure impegnarsi per rilanciare la partecipazione e l’impegno politico e civile, fuori e dentro le mura della scuola Ma per questo I giovani hanno bisogno di testimoni coraggiosi.

E chi sarebbero questi testimoni i professori? Il "PROFESSORE", che ormai primeggia solo fra le professioni in declino scivolato lungo la scala della mobilità sociale figura sbiadita e lamentosa che ripropone stancamente la consueta difficoltà a relazionarsi con questi giovani bulletti, i cui padri sicuramente sono più ricchi, importanti, belli ed eleganti di loro, che sono ai limiti storici del salario di fame, ma comunque almeno i più fortunati possono contare su quei 1200 euro. Questi giovani che non riconoscono l’autorità paterna , stritolati dalle promozioni di massa e dalla sparizione definitiva della serietà degli studi eredi della mistificazione del pensiero di Don Milani che al contrario proponeva una scuola seria e difficile.

Come unico strumento di rivoluzione sociale, una scuola seria. Oggi più di ieri basterebbe solo una scuola seria, non nuova o antica o moderna o severa, semplicemente seria, dedicata alla trasmissione della conoscenza e dei saperi e non anticamera della disoccupazione.
Ma la scuola nell'attuale periodo dominato dal neoliberismo, è percepita dagli enormi poteri economici intollerabile per la dilagante legge del profitto, in particolare La scuola pubblica, roccaforte di conoscenza e di cultura critica, va disarticolata e ridimensionata; ma d’altro canto sarebbe un errore imputare alla riforma Tremonti-Gelmini la perdita di centralità e di autorevolezza dei docenti e dell’istituzione, bisogna piuttosto pensare alla responsabilità di una sinistra italiana che non ha saputo resistere alla pressione mondiale dell’ultra-capitalismo. Ripensiamo al fatale quinquennio di Luigi Berlinguer e di Tullio De Mauro (1996-2001) rappresentativi solo dell’atto finale di un processo di smantellamento avviato con precisione dopo che era stato raggiunto il punto più alto della democratizzazione della scuola il 1964 , anno in cui viene eliminata la classista odiosa scuola media d’avviamento professionale. Ma la sinistra italiana non ha saputo nemmeno arginare il triviale monopolio dei linguaggi della televisione contagiata anch’essa da turpiloquio generalizzato Bersani il 22maggio del 2010 in un comizio pubblico è scivolato su un bel “la Gelmini gli rompe i coglioni” . ma questo è gossip e sarebbe divertente se non ci fosse la drammatica realtà di una generazione di nuovi schiavi troppo occupati a sopravvivere per pensare a qualcosa di utile, per sè come per la comunità.

Adele Dentice

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