venerdì 9 luglio 2010

Non solo scuola!



Divisi e scoraggiati, presidi-manager sempre più autoritari e la frustrazione dei docenti di ruolo che per rivalsa snobbano i precari, che guardano dal’alto in basso i bidelli e cosi via, intanto la rabbia si disperde e in questa cornice i famosi blocchi degli scrutini si sono rilevati un fallimento. In realtà la categoria dei docenti, per quanto numerosa si è dimostrata incapace di proporre azioni di protesta concrete. Si è lasciata guidare da logiche sindacali isolazioniste incapaci di operare una critica radicale sul sistema che ha prodotto la riforma, l’intera categoria è stata condotta al Macello, slegata dagli altri lavoratori e smembrata all’interno con la scusa della crisi del capitale. Ogni qual volta si è determinato un barlume di autorganizzazione pronti i sindacati e i partiti hanno fagocitato la lotta che si è ridotta a blandi scioperi in difesa della Costituzione, senza mai però turbare l’ordine e la pace, oppure in sterili occupazioni studentesche e in variopinte passeggiate con fischietti e bandiere; tutte iniziative che non hanno lontanamente sfiorato l’ipotesi di un minimo cambiamento delle condizioni di vita dei lavoratori, l’unico risultato concretoconseguito è stato quello di far sfogare la rabbia e ogni anelito di ribellione.

La riforma è passata incolume anche per via del distacco dell’opinione pubblica dalle questioni legate alla scuola per via dell’indebolimento della funzione docente sempre meno in grado di promuovere sviluppo , ma non per scadimento della qualità professionale, quanto per l’eccessiva precarizzazione, per i turn over frequenti, per i tagli alle risorse.

Ci aspetta l’ennesimo ritorno a scuola ognuno chiuso nel suo guscio senza guardare chi sta peggio, eppure basterebbe pensare per un attimo che siamo tanti e se invece di difendere la nostra umiliante condizione assecondando il meccanismo clientelare imperante per essere classificati come “buoni” e affidabili , alzassimo la testa e iniziassimo a difendere chi sta peggio di Noi, se mettessimo in discussione la didattica, se ci rifiutassimo di entrare in classi sovraffollate, se solidarizzassimo con gli altri lavoratori, se iniziassimo a parlare con i genitori. Se si cominciasse a considerare come veramente necessaria una nuova alleanza, adoperando tutte le strategie possibili di comunicazione e di coinvolgimento per ritrovare faticosamente un orizzonte di significati condivisi in grado di riscattare la propria vita e li proprio lavoro e non solo della scuola.
 
Adele Dentice

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