venerdì 16 luglio 2010

L’Ammazza Precari 2



Il sistema propone un decreto salvifico, che sostanzialmente fa saltare ogni principio di equità nell’applicazione delle norme, poichè mira a dividere e a confondere gli stessi addetti ai lavori.
La riproposizione del decreto salva precari, ha come determinante requisito di accesso l’aver effettuato una supplenza di almeno 180 giorni nel 2008/09 nella stessa scuola, anche a seguito di proroghe/conferme, escludendo coloro che hanno lavorato per esempio nel 2009-2010. A parte la scelta dell’anno, tipo lotteria, ci sarebbe da chiedersi per prima cosa che fine faranno le persone che , pur avendo accumulato punteggi (anzianità) nel corso degli anni, si troveranno scalzate via da colleghi che magari hanno meno anni di servizio alle spalle, ma hanno avuto la fortuna di lavorare nel periodo specifico previsto dal decreto ; ma nascosto dall'apparente paradosso, si cela l'inquità dela norma, cioè l'esclusione dei lavoratori che non hanno svolto le supplenze nella stessa scuola pur avendo lavorato 180 gg.

E' chiaro che la illeicità oltre che l'incongruenza della norma non sono determinate da incapacità , ma segnano ancora una volontà politica precisa, quella di frammentare ulteriormente la categoria, obbligando i docenti colpiti ad aprire nuovi fronti di ricorsi contro i colleghi più fortunati e le proteste saranno sempre più individuali, sempre più solitarie.

Un sistema studiato per creare nuove laceranti conflittualità nella categoria e procedere ad un progressivo imbarbarimento dei rapporti tra i lavoratori già frustrati e avviliti nella loro condizione di subalternità al potere. Ma soprattutto con questa operazione si raggiunge l’obiettivo di svuotare di significato e di energia le rivendicazioni dei precari e procedere ad una ulteriore scissione interna della categoria svalutandola ulteriormente agli occhi dell’opinione pubblica.

È stato il progressivo indebolimento dell’immagine della scuola pubblica che giustifica l’assenza dell’interesse generale a recepire come dramma sociale la cancellazione di posti prevista, che toccherà complessivamente le 150mila unità, (se nel 2008 erano 835.726, l'anno successivo i docenti della scuola italiana sono scesi a 795.342 per subire un’ulteriore contrazione di oltre 40.000 posti nel 2010 ) per inciso l'unica categoria tra gli insegnanti italiani che ha fatto registrare un aumento, a seguito dell'incremento di posti a tempo determinato, è stata quella dei prof di religione: all'inizio dell'anno scolastico 2009/10 erano 26.326 (395 in più dell'anno precedente).

Va da se che queste politiche scolastiche oltre a ledere i diritti fondamentali dei lavoratori, fanno saltare anche il diritto allo studio, ma nessuno, compresi i genitori, sembra curarsi della drammaticità a cui è arrivata oggi la situazione della scuola italiana, che non è più nelle condizioni di assicurare, in molti casi, neanche il normale funzionamento, per i tagli ai fondi d’istituto, all’edilizia scolastica, al sostegno e quant’altro, anno dopo anno, finanziaria dopo finanziaria.

Probabilmente disinformati, sembra che i giornalisti italiani preferiscano le scuole private, o assuefatti all’idea di scuole trasformate in contenitori di certificazioni e di competenze, forse ancora non sanno che, con l’aumento di alunni per classe, il controllo delle effettive competenze maturate dagli alunni sarà un’impresa quasi impossibile.

La scuola a cui sono destinati i loro figli sarà sempre più passivizzante con docenti non più portatori di cultura ma trasformati in addestratori ambiziosi e rivali tra loro, bravi ad aiutare i ragazzi a superare i quiz.

Adele Dentice

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