domenica 6 giugno 2010

Squali nel Mare Blu



La nascita dell’ennesimo "mostro" nella zona di santa Caterina: Mare Blu, l’ipermercato più grande della Puglia. Si dice che sarà occasione di lavoro, bene! Sembrerebbe, ma le mezze verità sono peggio delle bugie.

La iper-struttura, ovviamente, assorbirà tutte le varie attività precedentemente dislocate sul territorio, porterà al definitivo crollo di molti piccoli esercizi commerciali, alla chiusura della media struttura commerciale così quel che resta del piccolo commercio delle piccole imprese che una volta animavano Bari e la caratterizzavano come città mercantile, si dissolveranno nella logica del più grande che fagocita il piccolo, dietro una mega speculazione nascosta dall’ipocrisia del lavoro. In realtà non farà che concentrare la distribuzione e la cultura del consumo massificato, assorbirà, flessibilizzandola, la manodopera che era precedentemente occupata in altre strutture, senza nessun reale apporto all’occupazione. Il tutto come qualsiasi altra struttura padronale che si rispetti! Chi ne beneficerà senz’altro le imprese che costruiranno la struttura e le strade di acceso e i ponti e la società proprietaria, non certo dipendenti, quelli che nella pratica quotidiana offriranno la prestazione lavorativa come un fatto individuale tra l’impresa e il lavoratore, con contratti ricchi di clausole ricattatorie, e non andrà meglio neanche ai commercianti baresi, che nulla potranno contro il “parere strettamente tecnico“ rilasciato dall’assessore Sannicandro e una delibera del 1995 che l’amministrazione Emiliano “non può bloccare”; stesse ragioni per cui non si è potuto fermare lo scempio di piazza Cesare Battisti e non si potrà  bloccare il garage sotterraneo di corso Cavour ennesima devastazione urbanistica di Bari. Un’applicazione selvaggia che seppellirà Bari sotto un mare di auto e cemento, altro che Mare Blu!

Bari, Città Futura, si prepara a diventare una città senza centro storico, inteso come  un punto di riferimento condiviso, poichè troppo lontano ed estraneo dai luoghi di residenza. I legami che conteranno saranno quelli dei luoghi tipici della modernità: l’ipermercato, l’area di sosta autostradale, l’autosalone, la discoteca, il centro sportivo, il cinema multisala, l’aereoporto… luoghi sparsi che richiedono l’uso dell’automobile. Di vitale nel centro storico resterà la movida notturna chiassosa sporca e di giorno magari ci saranno uffici, banche, e garage sotterranei che accoglieranno le auto dei dirigenti, impiegati e politici, forse qualche negozio che  porta i soldi altrove.

Probabilmente si sarebbe potuto pensare a una città diversa, magari valorizzando una categoria debole e frammentata in piena crisi di settore come la piccola impresa e il piccolo commercio, rivitalizzandolo anche a beneficio della tradizione barese, favorendo un maggior equilibrio tra piccola e grande distribuzione, snellendo tutte le pratiche burocratiche e incoraggiando l’iniziativa del territorio. Forse Bari non avrebbe avuto il più grande ipermercato della Puglia, forse si sarebbe potuto evitare di cedere un altro pezzo di economia e territorio  a una finanziaria lussemburghese. Forse, si sarebbe potuto.

Adele Dentice

1 commento:

  1. "Bari, Città Futura, si prepara a diventare una città senza centro storico, inteso come un punto di riferimento condiviso, poichè troppo lontano ed estraneo dai luoghi di residenza."

    Non dimentichiamo il Mare, Bari città di mare senza il mare, anche se non ci fosse stata la ferrovia a delimitare una barriera tra l'ammasso di case e la costa.

    "Di vitale nel centro storico resterà la movida notturna chiassosa sporca e di giorno magari ci saranno uffici, banche, e garage sotterranei che accoglieranno le auto dei dirigenti, impiegati e politici, forse qualche negozio che porta i soldi altrove."

    E se da questa parte c'è almeno la movida, dall'altra c'è il nulla delle periferie. Qual'è la nostra proposta? Discutiamo di questo, analizziamo e proponiamo. Non una Punta Perotti ma cento, una per ogni settore urbano che non chiede altro di relazionarsi al mare. Cento Piazze, cento scuole e così via, vanno moltiplicati i centri, nuove opportunità. Questo ha a che fare col lavoro, col decongestionamento del centro città, con una più umana dimensione della nostra vita. Se lo diciamo ad Emiliano e compani ti dicono che è così, che abbiamo ragione, nei fatti accade quanto descrivi. Bisogna fare in modo che quanto sosteniamo diventi patrimonio della cittadinanza. Altra via possibile non conosco.

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