mercoledì 22 settembre 2010

Gli errori giusti degli ignari-consapevoli



Il culto della personalità, nemico di ogni pensiero politico nuovo e liberato dai dogmi, si riafferma continuamente. Quando la libera ricerca della verità e l'inchiesta sociale diventano una fatica da scansare, è più comodo muoversi al seguito dei "miti" che esistono già. E da qualche tempo i miti, gli idoli, puntano a costruirsi un immagine immacolata, di candida purezza e passione romantica, più che ad apparire come uomini forti. Perchè così si impressionano di più le coscienze.

Non siamo sorpresi dalle critiche che ci rimproverano l'"ossessione" per il governatore della Puglia Nichi Vendola. Siamo sorpresi dal fatto che nessuno riconosca che la nostra "ossessione" negativa è una reazione, uguale e contraria, alla Nichimania assillante che si è scatenata sui mezzi di comunicazione e informazione (che uniforma i comportamenti di massa): una pubblicità poco subliminale che ci dice che, con i pro e i contro, "Nichi è pur sempre Nichi", come la Coca Cola, Mike Bongiorno e la canzone napoletana.

Tanti hanno ormai fissato in mente l'immagine del poeta dall'animo sensibile, dell'angelo innocente sceso in mezzo ai comuni mortali che non lo comprendono, e lo trafiggono senza pietà: a toccare Nichi, codesti animi eccitati si sollevano, si sentono togliere l'unica speranza di salvezza terrena. E applicano tale modo di "ragionare" - in negativo - anche ai rivali del pollaio politico di sistema (antiberlusconismo: ovvero dimostra loro che i droni della Nato in Afghanistan sono ben peggio delle battute di Sua Emittenza e, come se volessi uccider loro un parente, ti recrimineranno l'amicizia di fatto con la P2, la mafia ecc.). Si capisce che chi si fa prendere da questa fede, butta a mare ogni barlume di logica e di coerenza per difendere in prima persona l'idolo "liberatore" della propria tribù d'appartenenza.

Ne ha avute di ombre la "rivoluzione gentile" del 2005-2010, e si è costretti ad ammettere qualche peccatuccio. Ma, si sostiene, quelli di Vendola non sono "errori" suoi. Ecco il tipico esempio abusato di questi tempi: nel 2005 il neopresidente Vendola avrebbe nominato assessore alla Sanità Alberto Tedesco, poi salito agli onori di cronaca perchè al centro dello scandalo Tarantini e responsabile di un pesante deficit di bilancio, per il fatto che lo stesso Tedesco gli sarebbe stato imposto "dall'alto" (dal PD, gli allora DS e Margherita).

Premessa: nella questione non dovrebbero rilevare i guai di Tedesco. È vero, casualmente in quel tempo il futuro assessore risultava anche proprietario di aziende sanitarie private (col rischio di conflitto di interessi dietro l'angolo) ed era stato coinvolto anni prima in inchieste giudiziarie sulla sanità insieme tra gli altri all'ex-re delle cliniche private Cavallari condannato per mafia. Senz'altro, non fa male ricordare che per i quadri dei partiti locali questi fatti erano di dominio pubblico 5 anni fa come lo sono oggi, e il dirigente PCI di lungo corso Vendola non poteva fare eccezione (a maggior ragione perchè Fitto si disse contento di avere un suo assessore nella nuova giunta del rivale). Ma questi soli fatterelli non sono la chiave per comprendere il problema Vendola, che è di ordine politico e rimarrebbe tale anche se Tedesco e simili avessero vinto per 50 volte consecutive il premio per la fedina penale più bianca d'Europa. Per comprenderlo non occorrono invocazioni alla legalità tradita (cosa sia legalità o no lo stabiliscono come vogliono le istituzioni e le lobby) ma una buona memoria e una conoscenza profonda della cultura politica di chi è oggetto della propria critica.

Bisogna chidersi con che dignità nel 2005 la sinistra radicale (e non solo quella vendoliana) abbia potuto illudere migliaia di pugliesi con il miraggio di una stagione nuova che era in partenza impossibile, perchè basata su di un'alleanza con forze tutt'altro che "rivoluzionarie", dai programmi lontanissimi dai propri e ovviamente con un peso politico tanto maggiore da determinare per forza l'azione concreta della nuova giunta - come appunto ammettono a denti stretti gli stessi Nichi-fans. "Purtroppo si sapeva che gli uomini di D'Alema e Pinco Pallo avrebbero preso il comando" dicono. Si sapeva? E si è continuato a non opporre resistenza, a non pensare per l'euforia?

Se davvero Vendola fosse stato uno sproveduto tale da accorgersi, all'ultimo momento, d'essere sotto schiaffo del blocco partitico che lo sosteneva (ma noi pensiamo che un presidente di regione sia grande e vaccinato per fare nomine e scelte da solo!) avrebbe dovuto dare la prova autentica di essere diverso come si autodefiniva: lasciando la guida della coalizione e rinunciando alla poltrona di governatore (avete letto bene: r-i-n-u-n-c-i-a-r-e) per non cadere in contraddizione con gli obiettivi dichiarati. E anche tutti gli altri fedelissimi avrebbero dovuto mettere in discussione i propri scranni per fare la stessa scelta etica.

Si sa come vanno queste cose. La vittoria elettorale contingente con tanto di folla in festa sugli schermi televisivi (ecco la vera americanizzazione della politica, altro che berlusconismo e altre scemenze) e l'intronizzazione del reuccio (travicello per giunta) hanno contato più dell'etica e della coerenza. Certo, si è  mancati di rispetto verso la dignità dei cittadini pugliesi (a cominciare da quelli che credevano alle sue promesse di pulizia e di discontinuità): tant'è che alle ultime regionali ben il 71% dell'elettorato attivo (tra cui un 37% di astenuti) non ha affatto votato per Vendola, e ciò dà l'idea della grande fiducia popolare di cui gode. Ma vuoi mettere questi dettagli insignificanti con la tournee per i talk-show di Raitre o La7 tutti dedicati al "leader di popolo"?
 
Andrea Russo

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